Skip to content


Il paradigma Eichmann

Il paradigma Eichmann

La zona d’interesse
(The Zone of Interest)
di Jonathan Glazer
Gran Bretagna, Polonia, USA, 2023
Con: Christian Friedel (Rudolf Höss), Sandra Hüller (Hedwig Hense Höss)
Trailer del film

La zona di interesse è quella tra il campo nazionalsocialista di Auschwitz in Polonia e la villa dove abitano il primo comandante del campo, Rudolf Höss, e i suoi familiari. Insieme alla moglie, ai cinque figli e alla numerosa servitù, Höss conduce la vita di un affettuoso padre di famiglia, nonostante gli impegni del campo: organizza gite sui prati e sul vicino fiume (dove si svolge la scena iniziale, dopo un lungo buio sullo schermo), trascorre qualche minuto con le amiche della moglie in visita, apprezza e segue i tanti miglioramenti che la coniuge apporta alla casa e al suo ampio giardino. Rifornisce anche la famiglia di beni (abiti e gioielli) sottratti ai prigionieri, comportamento punito dalle regole delle SS e che probabilmente è la ragione dell’ordine di trasferimento che riceve e che la moglie – innamorata della villa di Auschwitz e dei suoi dintorni – rifiuta, lasciandolo partire da solo. Per giustificarne ufficialmente il trasferimento, a Höss viene attribuito un incarico di supervisione di tutti i campi di concentramento. La scena finale lo vede di notte da solo uscire dal grande edificio dell’Amministrazione a Oranienburg, vicino Berlino. Vomita più volte e, dopo un breve inserto nel quale vediamo l’attuale Museo di Auschwitz, guarda gli spettatori e va via.
La distanza, la freddezza, l’assenza di primi piani, i colori saturi e intensissimi (quasi da pubblicità o da fumetto), la presenza di numerosi simbolismi anche onirici caratterizzano un film di notevole suggestione e significato, il cui argomento principe non è Auschwitz ma è ciò che possiamo definire come paradigma Eichmann, dalla nota risposta del responsabile dei campi nazionalsocialisti: «Ero un funzionario, ho fatto solo il mio dovere». 

Anche Rudolf Höss è un funzionario, convinto – si legge nella voce di Wikipedia a lui dedicata (come tante altre voci per molti versi carente ma in questo caso accettabile) – di avere «un compito che egli, in qualità di soldato in tempo di guerra, sosteneva di non poter rifiutare». Compito di un buon funzionario è infatti quello di portare a termine nel modo più integrale ed efficiente gli incarichi che l’Amministrazione gli affida. Questo, dal punto di vista del paradigma Eichmann, è un dovere che non può turbare il funzionario stesso, la sua vita privata, la famiglia, qualunque sia il compito, poiché se i funzionari discutessero gli ordini ricevuti, e le Leggi sulle quali tali ordini si basano, l’Amministrazione cesserebbe di esistere. Questa innocenza e buona coscienza si allarga poi non soltanto alla famiglia ma anche al più ampio contesto sociale e antropologico che pure è consapevole dell’orrore, o almeno ne è a conoscenza, ma ritiene che per arrivare a tanto ci siano delle ragioni, anche delle ottime ragioni, delle ragioni di salvaguardia del corpo collettivo (quello tedesco o italiano, ad esempio), delle ragioni etiche.

Il paradigma Eichmann va quindi molto oltre gli anni 1942-1945 in Germania, dalla conferenza di Wannsee alla sconfitta militare. Va molto oltre gli anni 1933-1945, quelli del regime nazionalsocialista. Il paradigma Eichmann è tuttora attivo, funzionante, giustificato ed efficiente. Tre esempi recenti.

In questi mesi in Palestina – nella striscia di Gaza e in Cisgiordania – è in atto un genocidio palese e terrificante. L’organizzazione Save the Children afferma che a oggi (febbraio 2024) «circa 12.400 bambini sono morti e altre migliaia rimangono dispersi. Inoltre, in Cisgiordania sono stati uccisi 100 bambini palestinesi. L’organizzazione ha, inoltre, riferito a gennaio che, in media, circa 10 bambini al giorno hanno perso una o entrambe le gambe nell’enclave palestinese da quando è iniziata l’offensiva israeliana. Molte di queste amputazioni sono state eseguite senza anestesia» (Fonte: Gaza, numero senza precedenti di bambini uccisi e mutilati). E tuttavia la zona d’interesse dell’Occidente non soltanto continua serena la propria  vita ma giustifica l’olocausto palestinese con tutti gli argomenti o i silenzi possibili, fornendogli anche supporto militare, finanziario e soprattutto politico.

Secondo esempio. Un intero Paese d’Europa, l’Ucraina, viene progressivamente annientato allo scopo di fermare le tendenze multipolari in atto da tempo nella politica mondiale, la tendenza a un ridimensionamento dell’unilateralismo e del dominio americano. Tendenza che gli Stati Uniti d’America – soprattutto il Partito Democratico e i suoi sostenitori nella finanza – non accettano in alcun modo. Le vittime di quest’ultimo conflitto imperialista voluto dalla NATO sono appunto l’Ucraina e l’intera Europa, la cui economia è in forte declino a causa del divieto di commerciare con la Russia (consiglio su questo tema la lucida analisi condotta da Leonardo Mazzei su Sollevazione del 13.2.2024: Terza guerra mondiale). E tuttavia i governi e molti cittadini europei, vittime di questa guerra che va a solo vantaggio degli USA, sono attivi sostenitori della potenza che li sta utilizzando per i propri scopi geopolitici. L’esecutivo italiano in carica, guidato da Giorgia Meloni, è all’avanguardia di tale sostegno al governo fantoccio di Kiev, come lo fu il governo Draghi.

Il terzo esempio concerne l’epidemia Covid19, sulla quale ho scritto molto (anche un libro: Disvelamento. Nella luce di un virus) e aggiungo quindi solo poche parole. Parole che riguardano due categorie: i responsabili dell’Università di Catania e alcuni dei suoi impiegati. I primi hanno sospeso dalle funzioni e dallo stipendio un professore che da più di vent’anni cerca di dare tutto ciò che può in termini scientifici e relazionali agli studenti a lui affidati. Sospensione che è durata un paio di settimane perché l’Amministrazione centrale (il governo italiano pro tempore) decise di attenuare le punizioni comminate ai cittadini non vaccinati ma i cui effetti di perdita di lavoro e di risorse di vita hanno toccato altri docenti e lavoratori per periodi assai più lunghi. I secondi – gli impiegati di Unict – hanno agito con molto e convinto zelo per impedirmi l’ingresso fisico nel Dipartimento al quale appartengo.
Si tratta di un esempio molto meno tragico dei due precedenti ma che ha la stessa duplice radice. La prima è la comfort zone nella quale i complici di un male si sentono sollevati da ogni responsabilità perché hanno semplicemente «eseguito gli ordini» e perché ritengono dogmaticamente e acriticamente che un governo  (soprattutto se della loro ‘parte politica’) non può non fare gli interessi dei suoi cittadini e quindi bisogna ubbidirgli. Di questa comfort zone il film di Glazer è un’espressione davvero evidente e assai efficace. La seconda radice è la motivazione burocratico-amministrativa: ‘non abbiamo nulla contro il Prof. Biuso [o contro qualunque altro cittadino] ma abbiamo la responsabilità amministrativa e dobbiamo dare corso alle norme volute del governo’.
Rudolf Höss e Adolf Eichmann diedero nei processi la stessa risposta. Due persone anch’esse responsabili, scrupolose e persino etiche, come si vede anche dalla lettera che Höss inviò al figlio Klaus prima di essere giustiziato mediante impiccagione il 16 aprile 1947:
«Mio caro Klaus! Tu sei il più grande. Stai per affacciarti sul mondo. Ora devi trovare la tua strada nella vita. Hai delle buone capacità. Usale! Conserva il tuo buon cuore. Diventa una persona che si lascia guidare soprattutto da un’umanità calda e sensibile. Impara a pensare e giudicare autonomamente. Non accettare acriticamente e come incontestabilmente vero ciò che ti viene rappresentato. Impara dalla mia vita. Il più grave errore della mia vita è stato credere fedelmente a tutto ciò che veniva “dall’alto” senza osare d’avere il minimo dubbio circa la verità che mi veniva presentata. Cammina attraverso la vita con gli occhi aperti. Non diventare unilaterale: esamina i pro e i contro di tutte le cose. In ogni tua impresa non lasciare parlare solo la tua ragione, ma ascolta soprattutto la voce del tuo cuore. Mio caro ragazzo, ora molte cose non ti saranno del tutto comprensibili. Eppure ricordati sempre di queste mie ultime esortazioni».

I cittadini che giustificano il genocidio palestinese, quelli che sostengono gli USA contro l’Europa, i funzionari e gli impiegati che mi hanno sospeso dalle funzioni e dallo stipendio potrebbero riflettere sulle parole del loro modello e collega Rudolf Höss: «Il più grave errore della mia vita è stato credere fedelmente a tutto ciò che veniva “dall’alto” senza osare d’avere il minimo dubbio circa la verità che mi veniva presentata».
La zona d’interesse mostra come spesso il bene stia nel disobbedire e il male consista nell’essere parte attiva o passiva dell’Amministrazione.

4 commenti

  • agbiuso

    Maggio 29, 2025

    Fortuna e spocchia del gran perdente che vuol esser Reagan
    di Pino Corrias, maggio 2025

    Zero carisma ed empatia. Di famiglia bene, nostalgico del nonno nazista, sconfitto da Merkel per la guida della Cdu, uomo di BlackRock, al mendicante che gli ritrovò il computer non diede alcuna ricompensa

    Ci vuole la storia di un mendicante per capire di che pasta è fatto il più ricco politico di Germania, il nuovo Cancelliere Friedrich Merz, 69 anni, che ha messo i cingoli all’esercito tedesco, si candida a guidare il riarmo d’Europa e a spedire i missili Taurus all’Ucraina in grado di volare per 500 chilometri dentro la Russia. Il mendicante che serve lo scopriremo tra un po’.

    Diremo, per cominciare, che Merz è un perdente di grande successo. Vent’anni fa, Angela Merkel lo asfaltò dopo una vigorosa battaglia all’interno della Cdu, il partito cristiano democratico che li ospitava entrambi in qualità di “allievi prediletti di Helmut Kohl”, il patriarca. “Volevamo comandare tutti e due” dirà a consuntivo la Merkel. Ma erano incompatibili anche al colpo d’occhio. Lei solida, quadrata, fredda.

    Lei vinse. Lui si allontanò dalla politica per indossare con massima disinvoltura il gessato dell’avvocato dei ricconi. Scalò dodici consigli di amministrazione per poi accomodarsi alla presidenza dell’americana BlackRock, il più grande fondo di investimento del mondo e moltiplicare fino al cielo il suo reddito di multimilionario. Vent’anni dopo, anno 2021, arriva la sconfitta elettorale della Cdu. E mentre declina Angela Merkel, dopo 16 anni di cancellierato e di tailleur multicolor, ecco che rispunta Merz, stavolta per incassare la candidatura a premier spostando a destra del centro l’asse del partito: meno immigrazione, meno tasse, più investimenti nelle tecnologie e nelle armi. Vince alla sua maniera, perdendo voti, “con uno dei peggiori risultati di sempre”, ma abbastanza per la festa notturna del 23 febbraio con tripudio di ballerine, coriandoli, sassofoni. Pronto a dettare ai socialdemocratici le nuove regole della coalizione. Salvo inciampare (ancora!) al momento della investitura a decimo Cancelliere della Repubblica, scivolando al primo scrutinio in minoranza di 6 voti, cosa mai accaduta dal 1949, con scandalo a seguire e campane a festa della Afd, i neonazi guidati da Alice Weidel, che con il 20 per cento del voto nazionale appena rastrellato, vorrebbero le elezioni anticipate. Ma è solo una scossa elettrica. Merz si rialza quello stesso pomeriggio del 6 maggio, dopo la caccia ai franchi tiratori, un rapido regolamento di conti, il nuovo voto del Bundestag, con definitiva investitura, che per il momento incorpora l’avvertimento senza altre scosse.

    Controverso personaggio è il ritrovato Friedrich Merz. Viene da una ricca famiglia della Germania Occidentale, dal paese di Brilon, vicino a Dortmund, dove ai tempi del trionfo nazista il nonno materno era sindaco, intitolò le strade centrali a Hitler e a Göring, anche se il nipote in questi anni s’è sgolato a difenderlo, descrivendolo talmente bravo “da essere stato riconfermato dai britannici”, dopo la guerra.
    […] Contro la Russia dichiara: “La pace si può trovare in qualsiasi cimitero. È la nostra libertà che dobbiamo difendere”. In quanto allo sterminio a Gaza, una delle prime telefonate da cancelliere è a Netanyahu per rassicurarlo: “La sicurezza di Israele fa parte della ragion d’essere della Germania”.

    Un aneddoto per rivelarne il carattere. Quello di un mendicante che nel 2004, alla stazione di Berlino, trova il laptop che Merz ha appena smarrito. Vale un tesoro, ma ugualmente il mendicante lo consegna alla polizia, che informa i Servizi segreti e il titolare. L’inchiesta accerta la buona azione. Il mendicante aspetta la ricompensa che una settimana dopo compare nella casella del dormitorio per homeless: una copia del libro del futuro cancelliere, intitolato: Solo chi cambia sopravvivrà. Con firma autografa del milionario e nemmeno l’ombra di un pasto caldo.

  • agbiuso

    Maggio 7, 2025

    Psicodramma in cancelleria e nella Ue
    il Simplicissimus, 7.5.2025

    Quando lo sconosciuto Friedrich Merz, cresciuto nel nido di cuculo di BlackRock, divenne il sostituto in pectore del fallimentare Scholz, mi pareva di averlo visto da qualche parte, ma per quanto mi arrovellarsi non riuscivo a ricordare dove e quando. Poi, all’improvviso, un’illuminazione: era un ricordo infantile risalente al famoso processo Eichmann: Merz ,come potete vedere dalla foto qui a fianco, è proprio sputato l’ex gerarca nazista, qui ritratto durante l’ora d’aria in prigione. Somiglianza fisica, ma forse non solo: in qualche modo incarna una certa idea della Germania dove ragionieri e contabili divennero criminali di guerra. Bè, la banalità del male sembra quasi in agguato nel volto insignificante di Merz, ovvero dal maggior guerrafondaio europeo, quello che potrebbe cacciarci dentro un olocausto nucleare, mentre nel frattempo si allena ad appoggiare toto corde il genocidio a Gaza. Ma non avrà vita facile: tutti sottolineano il fatto che per la prima volta dal suicidio di Hitler un candidato cancelliere non viene eletto alla prima votazione. Del resto è anche la prima volta in assoluto che un cancelliere sia solo al 13 posto tra i politici più considerati e, ancor prima di cominciare, solo il 38 per cento dei tedeschi pensa che sarà un buon governante. Con una certa logica visto che ha scelto di allearsi con la Spd, ovvero il partito in assoluto più punito dall’elettorato.

    Tuttavia per capire quale sarà il futuro della Germania c’è qualcosa di più importante di questo passo falso, vale a dire il fatto che dopo la bocciatura per sei voti, tutta la prassi della Repubblica federale è stata fatta saltare: la successiva elezione si sarebbe dovuta svolgere fra 14 giorni, ma attraverso consultazioni febbrili si è deciso, coinvolgendo i Verdi, di ritornare subito al voto, individuando i franchi tiratori e convincendoli in qualche modo che non sappiamo, ma immaginiamo, a recedere. Dunque siamo di fronte a un governo e a un uomo che agisce come in un consiglio di amministrazione. Del resto è stato assente dalla politica per vent’anni accumulando una serie infinita di cariche aziendali che gli hanno consentito di accumulare milioni di euro. Sì, Merz è un ricco che lavora che per gli ancora più ricchi, probabilmente spinto dai suoi sponsor finanziari a controllare direttamente l’evoluzione delle cose, anche forzando la legge fondamentale della Repubblica Federale, come si appresta a fare pur di trovare soldi per le armi. Non è nemmeno un caso che dopo la formazione della coalizione fra Cdu (il suo partito) e la Spd siano partite campagne, a partire dei servizi segreti, per mettere fuori legge la Afd in quanto “partito di estrema destra” anche se ci si guarda bene dal definire questa etichetta di comodo usata in tutto l’Occidente dai governi, essi sì, di estrema destra nei fatti.

    Sebbene in giro ci siano zombi che ancora subiscono i trucchetti della neolingua, appare chiaro che la “destrizzazione” di qualsiasi opposizione allo status quo dettato dai poteri finanziari, comincia a perdere di efficacia, esattamente come cominciano ad essere meno convincenti le statistiche fasulle sull’inflazione che gli istituti di numerologia chiamano “reali” contrapponendoli a quelli “percepiti” dai cittadini. Si comincia a “percepire” in realtà di essere costantemente presi in giro. La statistica se usata in maniera subdola, come accade ormai da decenni, arriva prima dei manganelli, ma alla fine non può farne a meno. Però non voglio perdere di vista l’argomento: è chiaro che la Germania sta entrando dentro un periodo molto agitato, dove si scontreranno le realtà di cui non si vuole tenere conto e governi sempre più tendenti all’autoritarismo, cosa che in generale è destinata ad accadere in tutto il continente. Tuttavia in Germania questo passaggio rischia di essere più acuto perché la perdita di solidità sia economica che industriale, in gran parte auto inflitta, è avvenuta in un periodo di tempo molto breve, non è stata trentennale come da noi. E dunque si sta sfaldando anche la solidità politica: i tentativi di recuperare credito, cercando di utilizzare la guerra come volano per recuperare capacità manifatturiera, rassomigliano in modo inquietante a quelle di un altro cancelliere di nome Adolf. Ecco perché ho iniziato con la singolare rassomiglianza fisica tra Eichmann e Merz: la banalità del male a volte si presenta come banalità tout court. Ma credo, a vedere gli inizi così stentati, che il cancelliere non durerà molto a lungo: è sostanzialmente l’epigono del globalismo finanziario di cui è stato curatore per molti anni e non ha ricette magiche da portare. Del resto è stato “richiamato in servizio” nella politica pochi anni fa, non appena Angela Merkel ha annunciato il suo ritiro, perché le oligarchie potessero avere qualcuno su cui contare senza se e senza ma, anche perché una crisi politica della Germania significherebbe la crisi politica dell’Ue. Ma le cose cambiamo rapidamente di quanto i vari Merz vogliano tenerle ferme.

  • Michele Del Vecchio

    Marzo 2, 2024

    Rispondo solo ora alla tua lunga, argomentata, coinvolgente recensione del film di Glazer.E il primo pensiero che formulo si riferisce alla tua notevole e ammirevole capacità critica che ti consente di passare dalla pagina scritta allo schermo di un cinematografo senza perdere alcunché nella profondità e verità del tuo giudizio critico.
    Non ho ancora visto il film ma ne ho parlato con chi ha già assistito alla sua proiezione e dunque ero ampiamente preparato alla formulazione critica nettamente positiva. Ma la tua recensione va ben al di là delle mie aspettative. Mi riferisco innanzi tutto alla pertinente e nuova intitolazione del film in “paradigma Eichmann” e nella universalizzazione di questo paradigma che coinvolge numerosissimi “funzionari” orgogliosamente obbedienti e che può contare sulla straordinaria forza impositiva della tendenza umana alla sottomissione rispetto al Potere, di qualsiasi colore politico, ideologico, religioso, burocratico.E verso ogni forma di “Entità Superiore”, anche a quelle il cui volto è sfigurato dalla feroce spietatezza del delitto e della pŕepotenza.E’il grande tema del Novecento. È il grande tema del XXI secolo come mostrano le vicende di questi giorni, di questi anni.La forza di imposizione, la capacità di sottomettere la coscienza personale alla obbedienza è ancora oggi, dopo gli innumerevoli “paradigmi Eichmann”, notevolissima. Ti devo un sincero ringraziamento per avere proposto ai lettori di questo sito uno scritto così impostato e svolto con tanta forza argomentativa.

    • agbiuso

      Marzo 2, 2024

      Grazie a te, caro Michele, ancora una volta per l’apprezzamento e per aver colto con tanta lucidità le intenzioni dell’analisi che ho tentato di questo film, per il modo nel quale hai individuato ed evidenziato “questo paradigma che coinvolge numerosissimi ‘funzionari’ orgogliosamente obbedienti e che può contare sulla straordinaria forza impositiva della tendenza umana alla sottomissione rispetto al Potere, di qualsiasi colore politico, ideologico, religioso, burocratico”.
      Aggiungo che anche in questo caso le analisi di Elias Canetti su massa e potere e quelle di Guy Debord sulla società dello Spettacolo possono aiutarci a vedere se vogliamo davvero guardare.

Inserisci un commento

Vai alla barra degli strumenti