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Disvelamento

Disvelamento

Disvelamento
Nella luce di un virus
Algra Editore, 2022
«Contemporanea, 6»
Pagine 148
€ 12,00

«La verità non si rivela che con le catastrofi»
Ingmar Bergman, Come in uno specchio (1961)

Alcuni mesi fa il Prof. Davide Miccione, Direttore della collana «Contemporanea» dell’Editore Algra (Viagrande-Catania), mi chiese di preparare un libro dedicato all’epidemia, alle sue radici, ai suoi effetti. Accolsi la proposta con slancio, per molte ragioni. Tra le quali il fatto che la filosofia sia, com’è noto, anche «ihre Zeit in Gedanken erfaßt, il proprio tempo appreso e colto nel pensiero» (Hegel, Grundlinien der Philosophie des Rechts, Vorrede, p. 25). Questi mesi di riflessione, di lavoro, di scrittura mi hanno aiutato a comprendere il significato della frase di Bergman in epigrafe. Il risultato è un libro che tra quelli sinora da me pubblicati è ai miei occhi il più urgente. Un libro nel quale e con il quale ho cercato di difendere le libertà, la razionalità e la scienza. E di mostrare che cosa può accadere quando libertà, scienza e razionalità vengono calpestate dal potere politico-mediatico.

Il testo si compone di 18 capitoli, così intitolati:
1 Don Abbondio
2 Un virus politico-visionario
3 La vita
4 Infodemia
5 Il piano inclinato
6 Numeri
7 Superstizione
8 Poteri
9 Cancellare le scuole, cancellare i luoghi, cancellare i corpi
10 Medicina e politica
11 Comunicazione e silenzio
12 La festa paternalistica
13 La solitudine del morente
14 Violenza e morale
15 Nietzsche
16 Una ferita
17 Gnosi
18 L’Intero, la Φύσις
Indice dei nomi

Questa la quarta di copertina, firmata dal Direttore della collana:
«La débâcle di questi due anni riguarda tutti: i media, la politica, il corpo sociale nel suo complesso. L’epidemia e il suo uso politico hanno messo in luce le viltà e le debolezze di interi settori, le fragilità di quella democrazia che diamo per acquisita e soprattutto la miseria teoretica e morale di coloro che dovrebbero analizzare e spiegare il mondo. Gli intellettuali, stricto o lato che sia il senso che diamo a questa parola, hanno mostrato con la loro ignavia le crepe che si sono aperte nel nostro stare consapevolmente al mondo. Biuso ci mostra come si possa leggere con parresia e compassione, con sapienza filosofica, letteraria e antropologica, questo nostro difficile passaggio storico e che cosa tutti potremmo imparare da esso».

Il volume è disponibile in varie librerie, su tutte le piattaforme e sul sito dell’editore, che ringrazio per il coraggio che ha mostrato nel pubblicare un libro lontano dalle opinioni dominanti.



 

Recensioni e articoli

-Michele De Vecchio, Diorama Letterario, n. 375, settembre-ottobre 2023, pagine 39-40
-Marcosebastiano Patanè, il Pequod, anno 3, numero 6, dicembre 2022, pagine 12-21
-Sarah Dierna, Dialoghi Mediterranei, n. 57, settembre -ottobre 2022, pagine 205-209
-Lucrezia Fava, Vita pensata, numero 27, settembre 2022, pagine 76-80
-Stefano Piazzese, Discipline Filosofiche, 4 luglio 2022
-Enrico Palma, il Pequod, anno 3, numero 5, giugno 2022, pagine 157-162
-Chiara Zanella, Di cosa parliamo quando parliamo di virus, Aldous, 7 maggio 2022
-Intervista rilasciata a RevolutionChannel, 14 giugno 2022

18 commenti

  • agbiuso

    Aprile 30, 2023

    Il casting permanente
    di Giuseppe Russo
    Avanti! – 28.4.2023

    Con la decadenza delle ultime restrizioni nell’accesso alle strutture sanitarie, il coviddi “classico”, quello della tradizione a cui eravamo tanto affezionati, si consegna alla storia e alla memoria. È pur vero che permarrà l’obbligo di indossare i dispositivi in alcuni reparti ospedalieri e che il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus continua a raccomandare prudenza e a rinviare l’annuncio ufficiale della fine dell’emergenza, ma il caro vecchio SARS-CoV-2, “long” o meno, non riesce più a far breccia nei cuori paurosi degli italiani, ed allora tanto vale decretarne burocraticamente la fine così come burocraticamente se ne era decretato l’inizio. Gli hub vaccinali hanno chiuso i battenti uno dopo l’altro per mancanza di “utenti” nonostante le disperate iniziative promozionali (come i “vax day” contro l’influenza) per sopravvivere all’estinzione della domanda: ora dovranno essere in qualche modo smaltite 170 milioni di fiale di vaccino “vecchio” che nessuno vuole più. Le farmacie che al tempo delle vacche obese hanno fatto scorte di tamponi si ritrovano con troppi bastoncelli e pochi nasi da profanare. I “nuovi negazionisti” che vanno in giro mascherati negando la fine del coviddi sono sempre meno. La narrazione, insomma, sfinita da troppe sottotrame, ha perso smalto fino a sfibrarsi, logorarsi, autovanificarsi. Lo spettacolo nel suo insieme, però, è andato alla grande, e per riacciuffare il pubblico, ch’è volubile per definizione, già si lavora per nuovi protagonisti e nuove scenografie che possano solleticarne l’interesse. Del resto, l’ineffabile Ghebreyesus ha più volte ribadito che la domanda giusta da porsi sulla prossima pandemia non è se avverrà, ma quando. Il sempre lungimirante Bill Gates, in un intervento pubblicato sul New York Times e poi tradotto da Repubblica, ha sostenuto che il mondo deve prepararsi a fronteggiare le prossime pandemie esattamente come ci si prepara a tenere testa agli incendi, perorando la causa della costituzione della Global Health Emergency Corps, una rete coordinata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità che avrebbe lo scopo di scovare le pandemie e mettere a punto le adeguate risposte coinvolgendo “i massimi responsabili delle emergenze sanitarie di tutto il mondo”, ovvero i burocrati del terrore che hanno appena finito di condurre l’operazione Covid. Quelli del World Economic Forum erano stati ancora più lungimiranti, parlando già un anno fa della necessità di dare vita al Global Pandemic Radar, una costellazione di centri che avrebbero dovuto monitorare virus e contagi in tutti gli angoli del mondo. E così, è da un po’ che va avanti il casting per decidere quale malattia prenderà il posto dell’ormai decotto coviddi nel film horror del XXI secolo. I parenti stretti del coviddi stesso si sono bruciati presto: le cosiddette “varianti” hanno preso una piega prima paradossale, poi comica, infine grottesca. Non hanno funzionato né coi nomi circonfusi di un’aura vagamente mitologica (“Omicron”, “Cerberus”, “Centaurus”, Gryphon”, “Hyperion”, “Kraken”…l’ultima è stata italianizzata in “Arturo” per vedere se fa più simpatia), né con quelli legati all’origine geografica più o meno esotica e neppure coi criptici nomi scientifici fatti di lettere e numeri: difficile perdere il sonno per XBB.1.5 . Di queste varianti e sottovarianti si parla ormai come di titoli quotati in borsa, sparacchiando numeri privi di qualunque consistenza: Gryphon, per dire, sarebbe salito del 19,9% in una settimana. Il vaiolo delle scimmie ci ha provato, ma non era cosa sua. Si era pure cambiato il nome in “Mpox”, ma bersagliando quasi solo i maschi omosessuali non aveva proprio speranze. Ovviamente, gli esperti preannunciano un’estate con forte rischio di aumento dei contagi e l’OMS raccomanda di predisporre piani vaccinali di massa per debellare la malattia in cinque anni, ma ‘ste famose bolle chi le ha viste? Ollellè ollallà, alla prossima faccele vede e faccele toccà. Convincenti sono stati i provini dell’aviaria, ma senza guizzi: mentre il virus H5N1 stermina pollastri nel Sud-Est asiatico e nuovi focolai divampano fra mammiferi promiscui come i visoni spagnoli e le volpi rosse parigine, la stessa Oms è costretta ad ammettere che i casi sono in calo e che non è mai capitato che il virus venisse trasmesso da un essere umano a un altro. L’influenza “normale”, ch’era sparita dalle scene ai tempi del coviddi dopo una lunga e sobria carriera, s’è ripresentata al casting, ma quasi le hanno riso dietro. Ha il suo pubblico di aficionados, le decine di milioni di italiani che fanno ogni anno il vaccino apposito, ma non sfonda proprio dall’altra parte: è troppo vintage. Folkloristiche, se non provocatorie, son state le candidature della malattia di Chagas (eppure il consigliere regionale piemontese Silvio Magliano si sta battendo come un leone per introdurre “screning gratuiti” per arginare la parassitosi tropicale sulle Alpi e nelle Langhe), dell’ebola (che sarebbe dovuta arrivare sui barconi andando a disturbare il montaggio di un altro film) e del semisconosciuto Candida auris, un “fungo assassino” raccomandato da Bassetti in persona (pare stiano studiando nuovi farmaci per debellarlo…capisciammé). Il film, ad ogni modo, si farà: sceneggiatori, registi e (soprattutto) produttori troveranno la quadra e “la nuova pandemia” sarà il kolossal più colossale di tutti i tempi. Nel frattempo, il casting va avanti come una rivoluzione permanente.

    GR

  • agbiuso

    Gennaio 23, 2023

    Da un articolo di Davide Miccione:
    Senza Qultura
    Avanti!, 22.1.2023

    ==========
    Se il ministro dei trasporti non è un ingegnere ferroviario, a maggior ragione il ministro della salute (un concetto assai complesso) non è un medico. Egli è il portatore della salute della polis e deve possedere il sapere della politica. La presenza sempre più infestante dei comitati tecnici, privi di saperi antropologici, filosofici, sociologici e psicologici, privi di un mandato democratico, chiamati a pronunciarsi su tutto in questi anni, è l’apoteosi di questo sonno della cultura. La fantasia di una scienza che dovrebbe applicarsi ad un ambito epistemologicamente spurio come la medicina e contemperare, non si sa sulla base di quali dati e risultati, la salute fisica e quella mentale, gli effetti a breve termine e quelli a lungo termine, nonché le conseguenze sullo sviluppo umano dei giovani capitati in questi anni disgraziati e quelle sul corpo sociale e sulla sua coesione, sulla nazione intera, è qualcosa di profondamente ridicolo.

    Insomma la pantomima della scienza infallibile di questi anni, infallibile nonostante si mostri  perennemente intenta in un litigio interno tra scienziati (ognuno dei quali porta su di sé, evidentemente, tutta intera la scienza come gli angeli portano la propria specie); infallibile con membri che cambiano continuamente parere anche per proprio conto contraddicendosi; infallibile  pur con scienze “nazionali” che a seconda della nazione di appartenenza prendono posizioni diverse (esisterà dunque una fisica uruguaiana con leggi diverse? Una biologia neozelandese? Una chimica slovena? Parrebbe di sì). La scienza infallibile di questo triennio fa apparire, in confronto, la costruzione del dogma dell’infallibilità papale un miracolo di solidità epistemologica. Perlomeno essa è limitata ad alcune sfere e ad alcuni momenti specifici e ritualizzati dell’azione del Pontefice mentre il comitato tecnico scientifico sembrerebbe non avere confini di argomento o di situazione e potersi estendere all’etica, all’antropologia, alla sociologia eccetera. Una versione un po’ grottesca, ma non per questo meno inquietante, del vecchio sogno comtiano di un’umanità guidata da tecnici»

  • agbiuso

    Dicembre 23, 2022

    Da un articolo del collega Francesco Coniglione, anche lui docente di Epistemologia:

    «La cosa più difficile da far capire al Simplicio nostro contemporaneo – utilizziamo questo nome in onore a Galileo – è che quando sta parlando di cosa sia la scienza e di cosa includere o meno al suo interno, non sta facendo più scienza (la sua specialistica scienza nella quale può essere anche bravo: fisica, chimica, matematica e quant’altro), ma qualcosa di diverso da essa. Chiamatelo come volete (filosofia, epistemologia,“discorso sensato”, buon senso ecc.), ma non è certo scienza, cioè quella scienza della quale vuole difendere la “scientificità”.
    […]
    Se le cose stanno così, allora Simplicio non può pensare che sia possibile un “Comitato” fatto da scienziati che possa decidere ciò, ovvero dichiarare quali siano le discipline scientifiche e quali no, in quanto esso potrebbe e dovrebbe limitarsi a dire: “quello che noi facciamo è scienza, quello che non facciamo è pseudoscienza; di conseguenza tutto ciò che confligge con i principi e le leggi che appartengono alla nostra scienza, deve essere giudicato come pseudoscienza”. Ma questa affermazione ha solo la validità di un atto di fede, analogamente a quanto potrebbe fare un altro Comitato che riunisca tutti i praticanti di scienze alchemiche.
    […]
    Ma Simplicio invece pensa che l’aver conseguito importanti risultati nel suo campo scientifico, lo abiliti di per sé a trasportare la stessa esattezza e apoditticità anche negli altri campi su cui disquisisce e ammaestra: in filosofia, in politica della scienza, in politica tout court o addirittura nel predicare una nuova fede. O persino pensa che il fatto di essere uno scienziato lo metta al sicuro da ogni altro sapere “metafisico”, per cui può serenamente lanciarsi in discussioni metafisiche che dimostrano l’inutilità della metafisica credendo così di fare pura, semplice e immacolata scienza.
    Ma la cosa più grave è che il nostro Simplicio, facendosi forte della sua dimidiata conoscenza del reale, prende a dileggiare e disprezzare chi ha invece competenza sui discorsi che si fanno sulla scienza e quindi sa almeno orientarsi sui diversi modi di parlare di essa.
    […]
    E la farfalla-scienza che si pensava dovesse uscire splendida nei suoi brillanti colori dalla poco accattivante e sgraziata crisalide-filosofia, di per sé inutile se non per il fine generativo che gli viene assegnato, finisce per precipitare a terra perché, come la colomba di Kant, pensava di fare a meno della resistenza dell’aria, di quell’aria che tutti ci circonda e che si alimenta di pensieri, tradizioni, idee, senza i quali neppure saremmo in grado di aprire gli occhi e di vedere alcunché»

    Fonte: Il Comitato dei Simplicio
    Aldous, 22.12.2022

  • agbiuso

    Novembre 14, 2022

    «Potremmo così scoprire un bel dì che quella dozzina di anni in cui il nazismo ha fatto la sua breve e ingloriosa comparsa nella storia sono stati solo la prima sperimentazione di istanze e tendenze destinate ad acquisire tutt’altra solidità un secolo più tardi».
    L’Era delle Distopie: Neofeudalesimo o nazismo 2.0?
    Andrea Zhok, 14.11.2022

  • agbiuso

    Novembre 13, 2022

    Sull’Avanti! del 13.11.2022 Davide Miccione inizia con un riferimento al mio libro e poi prosegue cogliendo un capovolgimento emblematico: quello che sta facendo del tema ecologico uno strumento non di emancipazione ma, ancora una volta, di esclusione e violenza da parte delle classi agiate nei confronti dell’intero corpo sociale.
    Troverete in questo articolo descritta e analizzata nei suoi inizi assai chiari e molto inquietanti «l’ecologia come nuova religione». Con tutto ciò che di dogmatico, assoluto e violento porta con sé ogni religione soteriologica.

    Qui il testo: Il manganello verde
    e qui alcuni suoi brani:

    Ha avuto ragione Alberto Biuso a rintracciare nel Disvelamento (non caso il titolo di un suo volume) il centro del racconto filosofico di questi ultimi tre anni: il centro non è ciò che accade, ma ciò che si rivela. Il disvelamento appunto e non l’accadimento; o meglio, ciò che è accaduto è proprio il fatto che adesso tutto si coglie in piena luce. Quello che si leggeva nelle pagine di pochi uomini intelligenti e coraggiosi adesso si può, a voler usare stilemi evangelici, gridare sui tetti. Certo, in tempi di social e grandi media non bastano i tetti a diffondere un nuovo sguardo sulle cose ma non di meno una comprensione non solo elitaria si è messa in moto.

    In fondo ciò che è accaduto non è particolarmente inedito. A ben pensarci quale tra le principali linee di tendenza degli ultimi vent’anni non è stata continuata e inverata dalle politiche del triennio pandemico? La digitalizzazione? L’espansione dell’E-commerce? L’atrofia del legislativo a fronte dell’esecutivo? Il securitarismo? La cultura dell’emergenza? Il salutismo? Il pensiero unico? L’asservimento alle multinazionali e la falciatura della piccola e media impresa? La crisi del diritto? Come si vede non c’è una sola cosa accaduta che non stesse già accadendo. Le cose hanno solo accelerato, ma accelerando si sono fatte più visibili svelandosi ad alcuni che non le avevano notate.

    Gli stessi operatori dei media hanno messo in scena senza soluzione di continuità sostituendo al virus il conflitto russo-ucraino e alla fede rna-vaccinista la fede atlantista. Una sovrapposizione smaccata nei modi ma su un tema che meno tocca la paura della gente (nonostante la continua evocazione dell’incubo nucleare) tanto da permettere a qualcuno di mangiare finalmente la foglia.

    Ora, come del resto per quasi ogni avanguardia culturale e politica italiana, è Milano ad aprirci gli occhi e a spiegarci, grazie alle scelte politiche e amministrative del sindaco della città che, anche in ecologia, le cose non solo sono cambiate ma si sono ribaltate. La tesi di Luciano Gallino della permanenza della lotta di classe come concetto centrale per capire il momento presente ammonendoci però di pensarla come rovesciata, cioè come guerra (aggiungerei a questo punto: all’ultimo sangue) che i ricchi hanno dichiarato ai poveri, appare sempre più chiara. Ma per fare una guerra ci vogliono sempre elevati valori e ideali da ostentare. Gli uomini sono meno cattivi di quanto si pensi (ma molto più gregari) e mandarli in guerra (vera o, come in questo caso, in senso lato) dicendogli che il conflitto serve gli interessi del ceto dominante sarebbe complicato e difficile. Per danneggiare altri umani si deve pensare di farlo in nome di interessi superiori (certo, magari senza star lì ad analizzare troppo!): lo si fa per l’esportazione degli ideali di Libertà e Fraternità, per quelli della liberaldemocrazia, per i vari fardelli dell’uomo bianco fino, appunto, al compito di salvare il mondo dall’inquinamento e dalla catastrofe climatica. Così un tema ignorato e deriso diventa stranamente e velocemente ciò su cui i potenti sono assolutamente d’accordo.
    Solo la presenza di un così alto compito può far sentire ben assisi nel sinedrio dei buoni una giunta di sedicente sinistra che blocca fuori dalla città, costringendoli a salti mortali, problemi professionali, abbassamento della qualità di vita, dei poveracci che non sono in grado di cambiare con sufficiente velocità l’auto o non hanno azzeccato il modello giusto (a meno che, incrociando pensiero radical-chic ed ecologia, i componenti della giunta non pensino che chi possiede un’automobile precedente alla euro 6 lo faccia per inquinare il pianeta e non perché non può permettersene una nuova). La ztl–culture ci fornisce dunque un assaggio di futuro. Come in pandemia, nuovamente alti ideali da tutti onorabili (chi non vorrebbe salvare il clima? chi non vorrebbe la pace? Chi non vorrebbe il diritto internazionale rispettato da tutti? Chi non vorrebbe un mondo più pulito? Chi non vorrebbe che nessuno morisse per malattie virali?) e su questa base di truismi la proposta di un solo modo di agire e di leggere come questi alti valori vadano giocati. Un solo modo, certificato dai governanti, dai media e infine dai tecnici o scienziati previamente scelti per confermare i bisogni del potere e variamente omaggiati per i loro servigi. Chi non rispetta il modo e nicchia sull’attuazione del crono-programma non rispetta gli alti valori. È dunque un uomo abietto che vuole la guerra, è contro l’autodeterminazione dei popoli, è disinteressato alla morte degli anziani per improvvisa trasmissione virale, è un inquinatore disposto a togliere un mondo abitabile ai propri figli e nipoti per non cambiare in nulla la propria vita e non rinunciare ai propri sibaritici lussi (ad esempio guidare un turbodiesel dei primi anni duemila).

    L’ecologia si prepara a essere programma di vita per chi obbedisce e bastone (sicuramente in materiale riciclato) per chi non obbedisce. Non sarà ad esempio necessario attendere l’obsolescenza delle cose per farne acquistare altre né accelerarla con costose pubblicità, mode ridicole o mezzucci vari (lo smartphone che diventa inefficiente appena esce il modello successivo). Basterà decretare (dell’auto, dell’elettrodomestico, dell’impianto di calore o refrigerazione) la certificata inadeguatezza ambientale e dunque inferiorità morale per metterlo in pensione forzatamente e costringere alla sostituzione e al perenne inseguimento ogni umano sulla terra.

    l grande capitale e i governi ad esso fedeli (cioè quasi tutti) sono riusciti a disaccoppiare pauperismo ed ecologia, decrescita e ambiente. Adesso l’ambiente è una grande occasione di investimento, di guadagno e di potere per la classe dominante facendola apparire al contempo morale e sollecita per gli umani destini (il medesimo format delle politiche pandemiche insomma). Non è certo una coincidenza che l’ecologia sia passata da essere tema cardine di piccoli partiti considerati troppo di sinistra a essere il totem intoccabile del grande partito della destra finanziaria: il Pd. Per fare ciò si deve ovviamente ritenere, come del resto è, di essere in grado di controllare il messaggio principale (dobbiamo salvare l’umanità dalla crisi climatica) ma anche le modalità attraverso cui esso deve essere attuato bloccando ogni altra possibile via e soluzione, ogni mozione di minoranza. Dunque le auto a benzina e a gasolio saranno il male assoluto e uno sconcio che dovrà finire entro il 2035; la miliardaria sostituzione dell’intero parco macchine di mezza umanità con incalcolabili tonnellate di nuove lamiere e motori costruiti e presenti nel mondo, con componenti ed elementi esauribili e rari e milioni di auto non elettriche diventate rifiuti sarà invece un bene assoluto. La digitalizzazione di ogni pertugio della nostra esistenza e lo spostamento dalla vita reale nel metaverso et similia sarà un bene assoluto nonostante i tassi di inquinamento dei mega server idrovori ed energivori, invece una passeggiata in campagna con amici un male e così via.

  • agbiuso

    Luglio 16, 2022

    “Si rinnova in me lo stupore non tanto nei confronti dei singoli contenuti della loro visione del mondo e della nostra storia recente. Alcuni di questi contenuti sono verosimili (quanto al Vero, diversamente da molti miei contemporanei, non sono attrezzato a identificarlo con certezza), alcuni assai parziali ma non meno di quelli dei loro avversari. Certo, già appare problematico tenerli tutti insieme questi contenuti, per l’attrito che generano, ma neppure questa è in fondo la questione.

    Ciò che invece stupisce è una questione in qualche modo esterna ai singoli contenuti della loro credenza, ciò che stupisce è che un ingente numero di uomini possa avere la medesima identica lettura degli eventi e che questa lettura che li accomuna sia guarda caso quella desiderata dalla classe politica tutta e indefessamente annunciata dai media italiani. Ognuno di loro pensa, convinto della propria piena libertà, guarda caso ciò che coincide con il verbo degli uffici stampa del governo, con i principali esponenti dei comitati tecnico-scientifici, con la linea dalla quasi totalità dei giornali e delle televisioni. Una armonia prestabilita, una quadriglia del pensiero, un parallelismo degno di Spinoza”.

    Invito a leggere per intero l’articolo di Davide Miccione dal quale ho tratto questo brano:
    Il favoloso mondo di Pandemie
    16.7.2022

  • agbiuso

    Giugno 22, 2022

    Uno scrittore australiano che preferisce rimanere anonimo ha scritto un bel testo dal titolo The War on the Unvaccinated was lost and we should all be very thankful for that (16.6.2022)

    Questa una traduzione italiana:

    “I non vaccinati sono gli eroi degli ultimi due anni perché hanno permesso a tutti noi di avere un gruppo di controllo nel grande esperimento e mostrare le inadeguatezze dei vaccini Covid.

    I non vaccinati portano molte cicatrici e ferite in battaglia perché sono le persone coraggiose che abbiamo cercato di spezzare mentalmente, ma nessuno vuole parlare di ciò che abbiamo fatto loro e costretto la “scienza” a rivelare.
    Sapevamo che l’immunità in declino dei vaccinati completamente aveva lo stesso profilo di rischio della minoranza non vaccinata,
    Eppure abbiamo bollato i non vaccinati per una persecuzione speciale.
    Perché dicevamo che non avevano “fatto la cosa giusta per il bene superiore” dando il proprio corpo e l’autonomia medica allo Stato.

    Molti dei cosiddetti esperti di salute pubblica e leader politici australiani hanno ammesso che l’obiettivo era rendere la vita quasi impossibile ai non vaccinati.
    La lotta è stata moltiplicata dalla folla collettiva e combattuta sul posto di lavoro, tra amici e riunioni di famiglia.

    Oggi la dura verità è che nulla di tutto ciò era giustificato poiché siamo rapidamente passati dalla rettitudine alla totale crudeltà.

    Possiamo incolpare i nostri leader e gli esperti di salute pubblica per la spinta, ma ogni individuo nella società deve essere ritenuto responsabile per essere caduto nella trappola ben tesa.

    Lo abbiamo fatto sapendo benissimo che la resistenza di principio non ha prezzo quando si tratta di ciò che entra nei nostri corpi, e siamo stati ingannati nel credere che un altro vaccino inefficace sia colpa dei non vaccinati e non colpa della politica tossica di vaccini inefficaci e vaccini mortali.

    Ci siamo divertiti a fare da capro espiatorio ai non vaccinati perché dopo mesi di lockdown orchestrati da politici impazziti dal potere, è stato bello avere qualcuno da incolpare e bruciare sul rogo.

    Credevamo di avere la logica, l’amore e la verità dalla nostra parte, quindi era facile augurare la morte ai non vaccinati, il che è ironico perché la maggior parte delle persone che muoiono sono vaccinate, il che è convenientemente e tacitamente viene coperto.

    Quelli di noi che hanno preso in giro i non vaccinati lo hanno fatto perché ci vergognavamo del loro coraggio e dei loro principi e non credevamo che i non vaccinati sarebbero sopravvissuti indenni, e abbiamo creato sacchi da boxe per i resistiti.

    Centinaia di artisti in ruoli di primo piano devono essere ritenuti responsabili per aver denigrato pubblicamente i non vaccinati e aver alimentato e incoraggiato folle inferocite sui social media.

    La folla, i nazisti mascherati e i discepoli della vaccinazione si imbarazzavano “scommettendo” contro i non vaccinati, perché i mandati avevano solo il potere che davamo loro.

    Non è stata la conformità che ha posto fine al dominio delle big pharma, di Bill Gates e delle sue numerose organizzazioni e del World Economic Forum…
    È stato GRAZIE alle persone che abbiamo cercato di svergognare, ridicolizzare, deridere e umiliare.

    Dovremmo tutti provare a provare un po’ di gratitudine interiore per i non vaccinati perché abbiamo abboccato e li odiavamo perché la loro tenacia e il loro coraggio ci hanno dato il tempo di capire che ci sbagliavamo.

    Quindi, se le norme sulla vaccinazione per Covid o qualsiasi altra malattia o virus verranno mai reintrodotte, si spera che un numero maggiore di noi riconoscerà l’autoritarismo emergente che non riguarda il nostro benessere ma è più interessato al potere e al controllo.

    La guerra ai non vaccinati è andata perduta e dovremmo esserne tutti molto grati”.

  • agbiuso

    Giugno 18, 2022

    La volontà di controllo si ramifica e si estende, come avevamo (facilmente) previsto.

  • agbiuso

    Giugno 15, 2022

    In un suo articolo Mattia Spanò affianca alcuni brani di Disvelamento all’esperienza straziante di una famiglia che non ha potuto accompagnare la propria anziana madre nel morire, costretta a pensarla da sola nel gelo che l’ultimo istante rappresenta. E si tratta di una delle tante esperienze simili.
    Che civiltà è quella che in nome della salute moltiplica e intensifica la pena del morire?
    Ringrazio l’autore per questa testimonianza e per il suo articolo:
    Lo spirito umano che deve rimanere
    in Ultima voce, 13.6.2022

  • agbiuso

    Giugno 9, 2022

    Da Weltanschauung Italia
    8.6.2022

    Ultimo giorno di scuola.
    Un grazie commosso va agli insegnanti sospesi e demansionati.
    Grazie per la fortezza, grazie per l’esempio, grazie per la coerenza.
    Siete stati troppo pochi per cambiare le cose, ma ognuno di voi ha lasciato il segno nel grande libro della Storia.

    E ora veniamo a noi. Secondo i dati ufficiali, per quanto possono essere attendibili, sono 6,8 milioni gli zero dose. Considerato che questa cifra conta anche i minori, ne basterebbe comunque 1 milione per bloccare il paese.
    1 milione di persone che non va al lavoro, che non paga tasse, che non va dove chiedevano il greenpass, che non usa servizi.
    Provate a immaginare quanto possono reggere un urto del genere. Certo si scatena il caos, e ci vogliono gli attributi per sostenere lo scontro sociale. La cosa ha un prezzo anche a livello personale perché significa accettare che le proprie certezze materiali e non solo non sono più tali. È questa è la nota dolente.
    Non ci sarà un fine emergenza e un ritorno alla normalità. Perché non c’è nessuna emergenza. C’è un piano per istituire la società del controllo, un passo alla volta.
    Cercare escamotage e tollerare compromessi in attesa di un qualche salvatore è una strategia perdente. Non perché lo dice qualche pazzo. Lo dice la realtà sotto i nostri occhi.
    Per avere la libertà bisogna entrare in crisi ed essere disposti potenzialmente a perdere tutto.

    Non si può piangere solo quando le cose ci vengono addosso. Occorre pianificare quando c’è calma apparente.

    I nostri figli sono gli unici a cui è stata imposta la mascherina fino a giugno e non è previsto di toglierla a settembre.
    La colpa non è di Bianchi.
    La responsabilità è nostra.

  • agbiuso

    Maggio 31, 2022

    Questa immagine del governo italiano è una confessione.
    I volti vi sono cancellati, le persone dissolte sotto un ombrello sanitario e un gesto che non abbraccia nessuno, perché nessuno c’è. I colori sono fintamente allegri, l’invito a vaccinarsi ancora una volta e ancora una volta si ripete stancamente.
    A questa dissipatio sono state condotte le persone e l’intero corpo collettivo.
    La cosiddetta (inutile ed “educativa”) «mascherina» ha cancellato nel profondo le relazioni tra gli umani.
    Un’immagine davvero emblematica, una confessione appunto.

  • agbiuso

    Maggio 30, 2022

    “Se provi disagio, sofferenza, paura, depressione, per aver vissuto 3 inverni tra didattica a distanza e mascherina a scuola, per non aver più potuto giocare con i tuoi pari o festeggiare un compleanno, se non hai più potuto raggiungere la scuola o andare al cinema senza lasciapassare, se non hai più potuto vedere i nonni perché sei un possibile untore, se stai subendo anche un clima familiare e sociale di stress, di ipocondria o apartheid, se la tua famiglia sta affrontando le drammatiche conseguenze della gestione pandemica a livello psicologico e socioeconomico e adesso guarda con terrore la futuro di un’economia di guerra….
    allora sei potenzialmente un adulto malato psichiatrico e conviene non perdere tempo, bisogna imbottirti di psicofarmaci “adatti alla tua età”…

    Ci avviciniamo sempre più velocemente e incoscientemente al modello sociale statunitense, dove un bambino vivace è curato con la diagnosi di iperattività, dove chi fallisce rispetto all’obiettivo del successo è colpevole, disadattato, non omologabile, da emarginare, pericoloso sintomo di un modo di sentire non conforme”.

    Da Mascherine e scuola: come fate a non indignarvi?
    di Agata Iacono, 30.5.2022

  • agbiuso

    Maggio 28, 2022

    Hanno avuto i «tempi tecnici» per togliere libertà e salute ai cittadini con decreti anche notturni.
    Adesso non ce li hanno per far respirare bambini e ragazzi nelle scuole.

  • agbiuso

    Maggio 24, 2022

    Un abominio senza limiti, veramente senza limiti.
    Oltre la propaganda e l’obbedienza per giustificare l’assurdo che emerge dal confronto tra le due immagini. Il male.

  • agbiuso

    Maggio 23, 2022

    Per questo nuovo virus non basteranno maschere, distanziamento e vaccini.
    Per evitare il male sarà necessario evitare l’attività sessuale.
    Un’idea assai antica in verità.

  • agbiuso

    Maggio 19, 2022

    Università. La didattica ibrida spegnerà la luce degli studenti
    di Gustavo Piga, Avvenire, 19.5.2022

    Caro Direttore,
    l’Università è morta col Covid. Ha vissuto a lungo si dirà. Si legge sul sito dell’Alma Mater Studiorum come la sua nascita a cavallo tra XII e XIII secolo sia dovuta a «associazioni di mutua previdenza, dette Nationes, indispensabili per i tanti studenti stranieri bisognosi di ritrovare in città un nucleo di connazionali nel quale sentirsi tutelati e protetti», destinate a divenire, all’inizio del Duecento, cooperative sovrannazionali – chiamate appunto Universitates – che «eleggevano i loro rettori tra i migliori studenti, sostenuti dai rappresentanti della varie Nationes e da un più allargato consesso di scolari.
    Queste figure rispecchiavano la natura studentesca dell’organizzazione universitaria e ne rappresentavano i valori nelle sedute cittadine, ne amministravano il corretto funzionamento interno e ne presiedevano l’apparato giuridico». Ormai da secoli gli studenti non eleggono più i rettori; oggi invece stanno addirittura scomparendo. Come le lucciole di Pasolini, sono cominciati a scomparire in maniera fulminea e folgorante, divenendo un ricordo, abbastanza straziante, del passato.
    Questa scomparsa sembra ad alcuni da addebitare interamente alle moderne tecnologie, che hanno soppiantato il curioso e antico fenomeno del docente in presenza. Non ritengo sia così. L’uso massivo delle moderne tecnologie, introdotto per decreto dalla sera alla mattina per tentare di arginare gli effetti devastanti della pandemia da Covid, ha permesso che le lucine dei nostri studenti, seppure affievolite, non si spegnessero. Tuttavia il fatto che non vi sia stato un analogo decreto per rimuoverle per il prossimo anno accademico è la dimostrazione che non sono state introdotte per proteggerci dal Covid ma banalmente per uccidere le ultime lucciole ancora in vita. Non è nemmeno da addebitare ai Rettori, ma ad un potere ben più ‘reale’ di cui, di nuovo parafrasando Pasolini, «noi abbiamo immagini astratte e in fondo apocalittiche: non sappiamo raffigurarci quali ‘forme’ esso assumerebbe sostituendosi direttamente ai servi che l’hanno preso per una semplice ‘modernizzazione’ di tecniche».
    Ma quando hanno cominciato a scomparire gli studenti? Tutto nasce certamente più di un decennio addietro, quando abbiamo voluto scrollarci di dosso la rilevanza della didattica e dell’istruzione come pilastro della missione universitaria, riorientando carriere e incentivi del personale (mi perdoni, ma mi è impossibile chiamarlo ‘docente’ oggidì) di fatto alla sola capacità di ‘pubblicare’. Direttore, sono pochi gli studiosi ancora desiderosi di insegnare in classi piene di giovani matricole del primo anno, per timore di perdere quel tempo così prezioso da spendere utilmente in altro; infatti ci si dedica piuttosto a classi piccine, con pochi esami e orari di ricevimento, se possibile a classi di dottorato, elitarie, in cui trovare giovani con cui pubblicare un articolo scientifico che in futuro nessuno ricorderà ma che assicura oggi il rapido riconoscimento con promozioni di carriera.
    Chi si getta nella battaglia ardua ed avventurosa della crescita educativa della massa universitaria viene considerato inadatto al riconoscimento da parte della tribù. Ed eccoci all’oggi in cui assistiamo ad un’accelerazione nella decimazione della popolazione studentesca. Se sono ancora presenti come numero, non li vediamo più, lucciole senza luce, nei parcheggi delle nostre facoltà che – come le nostre aule – sono sempre più deserti. Il rifugiarsi dei tanti giovani, spaventati o annoiati, dietro telecamere spente che assomigliano, ai nostri occhi, a grotte buie senza fine, permette addirittura di attribuire loro la colpa di questa apparente sparizione. Sono loro i pigri, sono loro che desiderano rimanere a casa, evitare di spostarsi, fare domande, partecipare. Sono loro che ci abbandonerebbero se li (udite udite) obbligassimo al ritorno in presenza; non possiamo dunque fare altro che lasciarli rintanati nelle loro grotte. Ma nelle grotte i nostri giovani, Direttore, non studiano. Perché non si concentrano – è impossibile – specie quelli meno abbienti che sono costretti a vivere in ambienti angusti e congestionati da familiari.
    Nelle grotte i giovani non si incontrano e non scoprono la diversità, ma la solitudine. Non trovano tutela e protezione, come nel Duecento, ma alienazione e depressione. La didattica del prossimo anno – confermata sempre più come ‘ibrida’ benché non motivata da una pandemia che pare abbiamo imparato a fronteggiare – peggiorerà la qualità dell’insegnamento e aumenterà le probabilità di abbandono e di ritardo nella laurea, fenomeni che ci piazzano già da anni agli ultimi posti nelle classifiche europee. Invece di approfittare di questo tempo per chiederci come rendere gli spazi universitari finalmente vivibili e attraenti, per riportare meglio di prima i nostri giovani ad una vita in comune, fatta di esplorazione e conoscenza reciproca e di lavoro in squadra, pensiamo invece a come migliorare le tecnologie per tenerli più lontani da tutto ciò.
    Invece di generare persone che sappiano vivere con entusiasmo e carattere in comunità di diversi dove affinare il dialogo e la comprensione, stiamo ultimando il processo di creazione di persone incapaci di sfidarsi di fronte alle difficoltà inevitabili della vita. Al ‘potere reale’ va evidentemente bene così. Eppure sia chiaro: ci sono ancora – in quei luoghi ormai abbandonati che ci ostiniamo a chiamare ancora, impropriamente, Università – coloro che darebbero via l’intera tecnologia per uno studente in più in classe, seduto lì, sul banco, magari con la mano alzata. È da loro che dovremmo ripartire per farla rinascere.
    Professore di Economia politica all’Università di Tor Vergata

  • Luca Ruaro

    Marzo 26, 2022

    Grazie, Professore! Ormai le buone notizie sono diventate così rare, che qualsiasi iniziativa che ci offra un po’ di speranza e di razionalità merita veramente di essere accolta come una boccata di ossigeno!…
    Dopo una prima fase in cui ci è stata tolta, da un giorno all’altro, la nostra stessa libertà “fisica” personale, le principali vittime di questi due anni tragici che abbiamo alle spalle sono state soprattutto la libertà di pensiero, la libertà di informazione e la libertà di cura (o principio dell’“habeas corpus”).
    Sono sicuro che questo volume riaffermerà l’importanza di questi valori, ma temo anche che la lotta per riconquistarli non sarà affatto facile, nei prossimi anni. Spero che almeno alcuni esponenti del mondo universitario mettano questi temi AL CENTRO dei loro futuri studi e programmi. Mi piacerebbe molto, ad esempio, l’idea di una collana di classici del pensiero che raccolga – con commento adeguato ai nostri tempi – alcune delle tappe fondamentali attraverso le quali si sono affermati questi valori, che oggi vengono ignorati o calpestati dal pensiero unico politico e giornalistico (oltreché accademico, in troppi casi).
    Nel frattempo, auguro a questo nuovo Volume tutto il successo che merita, e spero che apra almeno qualche spiraglio di dubbio nella mente di chi – finora – ha voluto imporci i suoi nuovi dogmi e le sue (molto discutibili) certezze.

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