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Il progetto sionista

Sabato 17 maggio 2025 alle 18.30 nella sede della CGIL di Catania (via Crociferi 40) parlerò del progetto sionista nell’ambito di un evento dal titolo HeArt of Gaza. Children’s art from the Genocide.
Il progetto dello stato di Israele di espellere il popolo palestinese dalla sua terra ha radici antiche nella storia e nell’ideologia del sionismo. Tale volontà  appare sempre più evidente a chiunque guardi con un minimo di oggettività quello che da più di settanta anni accade in Palestina.
La deportazione di milioni di persone dalle loro case; il trasferimento forzato di migliaia di malati; il radere al suolo intere città della Striscia di Gaza; l’occupazione sempre più totale e violenta della Cisgiordania; il massacro di vecchi, donne, bambini attraverso bombardamenti indiscriminati e mediante la morte per fame, costituiscono delle prove schiaccianti di una volontà genocida che non ha intenzione di fermarsi prima di aver raggiunto i suoi obiettivi.
Cercheremo di conoscere e comprendere i fatti e le idee che stanno conducendo alla cancellazione di un popolo dalla terra e dalla storia.

 

Sull’Europa

Lunedì 12 maggio 2025 dalle 15.00 alle 17.00 nell’Aula B del Polo didattico ‘Virlinzi’ di via Roccaromana 43, a Catania, per gli studenti del corso di Teoria generale del Diritto terrò una lezione dal titolo Sull’Europa. Il Nomos della terra di Carl Schmitt.
A invitarmi al Dipartimento di Giurisprudenza è Alberto Andronico, professore ordinario di Filosofia del diritto nell’Ateneo di Catania.

«La formula dell’emisfero occidentale era diretta proprio contro l’Europa, l’antico Occidente. Non era diretta contro la vecchia Asia o l’Africa, ma contro il vecchio Ovest. Il nuovo Ovest avanzava la pretesa di essere il vero Ovest, il vero Occidente, la vera Europa. Il nuovo Ovest, l’America, voleva sradicare l’Europa, che fino ad allora aveva rappresentato l’Ovest, dalla sua collocazione storico-spirituale, voleva rimuoverla dalla sua posizione di centro del mondo» (Il Nomos della terra, Adelphi, p. 381)

Ezra Pound

Piccolo Teatro Grassi – Milano
Ezra in gabbia o il caso Ezra Pound
Scritto e diretto da Leonardo Petrillo
Liberamente tratto dagli scritti e dalle dichiarazioni di Ezra Pound
Con Mariano Rigillo e Silvia Siravo
Produzione TSV – Teatro Nazionale, OTI – Officine del Teatro Italiano

«L’usura…l’usura è il male. Creare il denaro dal nulla e su quello indebitare gli stati e i popoli. Questa è la piaga che affligge il mondo da alcuni secoli, ed è stata la vera causa della Seconda guerra mondiale: i politici al servizio delle banche». È quanto pensa e scrive Ezra Pound. Per tali idee venne giudicato folle e traditore da un tribunale statunitense. Tredici anni di manicomio criminale, dopo mesi trascorsi in un lager italiano nel 1945. Così l’occidente ha trattato uno dei poeti più grandi del Novecento. Allo stesso modo, se non peggio, di come l’Unione Sovietica trattava i suoi dissidenti, mettendoli appunto in manicomio.
Questa fu la sorte di un poeta visionario, colto, raffinato, un poeta dantesco. Che nei suoi Cantos ha cercato di comprendere tutto e tutto cantare, come appunto il Dante da lui molto amato. Come ha amato l’Italia, la sua bellezza, la sua natura, la sua arte.
Un ottantacinquenne Mariano Rigillo dà figura e voce a Pound in modo quasi impressionante, dà voce – come lui stesso afferma – «alla scrittura del poeta e alla sua indipendenza di pensiero» (Programma di sala, p. 7). Uno spettacolo che restituisce onore a una delle vittime del bigottismo politico e del dogmatismo culturale.
Silvia Siravo legge alcuni dei Canti ed è come se Omero, la storia, la musica, il sacro invadessero lo spazio del teatro. L’analisi della finanza come nemica dell’economia è di assoluta attualità in un momento della storia nel quale i politici non sono più al servizio dei banchieri perché i banchieri assumono direttamente il potere politico. Uno dei casi più chiari si è verificato ancora una volta nella sciagurata Italia, con il governo di Mario Draghi, uno dei più sopravvalutati e incapaci presidenti del consiglio che la nazione abbia dovuto subire (e sì che ce ne sono stati molti).
Ma anche il piccolo caso italiano si inserisce nella vicenda di un occidente dominato dalla finanza e dall’usura, dalle forze della dissoluzione che la capacità profetica di Pound aveva ben descritto e delineato.
Che cosa sia stato Ezra Pound lo racconta bene un episodio ricordato da Rigillo:
«In una intervista di Pier Paolo Pasolini a Ezra Pound si comprende la deferenza che aveva Pasolini nei suoi confronti, pur con la consapevolezza di trovarsi di fronte a un personaggio a lui avverso politicamente. Lentamente questo personaggio che sembrava un asceta, andando avanti nell’intervista, conquistò Pasolini. A un tratto Pasolini, preso dal fascino del personaggio Ezra Pound, cominciò a leggere un suo Canto, dalla scrittura meravigliosa, e gli vennero le lacrime agli occhi. Questo poeta lo aveva commosso» (Programma di sala, p. 9).

Dal Canto XVII

The light now, not of the sun.
Chrysophrase,
And the water green clear, and blue clear;
On, to the great cliffs of amber.
Between them,
Cave of Nerea,
she like a great shell curved,
And the boat drawn without sound,
Without odour of ship-work,
Nor bird-cry, nor any noise of wave moving,
Nor splash of porpoise, nor any noise of wave moving,
Within her cave, Nerea,
she like a great shell curved
In the suavity of the rock,
cliff green-gray in the far,
In the near, the gate-cliffs of amber,
And the wave
green clear, and blue clear,
And the cave salt-white, and glare-purple,
cool, porphyry smooth,
the rock sea-worn,
No gull-cry, no sound of porpoise,
Sand as of malachite, and no cold there,
the light not of the sun.

La luce non più quella del sole.
Crisoprazio,
E l’acqua verde chiara, blu chiara;
Più avanti, verso le grandi scogliere d’ambra.
Fra queste,
La grotta di Nerea,
lei una grande conchiglia ricurva,
E la barca sospinta senza suono,
Senza odore di cantiere,
Né grido d’uccello, né suono d’onda che va,
Né tuffo di delfino, né suono d’onda che va,
Dentro la sua grotta, Nerea,
lei una grande conchiglia ricurva,
Nella soavità della roccia,
scogliera grigio-verde lontano,
Vicino, le scogliere portali d’ambra,
E l’onda
verde chiara, e blu chiara,
E la grotta bianca di sale e luccicante di porpora,
fresca, liscia come porfido
la roccia levigata dal mare.
Nessun grido di gabbiano, nessun rumore di delfino,
Sabbia come malachite, nessun freddo qui,
la luce non più quella del sole.

(Traduzione di Massimo Bacigalupo)

Sporcizia

Clean
di Paul Solet
USA, 2020
Con: Adrien Brody (Clean), John Bianco (Frank)
Trailer del film

Clean è il nome di un netturbino che svolge con coscienziosità il proprio lavoro in una città la cui spazzatura, empirica e metaforica, invade ogni spazio. Vive da solo in un quartiere del quale cerca di pulire le facciate sporche, di rendere abitabili le case abbandonate. Protegge una giovane abitante di quei luoghi, che gli ricorda la figlia, una bambina che gli riempiva di sorrisi la vita e che ora non c’è più. Una malinconia profonda lo pervade. Clean cerca soltanto di dimenticare un passato di violenza – lo chiamavano Il mietitore e utilizzava soprattutto una chiave inglese per mietere le vite – ma la violenza lo insegue, sino a che deve di nuovo utilizzare la propria forza, la propria precisione e determinazione per ripulire lo spazio anche dalla spazzatura umana.
Adrien Brody ha pensato, sceneggiato, prodotto e interpretato questo film cupo e realistico, interiore e selvaggio, nel quale la violenza, il degrado, la morte che pervadono la vita quotidiana di New York e delle altre metropoli statunitensi appaiono con l’inesorabilità del destino.
Ho scritto che è un film anche ‘realistico’ perché fa emergere la vita concreta di milioni di cittadini americani. Una vita nel sangue, nella puzza, nella droga e nello schifo. Una vita ben lontana dalla propaganda luccicante o leggera dei film e dei telefilm che dagli anni Cinquanta del Novecento hanno plasmato il falso immaginario europeo.
Inserisco qui il link a un breve video che NON è frutto di fiction ma in rete se ne possono trovare numerosi. L’occidente è guidato verso la propria fine da una potenza politica che riduce in queste condizioni se stessa.
Per salvare l’Europa da una fine analoga, spero che si realizzi quanto lo storico Emmanuel Todd (uno dei maggiori studiosi di storia contemporanea) ha affermato in una sua recente intervista: «Se la Russia venisse sconfitta in Ucraina, la sottomissione europea agli americani si prolungherebbe per un secolo. Se, come credo, gli Stati Uniti verranno sconfitti, la Nato si disintegrerà e l’Europa sarà lasciata libera».
Qui, per chi vuole, il pdf di un sintetico articolo dedicato alle tesi di Todd: Emmanuel Todd sulla sottomissione dell’Europa agli Stati Uniti, che si spera stia svanendo.

 

Sul sionismo

Sabato 12 aprile 2025 alle 18,00 nella Villa Di Bella di Viagrande (CT) parlerò del sionismo insieme a Pino Cabras e Leonardo Nicolosi. Il mio intervento avrà come titolo Sionismo e valori. La doppia morale dell’occidente.
Quanto accade in Palestina da più di un secolo è una testimonianza assai chiara del nesso profondo che lega i principi morali – sostenuti da una potenza più forte e più agguerrita rispetto ai suoi vicini – al colonialismo, che nel caso della Palestina prende la forma di una relazione tra sionismo e valori volta a giustificare un genocidio.
La storia di questo genocidio è una conferma di quanto l’anarchico Proudhon aveva definito come inganno umanitario.
Le forme di tale inganno sono molteplici e toccano le varie sfere della vita individuale e collettiva. Una, assai antica, riguarda la peculiare strategia dell’aggressore che urla che lo sgozzano; del potente che accusa l’inferiore di recargli danno, ombra, pericolo; del dominante che stigmatizza e moralmente condanna l’odio del dominato nei suoi confronti.
Quanto sta accadendo in Palestina tra il 2023 e il 2025 ci permette di rispondere alla domanda, posta da decenni, su ‘come sia stato possibile’ nelle civili Europa e Germania degli anni Trenta e Quaranta del Novecento lo sterminio di milioni di persone. Adesso abbiamo la risposta.
È così che è stato possibile, è così che è possibile.
Con la capacità distruttiva che è frutto di un rapporto di forze del tutto sproporzionato; con una volontà genocida consapevole di se stessa; con una serie di atrocità commesse in nome di un Valore Supremo, che nel caso di Israele è di tipo politico-religioso; con la complicità – attiva o silenziosa – del resto del mondo.
Con la piena complicità dell’occidente anglosassone, che si reputa sede e culla dei valori umani ed è invece attuatore e complice dello sterminio.

Nomos

Mercoledì 9 aprile 2025 alle 16.00 nella Sala rettangolare del Coro di Notte del Disum di Catania si terrà un incontro organizzato dall’Associazione Studenti di Filosofia Unict (ASFU) nell’ambito del ciclo dedicato alle Letture.
Leggerò Il Nomos della terra di Carl Schmitt.

Ho scelto questo libro perché illumina il presente e disvela le sua dinamiche profonde. Alcuni libri somigliano infatti a vini di qualità: con il tempo migliorano la loro struttura, la loro fragranza, il gusto. Il Nomos della terra è tra questi. Pubblicato nel 1950, raccoglie e sistematizza nel modo più chiaro e più ricco non soltanto la sapienza giuridica che Carl Schmitt ha interpretato e inverato ma anche una vera e propria storia del Diritto internazionale dal Medioevo al Novecento e una compiuta, aperta e critica filosofia della storia.
La convivenza tra i popoli è il significato ed è l’obiettivo del diritto internazionale e dei rapporti tra le comunità, le nazioni, gli stati. Strutture diverse nel tempo e nello spazio ma tutte caratterizzate da una costante e millenaria dinamica di identità e differenza. Si può entrare infatti in una relazione pacifica con l’altro soltanto se si possiede una propria identità quanto più forte possibile. È in questo modo che si evita, sino a che è possibile, l’insicurezza che è potenzialmente foriera di conflitto. Un conflitto che però non sarà mai eliminabile data la natura finita e animale della specie umana, data cioè la complessità dei suoi bisogni.
È anche per questo che sino al Novecento l’obiettivo del diritto internazionale e delle relazioni tra i popoli non è stata un’impossibile eliminazione della guerra (scopo dell’assai pericoloso testo kantiano Per la pace perpetua) ma una praticabile sua limitazione volta a evitarne gli esiti distruttivi ed esiziali.
Il dominio contemporaneo dei valori morali e della guerra giusta; della criminalizzazione del nemico in quanto hostis injustus; dell’interventismo della potenza egemone in ogni luogo del mondo, segna la fine dello Jus Publicum Europaeum. E tuttavia anche l’imperialismo occidentale vede in questi anni una profonda crisi, dalla quale è auspicabile che nasca un nuovo nomos della terra.

Trump e Schmitt

Trump e Schmitt
Sul declino dell’Europa
Aldous
, 21 marzo 2025
Pagine 1-3

In questo articolo ho cercato di indicare i nuclei più significativi della filosofia della storia di Carl Schmitt e la loro fecondità per la comprensione delle dinamiche geopolitiche del XXI secolo. Schmitt permette in particolare di capire che cosa stia avvenendo proprio in questi mesi nel rapporto tra gli Stati Uniti di Donald Trump e un’Unione Europea allo sbando, governata da soggetti politici del tutto incapaci, assolutamente non all’altezza delle tensioni che attraversano il mondo contemporaneo; tensioni che l’intelligenza visionaria di Schmitt fu capace di antivedere.
«La formula dell’emisfero occidentale era diretta proprio contro l’Europa, l’antico Occidente. Non era diretta contro la vecchia Asia o l’Africa, ma contro il vecchio Ovest. Il nuovo Ovest avanzava la pretesa di essere il vero Ovest, il vero Occidente, la vera Europa. Il nuovo Ovest, l’America, voleva sradicare l’Europa, che fino ad allora aveva rappresentato l’Ovest, dalla sua collocazione storico-spirituale, voleva rimuoverla dalla sua posizione di centro del mondo»
(Il Nomos della terra nel diritto internazionale dello «Jus Publicum Europaeum», Adelphi 1991, p. 381).

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