
Nel Vicino Oriente, dall’altra parte del Mediterraneo, è in corso la guerra di Israele contro i bambini palestinesi. Ne sono stati uccisi già 4.000.
I cittadini europei sembrano impotenti di fronte a questo massacro. Trascrivo dunque qui il testo di due documenti che ho firmato. Si tratta di una goccia rispetto all’oceano di sangue che il governo sionista ed escatologico-apocalittico di Israele sta producendo in Palestina. Ma è una goccia doverosa.
Il primo è di più ampia diffusione e sono contento che stia ricevendo l’adesione anche di numerosi docenti dell’Università di Catania e del mio Dipartimento. Le cifre tra parentesi indicano le 22 note che si riferiscono ai documenti citati nel testo (per la loro lettura rinvio al sito dedicato, dove appaiono anche le firme).
Il secondo documento è anch’esso assai chiaro nel descrivere ciò che sta accadendo.
Aggiungo il pdf di una dichiarazione della Società per gli studi sul Medio Oriente (SeSaMO):
Dichiarazione pubblica della Società per gli studi sul Medio Oriente (SeSaMO) e del suo Comitato per la libertà accademica sulle crescenti violazioni della libera espressione di opinioni e di ricerca
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Come membri della comunità accademica italiana, da molti anni assistiamo con dolore e denunciamo ciò che accade in Palestina e Israele, dove vige, secondo Amnesty International, un illegale regime di oppressione militare e Apartheid [1]. Ancora una volta, ci sentiamo atterriti e angosciati dal genocidio che sta accadendo a Gaza, definito a ragione dalla scrittrice Dominque Eddé come ‘un abominio che bene esemplifica la sconfitta senza nome della nostra storia moderna’ [2].
Da tre settimane, a seguito delle brutali azioni perpetrate da Hamas il 7 ottobre che hanno causato la morte di oltre 1.400 persone (la maggior parte dei quali civili) e portato al rapimento di circa 200 ostaggi [3], assistiamo a massicci e indiscriminati bombardamenti condotti dall’esercito di Israele contro la popolazione della Striscia di Gaza, che si configura come una punizione collettiva contro la popolazione inerme e imprigionata in un territorio di poco più di 360 km2 [4]. Mentre scriviamo, a Gaza il bilancio delle persone uccise supera i 9.000 morti, di cui 3.760 bambini, circa 22.900 feriti e 1.400.000 sfollati [5]. Secondo le Nazioni Unite, allo stato attuale sono circa 2.000 le persone disperse, presumibilmente intrappolate o uccise sotto le macerie [5,6]. Interi quartieri abitati, ospedali, scuole, moschee, chiese e intere università (Islamic e Al-Azhar University tra le più grandi e rinomate) sono state completamente rase al suolo [5,7]. Il governo israeliano ha intimato ad oltre un milione di abitanti nella striscia di lasciare le loro case in vista di un attacco da terra, sapendo che non vi sono via di fuga e via di uscita dalla Striscia di Gaza. Molti di questi sfollati sono stati poi bombardati nelle “zone sicure” del sud della Striscia di Gaza, rivelando un chiaro intento di pulizia etnica da parte del governo israeliano.
Questa situazione ha reso ancora più grave e urgente la crisi sanitaria e umanitaria all’interno della Striscia di Gaza, già al collasso ben prima del 7 ottobre 2023 per via dei 16 anni di quasi totale embargo e assedio illegale imposto dall’esercito israeliano su Gaza [8]. Assedio ed embargo che il governo israeliano ha inasprito dal 7 ottobre, imponendo un blocco totale di beni essenziali per la sopravvivenza quali acqua, carburante, cibo e elettricità [9,10,11,12]. All’interno di questa catastrofe umanitaria e sanitaria senza precedenti, anche per le Nazioni Unite e per le organizzazioni internazionali risulta pressoché impossibile operare a supporto della popolazione civile. L’Association Jewish for Peace ha chiamato tutte “le persone di coscienza a fermare l’imminente genocidio dei palestinesi” (https://www.jewishvoiceforpeace.org/2023/10/11/statement23-10-11/). Già il 25 ottobre l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato di non essere in grado di distribuire carburante e forniture sanitarie essenziali e salvavita agli ospedali nel Nord di Gaza per via dei continui bombardamenti israeliani [9,10]. La quantità di beni di prima necessità e soccorso che Israele ha permesso di far transitare a Gaza il 21 ottobre è stata dichiarata sufficiente a mantenere in funzione solo alcuni ospedali e ambulanze per poco più di 24 ore [13, 14] . Secondo l’UNICEF “Gaza è diventata un cimitero per migliaia di bambini” [15]
Inoltre, l’escalation di violenza si è estesa anche in Cisgiordania, con violenze e aggressioni quotidiane, numerose vittime ed espulsioni di intere famiglie dalle loro case e terre. Diversi sono i report delle Nazioni Unite che denunciano come dal 7 ottobre l’esercito israeliano abbia attaccato diverse aree della West Bank, causando la morte di almeno 96 palestinesi, e ferendone circa 1.800. Di questi, due sono bambini, e molti altri giovani adolescenti [16, 17]. Inoltre, 74 famiglie (circa 600 persone) sono state espulse da 13 comunità di pastori e beduini nei territori palestinesi, sei scuole e 1875 studenti sono stati colpiti durante gli attacchi [16, 17].
Tutto questo costituisce una evidente violazione del Diritto Internazionale e della Convenzione di Ginevra.
In tutti i report messi a disposizione dalle Nazioni Unite e dalle numerose organizzazioni umanitarie (ad esempio Amnesty International e Human Rights Watch), è segnalata l’importanza di considerare e comprendere le determinanti e antecedenti a questa violenza, da ricercarsi nella illegale occupazione che Israele impone alla popolazione palestinese da oltre 75 anni, attraverso una forma di segregazione raziale ed etnica [1, 18, 19, 20]. Comprendere e analizzare queste determinanti è l’unica possibilità per poterne riconoscere le radici, contrastare l’escalation e sperare e reclamare pace e sicurezza per tutti.
È fondamentale ricordare come riconoscere il contesto da cui nasce quest’ultima ondata di violenza non significa sminuire il dolore e la sofferenza delle vittime israeliane e palestinesi, ma costituisce il cruciale impegno per sostenere la dignità, la salute ed i diritti umani di tutte le parti coinvolte. È possibile e necessario condannare le azioni di Hamas e, al contempo, riconoscere l’oppressione storica, disumana e coloniale che i palestinesi stanno vivendo da 75 anni. Come affermato dall’organizzazione pacifista Jewish Voice for Peace [21, 22], l’escalation a cui assistiamo rappresenta l’ennesimo esempio di come gli attacchi coloniali e illegali perpetrati da Israele contro la polazione palestinese costituiscano un rischio per la vita di tutti coloro che vivono nella regione, siano essi israeliani o plaestinesi.
In qualità di accademici e accademiche italiane riteniamo che sia nostro dovere e responsabilità attivarci e contribuire a contrastare queste escalation di violenza e sostenere i diritti umani, la salute, la dignità e il benessere. Crediamo fortemente che l’unico modo per promuovere una coesistenza pacifica sia lavorare insieme per denunciare e porre fine al prolungato assedio di Gaza e all’occupazione illegale (in ottemperanza con la legge internazionale) dei territori palestinesi.
Pertanto,
- chiediamo urgentemente al Ministro Antonio Tajani di adoperarsi diplomaticamente e pubblicamente per l’urgente rispetto del diritto umanitario internazionale da parte di tutte le parti e la condanna dei crimini di guerra e l’immediato cessate il fuoco, la fornitura di aiuti umanitari e la protezione delle Nazioni Unite per l’intera popolazione palestinese.
- chiediamo alla Ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini di farsi pubblicamente portatrice delle nostre rivendicazioni nelle apposite sedi istituzionali.
- Ci rivolgiamo infine anche alla CRUI e ai singoli Atenei, chiedendo loro di non limitarsi a sostare in una dolorosa impotenza ma di agire con tutte le azioni necessarie e possibili nei rispettivi contesti. Come studiosi, studiose e membri del mondo universitario italiano guardiamo con preoccupazione alla diffusione di misure di limitazione della libertà di dibattito e di delegittimazione delle richieste di cessazione della violenza. Chiediamo quindi di ribadire l’impegno per la libertà di parola, di garantire il diritto degli e delle studenti delle università italiane al dibattito, e di favorire momenti di dibattito e discussione all’interno degli atenei. Chiediamo inoltre di pronunciarsi con chiarezza sulla necessità da parte dei singoli atenei italiani di procedere con l’interruzione immediata delle collaborazioni con istituzioni universitarie e di ricerca israeliane fino a quando non sarà ripristinato il rispetto del diritto internazionale e umanitario, cessati i crimini contro la popolazione civile palestinese da parte dell’esercito israeliano e quindi fino a quando non saranno attivate azioni volte a porre fine all’occupazione coloniale illegale dei territori palestinesi e all’assedio di Gaza.
Crediamo che queste azioni siano irrimandabili sia per contribuire a ripristinare i diritti umani e la giustizia globale sia per non continuare ad essere spettatori conniventi e silenziosi di una tragedia umanitaria e della cancellazione del popolo palestinese.
Con profonda preoccupazione,
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Fermiamo il genocidio. L’appello degli intellettuali
«Immagina che tocchi a te innalzare l’edificio del destino umano allo scopo finale di rendere gli uomini felici e di dare loro pace e tranquillità, ma immagina pure che per far questo sia necessario e inevitabile torturare almeno un piccolo esserino, ecco, proprio quella bambina che si batteva il petto con il pugno, immagina che l’edificio debba fondarsi sulle lacrime invendicate di quella bambina – accetteresti di essere l’architetto a queste condizioni? […] potresti accettare l’idea che gli uomini, per i quali stai innalzando l’edificio, acconsentano essi stessi a ricevere una tale felicità sulla base del sangue irriscattato di una piccola vittima e, una volta accettato questo, vivano felici per sempre?»
Fëdor Michajlovič Dostoevskij, I Fratelli Karamazov
Le efferatezze compiute da gruppi di seguaci del movimento Hamas il 7 ottobre, assolutamente spietate, ingiustificate e da condannare, hanno innescato, come era facile da prevedere, una cascata di altre non meno orrende e immense atrocità.
Siamo (razionalmente ed emotivamente) sconvolti dal genocidio che si sta perpetrando davanti ai nostri occhi inerti e impotenti di un popolo calpestato e umiliato da più di 70 anni con la complicità totale delle grandi potenze e dei loro sudditi; il pensiero unico e asservito (volontario o non volontario) è il primo colpevole e movente di questo crimine immane.
Siamo sconvolti dall’indifferenza e dall’egoismo delle moltitudini, dall’ignobile e vergognoso appoggio che da tutte le parti viene a un genocidio voluto e programmato, e le poche voci diverse che si levano per tentare di restituire una realtà storicamente e culturalmente più differenziata e complessa sono messe a tacere o additate come folli e pertanto pericolose.
Per ogni bambino e anziano innocente morto sotto le bombe di una delle armate (tecnologicamente e ideologicamente) fra le più potenti e addestrate al mondo ci vorrebbero non una singola reazione di sdegno e di condanna ma un’infinità di prese di posizione, non un solo atto di resistenza ma una resistenza civile senza fine.
Chi pagherà per quei bambini e quegli anziani ammazzati perché appartenenti a un popolo “inferiore”, esseri umani per sembianza fisica ma in fondo “animali” (così si è espresso un ministro israeliano), e perciò considerati indegni di vivere? Nessuno pagherà quei morti, come nessuno ha pagato quelli che ci sono stati in Iraq e in molti altri Paesi, colpevoli soprattutto di non essersi conformati al modello unico del capitalismo statunitense e occidentale della Nato e della UE (ma l’Occidente è tutt’altra cosa, le sue radici e i suoi valori sono ben altri! E l’Europa è stata nei secoli un’altra realtà del tutto diversa da quella che vediamo oggi, e il progetto europeo aveva altri contenuti e obiettivi!), perché la coscienza non esiste più come forza critica e vitale, espressione nobile e universale di libertà-e-giustizia. Anzi molti autori di quei crimini anche recenti si sono arricchiti e hanno ricevuto premi in più passando alla storia come uomini di pace ed esempi di saggezza!
Neanche le campane suonano più (avrebbe detto Saramago) per chiamare uomini e donne ad essere consapevoli della realtà e a ribellarsi contro i soprusi più assurdi e le ingiustizie più disumane.
Siamo sconvolti dallo smarrimento dell’uomo che oramai non sa più distinguere, capire, cooperare, che è incapace di provare dolore e vicinanza, che trasforma la più immensa delle tragedie in un avvilente e indegno spettacolo mediatico. Si sta (ri)affermando la parte dell’uomo più bassa e vile che sta comandando sulle masse e guidando il destino del mondo portandolo verso il baratro. Molti, troppi uomini, in particolare fra quelli che detengono nello loro mani il destino di milioni di persone, stanno degenerando in esseri inferiori privi di ragione (…in inferiore, quae sunt bruta, degenerare…, Pico della Mirandola). “L’incivilimento smisurato” e lo “snaturamento senza limiti” (di cui parlava Leopardi nel suo Zibaldone), che trovano la loro più truce espressione nella soppressione degli altri esseri umani e di quanto rende possibile biologicamente e culturalmente la loro vita, oramai caratterizzano la nostra realtà quotidiana.
È un tormento vedere quei bambini e anziani morire nelle loro case o negli ospedali dove cercano disperatamente l’ultima àncora di salvezza, l’ultimo rifugio, l’ultima speranza di vita. La sofferenza degli innocenti (bambini, anziani, malati) e la loro eliminazione è il male supremo. Il pensiero di Dostoevskij (ne “I fratelli Karamazov”) sui bambini innocenti che soffrono e muoiono (spesso nel nome di un dio in cui si dice di credere e al quale ci si affida) ci tocca nell’animo più profondo, ci parla e incita a ribellarci a uno stato di cose inaccettabile, che ha le sue molteplici cause non sempre facili da comprendere, ma che non è tuttavia affatto ineluttabile.
In questi giorni molte maschere stanno cadendo, di governi, organizzazioni nazionali e mondiali e singoli individui (in primis di politici, giornalisti e intellettuali) e la loro totale ipocrisia e il loro becero cinismo traspaiono pienamente. È terribile constatare come ci sia una maggioranza di uomini (nell’Occidente in decadenza) che si mostrano indifferenti o approvano e addirittura appoggiano il genocidio in corso, questo massacro di un popolo inerte e indifeso (ripetiamo, soprattutto bambini, anziani e malati). È una cosa orrenda, rivoltante, inaccettabile, culturalmente, politicamente, moralmente, semplicemente umanamente.
Viviamo una crisi profondissima e abissale di un modello di civiltà, dell’intera umanità, dell’uomo, dello spirito. Ma non c’è consapevolezza di ciò o ce n’è troppo poca, non abbastanza per costituire una forza critica e costruire un altro modello e progetto di società e di cultura. Come non capire ormai, anche di fronte ai recenti terribili fatti, che non solo non viviamo nel migliore dei mondi possibili, ma che un altro mondo è possibile, fondato su modelli culturali e valori morali radicalmente diversi?
Dobbiamo agire in un orizzonte culturale in cui dominano incontrastate l’indifferenza, la viltà e l’ipocrisia. Da qui la difficoltà ad incidere anche minimamente sullo stato delle cose. Ci vuole un nuovo inizio, occorre un altro modo di pensare, un altro linguaggio, una diversa concezione della natura e una diversa visione dell’uomo.
Dalla noche oscura del alma si uscirà forse solo quando avremo avuto il coraggio di recidere le “catene” del nostro asservimento fisico e mentale e ritrovato il cammino del pensiero autonomo e critico (della consapevolezza e della coscienza) e della dignità umana (che altri chiamano spirito o anima).
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19 commenti
agbiuso
Sta emergendo che l’esercito di Israele prevede una “Direttiva Annibale” che autorizza a uccidere i propri cittadini pur di evitare che siano fatti prigionieri.
William Van Wagenen conclude così un articolo che mostra come molte delle vittime israeliane del 7 ottobre siano state massacrate dal proprio esercito:
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È improbabile che un’indagine formale sull’uccisione di Liel Hezroni e dei quasi 1.200 altri israeliani uccisi insieme a lei avvenga presto, se non del tutto.
Sulla scia dell’alluvione di Al-Aqsa, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è stato pesantemente criticato per i fallimenti dell’intelligence che hanno consentito il successo della resistenza palestinese. Ha promesso un’indagine ma rifiuta di intraprenderla fino a dopo la guerra.
Se dovesse avere luogo un’indagine, probabilmente si scoprirebbe che Netanyahu e altri leader israeliani ritengono che una ragazzina israeliana di 12 anni morta sia meglio di una ragazzina israeliana di 12 anni imprigionata.
Eppure emerge anche una consapevolezza che fa riflettere: una Liel Herzoni senza vita è stata potenzialmente sfruttata per razionalizzare la disumanizzazione dei 2,3 milioni di palestinesi di Gaza, tra cui più di un milione di bambini, etichettandoli come “animali umani” e fornendo un pretesto per le spietate azioni genocide israeliane che il mondo ha assistito sui social media nelle ultime sei settimane.
Dal 7 ottobre, Israele ha bombardato indiscriminatamente Gaza a tappeto, dirigendo i suoi attacchi verso case, moschee, chiese, ospedali e scuole. Questo implacabile attacco ha provocato la tragica perdita di oltre 14.000 vite palestinesi, di cui più di 5.000 bambini.
Nel mezzo di questo assalto senza precedenti, siamo costretti a chiederci: se Israele mostra poco rispetto per la vita dei suoi stessi cittadini-coloni, quale speranza rimane per la popolazione palestinese oppressa mentre sopporta un’offensiva alimentata da un’aggressione guidata dalla rabbia? Tutto questo “giustificato”, ovviamente, da un “massacro di Hamas” che potrebbe non essere mai avvenuto”.
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Il 7 ottobre è stato un massacro di Hamas o di Israele?
di William Van Wagenen
ACrO-Pólis, 23.11.2023
agbiuso
Una violenza, una ferocia, un disprezzo, un razzismo quasi impensabili:
Pulizia etnica a Gaza. 3 video che i TG italiani non vi mostrano
agbiuso
Da: Ex generale israeliano invoca la peste a Gaza: “Ridurrebbe i tempi di vittoria”
L’AntiDiplomatico, 25.11.2023
“Gravi epidemie nella Striscia meridionale ridurranno i tempi della vittoria e le vittime tra i soldati dell’IDF”. Così l’ex generale Giora Eiland su Yedioth Ahronoth. “Basta aspettare che le figlie dei leader di Hamas contraggano la peste e abbiamo vinto – commenta Gideon Levi su Haaretz – Eiland non ha specificato quali piaghe consiglia: pestilenza o colera, forse un cocktail di vaiolo e AIDS; forse anche la fame per due milioni di persone. Una promessa di vittoria israeliana a prezzi stracciati”. […]
“Dopotutto, chiunque attribuisca un genocidio a Israele è antisemita. Immaginate un generale europeo che propone di affamare una nazione o di ucciderla con un’epidemia – gli ebrei, per esempio. Immagina di diffondere una pestilenza perché ciò favorirebbe lo sforzo bellico”. […]
A quanto pare, esiste una crudeltà orribile e una crudeltà corretta. […]
Se lo scritto di Levi può apparire estremo, molto più estrema è la normalizzazione medesima. Si può aggiungere che certe derive non appartengono solo alla narrazione israeliana, ma hanno contagiato la maggior parte dell’informazione dell’Occidente, dove l’occultamento della tragedia palestinese impera, in modi e forme diverse.
Basti pensare, per quanto riguarda la colonia Italia, allo spazio conferito all’omicidio della povera Giulia Cecchettin, che ha oscurato totalmente la tragedia di Gaza che pure conta 5mila bambini morti… la censura moderna si attua in varie forme, una di esse è quella di enfatizzare all’ossessione la cronaca.
Non solo, la doverosa vigilanza sull’antisemitismo, a volte anch’essa enfatizzata in maniera eccessiva per contrastare voci o tesi scomode, dovrebbe indurre certa sensibilità verso la discriminazione e l’oppressione di altri popoli, nel caso specifico il martoriato popolo palestinese. Non accade, anzi.
Tale la deriva di cui è preda l’Occidente, che la tragedia di Gaza ha fatto emergere in tutta la sua miserevole, inquietante, plasticità”
agbiuso
Un tipico esempio di utilizzo mediatico della cronaca nera e dei “valori”.
Zhok parla giustamente di bispensiero.
Andrea Zhok – Intanto mentre veniamo distratti dalla cronaca nera…
21.11.2023
Comunque, mentre noi ci distraiamo con cronaca nera e discussioni di costume, in Israele l’operazione di pulizia etnica continua.
Parzialmente fuori dai riflettori è quello che succede in Cisgiordania.
Mentre Israele utilizza le donazioni dei filantropi americani per radere al suolo Gaza, con la cruciale giustificazione che li si annida Hamas, nelle città di Jenin, Nablus, Tulkarem, ecc., dove Hamas non c’è, raid e incursioni si succedono ininterrottamente.
Si tratta di operazioni di sabotaggio di infrastrutture e strade, assassinio di civili, campagne di arresti, demolizione delle case, picchiaggio dei fedeli che cercano di pregare ad Al-Aqsa, ma soprattutto c’è il via libera della polizia agli attacchi notturni dei coloni.
L’obiettivo manifesto è di rendere la vita impossibile anche agli insediamenti in Cisgiordania, spingendo le persone ad emigrare, completando così l’operazione di pulizia etnica in corso nella striscia di Gaza.
E così mentre in Cisgiordania assistiamo a scenari quotidiani che fanno sembrare la “Notte dei Cristalli” nella Germania nazista una passeggiata, mentre a Gaza, con il sostegno del nostro paese e del giardino occidentale, abbiamo raggiunto i 13.000 morti? (5.000 bambini), noi qui stiamo seriamente a proporre lezioni di “affettività e rispetto”.
Quando la menzogna, l’incoerenza, il “bispensiero”, l’ipocrisia sono diventati seconda natura, è finita, non c’è più niente da salvare.
agbiuso
GR1 delle ore 13.00 di oggi.
Prima notizia: cronaca nera (da sempre strumento assai efficace di distrazione); poi notizia di neonati «evacuati» da ospedale di Gaza; infine: intervista con una testimone del massacro di Hamas del 7.10 mentre è in atto il genocidio israeliano dei palestinesi, nessuno dei quali viene intervistato.
Ecco: questa è la miseria dell’informazione, questo significa stare sempre al servizio del più forte, questo è il servilismo mediatico.
agbiuso
Sino a quando il mondo civile e democratico dovrà tollerare il terrorismo e la barbarie sionista?
agbiuso
2300 malati, medici e sfollati da evacuare e trasferire “entro un’ora“.
Ci saranno dei sommersi e ci saranno dei salvati, come è proprio dei genocidi.
È stata diramata una smentita di Israele. Spero che sia vero.
salvatore giarrusso
“Dobbiamo agire in un orizzonte culturale in cui dominano incontrastate l’indifferenza, la viltà e l’ipocrisia”. Professore, ho fatto copia e incolla di questa piccola parte della narrazione in quanto non mi viene nulla da aggiungere a tanto orrore.
agbiuso
Ma per vari esponenti dell’attuale governo escatologico-sionista, i palestinesi sono “animali”. E dunque poco male se muoiono, possibilmente tutti.
agbiuso
Da Lettre ouverte des intellectuels arabes aux intellectuels occidentaux
14.11.2023
Accuser la résistance et la qualifier de «terrorisme» est une violation flagrante des principes du droit international qui reconnaissent le droit des peuples à libérer leurs terres occupées par tous les moyens disponibles, y compris l’usage des armes. Une telle confusion délibérée entre résistance et terrorisme ne servira qu’à justifier l’occupation, à dévaloriser toute résistance légitime dans l’histoire moderne et à falsifier le sentiment nationaliste.
Existe-t-il, peut-être dans les milieux intellectuels occidentaux, quelqu’un qui soit prêt, intellectuellement, psychologiquement et moralement, à considérer les mouvements de résistance nationalistes européens contre le nazisme et les nazis comme des mouvements terroristes ?
agbiuso
Anche l’ONU condanna il genocidio perpetrato da Israele.
agbiuso
“Israele e soprattutto il governo sionista sono ormai sotto ricatto di fanatici estremisti come Meir Mazuz, leader della comunità sefardita ultraortodossa il quale si è opposto sabato scorso a qualsiasi invio di aiuti umanitari alla popolazione di Gaza, “paragonando i palestinesi agli animali”.
Da Gaza: strage di blindati e blocco degli aiuti umanitari
il Simplicissimus, 13.11.2023
agbiuso
Condivido i pensieri e i sentimenti del collega Vincenzo Costa, ordinario di Filosofia teoretica all’Università San Raffaele di Milano.
agbiuso
Tutti pericolosi terroristi (Israele mostra di essere uno stato criminale).
agbiuso
Mentre migliaia di bambini palestinesi vengono massacrati senza esitazione dall’esercito di Israele, i media «pro Life» (e tutti gli altri) si concentrano su una bambina inglese «per salvarla, perché la vita è sacra».
La società dello Spettacolo è immonda.
agbiuso
L’esercito israeliano spara su tutto ciò che si muove dentro l’ospedale.
Oltre la barbarie.
“La morte inevitabile è diventata il destino dei pazienti negli ospedali di Gaza e ne riteniamo responsabili Israele, le Nazioni Unite e la comunità internazionale”
Da Gli ultimi (disperati) messaggi dall’ospedale Al Shifa sotto assedio israeliano
l’AntiDiplomatico, 11.11.2023
agbiuso
“E in effetti è davvero incomprensibile la ragione per cui gli Usa dovrebbero perdere una generazione di rapporti col mondo arabo e mussulmano, per appoggiare il vergognoso tentativo di pulizia etnica a Gaza, Specie se poi sono già impegnati a contrastare la Russia e la Cina. E’ proprio un delirio cognitivo che innesca quello ancora più grave di un’Europa che si sta trasformando in un campo di concentramento elettronico e che adesso vorrebbe ammettere l’Ucraina, nel bordello di madame von der Leyen, giusto per passare a Kiev i 50 miliardi che Biden non riesce a ottenere dal Congresso. E tutto per una guerra già perduta: sono moralmente inqualificabili e intellettualmente stupidi”.
Da: Israele, vertiginosa caduta dell’economia
il Simplicissimus, 11.11.2023
agbiuso
Il vero Frankenstein degli USA
di Patrick Lawrence
L’Antidiplomatico, 9.11.2023
agbiuso
François Burgat è un islamologo e politologo francese. Lavora all’Institut de recherches et d’études sur le monde arabe et musulman (IREMAM) ed è direttore di ricerca al CNRS.
In un suo telegrafico testo ha elaborato i “dodici comandamenti” che l’informazione francese deve rispettare quando parla delle guerre condotte da Israele. Mi sembrano regole del tutto applicabili all’informazione italiana e in generale occidentale.
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Règle numéro 1 : Au Proche Orient, ce sont toujours les Arabes qui attaquent et c’est donc toujours #Israël qui se défend. La violence israélienne ne peut donc être mise en œuvre qu'”en représailles”.
Règle numéro 2 : Les Arabes, qu’ils soient palestiniens ou libanais, n’ont pas le droit de tuer des civils de l’autre camp. Cela s’appelle du terrorisme.
Règle numéro 3 : Israël a le droit de tuer des civils arabes. Cela s’appelle de la légitime défense.
Règle numéro 4 : Quand Israël tue trop de civils, les puissances occidentales l’appellent à la “retenue”. Cela s’appelle la réaction de la communauté internationale.
Règle numéro 5 : Les Palestiniens et les Libanais n’ont pas le droit de capturer des militaires israéliens, même un seul.
Règle numéro 6 : Les israéliens ont le droit d’enlever autant de Palestiniens qu’ils le souhaitent (environ 12,000 prisonniers à ce jour). Il n’y a aucune limite. Pour prouver la culpabilité des personnes kidnappées, il suffit de prononcer le mot magique : “terroriste”.
Règle numéro 7 : Quand vous prononcez le terme “Résistance”, il faut toujours rajouter l’expression «soutenue par la Syrie et l’Iran (chiite) ».
Règle N° 8 : Lorsque vous prononcez les noms du Hizbollah ou de l’Iran, vous devez impérativement mentionner qu’ils sont “chiites”. Lorsque vous mentionnez le nom des activistes israéliens, il est strictement interdit de mentionner qu’ils sont “juifs”.
Règle numéro 9 : Quand vous dites “Israël”, Il ne faut surtout pas rajouter après: « soutenu par les États-Unis, la France et l’Europe », car on pourrait croire qu’il s’agit d’un conflit déséquilibré.
Règle numéro 10 : Ne jamais parler de “Territoires occupés “, ni de résolutions de l’ONU, ni de violations du droit international, ni des conventions de Genève. Cela risque de perturber le téléspectateur et l’auditeur de France Info.
Règle numéro 11 : Les israéliens parlent mieux le français que les Arabes. C’est donc à eux qu’il convient de donner aussi souvent que possible la parole pur qu’ils nus expliquent les règles précédentes (de 1 à 9).
Règle numéro 12: Si vous n’êtes pas d’accord avec ces règles journalistiques ou si vous pensez qu’elles favorisent une des deux parties au conflit, c’est que vous êtes un dangereux antisémite.
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Fonte: https://www.france-irak-actualite.com/2023/11/sans-jamais-nous-lasser-rappelons-les-douze-commandements-de-la-deontologie-mediatique-francaise-de-cnews-a-franceculture-incluse-au-proche-orient.html