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«Impossibile che le sembri grande»

«Impossibile che le sembri grande»

«E Dio disse: ‘Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra’» (Genesi, 1, 26). Di fronte alla presunzione e alla tracotanza di chi si crede addirittura immagine di Dio, quanto più saggia suona l’ironia dei Greci. Con quale senso di esultanza e di liberazione Nietzsche dichiara «allora mi ricordai delle parole di Platone e le sentii tutt’a un tratto nel cuore: Tutto ciò che è umano non è, in complesso, degno di essere preso molto sul serio; tuttavia…» (Umano, troppo umano I, af. 628); il brano platonico così si conclude: «…bisogna pur occuparsene, per quanto possa essere un compito ingrato» (Leggi 803 b).
Rispetto al regno sterminato dell’essere, al filosofo platonico la natura umana non può che apparire insignificante: «E a quella mente in cui alberga la possibilità straordinaria di vedere tutto il tempo e tutto l’essere, quanto pensi che possa sembrare grande la vita di un uomo? – Impossibile che le sembri grande, disse» (Repubblica 486 a).
Sì, impossibile che le sembri grande. La vita di ciascuno e la vita della specie. Anche perché «le nostre mani, la conformazione del bacino, la posizione degli occhi, il tipo di metabolismo, la struttura del nostro apparato gastroenterico parlano di una posizionalità adattativa e non di un’immagine della divinità» (Roberto Marchesini, Contro i diritti degli animali? Proposta per un antispecismo postumanista, Edizioni Sonda, 2014, p. 61).
Anche questo è la scienza, anche questo è la filosofia: un paziente ricondurre ogni volta il bambino umano, che si crede il re del mondo, alla sua misura di ‘posizionalità adattativa’ dentro lo sconfinato splendore della materia.

7 commenti

  • agbiuso

    Gennaio 22, 2015

    Qualche anno fa in Puglia sembra che sia avvenuto questo:

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    “Biagio Toma è sceso dalla macchina, ha preso la bambina per i piedi e l’ha sbattuta quattro-cinque volte vicino al muro e niente, cioè era morta la bambina”. Per i piedi. Contro il muro. Quattro-cinque volte. Il cranio fracassato. Come in Novecento, il film di Bertolucci. I fotogrammi stavolta erano veri: Parabita, Lecce, 20 marzo 1991.
    […]
    “Concorso in duplice omicidio pluriaggravato”. Questa l’accusa. Perché di morti in questa storia che ne sono due. Angelica e sua mamma. Paola Rizzello aveva appena 27 anni. La scostò, spavalda, la canna del fucile che De Matteis le aveva puntato contro: “Non mi fai paura”. Partì il primo colpo, diretto alla pancia. Colpì anche la bimba che lei teneva in braccio, al piedino destro. La scarpetta volò via. Angelica si mise a piangere. E poi il secondo colpo, sul petto. Paola è morta così. Ma lei, la piccola, lei era ancora viva. Loro la lasciarono lì, in quella campagna, vicino al casolare. Al buio. Ma ci ritornarono.
    […]
    Il cadavere irriconoscibile di mamma Paola è stato rinvenuto il 19 febbraio 1997, durante uno scavo in contrada Tuli, a Parabita. Due anni dopo, il 4 maggio 1999, è stata la volta di Angelica, un corpicino nascosto dentro quel sacco, sulla collina di Sant’Eleuterio. Tutti, tranne Toma, sono già stati condannati all’ergastolo. “Nella storia criminale nazionale – ha scritto ora il gip – non si ricordano condotte comparabili con quelle tanto sprezzanti del dolore innocente di una bambina di due anni, rimasta ferita in maniera non grave al piedino, lasciata disperata, nottetempo al buio in campagna, accanto al cadavere della madre ammazzata (un teste aveva ricordato di aver udito nel buio un cagnolino che ululava!) e quindi uccisa, senza nemmeno la pietà che si usa verso gli ovini”.

    Fonte: Angelica Pirtoli, uccisa dopo sua madre. “Risolto caso più nero della Sacra Corona”, di Tiziana Colluto, il Fatto Quotidiano, 22.1.2015
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    Dedicato a coloro, cristiani o no che siano, i quali ritengono la nostra specie superiore a ogni altra, fatta a immagine di un qualche dio, o che addirittura pensano che un dio si possa fare uomo!
    Chi pensa questo o è un demente o è un blasfemo.

  • agbiuso

    Luglio 21, 2014

    Cara Illumination, che il tuo ragazzo non faccia distinzioni gerarchiche tra i suoi amici umani e quelli non umani è un grande risultato, che lo indurrà a comportarsi in maniera più equa con tutti i viventi.

  • Illumination

    Luglio 21, 2014

    Senza essere un filosofo, senza avere tante conoscenze, anch’io penso come te, caro Alberto. Ho pensato: “sì, purtroppo bisogna occuparsene” almeno per sottrarre il bambino umano alla presunzione di sentirsi “il re del mondo”. Il mio bambino,diventato ragazzo, ama i cani, i gatti, le galline, i colombi…più dei suoi compagni di scuola. Piange e prova dolore per la morte di uno dei suoi amici animali come se fosse la morte di un umano. Sono riuscita nel compito, senza essere filosofo, a sottrarlo alla nullità del moderno Homo sapiens?

  • agbiuso

    Luglio 20, 2014

    No, caro Pietro, l’errore è pensare che ciò che sa fare l’Homo sapiens (‘Uomo’ con la maiuscola no, dai) sia intrinsecamente superiore a ciò che sanno fare altre specie. L’errore è la gerarchizzazione delle differenze, invece del loro accoglimento orizzontale. Noi siamo capaci -tra le altre cose- di ciò che tu indichi. Una miriade di altre specie sono eccellenti nel saper fare altro che a noi è precluso. Non ci sono specie superiori e specie inferiori alle altre. L’umanismo è un radicale errore biologico e categoriale.
    Quanto al Dio biblico -perché immagino che di questi stai parlando, e sempre ipotizzando la sua esistenza- lo sai che non mi interessa perdere troppo tempo dietro i problemi teologici dati da un’entità del tutto incapace e/o sadica. Alcune correnti di pensiero lo hanno definito «un funesto demiurgo», la cui presunzione è pari all’incompetenza. Per quanto mi riguarda, è un giudizio che chiude la questione.

  • pietro spalla

    Luglio 20, 2014

    A me pare che l’Uomo abbia una sua grandezza (autocoscienza, capacità artistiche e creative, possibilità di fare il male e/o il bene etc. non sono proprio cose da nulla), ma dicendo che è ad immagine di Dio non gli si fa proprio un complimento.
    Voglio dire che se dobbiamo giudicare Dio dalla creazione (stiamo ipotizzando che esista davvero, ovviamente), ha delle lacune etiche così grandi che non riesco ancora a capire come mai chi crede in Lui lo ama e non riesce a criticarlo.

  • agbiuso

    Luglio 20, 2014

    Hai ragione, caro Diego. Questo è uno dei motivi della grandezza della filosofia, della sua unicità: vedere prima, vedere più a fondo, vedere in modo unitario rispetto all’inevitabile specializzazione delle scienze dure.
    Dal dialogo costante fra tali saperi e la filosofia si genera ciò che possiamo davvero chiamare scienza. E che ci consente di comprendere l’ “unitarietà qualitativa” di cui parli, vale a dire l’identità nella differenza, nella vita come in ogni altra forma dell’essere.

  • diegod56

    Luglio 20, 2014

    io credo, caro Alberto, che i filosofi più grandi spesso hanno intuito verità che la scienza attuale più avanzata, viene confermando sempre più

    in particolare riguardo l’unitarietà qualitativa (mi se perdoni la formula un po’ spiccia) del fenomeno vita

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