Il presente come dissoluzione. Questo si osserva ogni giorno e sempre di più. Forme di dissipatio del legame sociale sono il liberismo e il capitalismo. In contrasto con le società tradizionali, infatti, «dove le relazioni economiche sono incastonate in un tessuto di relazioni comunitarie (politiche, religiose, simboliche), il capitalismo si caratterizza per una quasi completa autonomia dell’economia: le interazioni sociali motivate dall’interesse individuale dominano qualunque altra forma di interazione non utilitaria o di interesse comunitario. Questa tesi, che è diventata classica a seguito della pubblicazione del lavori di Karl Polanyi e di Louis Dumont, deve costituire il punto di partenza di ogni seria analisi del capitalismo» (Guillaume Travers, Trasgressioni. Rivista quadrimestrale di cultura politica, n, 67, settembre-dicembre 2021, p. 3).
Una prova della costitutiva irresponsabilità collettiva che inerisce al capitalismo è l’invenzione, fondamentale ai suoi scopi, delle «società anonime», delle aziende a responsabilità limitata, strumento che nella sua apparente tecnicità costituisce in realtà «una causa cruciale della devastazione moderna del mondo» (ibidem). La ragione è abbastanza evidente: «se una strategia arrischiata porta i suoi frutti, tutti i profitti sono per gli azionisti; se, viceversa, fallisce, le perdite degli azionisti sono limitate all’ammontare del loro apporto iniziale. In questo caso, le perdite residue sono sostenute da terzi, dai creditori dell’impresa o dalla società nel suo insieme» (19).
Le «società a responsabilità limitata» hanno prodotto monopoli, truffe, iniquità sempre più estese, sino ad arrivare, come previsto dall’analisi marxiana, a poche aziende che decidono i destini degli stessi Stati, il cosiddetto GAFAM: Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft. Si tratta non a caso di aziende il cui cuore è costituito dal digitale. È lo spirito del tempo, certo; è lo sviluppo di tecnologie assai comode, certo. Ma è anche segno e sostanza di un altro carattere del liberismo/capitalismo: l’astrattezza.
Le società anonime sono per definizione indifferenti alla concretezza, alla realtà delle persone e dei corpimente con un nome e cognome, alle motivazioni degli investitori, alle loro storie, indifferenti alle vite e al reale. Il capitale, infatti, «vale ormai soltanto come entità astratta. Ogni centesimo ormai equivale ad un altro. Per questo l’emergere della società anonima può essere visto come l’atto di nascita, in materia di diritto economico, del capitalismo. Il capitalista è colui che si lega agli altri esclusivamente attraverso il capitale, con apporti di fondi anonimi, senza impegnarsi in alcuna relazione interpersonale» (16).
Dissipatio e astrazione sono due caratteristiche che il liberismo condivide con uno dei suoi frutti ideologici più pericolosi, il wokismo. Cosi l’analisi sociologica definisce il fenomeno di vittimizzazione sistematica, Victimhood Culture, da parte di individui e gruppi che si sentono oppressi da altri individui e gruppi senza che i gruppi e gli individui definiti oppressori se ne debbano necessariamente rendere conto, anzi tanto più vengono ritenuti ‘colpevoli’ quanto meno ne sono consapevoli. «Secondo Campbell e Manning, la cultura della vittimizzazione si differenzia tanto dalla cultura dell’onore quanto dalla cultura della dignità. Queste ultime due dominavano rispettivamente le società tradizionali e la modernità» (Pierre Valentin, p. 45). L’origine teoretica del wokismo è invece il postmoderno, esattamente una sua particolare interpretazione per la quale il fatto che ogni forma del sapere sia anche un’espressione di potere conduce all’irrazionale conseguenza che vada demolito ogni edificio di conoscenza, vada negata ogni neutralità/oggettività e il moralismo debba sostituire ogni altra forma di atteggiamento verso il mondo.
Si tratta di un fenomeno sorto naturalmente nella patria del liberismo e del capitalismo contemporanei, gli Stati Uniti d’America. Sue espressioni ormai note sono il Politically correct e la Cancel Culture, che si esprimono in forme sempre più virulente, violente, intolleranti, in particolare nell’ambito delle idee e della ricerca: «Il discorso woke che relativizza (o giustifica) il ricorso alla violenza nei confronti di tali oppositori svolge un ruolo particolarmente pernicioso nell’autocensura universitaria» (67).
Le ricerche sul fenomeno hanno evidenziato che negli USA studenti e militanti woke provengono per lo più da classi agiate: «la correlazione fra alti redditi dei genitori e comportamenti woke è innegabile» (50); provengono da famiglie iperprotettive, per le quali ogni più piccolo conflitto e osservazione critica verso i propri figli costituisce un intollerabile rischio di «trauma psicologico»; provengono dunque da ambienti nei quali c’è sempre un terzo, un adulto a risolvere il conflitto. E infatti la cultura woke produce un ramificato proliferare di comitati etici, commissioni di controllo, uffici per la protezione delle vittime, il cui scopo è la censura delle opinioni che possano apparire offensive a chiunque si proclami minoranza: «la cultura della vittimizzazione incoraggia la capacità di offendersi e di regolare i conflitti tramite gli interventi di terzi: lo status di vittima diviene oggetto di sacralizzazione» (46).
Ulteriori espressioni del wokismo sono la non scientificità delle sue asserzioni, in quanto esse sono tendenzialmente fideistiche e infalsificabili; la possibilità di costruire su di esso intere carriere accademiche e mediatiche, producendo una vera e propria corsa alla concorrenza vittimaria (competitive victimehood): «una volta che si sono tuffati in questo paradigma, poiché la loro sopravvivenza accademica dipende dalla capacità di scovare ingiustizie razziali invisibili ai comuni mortali, questi teorici sono costretti a ‘scoprirne’ molte altre. È l’ultima tappa del postmodernismo» (41); la forte componente di fanatismo, per la quale ‘o si è con me o contro di me’: «coloro che coltivano la cultura della vittimizzazione cercano generalmente di imporre un contesto binario al quale è impossibile sfuggire, il che ha l’effetto di impedire ai semplici passanti una posizione di neutralità o di indifferenza» (48).
L’atteggiamento moralistico che vede agire in ogni relazione il dispositivo vittima/oppressore costituisce dunque l’ennesima manifestazione delle tendenze più violente e oscure che sono sempre presenti nelle società umane e che diventano particolarmente aggressive quando in nome del Bene moltiplicano in realtà la violenza, l’uniformità, il controllo, la censura. In tali casi, ed è ciò che sta accadendo in molte università anglosassoni, la ricerca scientifica, sia nell’ambito delle scienze quantitative sia in quello delle scienze ermeneutiche, viene assoggettata in modo sistematico a imperativi di tipo morale, sino a pervenire a esiti come questi: «da diversi anni gli appelli a ‘decolonizzare’ le matematiche (o addirittura la luce) si moltiplicano, e nell’estate 2020 si è verificata una disputa attorno al tema ‘2+2=5’» (68).
Il piano inclinato del politicamente corretto/moralismo conduce dunque e inevitabilmente all’irrazionalismo.
10 commenti
agbiuso
Da: Monde multipolaire : depuis Saint-Pétersbourg, Poutine plaide pour la pluralité culturelle
RT, 17.11.2013
“Estimant que la diversité culturelle était un «bien considérable», particulièrement à l’heure de l’émergence d’un monde multipolaire, le président russe a mis en garde contre les désirs d’uniformisation”.
agbiuso
Why the death penalty can be progressive
WOKE WORLD By Titania McGrath, The Critic June 2023
Many people describe me as an extremist. And yet all I have ever yearned for is social justice and world peace. I am the very definition of a moderate. This is why I believe that anyone who disagrees with me ought to be publicly executed.
Allow me to explain my reasoning. I have seen some abhorrent violence in my years of campaigning. Only last week, my friend Charlotte was deliberately misgendered. I believe the exact phrase was: “Sir, would you mind putting your testicles away?” Believe me, we are never going to that garden centre again.
And yesterday I heard a “commentator” on the radio claiming that not all white people are privileged. Such violent rhetoric recalls the darkest days of the Third Reich. Why should a white man be given a platform to spread such vile racism? (I assume he was white anyway; he sounded quite articulate.)
I have been heartened to see trans rights activists at various protests across the globe punching people in the name of tolerance. Given that “science” and “biological facts” are dog-whistles deployed by terrorists, beating up bigots who claim that there are two sexes is an act of self-defence against their harmful words.
I have taken on board the many arguments against state censorship, and I do appreciate that unlimited power for one individual is not necessarily a good thing. For every benevolent and wise leader like Joseph Stalin, there’s an evil tyrant like Rishi Sunak.
“What about human rights?”, I hear you cry
And so rather than widespread censorship, it would be safer if the government simply exterminates anyone with the wrong opinions. This system is far less likely to be exploited and, for those of us who live in London, it would also mean that there would be no further need for the congestion charge.
“What about human rights?”, I hear you cry. But when people hold such evil views and are completely lacking in compassion, they can barely be said to be human beings at all. As such, we are perfectly entitled to have them ritualistically diced into small cubes and fed to pigs.
agbiuso
I consueti effetti di ogni fanatismo irrazionale.
agbiuso
Si tratta anche di fenomeni millenaristici – che poco hanno a che fare appunto con le scienze del clima-, si tratta di bisogni ancestrali di salvezza (oltre che, nel caso di ultimagenerazione, di espressioni mediatico/spettacolari e di patologie narcisistiche).
agbiuso
Dipendesse da questi fanatici (ma c’è del metodo globalista nella loro follia moralistica) rimarrebbero soltanto degli analfabeti stupidotti e conformisti. È la barbarie dell’ISIS cucinata nel brodo liberista.
agbiuso
Calcio, Europa e razzismo.
Un articolo intelligente e magnifico, che condivido per intero.
Racisme : il n’y a pas de haine heureuse
Le racisme est le péché contre l’esprit du temps. Le football n’y échappe pas, il est même la vitrine des bons sentiments. À la condition qu’il s’exerce contre les Blancs.
di Nicolas Lévine, éléments, 17.4.2023
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agbiuso
Emanciparsi dall’obbediente resilienza, dall’inclusione obbligatoria.
Da Il diritto all’esclusione
di Davide Miccione, Avanti!, 1.1.2023
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Il pacchetto di inclusione forzata si fa intanto sempre più chiaro e completo comprendendo un neomoralismo sociale che vede nell’individualismo un grande male; un neomoralismo culturale che delinea il campo di ciò che può dirsi e pensarsi; un neomoralismo sessuale al contempo largo e slabbrato (la fluidità, la pornografia) e rigido e puritano (un millimetro fuori dal pattuito in parole, opere e omissioni e sei socialmente morto); un neomoralismo geopolitico che ci chiede di allinearci come un sol uomo ai superiori interessi del corpo mistico della NATO; infine un neomoralismo ecologico che, con affascinanti e terrorizzanti movenze teologiche, ci vede tutti colpevoli ab origine di emettere CO2 e ci indica pratiche rituali (differenziata, compostaggio, passaggio all’elettrico, digitalizzazione) che possano redimerci. Le pratiche a volte sembrano avere un nesso causale rintracciabile, altre volte come è tipico nella teurgia, vanno credute per fede (ad esempio nel caso della digitalizzazione che è sempre più ecologica della inquinante fisicità umana e della materialità della merce e degli oggetti creati venduti e comprati e che a questo punto supponiamo si appoggi a dispositivi, server, impianti di raffreddamento, cavi, energia tutti metafisici).
A fronte di tutto ciò il primo passo sarebbe riconoscere il nostro diritto ad essere esclusi, a poter restare esclusi.
Platone e la morale - Dino Valle
[…] e instaurare l’obbligo di credere alle più fantasiose, astratte, superstiziose e grottesche «verità morali». Tra queste, singolare e insieme emblematico è il rifiuto pressoché assoluto della corporeità, […]
agbiuso
Il Politically Correct è una di quelle assurdità che di tanto in tanto si diffondono nel corpo collettivo. Troppe ne arrivano dagli Stati Uniti d’America:
ANNE FRANK SHE HAD WHITE PRIVILEGE?
agbiuso
Il testo è stato ripreso sul sito del G.R.E.C.E Groupement de Recherche et d’Études pour la Civilisation Européenne.