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Beagle

Ciascun numero della rivista Impronte ha un’epigrafe. Quella di settembre è tratta da un libro di Jeffrey Moussaief Masson: «Si dice spesso che se i mattatoi avessero pareti di vetro la maggior parte delle persone sarebbero vegetariane. Se il pubblico sapesse che cosa succede nei laboratori per la sperimentazione sugli animali, questi sarebbero aboliti». La televisione contemporanea arriva ovunque e tutto documenta ma -ci avete pensato?- non diffonde mai immagini di quanto accade nei macelli e nei laboratori vivisettori.
Quello che succede in quei luoghi è infatti il puro orrore. È la catena di montaggio della distruzione, del massacro e della tortura inferti a esseri che non hanno alcun modo di opporsi, difendersi, implorare, lottare. Basti sapere che agli animali torturati dai vivisettori vengono tagliate le corde vocali, in modo da non sentire le loro urla.
La inutilità scientifica della vivisezione è ormai acclarata da centinaia di studi. Il rischio che essa rappresenta per la salute umana è piuttosto alto. Il caso della talidomide è forse il più noto ma non è certo l’unico. Dopo essere stato sperimentato per tre anni su animali non umani, questo farmaco era risultato del tutto sicuro. Tuttavia negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento «le donne trattate con talidomide davano alla luce neonati con gravi alterazioni congenite dello sviluppo degli arti, ovvero amelia (assenza degli arti) o vari gradi di focomelia (riduzione delle ossa lunghe degli arti), generalmente più a carico degli arti superiori che quelli inferiori, e quasi sempre bilateralmente, pur con gradi differenti. […] Nel settembre 2012 la ditta produttrice del farmaco ha porto le proprie scuse ufficiali in occasione dell’inaugurazione di un memoriale dedicato alle vittime a Stolberg» (da Wikipedia)
La più importante ragione, se non l’unica, di sopravvivenza della tortura vivisettoria è il profitto delle case farmaceutiche e di tutto ciò che vi gira intorno. Le contraddizioni di chi la difende sono evidenti. Per giustificarla si dice che non possiamo applicare agli altri animali i criteri umani di sofferenza ma è poi inevitabile la necessità di postulare una continuità biologica tra le altre specie e la nostra affinché gli scopi della vivisezione abbiano senso.

L’errore logico più grave è un altro e sta nel concetto stesso di animalità. L’animalità non è una categoria. In quanto contrapposta all’umanità, essa semplicemente non esiste. Non si danno salti ontologici tra l’umano e il resto del mondo animale, che è talmente differenziato da rendere ingenua e inesatta la sussunzione dell’ampio essere animale sotto una comune e unica categoria, contrapposta alla parzialità umana. È del tutto scorretto accomunare, ad esempio, formiche, corvi e scimpanzé contrapponendoli alla specie umana. Molti animali sono assai più vicini -sia geneticamente sia funzionalmente- alla specie umana che ad altre. Un bonobo o un cane sono molto più parenti dell’Homo sapiens che delle api, dei molluschi, delle bisce.
L’animale non è il lato oscuro, lo specchio deformante dell’umano e neppure rappresenta l’età d’oro della nostra specie. La vita si esprime in una molteplicità di forme tutte legate tra loro e tutte distinte. Anche per questo non ha senso l’ossessione comparatistica per la quale l’intelligenza animale viene intesa come una categoria unitaria e confrontata sempre e soltanto con l’intelligenza umana, come se quest’ultima costituisse il criterio assoluto, il parametro sul quale misurare ogni altra abilità cognitiva. In una prospettiva etologica e biologica più rigorosa, «come già avvenuto con la rivoluzione copernicana, noi uomini avremo la sorpresa di abitare una piccola e remota regione cognitiva che naturalmente ha delle contiguità, delle vicinanze e persino delle sovrapposizioni con quella delle altre specie, ma che per gran parte è irraggiungibile con la semplice proiettività intuitiva» (Roberto Marchesini, Intelligenze plurime. Manuale di scienze cognitive animali, Oasi Alberto Perdisa Editore, 2008, p. 445). Confido che una maggiore consapevolezza della continuità biologica, percettiva e mentale tra la nostra specie e tutte le altre porrà fine a millenni di presunzione antropocentrica e a secoli di sterminio degli animali in nome degli interessi umani. Confido che le «scienze della nuova umiltà» (Eugenio Mazzarella, Vie d’uscita. L’identità umana come programma stazionario metafisico, Il melangolo, 2004, p. 11) inducano a un ripensamento sempre più profondo sulla inaccettabilità del dolore inferto ad altre specie in nome della superiorità di quella umana.

Intanto, da qualche settimana un grande risultato è stato raggiunto. L’azienda Green Hill (Montichiari, Brescia) è stata sequestrata e i suoi “prodotti” sono stati liberati. Quali prodotti? Migliaia di cani beagle concepiti, fatti nascere, tenuti in gabbia, soltanto per rifornire i laboratori dove erano destinati alla tortura. Su Impronte si può leggere e vedere la gioiosa documentazione relativa a questo evento.
Anche se la vivisezione servisse agli umani, cosa che non è, la sua pratica sarebbe nient’altro che una gravissima forma di specismo, una posizione ideologica identica al sessismo e al razzismo. Non esistono centri ontologici e gerarchie etiche. Si dà piuttosto una ricchezza radiale di forme nelle quali la materia esplica la gratuita potenza che la costituisce. Non esistono superiorità ma differenze. Una delle peculiarità dell’umano è saperlo, uno dei suoi limiti è dimenticarlo: «Con troppa facilità gli uomini si considerano il centro dell’universo, qualcosa di estraneo e di superiore alla natura. Questo atteggiamento deriva da una sorta di orgoglio che ci preclude quella forma di riflessione su noi stessi di cui oggi avremmo tanto bisogno. Le grandi scoperte delle scienze naturali inducono l’uomo a un senso di umiltà: proprio per questo vengono a volte avversate» (Konrad Lorenz, Natura e destino, Mondadori, 1990, p. 42).

35 commenti

  • agbiuso

    Marzo 1, 2016

    Anche il processo d’appello ha visto la vittoria della LAV e degli animalisti contro l’orrore di Green Hill , una vittoria importante per noi e per gli altri animali.
    Sul numero 152 (febbraio 2016) della rivista Impronte, a p. 3 ho letto una citazione da Il silenzio dell’anima di Guido Ceronetti. Mi sembra significativa e la copio qui.

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    Per quanta giustizia possa esserci in una città, basterà la presenza del mattatoio a farne una figlia della maledizione.
    Per quanto nobile possa essere una ricerca di medicina, la sperimentazione su esseri viventi ne farà sempre una figlia della maledizione.
    Solo un vero vegetariano è capace di vedere le sardine come cadaveri e la loro scatola come una bara di latta; un mangiatore di carne neanche se lo chiudono nel frigorifero di una macelleria avrà la sensazione di coabitare con dei cadaveri squartati.

  • agbiuso

    Aprile 24, 2015

    Il testo completo del comunicato della LAV si può leggere qui:

    VIVISEZIONE, OGGI È LA GIORNATA MONDIALE DEGLI ANIMALI “DA LABORATORIO”

    Oggi, 24 aprile, si celebra la Giornata Mondiale degli Animali “da laboratorio”, lanciata nel 1979 dalla più antica organizzazione antivivisezionista inglese, la National Anti-vivisection Society di Londra, per ricordare lo sterminio silenzioso di centinaia di milioni di animali che ogni anno soffrono e muoiono per una ricerca inutile e dannosa.
    Sono più di 115 milioni gli animali che ogni anno vengono allevati, utilizzati e uccisi in tutto il Mondo: uno sterminio “giustificato” come scienza, che nasconde invece una falsa-scienza che impedisce lo sviluppo e il ricorso ai metodi sostitutivi, l’unica vera ricerca utile per l’uomo, innovativa ed etica.

    In occasione di questa ricorrenza chiediamo alle istituzioni massimo impegno per incentivare e finanziare i metodi sostitutivi. Questi, infatti, rappresentano la ricerca più all’avanguardia e sono già numerosi: proprio in Italia possiamo vantare la presenza dell’ECVAM, il centro europeo per la validazione dei metodi alternativi, considerati totalmente prioritari non solo per gli animalisti, ma anche per la legge italiana ed europea.

    […]

    Grazie agli studi sugli animali, infatti, è possibile dimostrare tutto e il contrario di tutto mettendo in mano alle aziende e alle lobby vivisettorie paraventi giuridici per sterminare animali e uomini.

  • agbiuso

    Aprile 18, 2015

    Creature vive, senzienti, emotive, vengono trattate come giocattoli, costrette a comportamenti innaturali: https://t.co/Nv6wZbgPLG

    Vi invito a firmare per dire basta:
    http://www.lav.it/petizioni/per-un-circo-senza-animali

  • agbiuso

    Aprile 15, 2015

    Comunicato della Lega Antivivisezione.

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    SALVI DA SPERIMENTAZIONE I MACACHI DI MODENA.
    GLI GARANTIREMO UN FUTURO

    Finalmente potremo vedere i macachi dell’Università di Modena fuori dalle gabbie dei laboratori.
    Un risultato reso possibile da anni di lotta della LAV di Modena, di azioni realizzate con Animal Amnesty e AnimaAnimale nel coordinamento “Salviamo i macachi”, grazie al sostegno di migliaia di cittadini uniti per protestare contro lo stabulario dell’Università di Modena dove si utilizzano macachi per test molto invasivi sul cervello.

    Oggi, infatti, grazie a noi, il Comune di Modena ha firmato un Protocollo d’Intesa con il Rettore dell’Università che, con il positivo ruolo del nuovo Presidente della Facoltà di Medicina, stabilisce la salvezza dei 16 macachi ai quali non erano stati inseriti apparecchiature nel cranio, stabilendo uno storico stop agli esperimenti sulle scimmie.

    Abbiamo rinnovato al Comune di Modena la nostra volontà di assumere la responsabilità dell’intera colonia dei macachi liberati, assicurando il recupero degli animali in Centri specializzati dove, grazie ai fondi raccolti dall’associazione con il 5×1000, potranno ricevere le adeguate cure e vivere, per sempre, riscaldati dalla luce del sole e liberi di giocare.

    “La decisione di oggi dimostra che senza vivisezione non solo si deve ma si può – afferma Gianluca Felicetti, Presidente LAV – un grandioso risultato ottenuto dopo la vincente battaglia contro Green Hill, grazie alla mobilitazione di tanti e quindi alla illuminata volontà delle più alte cariche dell’Ateneo”.

    “Si tratta di un cambiamento-simbolo, una speranza non solo per le vittime della vivisezione ma anche per l’innovazione della ricerca“, ha detto Michela Kuan, biologa Responsabile Nazionale Settore Vivisezione LAV.

  • agbiuso

    Gennaio 23, 2015

    Una grande giornata, un grande risultato, che mi ha fatto venire in mente il Maestro Arthur: “Non già pietà, ma giustizia si deve all’animale”.
    (Schopenhauer, Parerga e Paralipomena tomo II, a cura di G. Colli, Adelphi 1981, p. 489)

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    GREEN HILL CONDANNATO DAL TRIBUNALE DI BRESCIA. SENTENZA STORICA. LA RISCOSSA DEI BEAGLE!

    Green Hill è condannato. Sconfitto tre volte.

    Oggi 23 gennaio l’allevamento Green Hill è stato condannato dal Tribunale di Brescia:
    – Renzo Graziosi, veterinario dell’allevamento e Ghislane Rondot, co-gestore di “Green Hill 2001” entrambi condannati a 1 anno e 6 mesi
    – Roberto Bravi, direttore dell’allevamento condannato a un anno più risarcimento delle spese
    – Sospensione dalle attività per due anni, per i condannati, e confisca dei cani
    – Assolto Bernard Gotti, co-gestore di “Green Hill 2001”
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    Continua sul sito della LAV

  • Federico

    Dicembre 20, 2014

    A proposito di Telethon, ecco professore una piccola notiza locale…

    http://www.bronte118.it/?p=34998

  • agbiuso

    Dicembre 19, 2014

    Scienziati? Criminali, direi.

  • agbiuso

    Dicembre 15, 2014

    DA SAPERE

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    TELETHON: CAMPAGNA COMMERCIALE CHE NON TUTELA MALATI E ANIMALI, MA SOLO LE “PROPRIE TASCHE”

    Anche quest’anno abbiamo assistito alla gigantesca trovata commerciale di Telethon che durante questo fine settimana ha riempito non solo i media, ma anche i supermercati, il bancomat e ogni posto in cui “vendere” un messaggio.
    Che questa enorme raccolta fondi finanzi la vivisezione è ormai chiaro a tutti, ma come al solito vengono usate parole inutili che giustificano il ricorso ad animali come il fatto che le procedure vengano svolte nei termini di legge, ma non c’è nulla di lodevole o innovativo nel farlo, infatti è solo il minimo richiesto dalle norme in vigore: la sperimentazione animale è un errore metodologico e proprio Telethon, che ha alle spalle anni e anni di raccolte fondi per la ricerca, dovrebbe impegnarsi a impiegare questi fondi esclusivamente in favore di metodi sostitutivi.

    Chiarificatrici le parole di Jacques Testard, direttore di ricerca presso l’Istituto Nazionale Francese della Sanità e della Ricerca Medica (Inserm): “E’ scandaloso. Il Telethon raccoglie annualmente tanti euro quanto il bilancio di funzionamento di tutto l’Inserm (Francia). La gente pensa di donare soldi per la cura. Ma la terapia genica non è efficace. Se i donatori sapessero che il loro denaro, prima di tutto è utilizzato per finanziare le pubblicazioni scientifiche, ma anche i brevetti di poche imprese, o per eliminare gli embrioni dai geni deficienti, cambierebbero di parere“.

    E ancora: “Enti caritativi e fondazioni, sembrerebbero organizzazioni lodevoli per il fatto che destinano i proventi derivanti dalle donazioni alla giusta causa. Ma la verità è un’altra, amministratori e dirigenti hanno stipendi d’oro e giganteschi rimborsi spese. Volano in prima classe, se non su aerei privati, soggiornano negli hotel più lussuosi e pranzano nei ristoranti più eleganti, grazie alle vostre donazioni. Infatti si è scoperto che certi Istituti e Enti di beneficenza spendono più del 40% degli introiti per coprire i “costi amministrativi“.

    Tali considerazioni sono le ennesime conferme di come la vivisezione e lo sfruttamento della salute umana siano correlate e come questo enorme ingranaggio si basi sul re denaro.

    Michela Kuan
    Responsabile Settore Vivisezione della LAV

  • agbiuso

    Novembre 5, 2014

    Cari amici, vi chiedo pochi minuti per tentare di diminuire un poco l’immensa e inutile sofferenza inflitta a milioni di anatre e oche. Grazie.

    http://www.lav.it/cosa-puoi-fare-tu/aderisci-alla-protesta?view=2&id_mass=9

  • agbiuso

    Settembre 13, 2014

    È profondamente vero ciò che dici, Diego. Nulla è neutrale, figuriamoci le immagini. La cui funzione, quando si tratta di altri animali violentati nei circhi o divorati negli alimenti, consiste proprio nel nascondere l’orrore. L’icona si fa pura ideologia.

    Ti ringrazio per ciò che mi proponi ma Roberto Marchesini si occupa anche di questo tema e lo fa molto meglio di me nei numerosi suoi volumi e articoli (basta una veloce ricerca in Rete per trovare la sua bibliografia).
    Io posso segnalare la mia recensione a uno dei suoi libri più recenti e più densi –L’atavica paura della bestialità (uscita sul manifesto)- e qualche riflessione che ho dedicato al tema ne La mente temporale (pp. 125-126; 227).

  • diego

    Settembre 13, 2014

    sì, molto bene, hai fatto molto bene a recuperare l’immagine del depliant

    credo sarebbe molto interessante scrivere un saggio, un articolo, un qualcosa di specifico riguardo il rapporto fra creature non umane e la loro raffigurazione

    faccio un esempio: giorni fa passando davanti ad una specie di friggitoria dove servono del pollo appunto fritto, e campeggiava una figura disegnata di galletto tutto allegro e ammiccante, a pensarci una davvero tragica ironia raffigurare la vittima sorridente come marchio di fabbrica, un po’ come certi maialini allegri raffigurati sui salami

    il disegno, affermerebbe qualche osservatore superficiale, è una cosa giocosa, non c’è nulla di male, e invece no perchè è proprio il disegno l’elemento simbolico più potente di tutti, il galletto sorride, il maialino sorride, la trota sorride, come dire se mi mangi mangi la felicità

    scrivi qualcosa al riguardo, quando ne hai tempo, che lo leggo volentieri

  • agbiuso

    Settembre 13, 2014

    Eh sì, caro Diego, costoro sono capaci di trasformare qualsiasi creatura in strumento di marketing. Anche questo è l’orrore.
    Le persone raffigurate nel depliant sono proprio Daniza e i suoi figli.

  • diegod56

    Settembre 13, 2014

    mi permetto di segnalare che già nel 2008 era chiaro il problema
    http://terrealte.blogspot.it/2008/04/jj3.html

    in effetti il Marchesini (veramente belli i suoi libri) coglie nel segno sul problema di fondo, che la morte della povera orsa ha messo a nudo: il tentativo di reintrodurre l’orso laddove l’ambiente è ormai decisamente antropizzato e lo spazio del tutto inadeguato; l’orso come marketing, l’orso come icona efficacissima nei depliant turistici; le operazioni di ripopolamento di creature selvatiche andrebbero condotte in parallelo con uno spopolamento della specie infestante, la scimmia che sa scrivere

  • agbiuso

    Settembre 12, 2014

    Ancora una riflessione assai lucida dell’etologo e filosofo Roberto Marchesini

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    #‎Cosa‬ muore con ‪#‎Daniza‬…

    Riprendo le parole di Cruciani che sostiene che in fondo “è morto solo un animale” per rispondergli che se anche fosse morto “solo un animale” già questo nella stupidità e nella approssimazione, nel menefreghismo e nell’ostinazione con cui è stato reso possibile questo evento basta e avanza per muovere indignazione.
    Ma senza retorica, occorre sottolineare che insieme a Daniza sono morti altri valori, quelli stessi che tanto declamiamo nel panegirico dell’umano:
    1) è morta la logica e il raziocinio, perché non si introduce un animale e poi lo si vuole allontanare mettendo in pericolo la sua sopravvivenza e quella dei suoi cuccioli perché l’animale si è comportato nelle sue espressioni naturali;
    2) è morta l’onestà, perché non si prendono soldi per un progetto di reintroduzione e poi una volta incassati si bypassano gli impegni allorché altri interessi sopravvengono, come stiamo pian piano venendo a sapere;
    3) è morta la compassione, perché se non siamo capaci di provare compassione ed empatia per una madre che difende i propri cuccioli significa che abbiamo perso persino quelle doti naturali che tutti i mammiferi possiedono, altro che etica;
    4) è morta la scienza, perché in barba all’etologia abbiamo dichiarato pericoloso e deviante un animale che esprimeva in modo equilibrato il suo profilo comportamentale e in barba all’ecologia abbiamo dichiarato alieno un animale che ha tutte le carte in regola per stare in quel territorio;
    5) è morta la tecnica, perché ci si è mossi con un’improvvisazione che nemmeno una civiltà del paleolitico avrebbe utilizzato;
    6) è morta la nostra capacità di vivere in un rapporto pacifico e di convivenza con la natura, dichiarando di fatto che tutto ciò che ostacola i più biechi interessi dell’essere umano hanno la prevalenza su ogni altro interesse, fosse pure l’esistenza, la vita, l’espressione più profonda della natura;
    7) è morto il nostro rispetto per la vita e con lei qualunque senso del sacro che viceversa dovrebbe avere al primo posto tale rispetto;
    8) è morta la politica, perché ancora una volta ha dimostrato la propria inutilità, il mero interesse personale, il parassitismo banale della salvaguardia della propria poltrona, giacché tutti si sono indignati dopo, ma non hanno fatto nulla per impedire che questo crimine fosse commesso.

  • agbiuso

    Settembre 11, 2014

    Da animalieanimali, 11.9.2014

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    Marchesini, “su Daniza errori e responsabilità ben definite”

    L’etologo della SIUA annuncia: “chiederò con una petizione le dimissioni del ministro Galletti” ed aggiunge “ora per i cuccioli il futuro si fa difficile ed incerto”.

    Molte le responsabilità che pendono sulla morte dell’orsa Daniza avvenuta nella notte di ieri a seguito della sua cattura ordinata dalla Provincia Autonoma di Trento. In primis quella delle amministrazioni locali, più volte sollecitate sul fatto che il loro atteggiamento nei confronti dell’orsa era contraddittorio: da una parte hanno sviluppato negli anni un progetto di salvaguardia, tutela e di rinserimento dell’orso sul territorio e dall’altra, a seguito dell’episodio che ha coinvolto Daniza a Ferragosto, costatata la natura normale e non pericolosa del comportamento, hanno optato per la sua cattura, atto fuori da qualunque logica ecologica ed etologica. Da un punto di vista ecologico perché Daniza non ha sconfinato in luoghi dove le era proibito andare, ma è stata nel luogo in cui doveva stare. Il bosco, luogo abitato dall’orso e dove le stesse amministrazioni hanno deciso che ci fosse, perché in caso contrario non avrebbero iniziato un progetto di reinserimento.
    Da un punto di vista etologico inoltre, il comportamento di Daniza è stato equilibrato come da me esplicitato in una relazione inviata al Ministro Galletti in data 24 agosto e rimasta inascoltata. Come ho sottolineato in tale sede, la protezione della prole è espressione normo-comportamentale per ogni mammifero. Costatazione per altro scontata anche per i non etologi. Daniza ha allontanato quello che per i suoi cuccioli rappresentava un pericolo, atteggiamento questo, legato a una precisa struttura fisiologica, metabolica, ormonale legata alla maternità. Nonostante questo si è proceduto con l’ordinanza di cattura e quindi la seconda responsabilità è delle procure e dei magistrati locali che, nonostante siano stati invitati più volte a considerare la non pericolosità della mamma orsa, hanno deciso di rimanere sordi alle istanze che sono arrivate da più parti a chiedere che Daniza potesse continuare a vivere nel luogo in cui era stata inserita.
    La terza responsabilità è quella del Ministro Galletti di cui chiederò le dimissioni tramite una raccolta di firme poiché con la morte di Daniza è venuto meno al suo mandato: la tutela dell’ambiente che è anche tutela degli ecosistemi del territorio. Rimangono ora i cuccioli di Daniza. Un cucciolo assume un comportamento idoneo nel momento in cui riceve gli insegnamenti materni, non è possibile prendere un cucciolo abbandonarlo nella foresta e pensare che in autonomia assuma un profilo comportamentale normale poiché questo è dato sia dall’espressione della genetica di specie che dall’apprendistato dato dalla relazione con la madre. Ancora una volta, l’abbandono dei cuccioli di Daniza a loro stessi è segno di una totale ignoranza da parte delle amministrazioni delle coordinate di base dell’etologia, un altro atto a dimostrazione del fatto che questi amministratori agiscano in modo scoordinato e impreciso e fuori da ogni logica.

  • agbiuso

    Settembre 11, 2014

    “Non è stata l’anestesia, inutile insultare il veterinario, inutile fare l’esame autoptico. A uccidere Daniza è stata la stupidità e l’esame non va fatto sul corpo morto dell’orsa ma sul corpo morto di quella cultura che ha deciso di catturarla”.

    Roberto Marchesini

  • agbiuso

    Settembre 11, 2014

    Un umano in cerca di funghi si era avvicinato alla tana di quest’orsa, la quale avrebbe potuto ucciderlo per difendere i suoi due cuccioli, come accade sempre in natura.
    Invece lo ha soltanto allontanato con qualche lieve ferita.
    L’amministrazione del Trentino Alto-Adige ha risposto uccidendo l’orsa e lasciando orfani i suoi cuccioli.

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    #GiustiziaPerDaniza

    “Daniza era uno splendido esemplare di orsa che viveva nel Parco dell’Adamello in Trentino, dove era stata introdotta nell’ambito del progetto di ripopolamento dal paradossale nome Life Ursus. Era una mamma che voleva prendersi cura dei suoi cuccioli ed è morta nel brutale tentativo di cattura. Le hanno sparato una di narcotico che l’ha uccisa, un’esecuzione in piena regola. Daniza è vittima della totale incapacità dell’amministrazione locale, che ha portato avanti una caccia selvaggia, immotivata e disumana. Il Presidente della Provincia di Trento, Ugo Rossi, deve rispondere di questo blitz criminale: si dimetta immediatamente. Il M5S aveva chiesto da tempo di ritirare l’ordinanza di cattura, proprio per evitare questo tragico epilogo, ma non è stato ascoltato. L’amministrazione trentina di centrosinistra si è dimostrata ancora una volta del tutto inadeguata a salvaguardare il nostro patrimonio naturale. Ora, anche per tutelare i due cuccioli sopravvissuti al barbaro tentativo di cattura, chi ha causato questa tragedia deve farsi da parte. Daniza è morta a causa una politica scellerata. Presenterò subito un’interrogazione parlamentare al cosiddetto ministro dell’Ambiente per conoscere la reale dinamica dell’accaduto e chiedere che i responsabili paghino per il loro delitto. Vogliamo giustizia per Daniza!”

    Riccardo Fraccaro, portavoce M5S alla Camera

  • agbiuso

    Agosto 27, 2014

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    ICE BUCKET CHALLENGE: SOSTENERE LA RICERCA SENZA ANIMALI

    Imperversa tra i media e i social network l’ice bucket challenge, il fenomeno virale per cui versandosi una secchiata d’acqua ghiacciata in testa si testimonia il sostegno alla lotta contro la SLA, che ha bisogno di fondi per la ricerca. Un’iniziativa lodevole che ha coinvolto moltissime persone, tra cui personaggi famosi e politici.

    E’ incoraggiante percepire l’impegno comune contro una malattia terribile come la sclerosi laterale amiotrofica, che colpisce cinquemila persone solo nel nostro Paese. Il messaggio importante da dare, però, è anche il sostegno a una ricerca che sia veramente utile.

    Da decenni vengono sperperati fondi e lavoro per la creazioni di modelli animali ammalati artificialmente, nei quali vengono indotte sintomatologie simili a quella della SLA, ma le cui cause sono completamente diverse. Pesci, topi e cani, infatti, non si ammalano naturalmente di questa malattia neurodegenerativa!

    E’ fondamentale il sostegno alla ricerca, ma che sia basata su modelli alternativi attendibili e realmente utili per la nostra specie; una scienza che abbia per oggetto l’uomo, e non un organismo completamente diverso come un topo; una scienza capace di dare speranze concrete ai malati, ai ricercatori che si impegnano quotidianamente e ai familiari che assistono affranti la progressione della malattia dei loro cari.
    Studi sull’uomo hanno permesso enormi passi avanti nella comprensione della malattia e soprattutto nella diagnosi precoce, fondamentale per la cura della progressione della malattia. Bisogna sottolineare l’importanza di investigazioni i cui dati siano ricavati dalla diretta osservazione della specie umana e quindi delle malattie spontanee che la colpiscono, permettendo di individuare le differenze quantitative e qualitative nella sua distribuzione geografica.

    Parallelamente si deve fare informazione sulle possibili correlazioni epigenetiche, come l’esposizione a fattori inquinanti ambientali, già dalla gestazione, e ricordare che oltre alla ricerca bisogna sostenere l’assistenza ospedaliera e domiciliare.

    Michela Kuan, biologa, responsabile LAV Vivisezione

  • agbiuso

    Agosto 1, 2014

    I richiami vivi del governo Renzie

    “Renzi si presenta al Semestre europeo con uno terribile biglietto da visita: NO all’abolizione dell’uso dei richiami vivi a scopo venatorio; i piccoli uccelli migratori, quindi, continueranno ad essere catturati ed utilizzati come richiami vivi, in barba alla procedura di infrazione europea ed alle richieste di centinaia di migliaia di cittadini, che hanno sottoscritto petizioni e testimoniato la loro indignazione. Gli uccelli tenuti in queste condizioni possono subire conseguenze gravissime, dalla morte quasi immediata allo sviluppo di malattie causate dall’immunosoppressione da stress; vengono sottoposti a trattamenti farmacologici a base di ormoni, per obbligarli a cantare anche fuori dal periodo riproduttivo, e questo provoca gravi danni fisici. Quello che si nasconde dietro l’apparente innocenza del nome “richiamo vivo” è in realtà un vero e proprio maltrattamento dell’animale, che come tale andrebbe vietato, ostacolato e punito. Il vergognoso responso è uscito dal Senato dopo la votazione del Decreto legge competitività, durante il quale il M5S è invece rimasto coerente, come già fatto alla Camera, ripresentando la proposta di abolizione TOTALE dell’uso dei richiami vivi.
    Pure in questa occasione il Governo si è inchinato alla lobby dei cacciatori, respingendo l’emendamento M5S, ed arrivando addirittura a peggiorare il proprio testo.
    Ora in occasione del breve passaggio del DL91 alla Camera abbiamo ripresentato la nostra proposta di modifica della legge per sopprimere cattura, allevamento e utilizzo di uccelli a fini di richiamo. Il Governo ha ancora tempo per cambiare idea, per una volta ci sorprenda!”.

    M5S Camera, commissione agricoltura

  • agbiuso

    Luglio 25, 2014

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    73 professionisti laureati in discipline scientifiche hanno chiesto al Rettore dell’Università di Modena e Reggio Emilia di fermare le sperimentazioni sui macachi. Gli animali, allevati nello stabulario della stessa Università, sono sottoposti a test molto invasivi che comportano l’inserimento di una spira (una sorta di vite) sotto la congiuntiva oculare, fili d’acciaio nei muscoli della nuca e camere di registrazione impiantate nel cervello; tali esperimenti durano anni e hanno come esito la morte.
    Sono decenni che l’Ateneo modenese usa le scimmie per fini sperimentali e le pubblicazioni frutto di tali invasive investigazioni continuano a non dare risposte per l’uomo, è ora di smettere di giustificare dolore e uccisioni in nome di uno studio che non cura nessun malato.

    Tra i firmatari dell’appello molti esponenti della neonata Associazione O.S.A. (Oltre la Sperimentazione Animale), che riunisce medici, veterinari, biologi, farmacisti e altri laureati in discipline scientifiche che hanno deciso di unire le loro competenze allo scopo di offrire alla ricerca scientifica modelli alternativi all’uso di animali, e fornire informazioni competenti rispetto alla reale utilità della sperimentazione animale.

    Tali procedure sono non solo eticamente inaccettabili, ma scientificamente non ammissibili, come sostenuto e dettagliatamente argomentato dagli aderenti all’O.S.A. L’appello al Rettore dell’Università di Modena e Reggio Emilia di chiudere questa inutile ricerca, si aggiunge a quello già fatto nei mesi precedenti da ben 84 deputati di vari schieramenti. Le associazioni animaliste, inoltre, hanno più volte offerto la propria disponibilità a farsi carico delle scimmie eventualmente dismesse, ma tutte le richieste per ora sono cadute nel vuoto.

    Gli scienziati antivivisezionisti chiedono di sostenere una ricerca svolta con metodi rigorosi, validati, avanzati, in grado di implementare lo sviluppo di alternative che possano fornire quelle risposte che la sperimentazione animale non ha dato in più di un secolo e non sarà mai in grado di dare.

    Troppo spesso il messaggio antivivisezionista viene subdolamente associato solo a facili emotività per far credere che chi è contro l’uso degli animali nella ricerca sia contro la scienza, ma la verità è esattamente il contrario, come dimostrano questi 73 firmatari e il crescente fronte scientifico contrario al modello animale perché obsoleto, costoso e inutile per le malattie che affliggono la nostra specie.

    Michela Kuan, responsabile LAV settore Vivisezione
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    Fonte: VIVISEZIONE A MODENA, APPELLO DEGLI SCIENZIATI: STOP ALL’USO DEI MACACHI

  • agbiuso

    Luglio 9, 2014

    ATTACCO ALLA RICERCA DEL FUTURO, LA LOBBY VIVISETTORIA MOSTRA IL LATO ANACRONISTICO E OTTUSO DELLA SPERIMENTAZIONE ANIMALE

    Non bastava che l’Italia fosse il fanalino di coda della ricerca in Europa, ora c’è chi addirittura arriva ad attaccare i progetti più innovativi basati su modelli senza animali.
    Si tratta dello Human Brain Project (Hbp), iniziativa della Commissione Europea da 1,2 miliardi di euro, con l’ambizione di realizzare un modello computerizzato del cervello umano per favorire le ricerche in ambito delle neuroscienze e la cura/ comprensione di malattie come l’Alzheimer o il Parkinson. Un progetto che vede il coinvolgimento di 80 istituzioni europee e che finalmente lancia la scienza verso tecniche realmente utili per l’uomo senza il ricorso ad animali.

    Dopo numerosi studi firmati USA con modelli alternativi, tra cui quello basato su fibroblasti riprogrammati in staminali pluripotenti indotte fatte differenziare in neuroni funzionanti o cellule nervose coltivate su nanoimpalcature di cellulosa per la creazione di modelli tridimensionali del cervello, finalmente un progetto siglato UE che invece di essere esaltato e pubblicizzato viene, addirittura, boicottato.

    Numerosi gli italiani che si oppongono all’Hbp, firmatari una lettera destinata alla Commissione, adducono assurde considerazioni come la paura che i fondi per le neuroscienze saranno prosciugati dal progetto. Finanziare ricerche etiche e realmente utili per i malati per comprendere il cervello umano è la via da seguire, piuttosto che sperperare denaro su vari fronti finanziando studi su animali che puntualmente cadono nel nulla: noi non siamo topi e nemmeno scimmie, farli ammalare non ci farà guarire!

    Cristalline le affermazioni di Giovanni Frisoni dell’Ircss, uno dei coordinatori dei progetti italiani che fanno parte dell’Hrp:”Credo che del gruppo dei detrattori facciano parte due categorie, ci sono quelli che non credono al concetto di ‘Big Science’, alle grandi imprese della scienza, e quelli che avrebbero voluto far parte del progetto e non sono stati accettati. Quello che mi rattrista è la mancanza di orgoglio verso la ricerca europea, che una volta tanto ha deciso di andare in una direzione precisa con un progetto ambizioso. Non è un caso che per la prima volta noi siamo andati avanti e gli USA ci hanno seguito. Credo che aver esposto a tutto il mondo queste critiche sia stato inopportuno, e non dà una bella immagine dei neuroscienziati europei”.

    Michela Kuan

    Responsabile LAV Vivisezione
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    Fonte: Lav – Attacco alla ricerca

  • agbiuso

    Luglio 1, 2014

    Ad Agrigento alcuni criminali hanno sterminato 12 cani tra sofferenze atroci. Un’azione infame che Giusy Randazzo ha descritto in un articolo bellissimo e dolente, che invito a leggere:
    MONSERRATO Quando la bestialità ha i tratti dell’umano

    Il mio commento è stato questo:
    “Che siano condannati, sì. Ma soprattutto che siano maledetti, che muoiano negli spasmi, che le loro inutili esistenze si contorcano nella disperazione. Li disprezzo e odio. E per questo sono umano.”

  • agbiuso

    Dicembre 19, 2013

    Ti ringrazio, caro Diego.
    Spero che anche altri amici possano sostenere questa richiesta di civiltà, a favore della salute di tutti.

  • diego

    Dicembre 19, 2013

    Ho aderito, perchè è assurdo accettare le direttive europee solo in certi casi ed in altri casi no, secondo gli interessi che si intende tutelare.

  • agbiuso

    Dicembre 19, 2013

    Cari amici,
    il parlamento italiano sta cercando di stravolgere la direttiva europea 2010/63 che prevede un minimo di garanzie per gli animali non umani nei laboratori.
    Vi chiedo, se siete d’accordo con questo obiettivo, di visitare la pagina della Lega Antivivisezione e inviare la mail già predisposta:
    http://www.lav.it/cosa-puoi-fare-tu/aderisci-alla-protesta
    Io l’ho fatto.

  • agbiuso

    Ottobre 17, 2013

    Una buona notizia per la ricerca e per la salute degli animali umani e non umani:

    “Il ‘Premio Dna 2013′ è stato assegnato oggi ‘per la rilevanza e l’impegno profuso in importanti progetti di ricerca scientifica’ alle biologhe Michela Kuan (la nostra responsabile del Settore Vivisezione) e Susanna Penco, ricercatrice del Dipartimento di Medicina Sperimentale dell’Università di Genova, in occasione del XXV Congresso internazionale dei Biologi a Firenze”.

    Fonte: IL PREMIO DNA 2013 VA ALLA RICERCA SENZA ANIMALI!

  • agbiuso

    Luglio 9, 2013

    “”La direttiva UE 63/2010 detta nuove norme per la sperimentazione animale: le sue affermazioni di principio sono sistematicamente svuotate da una lunga serie di eccezioni e deroghe. In commissione politiche UE al Senato PD, PDL, Scelta civica, Sel e soci, si sono accordati di nascosto, dedicando neanche cinque minuti alla discussione.
    Ciò che è stato approvato prevede che ci sia non l’obbligo ma la possibilità di adottare procedure alternative quando scientificamente possibile, elimina l’obbligo di autorizzazione preventiva del Ministero della Salute per ogni progetto, vieta l’allevamento ma non il commercio di cani, gatti e scimmie (basterà importarli dall’estero), non fissa una percentuale di fondi per metodi alternativi, permette di utilizzare più volte lo stesso animale, guarito e poi ritorturato, e elimina l’obbligo di effettuare un minimo annuo di ispezioni senza preavviso.
    Alcune associazioni, purtroppo, si dichiarano soddisfatte davanti al minimo sindacale che esce fuori da questo ignobile teatrino. Gli animali non votano e non possono difendersi, ma forse sono più umani di coloro che li hanno sacrificati al libero mercato e al risparmio dei costi aziendali.
    Resta alla coscienza di ognuno stabilire CHI SONO LE VERE BESTIE.”
    Paola Taverna, M5S Senato

    Fonte: Chi è la bestia?

  • agbiuso

    Luglio 1, 2013

    Jeremy Rifkin contro la vivisezione.
    Un invito a sostenere la richiesta al Parlamento europeo

    Io ho dato la mia adesione a questo documento.

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    Dobbiamo fermare questa pratica crudele sui nostri fratelli animali. Possiamo fare di meglio e ora la scienza e la tecnologia ci consentono di utilizzare procedure sensate, nuove e all’avanguardia per comprendere meglio come le sostanze chimiche tossiche incidono sulla salute umana, proteggendo al contempo i nostri fratelli animali. È uno sforzo lodevole. Jeremy Rifkin, Presidente della “Foundation on Economic Trends

    “Sostenete insieme a me l’Iniziativa dei cittadini europei “Stop Vivisection”. Questa iniziativa chiede la fine di quella pratica barbara e insensata di sottoporre milioni di animali a grandi sofferenze e alla morte per testare le sostanze chimiche tossiche per l’uomo. Da anni i governi, le multinazionali e i ricercatori affermano che la sperimentazione animale per la valutazione del rischio di sostanze chimiche per la salute dell’uomo è fondamentale per assicurare il benessere della nostra specie.
    Ma ora i recenti progressi nel campo della genomica, della bioinformatica, dell’epigenetica e della tossicologia computazionale forniscono nuovi strumenti di ricerca molto più accurati per studiare l’impatto delle sostanze chimiche tossiche sulla salute dell’uomo. Le associazioni anti-vivisezione e le organizzazioni per i diritti degli animali sostengono questa tesi da tantissimi anni e sono state dileggiate da enti scientifici, associazioni e lobby di settore che le accusano di essere “anti-progresso” e di preoccuparsi più degli animali che delle persone. Ora, curiosamente, l’establishment scientifico è giunto alle medesime conclusioni.
    Alcuni anni fa, il National Research Council della National Academy of Sciences degli Stati Uniti, il più importante ente scientifico d’America, ha pubblicato un ampio studio che metteva in discussione il valore dei test di tossicità ai quali milioni di animali vengono sottoposti. Secondo il rapporto, “i test attuali forniscono poche informazioni su modalità e meccanismi d’azione che sono fondamentali per comprendere le differenze interspecie nella tossicità, e poche informazioni, se non addirittura nessuna informazione, per la valutazione della variabilità e della suscettibilità umana”.
    In altre parole, ogni anno milioni di animali sono sottoposti a insensate sofferenze e portati alla morte, sebbene i test forniscano pochissime informazioni per la valutazione del rischio di queste sostanze chimiche per l’uomo. I test di tossicità sugli animali sono semplicemente cattiva scienza. Il rapporto della National Academy of Sciences sostiene che nuove tecnologie all’avanguardia ora offrono per la prima volta la possibilità di ottenere dati più accurati sull’esposizione al rischio chimico senza la necessità di continuare questa barbara sperimentazione chimica sui nostri fratelli animali. Gli autori del rapporto, infatti, dicono che “nel corso del tempo, la necessità di sperimentazione animale dovrebbe ridursi notevolmente e potrebbe essere persino eliminata”.
    Buone notizie per i nostri fratelli animali: le nuove metodologie per i test di tossicità salveranno la vita di milioni di animali e tengono fede alla promessa di salvare la vita di milioni di esseri umani. Procedure più rapide ed economiche e dati più accurati velocizzeranno la valutazione del rischio di sostanze chimiche e forniranno i mezzi per creare nuovi farmaci e operare altri interventi a tutela della nostra salute. In breve, tutti vincono: sia noi, sia i nostri fratelli animali. Con i nuovi modelli sperimentali all’avanguardia non c’è più bisogno di sottoporre milioni e milioni di animali a test disumani in laboratori di ricerca.
    È arrivato il momento di eliminare gradualmente la ricerca sulla vivisezione e i laboratori dell’Unione europea e di tutto il mondo. Spero che vi unirete a me e a milioni di altri cittadini europei per fermare questa pratica crudele.” Jeremy Rifkin
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    Fonte: Passaparola – Fermiamo la vivisezione – di Jeremy Rifkin #StopVivisection

  • Biuso

    Gennaio 5, 2013

    Ricevo e inoltro un interessante articolo dedicato alla struttura fruttariana del corpo umano.

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    I danni della carne o i benefici del vegetarismo?

    Franco Libero Manco – Associazione Vegetariana Animalista, in collaborazione con A.B.I.N. (Associazione Bergamasca di Igiene Naturale) – http://www.vegetariani-roma.it

    Spesso qualche nutrizionista onnivoro in fase denigratoria del sistema vegetariano sostiene che non sia la mancanza di carne nell’alimentazione dei vegetariani a dare loro migliore salute ma un più corretto stile di vita che tale scelta comporta, cioè i mangiatori di carne hanno generalmente anche un cattivo stile di vita mentre i vegetariani sono generalmente più attenti al loro benessere. I due aspetti, a mio avviso, sono altrettanto importanti per conservare la salute, però succede che anche se gli onnivori seguono sani stili di vita sono ugualmente soggetti a molte patologie contemporanee, mentre i vegetariani, pur non seguendo sani stili di vita, si ammalano molto di meno.

    Le statistiche ufficiali in tal senso fanno riferimento alla condotta comune delle persone onnivore, sia che facciano eccessivo o poco uso di carne, così come le statistiche che riguardano i vegetariani fanno riferimento a tutti i vegetariani non solo ai più virtuosi, cioè compresi coloro che scelgono di non nutrirsi di animali per scelta etica e che spesso trascurano l’aspetto salutistico del problema.

    La letteratura scientifica vegetariana e tutti gli scienziati indipendenti hanno ribadito e ribadiscono che le malattie generate dalla carne non dipendono dal fatto che la carne derivi da animali trattati con medicinali, ma che sono le proteine proprie della carne sia che provengano da animali terricoli, da pesci, da latticini o da uova.

    Anche se un individuo vive in conformità alle leggi naturali ma mangia carne gli effetti protettivi delle verdure vengono in gran parte neutralizzati dai prodotti carnei. La carne fa male non perché gli animali non sono più allevati allo stato naturale ma perché è un alimento incompatibile con i processi biochimici dell’essere umano per natura fruttariano. E tutto ciò che non è adatto alla nostra alimentazione non può che apportare danni. Se fosse un alimento compatibile il nostro organismo non produrrebbe radicali liberi, leucocitosi, crisi enzimatica, carenza di vitamine, aumento di colesterolo, aumento del battito cardiaco, acidificazione del sangue, prelazione di calcio, uricemia, ipertensione, reumatismo, gotta, cancro..

    Non c’è stile di vita in grado di neutralizzare tutti gli effetti deleteri della carne. A tal proposito vale la pena ricordare che le scorie accumulate dagli alimenti troppo ricchi di proteine come la carne, oltre ad acidificare il sangue, sono causa di tutte le manifestazioni uricemiche, di obesità, diabete, calcolosi, reumatismo, nevralgie, dispepsie, eczemi, arteriosclerosi, ipertensione, stitichezza, allergie ecc.. Infatti le leggi di Graham sul cibo elettivo dimostrano che esiste un rapporto preciso e definitivo tra costituzione fisica di un animale e il suo cibo elettivo che è quello che serve al meglio i suoi interessi biologici, psicologici, conservativi e ambientali. In modo più dettagliato riporto le considerazioni del dr. Valdo Vaccaro.

    “La carne genera l’aldeide malonica (sostanza cancerogena al 100% che si sviluppa con la cottura della carne, l’acreolina (dalla cottura dei grassi, ultratossica per il fegato), l’adrenalina (dal terrore indescrivibile provato dalle bestiole nei macelli), il dietilsilbestrolo (causatore di cancro all’apparato genitale femminile), l’acido apocolico e il 3-metil-colantrene (composti chimici cancerogeni derivati dal contatto dei prodotti di decomposizione carnea coi nostri acidi biliari, l’acido colico e l’acido disossicolico, il beta-glicoronidasi e l’alfa-deiprossilasi (enzimi cancerogeni derivati da batteri intestinali di carni e pesce crudi), il coprosterolo (sterolo cancerogeno da carne e pesce crudi e cotti), la cadaverina (dall’aminoacido lisina), gli etil e metil-mercaptani (dalla cisteina e dalla metionina), la putrescina-agmatina-tiroxina-fenolo (veleni generati dalla cottura di carne e pesce), il solfuro d’idrogeno e l’acido acetico, l’albumina, la fibrina e la gelatina, derivate dal brodo di carne (causatore accertato di morie a gruppi di cani alimentati a brodo), le ptomaine (sostanze che prendono il nome da ptoma, che in greco significa cadavere), il benzopirene, le nitrosammine e le aflatossine (micidiali cancerogeni), i radionuclidi o radicali liberi, le purine (sostanze azotate derivanti soprattutto dal pesce, anche crudo, anche fresco e anche sanissimo, che fanno aumentare paurosamente l’acido urico nel sangue), indolo, scatolo, acido lattico, alte dosi di colesterolo, trigliceridi e acidi urici, estrogeni ed antitiroidei, sulfamidici, cortisonici, beta-bloccanti, ammoniaca, vaccini ecc.

    Inoltre con la frollatura la carne appena macellata subisce il cosiddetto rigor mortis, determinato dalla contrazione delle strutture muscolari, che raggiungono la massima intensità entro 1-2 giorni. Si ha poi una parziale e graduale demolizione delle proteine muscolari e del collagene: questo fenomeno (detto frollatura molto importante per il gusto e la tenerezza della carne) avviene a bassa temperatura e varia in base al tipo di carne: per quelle bovine la durata è di almeno 5 giorni.

    Chi sostiene l’utilità della carne…
    1) non prende in considerazione la struttura del corpo umano morfologicamente strutturato per cibarsi di frutti, vegetali, semi e radici.
    2) non considera la funzione degli enzimi nella digestione che con la cottura della carne vengono distrutti.
    3) non differenzia le vitamine vere dalle vitamine sintetiche, tra minerali organici e minerali inorganici.
    5) non considera gli esperimenti di Kautchakoff del 1930 sulla proliferazione dei leucociti nel sangue (da 6000 a 18000 per mmc di sangue) ad ogni pasto carneo.
    6) non considera il grado di l’alcalinità del sangue umano.
    7) non valuta la scarsità di acido cloridrico presente nello stomaco umano (20 volte inferiore a quella presente negli animali carnivori), e quindi l’incapacità del nostro apparato di disgregare le proteine della carne.
    8 ) non valuta la totale assenza di enzimi uricase antiurici nel corpo umano (a differenza degli animali carnivori che ne sono ben dotati) e quindi l’incapacità assoluta del corpo umano di neutralizzare i micidiali effetti urici delle carni.
    9) non considera i gravissimi danni provocati dalla cottura dei cibi e in particolare dei tanti grassi animali”.

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  • agbiuso

    Novembre 10, 2012

    Consiglio la lettura di questo articolo solo a persone non impressionabili.

    I responsabili di tutto questo sono soggetti i quali vivono in “un buco nero di ignoranza, violenza e cultura della morte. Un tsunami di prepotenza, vigliaccheria, sbruffoneria. Quando finiscono con i ferri ai polsi, li vedi piangere e salutare imploranti con baci a moglie, figli, parenti e amici. E’ la solita sceneggiata. In carcere poi promettono un giorno si e anche l’altro di cambiare vita, di seguire la legalità, di vivere solo per i figli. Bugie, solite. Escono, se escono e fanno peggio di prima. Generazioni perse. Una vergogna di napoletani. Andrebbero cancellati all’istante con un click di mouse. Non hanno diritto a niente. Cosa c’entrano loro con gli umani e gli animali? Non accade solo a Scampià, purtroppo”.

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    Cani da combattimento
    di Arnaldo Capezzuto

    “Straccia ‘e carn”, “Spiezz’ ‘o cuoll”, “Magnat’ ‘o nas’”, “Tiraci ‘e pall”, “Magnatill, magnatill a stu’ curnut’”. Le grida – in stretto dialetto – si levano da un vialone deserto e buio del quartiere Scampia, Napoli, Italia, Europa, anno 2012. Al centro di un ring delineato da un recinto di transenne si affrontano due “cani armati”, educati e allevati con le regole della camorra.

    Ringhiano e abbaiano, sputano saliva e sangue. Fanno impressione. Le mascelle sono come tenaglie. A colpi di morsi possono spezzare perfino un tronco, spaccare un mattone, distruggere una portiera di un’auto. Sembrano indiavolati. Gli allenamenti li fanno impazzire. A volte l’animale non regge, muore. Fin da cuccioli sono costretti ad addentare una camera d’aria di un pneumatico. Il muso è legato con una corda. Sollevati ad un’altezza di tre metri, restano penzoloni anche per 12 ore di fila. Guaiscono dal dolore, sanguinano e perdono il controllo degli sfinteri. Una volta liberati vomitano sangue e succhi gastrici, svengono. La mattina seguente scatta il controllo per accertare chi è sopravvissuto. Quando la massa muscolare è cresciuta, si passa a rafforzare l’articolazione. Si fissa il collare a bracci metallici ancorati ad una ruota mobile. Gli animali si rincorrono facendo girare il marchingegno artigianale. Ognuno deve seguire il cane che lo precede. Dopo un paio di settimane, la ruota viene piombata con dei pesi : il fine è far aumentare la resistenza allo sforzo. L’animale deve muoversi. Motivo questo che più volte al giorno il cane viene legato con il guinzaglio al paraurti dell’auto oppure è stretto tra le mani del passeggero di uno scooter.

    Le “passeggiate a trotto” sono massacranti: anche cinquanta chilometri. Una volta che l’animale si è potenziato fisicamente, lo si sevizia. Punteruoli arroventati nelle carni, cinghiate, randellate, bruciature di sigarette, olio bollente sulle zampe: deve diventare rabbioso, impazzito, violento. L’ultimo step è l’addestramento con il sangue. Il cane deve mordere e uccidere. Le gallina, i gatti, i conigli vengono sbranati, mangiati vivi, fatti a pezzi. Il sangue caldo deve finire nella gola. Li tengono segregati al buio in gabbie-box e prima dell’incontro, li dopano. Questi animali diventano pistole con il colpo in canna. I soprannomi sono quasi sempre gli stessi: ‘o killer, o’ nirone, ‘o bandito, ‘o bastardo, a’ puttana, o’ bucchino. I combattimenti avvengono di notte. E’ come un rito interno al clan.

    Una volta un pregiudicato mi disse: “Con i combattimenti si evitano faide, scissioni e vendette”. I camorristi appianano le divergenze e trovano “soddisfazione” facendo ammazzare i cani tra loro. L’animale perdente, rantolante e a brandelli, viene finito dal suo “padrone” con la pistola sparachiodi -quella utilizzata per abbattere bovini e maiali- dopo però averlo insultato e sputato addosso. I combattimenti sono soprattutto un business. Le scommesse sono a molti zeri. I soldi da puntare sono liquidi. Chi vince non prende tutto, solo il 40 %. La quota restante va nelle casse del clan alla voce: familiari dei detenuti. Pochi giorni fa, la conferma. Nel corso di un blitz al lotto “G” di via Labriola a Scampìa la polizia ha scoperto a poca distanza dalle statue della Madonna e di Padre Pio delle gabbie-lager dove erano segregati gli animali. In un recinto – dove spesso avvenivano i combattimenti – sono stati ritrovati otto cani: tre rottweiler, due pitbull, un doberman e due bull mastiff. Provo anch’io lo stesso schifo, disgusto e pena per poveri animali trasformati in killer.

    Che colpa ha il migliore amico dell’uomo? Nessuna. Il loro torto è aver incontrato gente da quattro soldi che dovrebbe marcire in una cella d’isolamento a vita. Ce l’ho troppo con queste merde di boss, affiliati e vedette. Una gramigna malefica che cresce dappertutto. Un buco nero di ignoranza, violenza e cultura della morte. Un tsunami di prepotenza, vigliaccheria, sbruffoneria. Quando finiscono con i ferri ai polsi, li vedi piangere e salutare imploranti con baci a moglie, figli, parenti e amici. E’ la solita sceneggiata. In carcere poi promettono un giorno si e anche l’altro di cambiare vita, di seguire la legalità, di vivere solo per i figli. Bugie, solite. Escono, se escono e fanno peggio di prima. Generazioni perse. Una vergogna di napoletani. Andrebbero cancellati all’istante con un click di mouse. Non hanno diritto a niente. Cosa c’entrano loro con gli umani e gli animali? Non accade solo a Scampià, purtroppo.

    In un recente rapporto della Lav si stima che in generale sono circa 5 mila gli animali coinvolti, per un giro d’affari che supera i 300 milioni di euro all’anno. Questi i numeri delle scommesse legate ai combattimenti clandestini tra cani in Italia. Un affare che non conosce barriere regionali e che, spesso, coinvolge la criminalità. La Legge 189 del 2004, ha istituto l‘articolo 544 del Codice penale che prevede la reclusione da uno a tre anni e la multa da 50 mila a 160 mila euro per chi “promuove, organizza o dirige combattimenti o competizioni non autorizzate tra animali che possono metterne in pericolo l’integrità fisica”. La pena è aumentata da un terzo alla metà se tali attività sono compiute in concorso con minori o da persone armate; se sono promosse utilizzando videoriproduzioni o materiale di qualsiasi tipo contenente scene o immagini dei combattimenti o delle competizioni; se il colpevole cura la ripresa o la registrazione in qualsiasi forma dei combattimenti o delle competizioni.

    (Fonte: il Fatto quotidiano)

  • agbiuso

    Ottobre 20, 2012

    Grazie, cara Laura, per questo suo contributo informatissimo e rigoroso, che condivido per intero.
    Davvero la questione della sperimentazione animale è del tutto chiara; soltanto la malafede (economica) unita all’ignoranza (scientifica) e all’inerzia delle umane cose può ancora consentire una pratica così insensata e aberrante.

  • Laura Caponetto

    Ottobre 20, 2012

    “non possiamo applicare agli altri animali i criteri umani di sofferenza ma è poi inevitabile la necessità di postulare una continuità biologica tra le altre specie e la nostra affinché gli scopi della vivisezione abbiano senso”.

    Circa un secolo e mezzo fa, Darwin elaborò un’ipotesi nota come continuità evolutiva (o gradualismo), che definisce come differenze di grado – e non di genere – le differenze sussistenti tra le specie. I sostenitori della sperimentazione sugli animali si appellano all’autorità di Darwin, sventolando la bandiera della continuità biologica come garanzia della validità in campo umano dei risultati ottenuti sugli animali da laboratorio. Ma essa non viene estesa alla sfera cognitiva né a quella emotiva, benché Darwin parli chiaro: ciò che noi possediamo è presente anche negli altri animali, se pur in grado diverso. Noi siamo in grado di soffrire, gli animali soffrono. Semplice. Com’è semplice comprendere che differenze esclusivamente graduali rimangono differenze, e come tali possono compromettere l’applicabilità all’uomo dei risultati della sperimentazione: basti pensare che i ratti non vomitano, che la penicillina è letale per molte cavie da laboratorio, che sull’animale non vi è effetto placebo perché manca la consapevolezza dell’assunzione del farmaco. Il tutto unito allo stress cui sono sottoposte le cavie che altera irrimediabilmente gli esiti dei test. Non a caso le cause iatrogene sono tra le principali cause di morte nel mondo. Secondo il Journal of the American Medical Association, gli interventi chirurgici non necessari, uniti agli errori dei medici e agli effetti collaterali dei farmaci causano un numero di morti pari a quello delle cardiopatie e dei tumori (cfr. in proposito Barbara Starfield, Is US Health Really the Best in the World?, in JAMA, nr. 284 del 26 luglio 2000, pp.483-485).
    Visti i limiti (e volutamente non parlo di etica, ma di incompatibilità con le esigenze di precisione della scienza medica) della sperimentazione animale, perché non investire su forme di ricerca alternative se non per venire incontro agli interessi di certi medici e alcune grosse case farmaceutiche? Si potrebbe ricorrere ai passi in avanti compiuti dall’IA, la cui fecondità non risiede nella (im)possibilità di fotocopiare l’umano, ma nell’apporto dato alla conoscenza della nostra intelligenza. Mediante l’uso di robot si potrebbero per esempio condurre interventi chirurgici invasivi virtuali. E questa è solo una delle alternative attuabili (a condizione di un cambio di paradigma); a essa se ne potrebbero aggiungere molte altre (dalla coltura in vitro di tessuti e organi alla donazione del corpo alla scienza dopo la morte).

  • agbiuso

    Ottobre 18, 2012

    Il sistema della vivisezione ha molte facce e molte angolature da cui guardarlo e affrontarlo. A noi interessa osservarlo dalla parte che riteniamo più importante, dalla parte degli animali, vittime di questa industria della ricerca. Con queste parole cominciavamo a presentare il nostro progetto contro l’allevamento Green Hill nell’aprile 2010. E con queste stesse parole presentiamo oggi un corteo che vuole puntare i riflettori su un’altra fabbrica di animali destinati alla tortura nei laboratori, la Harlan Laboratories e la sua sede di Correzzana (MB). La Harlan, con sede principale a Minneapolis (Usa), è una delle più importanti multinazionali implicate nella vivisezione.

    Sabato 20 ottobre saremo a Correzzana per dare voce a quegli animali che voce non hanno, per far sentire le urla che dalle spesse mura dei laboratori non possono essere udite. Saremo in migliaia per far sentire anche la nostra voce, quella di una crescente parte di persone che a guardare in silenzio non ci stanno e che pretendono un cambiamento, adesso! Partecipa al corteo nazionale contro Harlan e la vivisezione. Dai voce agli animali!” Coordinamento “Fermare Green Hill e Freccia 45

    Per informazioni e approfondimenti:
    Sito: http://www.fermaregreenhill.net
    Mail: info@fermaregreenhill.net
    Fb: http://www.facebook.com

    [Fonte: Harlan Italy e la vivisezione ]

  • agbiuso

    Ottobre 17, 2012

    Lo so bene, caro Diego. E mi fa piacere inserire il link alla tua vivace e intensa recensione de Il maiale che cantava alla luna, pubblicata su VP.

    Siamo una piccola comunità di amici pensanti. Di questi tempi non è poco 🙂

  • diegob

    Ottobre 17, 2012

    grazie caro alberto

    tu sai come a me piacciono i libri di jeffrey moussaief masson, difatti su «vita pensata» c’è un mio piccolo contributo su un suo libro, che mi pare sia anche quello della citazione

    Non esistono superiorità ma differenze

    questa frase è il miglior sunto di tutta la tematica

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