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«Tout médiatique a toujours un maître»

«Tout médiatique a toujours un maître»

Lo scorso 30 giugno il Dipartimento di Scienze della Formazione di Unict ha invitato il Prof. Luciano Canfora a presentare il suo La schiavitù del capitale (il Mulino, 2017). È stato un incontro molto interessante, nel quale sono state pronunciate parole che nel discorso pubblico è ormai assai difficile ascoltare. Canfora ha smontato la propaganda occidentalista che pervade i media mostrando la miseria delle politiche dell’Unione Europea, degli Stati Uniti e dei loro servi, «vale a dire noi». Si è soffermato con particolare e pungente ironia sul neoeletto presidente francese Emmanuel Jean-Michel Frédéric Macron, come simbolo del vuoto assoluto della politica quando essa si identifica con il finanziarismo che opprime le economie e i corpi collettivi.
Ho riflettuto sulla ricchezza di questo incontro, a partire dalla consapevolezza che il potere è potentia ed è potestas. Il primo consiste nella capacità che gli esistenti possiedono di influire sull’ambiente, anche con la semplice resistenza e con l’attrito che gli enti minerali oppongono all’attività di tutti gli altri. Nel mondo vegetale e animale, la potentia è la vita stessa, che si sviluppa, cresce, confligge, decade, muore.
Potestas è invece e propriamente il potere politico, la capacità di indurre altri umani a compiere le azioni che auspichiamo o ad astenersi da quelle che vogliamo evitare. I mezzi con i quali ottenere questo scopo sono sostanzialmente tre: «Con la coercizione (il bastone); con i pagamenti (la carota); con l’attrazione o la persuasione. Bastone e carota sono forme di hard power, attrazione e persuasione sono forme di soft power» (Joseph. S. Nye jr, citato da Massimo Virgilio in Diorama letterario n. 336, p. 22).
Se nell’ambito dello scambio economico il denaro è costitutivamente al centro del rapporto di potere, nella società contemporanea -e più precisamente dentro il sistema ultraliberista in cui siamo immersi e che Canfora ha descritto con lucidità- esso pervade ogni forma di relazione. Un momento di svolta in questo processo fu la decisione del presidente statunitense Richard Nixon che nel 1971 «su consiglio di due o tre Gorgoni universitarie, ha deciso di infrangere il legame fra il dollaro e l’oro. Il dollaro ha potuto espandersi nel mondo a profusione e ha permesso ai parassiti di acquistare tutto ciò che loro pareva. Da allora in poi l’Europa ha perso tutto: industria, posti di lavoro, élite, educazione di qualità e via dicendo. La quantità di dollari sparsa ha eliminato chi non si adeguava e promosso i servi più ripugnanti, sia nella commissione di Bruxelles, sia fra i dirigenti dei vari paesi europei» (Auren Derien, ivi, p. 20).
L’effetto di questo dominio finanziario e contabile su scuola, università, cultura è stato assai grave. Il culto verso il denaro, che da indispensabile mezzo di scambio diventa il fine totale delle umane esistenze, ostacola infatti «ogni alta cultura perché i ricchi sanno solo contare. Così si spiega l’incorreggibile volgarità che ormai li contraddistingue. Inoltre, se l’unico criterio di valutazione è la quantità di denaro, allora si ritrovano sullo stesso piano il buzzurro che calcia un pallone, la prostituta che finge di essere un’artista, il trafficante di droga analfabeta, il bankster di Wall Street e il politico cleptomane» (Id., 21).
A tali categorie si possono e devono aggiungere gli impiegati della comunicazione, soprattutto i più famosi e i più pronti al servizio di chi meglio li paga. «Il ne faut pas oublier que tout médiatique, et par salaire et par autre récompenses ou soultes, a toujours un maître, parfois plusieurs; et que tout médiatique se sait remplaçable» (‘Non bisogna dimenticare che ogni impiegato dei media, tramite lo stipendio e altre ricompense, ha sempre un padrone, e spesso più di uno; e che tali impiegati sanno bene di essere sostituibili’. Guy Debord, Commentaires sur la société du spectacle, Gallimard, Paris 1992, § VII, p. 31). Questi giornalisti e presentatori lavorano alacremente in funzione degli interessi dei loro padroni -interessi che cercano di travestire da idee e valori- e sono subito pronti a imporre il politically correct, «una censura delle ‘cattive idee’ in ambito culturale», la quale sta compiendo «passi da gigante: nell’editoria, nell’ambito scientifico, nel cinema, nel teatro, nel mondo delle lettere e delle arti» (Marco Tarchi, Diorama letterario n. 336, p. 3).
Bisogna opporsi a questa sottile e implacabile censura che traveste di libertà l’oppressione finanziaria, le sue guerre, la sua miseria culturale e politica.

1 commento

  • Pasquale

    Luglio 10, 2017

    Caro Alberto, ti ringrazio di questa mattutina sveglia e mi rallegra osservare e lodare ciò che si muove a Catania. Detto ciò ti trasmetto due osservazioni su cui sto vagando da qualche tempo. A proposito di Gorgoni, è noto e forse ne dicemmo altrove che l’ufficialato delle SS era costituito in genere da persone di buoni se non ottimi studi, universitari, e famiglie dabbene; e che tutti senza quasi distinzione si distinsero per efferatezza su tutti i fronti, Bielorussia, Ucraina, Francia etc. Quanto i Karadzic in Serbia. Dopo tutto Assad è un medico. Sa che cos’è il Sarin. Ma quello che mi preme è ricordarti che da poco ho letto, da sabato, una notiziola che potrei titolare, Prove generali di orrore. Risulta infatti che il dr. Massimo Recalcati ha da poco inaugurato su invito del Maximus Renzi, la scuola di partito Pasolini. Recalcati, come se noi non esistessimo, non dicessimo, non combattessimo cotidie contro l’ignoranza, osserva con fiato da pulpito, da ombone, che, aveva ragione Pasolini quando denunciava la smemoria storica delle nuove e vecchie generazioni italiche, etc. e che bisogna educare a gestire il desiderio. Che cosa sia il desiderio per i lacaniani può essere oggetto di contemplazione religiosa dacché quella scuola che tende sempre più all’ecclesia che alla Stoa, ne ha fatto una sorta di panis angelicus. Che cosa significhi proclamarne le imperfezioni a masse incolte è presto detto. Propaganda. De propaganda fide. Recalcati è un robusto intellettuale. Gli vedo spuntare le mostrine argentee sul bavero nero: Senza Sentimento. Che è quanto in definitiva anima il mondo di cui tu fai così bene l’affresco. Mondo che però avrà bisogno dei suoi uomini nuovi, dei suoi guardiani, dei suoi Ausweise, Halt, Papiere, perchè senza ringhi abbai, proclami, pulpiti, senza violenza, comunque la si configuri, è inutile illudersi che un potere si regga a lungo. Siccome so la storia forse esagero nel vederla ripetersi, sotto altri vesti. Ma ‘sto Recalcati non mi è nuovo. Per niente.

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