Tra le molte soddisfazioni che l’insegnamento regala, una delle più intime è vedere i propri allievi crescere, pensare, pubblicare. Katia Serena Cannata si è laureata con me in Filosofia (Corso triennale) nel novembre del 2016 e ha ora pubblicato sul numero 3 della rivista In Circolo un saggio dal titolo La fragilità e la sofferenza umana. Una lettura antropofenomenologica del disturbo depressivo (pagine 125-134)
Riporto qui l’abstract, invitando a leggere l’intero testo.
«Depression seems to represent the dominant twenty-first century Zeitgeist. Beyond nosological classifications and strict diagnostic criteria, this paper describes and supports the collaboration between philosophy and psychiatry, focusing on depression and its features from a phenomenological perspective. Particularly outlining the approaches of Karl Jaspers, Ludwig Binswanger and Eugenio Borgna to these issues, the essay examines the principal aspects of phenomenological psychiatry, a fruitful alliance that – far from simple explanations of reductionist paradigms – rediscovers the singularity of each existence, analyses the temporal structures of mental illness and reveals the deep sense hidden inside a psychotic Lebenswelt, always respecting the significance and the richness of human being».
5 commenti
agbiuso
La vita umana non è fatta della somma di soggetti separati ma di individui la cui identità è data anche dalla relazione costante e costitutiva con gli altri. Il Dasein è sempre anche un Mitsein, come ci ha insegnato Heidegger.
Il mio esserci è dunque intramato a quello del mio amico Pasquale D’Ascola, agli incontri nelle nostre case, agli itinerari percorsi insieme, alle reciproche letture dei nostri libri. Ed è fatto da ciò che cerco di trasmettere a Katia Cannata e agli altri miei allievi così bravi -i cui nomi compaiono di tanto in tanto anche in questo sito-, da ciò che da lei e da loro apprendo, dalla relazione socratica che è il magnifico segreto dell’insegnamento.
In questo nostro cammino dentro il tempo e come tempo, dentro il dolore e come dolore, dentro la luce e come luce, le parole dicono a che punto siamo della relazione e del destino. Le vostre parole, Pasquale e Katia, dicono che siamo a un punto buono. E di questo vi ringrazio.
Pasquale D'Ascola
Alberto caro,
risponderti è pleonasmo, educato ma pleonasmo. È bello ciò che dici e conforta e accompagna nel quotidiano. La filosofia è una persona, non personne.
Pasquale
Per quel che ci riguarda Alberto lo stupore, ecco io direi lo stupore è quello che più intriga chi vede sbocciare le intelligenze, non perché non se lo aspetti, ma perché ciò avviene, come per i fiori, quando i fiori vogliono. Gli allievi non sono miei allievi ma della natura. Sentimento che ho provato io quest’anno assistendo,senza miei interventi precedenti, ai lavoretti che i miei hanno scritto e diretto da soli. Completamente da soli. E adesso stanno andando da soli là dove sanno che troveranno altro nutrimento. Io lo so che lo fanno e va bene così, per dirla con Vasco, senza parole. Ma non parliam di ciò. A me pare che il lavoro della dr.ssa Cannata, sia da lodare innanzitutto, non potrei non notarlo, per la padronanza della lingua italiana, quale ormai non si dà. Unita a uno stile proprio, a un’eleganza nell’esporre che attrae il lettore. A una maturità di gesto che rallegra e fa respirare. In secundis mi pare di potere dire che letto il suo testo al lettore vien voglia di ripercorre li passi dell’autore per sprofondarvi, come diceva Hillman. Infine, ed è una nota ingenua la mia, io mi auguro che la singolare intelligenza della Cannata abbia voglia di proseguire sulla strada che il suo testo sembra avere a cuore e perfezionarsi alla scuola jasperiana. Di persona, lamento molto il fatto che lo stato delle cose abbia sottratto alla filosofia, ovvero alla laurea in-, gli studi analitici e psichiatrici addomesticandoli a una pratica da odontotecnici. Se lo ritieni opportuno Alberto trasmetti questi miei pallidi appuntini alla signora. Abbracci a te per tanto risultato. Hai dato la vita.
Katia S.
Gentilissimo Pasquale (mi perdoni, ma utilizzo l’unico riferimento che ho a disposizione),
la ringrazio, innanzitutto, per il tempo che ha dedicato a questo saggio e al commento dello stesso. Non credo di essere capace di formulare una risposta all’altezza delle parole che mi ha riservato. Lo stupore, adesso, è anche il mio e, in questo caso, deriva proprio da questo suo inaspettato – ma sicuramente piacevole – riscontro. Sono molto contenta del fatto che lei abbia utilizzato l’espressione “avere a cuore”: posso assicurarle che non è una semplice impressione. Non so, tuttavia, cosa mi riserverà il futuro; la mia unica e incrollabile certezza è che continuerò a studiare, a ricercare, a imparare, sempre con lo stesso interesse e la stessa dedizione. Del resto, non si può non farlo quando si ha l’immensa fortuna di incrociare il cammino di grandi maestri come il Professor Alberto Giovanni Biuso. Basti pensare non soltanto alle sue vaste e sempre rigorose conoscenze e competenze, ma anche alla visibile e trascinante passione con cui svolge il suo lavoro, durante il quale non manca mai di supportare e incoraggiare i propri studenti, fornendoci tutti gli strumenti necessari alla nostra quotidiana crescita. Lo spazio che mi ha qui dedicato – per il quale non posso che porgergli il mio più sentito grazie – è una delle tante prove concrete di quanto ho appena detto.
Farò veramente tesoro di ciò che la filosofia mi sta regalando in questi anni, dai preziosi insegnamenti del Prof. Biuso al suo intervento, molto positivo – forse anche troppo, data la mia prospettiva da “esordiente”, per così dire – e che ho indubbiamente tanto apprezzato.
Grazie, di vero cuore.
Katia Serena Cannata
Pasquale D'Ascola
Guardi Katia,
mi fa piacere che lei abbia apprezzato e si sia affrettata a ringraziarmi. Quello che le ho scritto è un pensiero che ho avuto – citando De Chirico da una sua intervista che forse potrebbe incuriosirla. Ho anche mandato il suo lavoro a due amici. PEr l’innante mi tenga informato dei suoi lavori se le fa piacere. Ad astra carissima. Adesso -è un joke- mi firmo con la stringa dei miei nomi, Pasquale Edgardo Giuseppe D’Ascola
Qui De Chirico
https://www.youtube.com/watch?v=eoVdP1IhKrc