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Michele Del Vecchio su <em>Tempo e materia</em>

Michele Del Vecchio su Tempo e materia

Michele Del Vecchio
Recensione a Tempo e materia. Una metafisica
in Diorama Letterario,  numero 366, marzo-aprile  2022, pagine 38-40

«Un titolo scarno, essenziale e temerario. Tre parole che aprono mondi sterminati di conoscenze e di saperi, di interrogativi e di problemi sempre ricorrenti. Una esplicita dichiarazione di orientamento metafisico che sembra una sfida a quella filosofia contemporanea che ha ripetutamente annunciato, fino a farne un Leitmotiv, la fine della metafisica. […]
La metafisica è stata un poderoso e millenario strumento speculativo tramite il quale è stato innalzato un sistema concettuale ordinato e di grande razionalità, un modello per lʼarchitettura del pensiero pensante impegnato nell’interpretazione e raffigurazione del reale, un modello durato secoli, una sovranità del pensiero di eccezionale longevità entrata in crisi soltanto con il primo affacciarsi della soggettività moderna. […]
Non esiste, secondo lʼautore, altra forma di “realtà” che non sia quella materiale o riconducibile a meccanismi generatori di natura fisico-materiale. Lʼessere, gli enti, lʼuomo, il vivente, il tempo e lo spazio, il mondo, il cosmo e il Tutto sono forme prodotte e generate esclusivamente dalla materia ovvero dalla sua struttura atomica e molecolare. Parrebbe un monismo materialistico dʼaltri tempi. Ma non è così Lʼelemento innovativo del suo materialismo rispetto alla tradizione precedente è il ruolo della dimensione ‘tempo’ che ne è il perno».

La seconda parte della recensione presenta una sintesi di ciascuno dei sei capitoli del libro; sintesi assai chiara della quale ringrazio Del Vecchio.

1 commento

  • Marco Christian Santonocito

    Maggio 31, 2022

    Gentile prof. Biuso,
    fra le citazioni, tutte felici, che il prof. Del Vecchio ha incluso nella recensione, particolarmente significativa mi è sembrata quella sulla ‘verità, la quale «è una dimensione non della parola che asserisce ma dell’ente che esiste». Una frase che esplicita compiutamente il senso dell’essere degli enti e, insieme, il senso ultimo che ricopre il linguaggio in Heidegger. Gadamer sembra avere ridotto l’essere, che può essere compreso, a linguaggio segnico, Heidegger invece, più originariamente, lascia parlare gli enti e, in essi, l’essere: cioè, come si esprime lei, gli enti che esistono.
    Una bella recensione, mi avrebbe certamente convinto a leggere e studiare il suo libro.
    Marco

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