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Europa e metafisica

Europa e metafisica
in EuRoad. Percorsi della cultura europea tra filosofia e scienza
a cura di Corrado Giarratana
Rubettino, Soveria Mannelli 2025
Pagine 43-58

Indice
-Breve premessa cosmologica
-Che cos’è metafisica?
-Una metafisica cosmologica e materialistica
-Metafisica e ontologia
-Una metafisica temporale

Le culture umane, la presenza stessa dell’umano e della vita sul nostro pianeta, sono naturalmente fenomeni e realtà del tutto effimere, di nessun peso nel volgere infinito ed eterno delle galassie, dell’energia instancabile della materia. Ma se vogliamo occuparcene, come Platone ci suggerisce nonostante egli pienamente ammetta tale insignificanza – «ἔστι δὴτοίνυν τὰ τῶν ἀνθρώπων πράγματα μεγάλης μὲν σπουδῆς οὐκ ἄξια, ἀναγκαῖόν γε μὴνσπουδάζειν: τοῦτο δὲ οὐκ εὐτυχές. […] ἄνθρωπον δέ, ὅπερ εἴπομεν ἔμπροσθεν, θεοῦ τιπαίγνιον εἶναι μεμηχανημένον. È vero che le vicende umane non meritano che ci si interessi molto di loro, bisogna però occuparsene, per quanto la cosa possa risultare ingrata. […] L’umano, come dicevamo prima, è soltanto un giocattolo fabbricato dagli dèi» (Leggi, 803 b-c). – allora ha senso cercare di cogliere identità e differenze tra le varie epoche e luoghi nei quali l’umanità sparge la propria presenza e scandisce il proprio tempo.
Uno di questi luoghi è l’Europa. Che cosa significa Europa? Che cosa vuol dire essere europei? Le risposte possibili sono ovviamente numerose, ricche e plausibili. In questo saggio ne propongo una molto semplice: l’Europa è lo spazio della metafisica, intesa quale scienza capace di cogliere, analizzare e descrivere l’essere come tempo e μεταβολή. A uno sguardo attento alla storia della filosofia, alle sue domande, alle sue grandi articolazioni, appare infatti chiaro che uno dei fondamenti del pensiero europeo è proprio il divenire come identità di realtà e metamorfosi, di essere e tempo, come struttura che si trasforma di continuo senza dissolversi mai.

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In questo volume sono stati pubblicati i saggi di alcuni miei allievi che hanno partecipato al progetto di ricerca del quale il libro è uno dei risultati:

-Daria Baglieri, Lebenswelt, corpo, intersoggettività. La rifondazione husserliana dell’Idea di scienza nella correlazione Io-mondo

-Sarah Dierna, Destinati a finire. Sull’estinzione del genere umano

-Lucrezia Fava, Paradigmi dell’amore nella tradizione filosofica

-Enrico Moncado, Presenza, crisi della presenza e forme del trascendimento in De Martino e Heidegger 

-Enrico Palma, Kafka e il sacro. Riflessioni a partire dai Quaderni in ottavo

 

Federico Nicolosi su Chronos

Federico Nicolosi
Essere, tempo, materia
Recensione a Chronos. Scritti di storia della filosofia
in Dialoghi Mediterranei
n. 71, gennaio-febbraio 2025
pagine 538-542

«Il cammino di quest’opera, che in certo qual modo ingloba e supera i precedenti lavori Temporalità e differenza e Tempo e materia, collocandosi sulla medesima scia di ricerca da essi inaugurata, si dispiega in una metafisica dell’immanenza drasticamente materialista e disincantata, la quale affonda le proprie radici nel gioco dialettico che mette perpetuamente in relazione tra loro l’Identità e la Differenza, l’essere e l’ente, la Zoè della materia organica e il Bìos che l’uomo è, il tempo cosmico e la temporalità dell’esserci umano. […]
Tutto ciò, sovente in maniera esplicita e altre volte più velatamente, filtra da ogni pagina di Chronos, che di questa tesi di fondo – ovvero, di oltre venti anni di ricerche – è il coronamento e forse la realizzazione migliore; un quadro unico e molteplice capace di compendiare con tagliente schiettezza e con finezza talora quasi poetante l’intero sistema filosofico di Alberto Giovanni Biuso o, come sopra mi è piaciuto chiamarlo, il suo cammino verso il Tempo, dal Tempo, nel Tempo».

In apertura il fotomosaico (realizzato dal telescopio spaziale Hubble) della Galassia di Andromeda (M31), la più vicina alla nostra (dista 2,5 milioni di anni luce) e a essa molto simile. M31 si compone di circa mille miliardi di stelle. Quelle che si vedono nell’immagine sono soltanto una piccola frazione. Le immagini in basso sono un ingrandimento di alcune sezioni della foto principale, con la relativa descrizione.
Utilizzo immagini astronomiche per illustrare le pagine di questo sito, in particolare di quelle che parlano dei miei libri, poiché in essi, soprattutto nella tetralogia dedicata al tempo ma anche in Chronos, uno dei concetti fondamentali è l’antropodecentrismo. Concetto e realtà che ha nella immensità del cosmo – per la nostra mente di fatto inimmaginabile – una delle sue prove più semplici e più evidenti. Platone si chiede (Repubblica, VI 486a) quanto possa essere e apparire μέγα τὸν ἀνθρώπινον βίον (grande la vita degli umani) di fronte alla potenza senza pari dell’essere e del tempo. E risponde che essa non può che apparire vicina al nulla. Ecco: sta qui, esattamente in questo, l’identità della filosofia e della sua storia. Sta in questo sguardo rivolto alla ζωή dalla prospettiva della Φύσις, dalla prospettiva del Cosmo, dell’Intero.

Federico Nicolosi su Tempo e materia

Federico Nicolosi
Recensione a Tempo e materia. Una metafisica
il Pequod, anno V, n. 10, dicembre 2024
Pagine 137-142

«La metafisica di Biuso, radicalmente materialistica e antropodecentrica, si propone così di ‘comprendere ciò che siamo dentro l’intero che noi non siamo’, non subordinando solipsisticamente l’essere (existentia) degli enti al loro mero esser-conosciuti da un umano, bensì al contrario sforzandosi di comprenderli nella struttura diveniente e pur immutabile da cui di volta in volta si staccano rendendosi accessibili a un corpomente conoscente.
Questa struttura si chiama Tempo, o parimenti (e forse più correttamente) esseretempo; la condizione del suo darsi è quell’incessante, ineliminabile e sempre dinamico attrito tra identità e differenza che senza sosta anima il presentarsi e lo scomparire degli enti dal mondo, ovvero il loro emergere (come differenza) dall’Intero e il loro rientrarvi, mutando forma e a un tempo rimanendo ciò che sono».

[L’immagine (NASA/ESA Hubble Space Telescope) raffigura la nebulosa Westerlund 2, al cui centro si trova un magnifico ammasso stellare. Questo è il tempo, questa è la materia]

Il tempo, un limpido enigma

Su invito della Prof.ssa Sara Lo Faro e delle colleghe di filosofia del Liceo Classico Bonaventura Secusio di Caltagirone, giovedì 20 marzo 2025 alle 11.00 terrò un incontro con gli studenti sul tema del tempo.
Il tempo è un enigma, ma è un limpido enigma. Il tempo è numero ed è anche durata; è interiorità ed è corpo; è convenzione ed è storia; è una struttura sociale ed è una potenza metafisica. Il tempo è unitario e molteplice.
Il tempo è una danza delle stelle, «χορείας δὲ τούτων αὐτῶν καὶ παραβολὰς ἀλλήλων» (Platone, Timeo, 40c) ed è un’apertura al futuro che sul fondamento di quanto è accaduto genera il presente.
Come Aristotele afferma dell’essere, anche il tempo si dice dunque in molti modi, πολλαχῶς.

 

Il tempo si dice in molti modi

Lo scorso 31.10.2024 tenni un seminario (a distanza) nell’ambito del PRIN  Synchronized with Nature. Measuring time in ancient Egypt and Mesopotamia: archaeological and textual evidence. Il titolo era COMPUTUS. Tempo storico e molteplicità del tempo. In quell’occasione ci soffermammo quasi esclusivamente sulle diverse forme del computus, del calcolo del tempo nelle diverse civiltà, epoche e culture europee.
La seconda parte del seminario si svolgerà il prossimo giovedì, 16 gennaio 2025.
Parleremo di come il tempo si dica appunto in molti modi, costituisca una realtà pervasiva e molteplice.
Presenterò (brevemente) nove forme del tempo: cosmico, fisico, convenzionale, sociale, psicologico, somatico, genetico, antropologico e il tempo/temporalità.
Spero che la definizione di queste forme ci faccia meglio comprendere che l’essere umano è tempo incarnato; il corpomente è la consapevolezza dell’essere noi stessi tempo: «L’esserci, compreso nella sua estrema possibilità d’essere, è il tempo stesso, e non è nel tempo» (Heidegger). Una tesi come questa non esprime un primato coscienzialistico sulla temporalità ma la costitutiva temporalità del nostro essere, che fuori dal tempo è letteralmente incomprensibile, indicibile, inesistente.
Che l’umano sia un grumo temporale non vuol dire che il tempo si risolva in noi ma, al contrario, che siamo noi a risolverci nel tempo, il quale «è la sostanza di cui son fatto. Il tempo è un fiume che mi trascina, ma io sono il fiume; è una tigre che mi sbrana, ma io sono la tigre; è un fuoco che mi divora, ma io sono il fuoco» (Borges)

Il link per partecipare è: https://meet.google.com/bwb-rjyn-vmh
In questa locandina si può leggere il programma completo dei seminari, che sono pubblici.

[L’immagine di apertura è una fotografia della galassia M104 / NGC 4594, denominata Sombrero, distante dalla Terra 29,5 milioni di anni luce]

Contro la nascita

Contro la nascita
il Pequod
anno V, numero 10, dicembre 2024
pagine 38-51

Indice
1 βίος
2 Strategie
3 Una tragedia ridicola
4 Entropia e DNA
5 Oltre la vita, la materia
6 Il mondo è perfetto

«Chi genera un umano genera un condannato a morte. Il quale non soltanto morirà ma lungo tutto il corso del suo esistere dovrà sostenere difficoltà, inquietudini, malattie, pianti. Una simile azione non può che essere definita come frutto di egoismo supremo. Certo, essa viene compiuta in obbedienza a un potente ordine del βίος, dell’impulso che guida ogni entità vivente a riprodurre se stessa e tramite se stessa far sopravvivere la specie alla quale appartiene. Per sottrarsi a una simile forza è necessaria molta consapevolezza, molta tenacia, molta razionalità. Ma appunto tale è l’esistenza che la pratica filosofica regala, un’esistenza fatta anche e specialmente di consapevolezza, tenacia, razionalità. Questo è ciò che Homo sapiens può fare: sottrarsi al demone della nascita, all’imperativo della specie, all’ordine della morte.
[…]
Il mondo in quanto tale, al di là dei viventi, è un’energia e un destino che accadono senza dolore, come senza dolore esistono e accadono ‘la roccia o il mare, una cosa sorda e refrattaria, qualcosa che non può soffrire perché non conosce sofferenza: né quella che lui dà agli altri né quella che gli altri dànno a lui’ (Stefano D’Arrigo, Horcynus Orca). Il mondo è perfetto ovunque non ci sia nascita organica ma si dia la potenza senza dolore della materia e del tempo».

[Considero questo uno dei testi fondamentali del mio percorso. Poche pagine nelle quali ho cercato di riassumere quanto ho compreso della materia e dell’esserci. Spero che i miei amici vorranno leggerlo e conservarmi la loro amicizia, soprattutto gli amici che hanno avuto dei figli 🙂 .
In ogni caso, la tesi più importante che il saggio intende argomentare è che il mondo è perfetto. Espressione che va presa alla lettera. È dunque un testo dalla tonalità del tutto positiva]

Parthenope

Il tempo scorre accanto al dolore
in Il Pensiero Storico. Rivista internazionale di storia delle idee
7 novembre 2024
pagine 1-4

L’epigrafe è tratta anche stavolta da Céline, come accaduto per La grande bellezza: «Certo che è enorme la vita. Ti ci perdi dappertutto».
In questo film, come nell’esistenza, non ci si può che perdere poiché la poetica di Sorrentino è fatta di primi piani e insieme di immagini che si aprono al cielo e alla terra sconfinati, è fatta di fotogrammi tra di loro irrelati ma intensissimi, è fatta di salti onirici e di accadimenti grotteschi e surreali. Una poetica che qui vuole raccontare ciò che non è possibile dire.
Parthenope è infatti un film impossibile poiché ha l’intenzione e l’ambizione di svelare l’essenza della donna e l’essenza di Napoli. Due entità non svelabili, incomprensibili sempre, avvolgenti e tremende, tenere e cupe, carnali e astratte. Barocche.

Sempre su Il Pensiero Storico è uscita ieri (10.11.2024) una sapiente riflessione del suo direttore, Danilo Breschi, la quale affonda nel mito e restituisce il film nel profondo: Napoli si mostra anfibia allo sguardo di Sorrentino. Alcuni amici napoletani hanno invece stroncato l’opera pur riconoscendone il valore formale.
Per chi, come me, ritiene che l’arte cinematografica sia pura forma, questo film la incarna perfettamente ma comprendo che possa anche apparire da altre prospettive un film insostenibile. Come scrive Giuseppe Frazzetto, in un articolo che coglie per intero la dimensione teorica di Parthenope, «molti ne sono affascinati, mentre altri lo giudicano arrogante, perfino repellente. Ma non è il destino di ogni teoria, di ogni sequenza di sguardi punti vista trasalimenti intuizioni, neutre o discorsive, costruite o irrazionali?» (Sequenza per Parthenope, in segnonline, 29.10.2024).

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