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Violenza

Intere città amministrate da delinquenti, i quali quando vengono scoperti rivendicano la loro sistematica attività di latrocinio come fosse un diritto, una volta che sono stati eletti. Interi stati in mano a corrotti assoluti, i quali stipulano accordi con qualunque potere mafioso e criminale pur di continuare a governare in nome degli interessi delle loro persone e dei loro gruppi. Così, ad esempio, Matteo Renzi difende Giuseppe Castiglione, sottosegretario all’agricoltura accusato di vari reati in merito alla gestione dei centri di accoglienza dei migranti in Sicilia. Castiglione è di Bronte, come me, è genero di Pino Firrarello, ex renzi-castiglionesenatore e da poco ex sindaco del paese, il quale amministrava Bronte già quando ero studente liceale. Firrarello è poi stato deputato regionale e deputato nazionale, transitando dalla Democrazia Cristiana ai vari partiti nati dalla sua dissoluzione, aderendo a Forza Italia e ora al Nuovo Centrodestra alleato di ferro del Partito Democratico, nel quale sembra che Castiglione e Firrarello abbiano intenzione di entrare.
Interi continenti sotto il tallone delle banche, del Fondo Monetario Internazionale, della finanza impersonale e feroce, per la quale i governi sono legittimi soltanto se ubbidiscono alle loro volontà e devono invece essere cancellati se difendono gli interessi dei popoli che li hanno eletti.
Quanto accade nella vita politico-mafiosa della piccola Italia e nelle dinamiche finanziarie dell’Europa mostra con assoluta evidenza che la democrazia è finita da tempo, che a governare sono i grandi capitali finanziari legati alle attività criminali internazionali.
Contro la violenza quotidiana e implacabile degli amministratori locali, dei capi di governo, delle strutture internazionali, io auspico la violenza della ribellione, la violenza dei popoli, l’uccisione di quanti affamano le persone, rubano il futuro, asserviscono il presente alla patologia del denaro. Senza la violenza politica, quale gesto di legittima difesa che liberi le comunità sociali dalla presenza di questi violenti, nessuna giustizia è possibile.

6 commenti

  • agbiuso

    Luglio 17, 2015

    “Finché la violenza di stato si chiamerà giustizia, la giustizia del popolo si chiamerà violenza”.
    È, questa, una frase che alcuni attribuiscono a Giuseppe Mazzini, altri a Karl Marx, altri ancora a un generico ‘anonimo’. L’importante è che sia un’affermazione vera.

  • Pasquale

    Luglio 16, 2015

    Contro la violenza quotidiana e implacabile degli amministratori locali, dei capi di governo, delle strutture internazionali, io auspico la violenza della ribellione, la violenza dei popoli, l’uccisione di quanti affamano le persone, rubano il futuro, asserviscono il presente alla patologia del denaro. Senza la violenza politica, quale gesto di legittima difesa che liberi le comunità sociali dalla presenza di questi violenti, nessuna giustizia è possibile.

  • diego

    Luglio 16, 2015

    Caro Alberto, ha ragione il prof. Dario, non è vero che non sei nessuno, sei un filosofo importante, uno che è anche originale non un seppur onesto rimasticatore come tanti colleghi

    sulla questione della violenza del potere, avrei da osservare che, osservando i fatti dell’iraq e della libia, non è che l’abbattimento di un potere violento ne abbia fatto sorgere uno meno violento e la tendenza delle rivoluzioni alla eterogenesi dei fini è assai nota

  • Dario Generali

    Luglio 15, 2015

    Caro Alberto,

    in primo luogo non è vero che sei nessuno e lascerai sicuramente un segno nella tua epoca storica molto più significativo e duraturo dei molti che godono oggi una notorietà del tutto effimera e fondata sull’idiozia mass-mediatica.
    Ti assicuro che anch’io a volte vorrei che comparissero i sanculotti di Robespierre per fare giustizia sommaria di tiranni e corrotti che hanno trascinato nel fango il nostro paese e che ci stanno rovinando l’esistenza. Nei confronti di certi individui sembra, almeno emotivamente, che non ci sia altro mezzo per difendersi.
    Riflettendo però in modo più pacato non posso che ricordarmi che ogni stagione rivoluzionaria ha quasi sempre avuto come conseguenza la restaurazione di un potere, spesso gestito da nuovi gruppi, non però diverso, per ferocia e tirannia, da quello che l’aveva preceduto. I periodi che hanno forse prodotto le maggiori trasformazioni e ottenuto i migliori risultati in termini di progresso civile e democratico sono stati quelli riformistici, più lenti, ma in grado di stratificare e rendere stabili le conquiste.
    Concordo sul fatto che il momento sia davvero tragico e che si debba riconquistare la democrazia, che non è un risultato che si possa ottenere una volta per tutte, ma una condizione che si deve difendere a ogni passo dagli attacchi costanti che chi detiene il potere, in qualsiasi modo e con qualsiasi legittimazione, cerca costantemente di erodere nelle sue potenzialità e nelle sue forme di esercizio. Le istituzioni sono fatte dagli uomini e in esse dobbiamo costantemente operare a difesa dello stato di diritto e dei principi democratici della nostra Costituzione. Questo abbiamo sempre fatto e continueremo a fare. Bisognerebbe inoltre avere la determinazione di operare anche sul terreno politico, per cercare di delegittimare questa classe politica corrotta e delinquenziale, operando per una profonda trasformazione di questo ambito degradato della vita sociale del nostro paese. Il territorio deve essere occupato dai soggetti onesti e competenti per il bene collettivo e qualche sacrificio del nostro tempo e delle nostre energie in questa direzione si dovrebbe fare.
    Alessandro, nel discorso che ha tenuto a Silvera in occasione del settantesimo anniversario della Liberazione, ha sottolineato che i partigiani oggi sono i soggetti onesti che, nelle istituzioni e nella vita civile, sociale ed economica, operano a difesa dello stato di diritto e si impegnano con onestà e motivazione nell’espletamento del loro lavoro. Alcuni di questi funzionari sono giunti, come i magistrati assassinati dalla mafia, a sacrificare la loro vita per difendere lo stato di diritto, altri hanno subito e continuano a subire marginalizzazioni e persecuzioni di tipo professionale con lo scopo di evitare che possano imporre il rispetto delle leggi nei luoghi dove operano. In ogni caso tutti agiscono con eroismo civile e questi sono i baluardi che hanno sinora impedito il disastro totale del nostro paese.
    A questo vorrei aggiungere una considerazione del tutto personale, a proposito di quello che penso di Renzi e del PD. Come sai, prima di Berlusconi annullavo la scheda elettorale perché non mi sentivo rappresentato da nessuno. Poi, con Berlusconi, per evitare l’errore dell’Aventino, mi sono rimesso a votare contro di lui, cioè per i partiti che di volta in volta mi sembravano condurre l’opposizione maggiormente determinata. Con la caduta di Berlusconi avevo ripreso ad annullare la mia scheda. Ora, alle prossime elezioni, riprenderò a votare contro Renzi e il PD, per il partito che mi sembrerà essere il più determinato nell’opposizione.
    Un caro saluto.
    Dario

  • agbiuso

    Luglio 15, 2015

    Caro Pietro, la ringrazio della preoccupazione.
    La differenza è che Erri De Luca è assai noto (oltre che molto bravo), mentre io non sono nessuno.
    “Ironia a parte”, ho parlato di ‘legittima difesa’, un principio giuridico previsto da qualunque ordinamento: dalle orde primitive ai codici penali contemporanei.

  • Pietro Ingallina

    Luglio 15, 2015

    Professore si ricordi che per molto meno Erri De Luca ha subito il processo NO TAV con l’accusa di istigazione alla violenza. Mentre in questo post ci sarebbe materiale almeno per incitazione alla rivolta e sobillazione delle masse.

    Ironia a parte, questa è l’altra questione: polizia e magistratura usati quali altro strumento di repressione, con cui l’Impero ristabilisce il regime diLaw and Order.

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