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Riforme

Riforme

L’editrice Petite Plaisance continua la pubblicazione dei numeri della rivista Punti Critici.
Nel numero 5/6 del dicembre 2001 vi apparve un mio saggio dal titolo Sulla «Grande Riforma» della scuola italiana. In esso proseguivo la riflessione iniziata sulla stessa rivista (numero 2 – settembre/dicembre 1999) con un contributo su Educazione e antropologia.
A distanza di diciotto anni da questi due saggi -e da quelli di analogo argomento pubblicati sulla rivista diretta da Dario Generali il Voltaire. Cultura Scuola Società– provo la tristezza di aver compreso che cosa fosse in gioco e di aver previsto con sufficiente esattezza  che cosa sarebbe accaduto alla Scuola e all’Università. Tra l’altro, in questo saggio (alle pp. 168-169) mi esprimevo criticamente sul concetto di flessibilità, che non a caso è stato ripreso ed enfatizzato positivamente dal Presidente della CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane) durante un recente dialogo che abbiamo avuto nel mio Dipartimento in occasione del IV Colloquio di ricerca.
Posso dire che questi testi rappresentano un’archeologia (nel senso foucaultiano) della catastrofe educativa italiana ed europea.

«Negli scorsi decenni ciò che chiamiamo cultura è stato visto da molti quasi soltanto come uno strumento di potere e di discriminazione. Nella impossibilità di elevare tutti al sapere, quanti hanno aderito a quella concezione hanno poi operato – consapevolmente o meno non ha importanza – allo scopo di distruggere la cultura come valore e di dequalificare scuole e università ponendole al servizio del ‘mondo del lavoro’, vale a dire del capitalismo globalizzatore dominato dagli Stati Uniti d’America. Questo è il vero significato delle riforme scolastiche in corso in Europa da alcuni anni, comprese quelle imposte in Italia dal ministro Berlinguer e dai suoi consiglieri-successori».

7 commenti

  • agbiuso

    Dicembre 19, 2017

    Centinaia di docenti hanno condiviso e firmato Un documento sulla Scuola e sull’Istruzione. Da leggere, pensare e sottoscrivere.
    Il testo è un poco più ampio di analoghi pronunciamenti e anche per questo è più completo, assai chiaro e totalmente condivisibile. Questi i titoli dei sette temi di cui si parla:

    1. Conoscenze vs competenze

    2. Innovazione didattica e tecnologie digitali

    3. Lezione vs attività laboratoriale

    4. Scuola e lavoro

    5. Metrica dell’educazione e della ricerca

    6. Valutazione del singolo, valutazione di sistema

    7. Inclusione e dispersione

  • agbiuso

    Dicembre 1, 2017

    L’articolo di Roars, del quale qui riporto soltanto il sommario, mostra in modo plausibile e argomentato uno degli obiettivi ultimi e più importanti dell’ondata di cosiddette riforme che investe scuola e università ormai da decenni.
    Sin da quando insegnavo al Liceo mi sono opposto in ogni possibile modo -con la scrittura teorica e con la quotidiana azione in classe- a questo behaviorismo diventato ideologia salvifica e sprezzante autoritarismo culturale.
    Continuerò a farlo sino a quando sarò un educatore.

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    Destrutturare le sinapsi cerebrali, le emozioni e il giudizio su di sé dei docenti: ce lo chiede l’Europeanization dell’istruzione
    Di Rossella Latempa 1 dicembre 2017 ore 13:18

    Gli insegnanti? “Professionisti della scuola di vecchia data”, chiamati ad aderire ad una riforma fondata “sul cambiamento delle stesse sinapsi cerebrali che presiedono i loro comportamenti routinari, le emozioni, il giudizio su di sé, sulla propria capacità di azione e di interazione con l’altro”. Così li definisce un rapporto di valutazione commissionato dal MIUR a Deloitte Consulting. Un rapporto che non esita a evocare scenari orwelliani quando descrive l’intervento sulla scuola come una “potente distruzione creatrice [..] alla Schumpeter o una rivoluzione del paradigma scientifico alla Khun”, che per affermarsi dovrebbe “destrutturare in profondità non solo le pratiche ordinarie delle persone e delle organizzazioni, ma, finanche, le mappe cognitive interiorizzate degli attori“. Il punto è che, lungi dal rappresentare un serbatoio neutro di risorse aggiuntive che la Comunità destina agli Stati membri, la programmazione europea per la Scuola rappresenta un potente strumento di policy change, dotato del suo sistema di “parole d’ordine”: competenze, innovazione, qualità, valutazione, apprendimento permanente. Ancor una volta, concetti ad alto tasso ideologico sono presentati come discorsi educativi ineluttabili nella solita narrativa della necessità dell’innovazione per la “salvezza” della nostra scuola.

  • agbiuso

    Novembre 1, 2017

    Alcuni effetti delle Grandi Riforme della scuola italiana:
    Mirandola, lanciano il cestino contro la prof. Lei resta impassibile. Il video finisce in rete: denunciati tre giovanissimi.
    Fonte: il Fatto Quotidiano, 1.11.2017

  • Pasquale

    Ottobre 31, 2017

    TI ringrazio Alberto per avere ritenuto degna di pubblicazione la mia lettera. Potrei fare delle precisazioni in merito all’ordinamento di un Conservatorio. Ma le precisazioni interessano poco la sostanza del discorso. Preciso solo che il cancro della scuola è secondo me, tanto più grave quando si rivela in una scuola d’arte.Là dove dovrebbe solo brillare la luce. Stigmatizzo perciò qui , a titolo informativo e d’esempio, la ben orchestrata riforma dei licei artistici che già anni e anni fa introdusse materie come diritto civile a scapito di storia dell’arte. Chiaro che il profano sia facile preda di illusioni e che il funzionalismo capitalista che il prof. Biuso con ben altri argomenti dei miei denuncia, è una sirena che titilla i baffi agli allocchi e fa godere gli stolti cui lo studio non finalizzato ad andare in Inghilterra e a girare il mondo quanto è tondo, acquiescenti a un cosmopolitismo di maniera, senza madri né storia, tutto trolley e jet leg, il classico in altre parole, il non immediatamente sfruttabile, il disutile all’esercizio del potere, l’arte che non sia ben chiusa nei musei per soddisfare la tremenda espressività dei creativi domenicali, fa fremere le manine intorno al calcio delle pistoline. A guardare bene pare che all’indomani della seconda guerra mondiale il pianeta abbia al meglio espresso la propria espressività nel ghigno feroce della sopraffazione di tutto ciò che i greci riassunsero nel termine καλοκαγαθία. Parafrasando Goya, La veglia dei cretini genera rabbia.

  • Pasquale

    Ottobre 30, 2017

    Caro Alberto, ho stampato ma già letto al volo il tuo articolo. A commento vorrei inserire qui un mio pdf. ma non so se si può e come si fa. SOno 4 cartelle, forse è un po’ lungo per essere copiato qui dentro. Che dire d’altro; noi nel deserto ci viviamo e credo che ogni forma di resistenza sia solo personale. Leggo in questi giorni il saggio di Herrmann sui quaderni neri. Non dico altro. Farò girare il tuo saggetto. Psq.

    • agbiuso

      Ottobre 30, 2017

      Caro Pasquale, fammi avere in posta privata il pdf e lo inserirò io nel tuo commento.
      Intanto grazie della condivisione/diffusione e della lettura del libro di Von Herrmann e Alfieri su Heidegger.

    • agbiuso

      Ottobre 31, 2017

      Pubblico il documento di Pasquale D’Ascola, relativo alla trahison des clercs in atto nel Conservatorio di Milano, ulteriore conferma di come si possa rinunciare alla funzione e al senso dell’Università.

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