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Aldous

Aldous è una rivista, «blog di difesa concettuale», che da alcuni anni svolge un lavoro di analisi critica dei dogmi e dei luoghi comuni che intramano le società contemporanee, in particolare di quelli che riguardano il mondo della scuola, dell’università e della cultura, ma non soltanto di essi.
Da alcuni giorni è stato diffuso sul sito della rivista/blog un Vademecum per i collaboratori che è molto più di una guida tecnica, è un vero e proprio manifesto politico.
La prima sezione ha come titolo Aspetti pratici: brevi e sparse avvertenze; l’incipit recita «Da buoni ammiratori di Illich poche regole e meramente pratiche».
La seconda sezione concerne gli Aspetti di genere letterario ovvero tassonomia della rivista culturale. In essa si dice con chiarezza quali tipi di testi sono adatti alla rivista e quali non lo sono, spiegando perché. Un utilissimo esercizio di discernimento anche a proposito dei diversi generi letterari nei quali la conoscenza e la comunicazione si esprimono, al di là dunque della omologante melassa dei social network.
Il vademecum è stato redatto dal fondatore della rivista, Davide Miccione, ed è stato discusso con la redazione. Invito a leggere le due prime sezioni sul sito di Aldous, del quale qui sopra ho inserito il link, o nel pdf che chiude questo testo. Riporto invece per intero il nucleo politico del Vademecum, il cui titolo è: Aspetti di contenuto ovvero Aldous non è ‘la Repubblica’.

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Anche qualora le avvertenze precedenti siano state rispettate, il grosso non è stato ancora detto. Si consideri che la più gran parte degli articoli che trovate pubblicati nelle pagine culturali dei quotidiani e degli editoriali dei quotidiani e delle riviste e infine nelle rubriche dei settimanali rispetta le avvertenze dei due precedenti capitoletti di questo prontuario, ma molti non li pubblicheremmo neanche morti. Anzi, un buon sistema euristico per capire se quello che scrivete è adatto ad Aldous è proprio quello di chiedervi: “questo articolo sarebbe, per contenuti, gradito a La Stampa, la Repubblica, Il Corriere?”. Se la risposta è sì (a meno che non vi stiate riferendo al Corriere degli anni Settanta dei Crespi dove pubblicava Pasolini) al 99,9 per cento il vostro pezzo non è adatto ad Aldous.

Aldous non nasce per far soldi (non ha pubblicità né abbonamento), anzi costa qualcosina a chi lo fa, e non nasce per fare successo (è volutamente assente dai principali social, da X a Instagram). Aldous nasce a inizio 2021, in pandemia, di fronte all’incredibile restringimento dei pensieri della maggioranza degli italiani e prende questo nome per segnalare la natura distopica di questi tempi in cui viviamo. Vede gli anni a partire dal 2020 come gli anni del disvelamento (Cfr. A. G. Biuso, Disvelamento, Algra 2022), della natura disumanizzante del potere in cui ci siamo trovati a vivere.

Oltre al bruto esercizio della forza, il Potere (se lo trovate troppo reificato scritto così, sostituitelo nella vostra testa con La classe dominante) si mantiene e si rafforza attraverso una stenosi del pensiero e della lettura degli eventi che vengono, a scelta, ignorati, inventati e/o deformati. Così l’integrato di destra penserà di salvare la morale pubblica perseguendo chi si fa uno spinello e l’integrato di sinistra perseguendo chi fa il saluto romano anche se né chi lo fa né chi lo persegue saprebbero spiegare nulla del complesso fenomeno storico del fascismo. Gli integrati (di destra, di sinistra e della palude) subiscono la stenosi del pensiero attraverso la frequentazione di alcuni deliranti topics:

  • Costruzione della finta contrapposizione tra sinistra e destra. Una subspeciazione artificiale per dare alla gente l’idea che possa scegliere. Per chi rimane irrimediabilmente ingenuo, consiglio di osservare le maggioranze quando si fa veramente sul serio e si toccano gli interessi del potere e si capirà che la divisione è un miraggio (Ursula, Draghi, eccetera).
  • Costruzione della destra come luogo del nazionalismo (il governo Meloni è uno dei governi più atlantisti del dopoguerra. Serve altro?).
  • Costruzione della sinistra come luogo della difesa della libertà (green pass, proposta dei verdi del reato di negazionismo climatico; censura sotto la finzione del hate speech; politicamente corretto, eccetera).
  • Costruzione dell’olocausto come assoluta singolarità della storia e come riferibile solo agli ebrei (con buona pace di curdi, armeni, rom, palestinesi, aztechi, nativi americani, schiavi africani, briganti calabresi e persino Neanderthal e tutti i poveri massacrati dell’orribile storia umana) impedendo che diventi exemplum per ogni malvagità e totalitarismo alimentando così una morale strabica.
  • Costruzione dei due fantocci del Fascismo eterno e del Comunismo eterno per impedire di studiarli, criticarli (abbiamo il dovere, sembrerebbe, solo di esecrarli, atto ben poco intellettuale) e ridurre l’intervallo di pensabilità al solo mero capitalismo. Il comunismo eterno è stato teorizzato e agito da Berlusconi e il fascismo eterno da Eco (qui simili nella astoricità barbarica).
  • Rifiuto di pensare i totalitarismi prossimi venturi (persi a baloccarci con gli avvistamenti di manganelli e fasci littori) o perlomeno i loro candidati più promettenti: i robber barons al silicio (da Musk a Gates, senza distinzione di momentanea allocazione finto-politica); l’ecologismo come sistema di sottomissione dell’uomo come agente inquinante (soprattutto se è povero: il jet del ricco è infatti sempre fuori fuoco e non lo vediamo bene); il programma di salvezza tramite sanità (pubblica nelle perdite e privata nei guadagni) del neoleviatano OMS eccetera.
  • Rifiuto di cogliere il carattere di sperimentazione autoritaria e addestramento all’obbedienza del triennio pandemico.
  • Rifiuto di cogliere la spinta disumanizzante della attuale situazione tecnologica che si prepara a un salto eteronomo forse definitivo con l’IA, baloccandoci invece con “gli strumenti dipende da come li usi” e simili amenità.
  • Trasformazione della lotta tra male e male, tra democrature finto ideologiche e postdemocrazie a trazione finanziaria in lotta tra il bene (casualmente sempre noi) e il male (casualmente sempre loro).
  • Messa in scena di fantasiose divisioni sociali (tra genderisti e antigenderisti; patriarcali e antipatriarcali eccetera) che possano coprire quelle vere, a occhio e croce poveri e ricchi o inclusi ed esclusi.

Cosa in costruens questo significhi non lo sappiamo e vorremmo scoprirlo con il contributo dei redattori e dei collaboratori ma restare all’interno del trompe l’oeil che abbiamo cercato sommariamente di descrivere sarebbe un’attività inutile, fosse solo perché è già il luogo dove ci troviamo e dove già ci raggiungono le immagini della tivù, le parole delle radio, i testi dei giornali e i documenti delle istituzioni.
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Vademecum per i collaboratori di Aldous (pdf)

Un’ignoranza politicamente corretta

Giovedì 27 marzo 2025 alle 16.00 nella Sala rotonda del Coro di Notte del Disum di Catania parleremo del mio Ždanov. Sul politicamente corretto  e del libro di Davide Miccione La congiura degli ignoranti. Note sulla distruzione della cultura.
A discuterne saranno Francesco Coniglione, Fernando Gioviale ed Enrico Palma. L’evento è organizzato dall’Associazione Studenti di Filosofia Unict (ASFU).

«Una scuola realmente democratica dovrebbe invece essere capace di selezionare la classe dirigente attraverso criteri non di padrinaggio politico, di appartenenza ideologica o di fortuna familiare ma di merito personale, competenza e volontà. Regalando a tutti dei diplomi e delle lauree frutto di un insegnamento dequalificato e superficiale – e quindi inutile –, i “riformatori” all’opera in questi anni stanno confermando in realtà la sostanza vecchia e classista dei loro progetti, la quale si esprime anche nella Società dello spettacolo diventata la Società dell’ignoranza. Un’ignoranza che non sa di esserlo o che persino si vanta di esserlo. Molte persone ritengono infatti del tutto normale rinunciare ai fondamenti del pensiero argomentativo, quello che cerca di dimostrare ciò che si afferma, a favore di una esposizione fondata sul sentito dire delle piattaforme digitali, sul principio di autorità, su impressionismi psicologici, su ricatti sentimentali volti a emotivizzare le decisioni e le azioni, invece di razionalizzarle, su una comunicazione aggressiva, sull’omologazione pervasiva e schiavile del politicamente corretto. Anche e soprattutto in questo consiste la dissoluzione della scuola e dell’università» (Ždanov, p. 103).

«Tutto ciò che negli ultimi millenni abbiamo considerato come cultura scompare dalla mente della maggioranza dei contemporanei, si dilegua senza neppure fare rumore: che sia il senso della ricchezza della lingua e la sua conoscenza o la capacità di coltivare la dimensione teorica e non immediatamente riducibile alla sua pratica utilizzazione; che sia l’articolata e raffinata capacità di concettualizzare ciò che ci accade o di storicizzare ciò che vediamo vagliandolo.

Basterebbe ridare a questi professori spazio per fare, togliere loro le mansioni inutili, non pensare a loro come impiegati da controllare. Basterebbe fare della scuola luogo di pensiero, discussione, ricerca e non l’ennesimo ramo di un capitalismo della vigilanza che si fa sempre più grottesco. […] Se seguiamo questo filo (quello della comunità intellettuale riunita per la crescita delle nuove generazioni) molte cose oggi appaiono deliranti, superflue, nocive e molti elementi appaiono mancanti»
(La congiura degli ignoranti, p. 25 e pp. 93-94).

Il tempo, un limpido enigma

Su invito della Prof.ssa Sara Lo Faro e delle colleghe di filosofia del Liceo Classico Bonaventura Secusio di Caltagirone, giovedì 20 marzo 2025 alle 11.00 terrò un incontro con gli studenti sul tema del tempo.
Il tempo è un enigma, ma è un limpido enigma. Il tempo è numero ed è anche durata; è interiorità ed è corpo; è convenzione ed è storia; è una struttura sociale ed è una potenza metafisica. Il tempo è unitario e molteplice.
Il tempo è una danza delle stelle, «χορείας δὲ τούτων αὐτῶν καὶ παραβολὰς ἀλλήλων» (Platone, Timeo, 40c) ed è un’apertura al futuro che sul fondamento di quanto è accaduto genera il presente.
Come Aristotele afferma dell’essere, anche il tempo si dice dunque in molti modi, πολλαχῶς.

 

Pedagogie

Le scuole occidentali
Aldous
, 9 febbraio 2025
Pagine 1-2

Qualche tempo fa avevo pubblicato su questo sito una riflessione a proposito del film Armand, di Halfdan Ullmann Tøndel (Norvegia 2024). La rivista Aldous ha ripreso l’articolo, che dunque può essere letto anche in versione pdf. Si tratta di un testo che descrive e critica le pedagogie comportamentistiche, in quanto pericolose per la crescita delle persone e per le libertà dell’intero corpo collettivo. Il behaviorismo è infatti da sempre una pratica educativa e sociale rivolta all’obbedienza interiore e a un controllo pervasivo.

Illuminismo e disincanto

Dario Generali. Per la conoscenza, per la πόλις
in Il Pensiero Storico. Rivista internazionale di storia delle idee
26 gennaio 2025
pagine 1-9

Un esercizio attento e critico della razionalità per comprendere il mondo e per agire in esso tramite tale comprensione. Anche questo è il fondamento dell’opera e dell’esistenza di Dario Generali, uno dei maggiori storici della scienza contemporanei.
Allievo di Mario Dal Pra; cresciuto nel fervore della Statale di Milano negli anni nei quali era ancora ben presente e viva la plurale scuola di pensiero scaturita dal lavoro di Antonio Banfi, Enzo Paci, Ludovico Geymonat; massimo esperto al mondo dell’opera di Antonio Vallisneri e in generale della scienza settecentesca come essa emerge dagli immensi epistolari dei suoi protagonisti, Generali non si è limitato a essere uno studioso, un erudito, uno storico e filosofo ma ha posto il suo lavoro al servizio di un costante impegno civile, là dove ha svolto la propria opera di cittadino e di docente.
Chi ha la fortuna di conoscere Generali non si stupisce certo di quanto ho cercato di raccontare e analizzare nel testo che qui segnalo. A vederla, questa persona potrebbe benissimo stare nel pieno degli eventi francesi dell’Ottantanove. Non però tra i gruppi più illusi sulla virtù degli umani ma tra quelli che univano e uniscono al disincanto sui tanti limiti della nostra specie una determinazione totale nel perseguire sempre il vantaggio dell’intero corpo sociale e mai soltanto quello di alcuni privilegiati.

Insegnare

La scuola, i saperi
Aldous
, 22 gennaio 2025
Pagine 1-2

Nel novembre del 2024 (esattamente il 16 e 17) si è svolto a Vicenza un convegno dal titolo Salvare i saperi per salvare la scuola. Ad aprirlo è stata Elisabetta Frezza. In un quarto d’ora Frezza è riuscita a sintetizzare con grande chiarezza (e coraggio) le radici dell’ignoranza che affligge sempre più le scuole e le università italiane e occidentali, a partire dalla colonizzazione da parte della mentalità e della pedagogia statunitense, la quale ha totalmente fallito in quel Paese ma – come diceva Elémire Zolla – gli italiani hanno un particolare talento a nutrirsi dei rifiuti altrui.
In realtà, anche a partire dalla mia esperienza di docente liceale e universitario, io credo che la scuola sia semplicemente morta. Ad apparire è un suo fantasma, destinato naturalmente presto a dissolversi nel virtuale, negli algoritmi, nel digitale. Muore perché trasformata da spazio di apprendimento in un luogo terapeutico; muore nel non chiedere alcun impegno agli studenti, titillando invece il loro narcisismo e le loro presunzioni; muore nel lasciare i ragazzi in una condizione infantile; muore nell’essere mossa da strutture e logiche aziendali e non educative; muore nella sostituzione dei professori e degli insegnanti, delle persone vive, con dei software magari dotati di interfaccia robotica. I docenti che sostengono con masochistico entusiasmo o con passiva rassegnazione queste modalità non si rendono conto di tagliare il ramo sul quale siedono. Se la lezione viva viene sostituita da un insieme di tecnologie digitali, perché non sostituire l’intero corpomente del docente con un software/robot, come accade già in altri ambiti della vita sociale? Credo che questo sia uno degli obiettivi ultimi dell’ideologia didatticista impartita in modo ossessivo e autoritario anche ai docenti che si preparano ai concorsi. Una didattica che farà a meno di loro.
La scuola è morta e l’università è moribonda e tuttavia l’integrale disincanto, necessario per vivere e per pensare tenendo conto del principio di realtà, non deve mai essere separato dalla tenacia e dalla lucidità con le quali agire nel mondo. La formula di Burckhardt e dei Greci sul pessimismo dell’intelligenza e l’ottimismo della volontà deve guidare ogni pensiero e ogni respiro di chi insegna.

Pneuma

Al di là della speranza, per il respiro
Laboratorio dell’ISPF [Istituto per la Storia del pensiero filosofico e scientifico moderno] Rivista elettronica di testi, saggi e strumenti
XXI [14], dicembre 2024
Pagine 1-8

ABSTRACT
Beyond hope, for breath. One of the effects of political and economic liberalism – in Italy and generally in the Anglo-Saxon dominated West – is a classist educational system, in which obtaining diplomas and degrees becomes increasingly easy, triggering an inflationary dynamic that in turn results in social inequality and cultural ignorance. A recent book by Davide Miccione, La congiura degli ignoranti. Note sulla distruzione della cultura, shows in a clear, dramatic, and vivid way the roots of this catastrophe of knowledge and the conditions and ways still possible to stop it. 

SOMMARIO
Uno degli effetti del liberalismo politico e del liberismo economico – in Italia e in generale nell’Occidente a dominio anglosassone – è un sistema formativo classista, nel quale l’ottenimento di diplomi e lauree diventa sempre più facile innescando una dinamica inflattiva che a sua volta ha come effetto l’iniquità sociale e l’ignoranza culturale. Un recente volume di Davide Miccione, La congiura degli ignoranti. Note sulla distruzione della cultura, mostra in modo limpido, drammatico e vivace le radici di questa catastrofe della conoscenza e le condizioni e i modi ancora possibili per fermarla. 

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