Skip to content


Populismo

Inti-Illimani
El pueblo unido jamás será vencido
(Sergio Ortega-Quilapayún, 1970 – Esecuzione: Víctor Jara Sinfónico, 2019)

Ciò che pulsa e si esprime in questo video dal febbraio 2020 è sparito, non è più possibile, si è dissolto nella paura che pervade l’intero corpo collettivo. Le autorità non hanno creato l’epidemia da Sars2 ma certamente sanno bene come utilizzarla a fini reazionari.

Uno dei fatti più interessanti e più drammatici è che cittadini, partiti, intellettuali che pensano di essere ‘di sinistra’ o anche soltanto ‘progressisti’ sembrano non aver compreso che quanto sta accadendo è uno dei più potenti dispiegamenti della repressione e dell’antisocialità che la storia contemporanea abbia visto.
Il risultato del coacervo di miopia, terrore, ingenuità è una «‘vita’ spogliata delle sue libertà uccise dal liberismo», è il «lockdown dell’anima», è la «smaterializzazione della vita» (Eugenio Mazzarella, Dopo la pandemia: due riflessioni. L’ecumene che ci serve. Salvare la ‘presenza’, in «Pandemia e resilienza. Persona, comunità e modelli di sviluppo dopo la Covid-19», Edizioni Consiglio Nazionale delle Ricerche, Roma 2020, pp. 85-89) e quindi è di fatto la negazione dei presupposti biologici, sociali, relazionali, olistici, della ‘salute’.
Viene progressivamente cancellata la centralità dei corpi che abitano insieme lo spazio reale, il mondo degli atomi e non quello ingannevole e astratto dei bit. Una compiaciuta apologia della distanza sta distruggendo il corpo sociale e ogni sua residua possibilità di ribellione.
L’autentico significato degli ordini sanitari e securitari che da 14 mesi ci vengono imposti sta nell’isolamento, che è il vero e mai dismesso sogno del liberismo individualistico, del soggetto che fa tutto chiuso in una stanza davanti al suo monitor: relazioni, film, conoscenza, scuola, università, acquisti, sesso, tempo libero.
Sta vincendo non soltanto l’idea ma proprio la sensazione fisica profonda e sempre più interiorizzata che l’altro costituisca un rischio, un morbo, un infetto da tenere lontano di uno, due, tre metri; da incontrare senza volto dietro le maschere/museruole; da non toccare mai e dal quale mai essere toccati. In una condizione così artificiosa, lugubre, autoritaria, ogni possibilità di unirsi per rivendicare, protestare, rimanere liberi è chiaramente dissolta. È il sogno di ogni potere autoritario. È questo sogno che si va realizzando sotto i nostri occhi ormai complici, distratti, rassegnati.

Contro questo sogno reazionario, contro questo incubo della dissoluzione della vita umana che è vita politica, il mio auspicio è che «de pie cantar que el pueblo va a triunfar».

El pueblo unido jamas sera vencido,
El pueblo unido jamas sera vencido!
De pie, marchar que vamos a triunfar.
Avanzan ya banderas de unidad,
Y tu vendras marchando junto a mi
Y asi veras tu canto y tu bandera
Al florecer la luz de un rojo amanecer
Anuncia ya la vida que vendra

De pie, luchar,
Que el pueblo va a triunfar.
Sera mejor la vida que vendra
A conquistar nuestra felicidad
Y en un clamor mil voces de combate
Se alzaran, diran,
Cancion de libertad,
Con decision la patria vencera

Y ahora el pueblo que se alza en la lucha
Con voz de gigante gritando: Adelante!
El pueblo unido jamas sera vencido,
El pueblo unido jamas sera vencido!

La patria esta forjando la unidad
De norte a sur se movilizara,
Desde el salar ardiente y mineral
Al bosque austral,
Unidos en la lucha y el trabajo iran
La patria cubriran.
Su paso ya anuncia el porvenir.

De pie cantar que el pueblo va a triunfar
Millones ya imponen la verdad.
De acero son, ardiente batallon.
Sus manos van, llevando la justicia
Y la razon, mujer,
Con fuego y con valor,
Ya estas aqui junto al trabajador.

Y ahora el pueblo que se alza en la lucha
Con voz de gigante gritando: Adelante!
El pueblo unido jamas sera vencido,
El pueblo unido jamas sera vencido!

[Questo testo è stato pubblicato su corpi & politica e su girodivite.it]

Programmi 2020-2021

Nell’anno accademico 2020-2021 insegnerò Filosofia teoretica, Filosofia delle menti artificiali e Sociologia della cultura. Pubblico i programmi che svolgerò, inserendo i link al sito del Dipartimento di Scienze Umanistiche di Catania per tutte le altre (importanti) informazioni relative ai miei corsi.
I link che compaiono qui sotto nei titoli dei libri in programma portano a presentazioni e recensioni dei testi o, nel caso dei saggi in rivista, ai pdf dei testi stessi.

___________________________________________________

Filosofia teoretica
ATTO MATERIA TEMPO

-Giovanni Gentile, Teoria generale dello spirito come atto puro, in L’attualismo, Bompiani 2014, pp. 71-326
Platone, Timeo, pagine dell’edizione Burnet: 22-24, 27-31, 34, 37-38, 41-42, 47-52, 81, 88-89, 92 (Traduzione consigliata Rizzoli 2018, a cura di F. Fronterotta; l’edizione scelta deve in ogni caso presentare il testo greco a fronte)
LucrezioLa natura, Introduzione, testo criticamente riveduto, traduzione e commento di Francesco Giancotti, Garzanti 2018
-Alberto Giovanni
Biuso, Tempo e materia. Una metafisica, Olschki, 2020; Giovanni Gentile, «Vita pensata», numero 22, maggio 2020, pagine 70-79

___________________________________________________

Filosofia delle menti artificiali
UMANITÀ ANIMALITÀ ARTIFICIO

-Barbara GiolitoIntelligenza artificiale. Una guida filosofica, Carocci 2007
-Philip K. Dick, Ma gli androidi sognano pecore elettriche?, Fanucci 2017
-Eugenio MazzarellaL’uomo che deve rimanere. La smoralizzazione del mondo, Quodlibet 2017
-Alberto Giovanni Biuso,  Animalia, Villaggio Maori Edizioni 2020

___________________________________________________

Sociologia della cultura
IL CASO HEIDEGGER

-Rocco De Biasi, Che cos’è la Sociologia della cultura, Carocci 2008
-Eugenio Mazzarella, Il mondo nell’abisso. Heidegger e i Quaderni neri, Neri Pozza 2018
-Friedrich W. von Herrmann – Francesco Alfieri, Martin Heidegger. La verità sui Quaderni neri, Morcelliana 2016
-Alberto Giovanni Biuso, Quaderni neri 1931/1938 (Riflessioni II-VI), «Discipline Filosofiche», 10 dicembre 2015; recensione a Martin Heidegger. La verità sui Quaderni neri, «Giornale di Metafisica», 1/2017, pagine 356-362.

Mazzarella, il nulla la luce

La poesia è il mondo stesso che prende la parola. Per nominare Dio
il manifesto
7 agosto 2020
pagina 11

La poesia, afferma con passione teoretica Eugenio Mazzarella, è «istituzione linguistica del mondo» è la custodia necessaria di ciò che accade mentre sta accadendo: «custodia della soglia del senso, nella carne del mondo». La poesia è il mondo stesso che prende la parola, che si fa parola, in modo che dei corpimente possano comprendere l’infinito eventuarsi della luce, la cui sostanza è inseparabile dall’ombra.
La scaturigine unitaria e molteplice di teoresi e poesia nel pensare e nel dire di Eugenio Mazzarella costituisce una delle cifre più evidenti della sua filosofia. In Perché i poeti. La parola necessaria Mazzarella ha dato voce alla poetica che sostiene il suo cammino teoretico, una poetica inseparabile dai suoi stessi versi, i quali ricevono luce, chiarimento e spiegazione da un libro che illumina la sostanza della scrittura poetica.

 

Finitudine / Pienezza

Il 10.12.2019 tenni una lezione alla Scuola Superiore di Catania su Natura Cultura Ibridazione.
Lezione che venne registrata e si può seguire sul canale YouTube della Scuola.
Il video dura poco più di 2 ore (!), che sono comunque riempite anche da immagini, dall’intervento della Dott.ssa Selenia Anastasi -la quale ha affrontato alcuni aspetti del Transumanesimo e della sua complessità-, dalle domande delle persone presenti. La registrazione è leggermente (proprio leggermente) asincrona, un po’ alla Enrico Ghezzi 🙂

Il nucleo teoretico della lezione è -insieme all’ibridazione- il concetto e la realtà della finitudine, come essa si esprime anche in una celebre scena di Blade Runner, così commentata da Eugenio Mazzarella:
«Alla fine, mentre si spengono i circuiti, sogna d’essere quella fragile cosa tra le sue mani che è un uomo, e una colomba –quella nuda mortale vita che era già stato il sogno di ogni burattino animato, di ogni bugia di legno della vita; è un cyber che sogna di tornare, dopo averlo avanzato in ogni cosa, all’uomo da cui veniva». Il sogno si realizza proprio nel momento in cui sembra svanire. Roy Batty diventa umano nell’istante in cui accetta di morire lasciando che la vita prosegua in altri, dimostrando in tal modo di aver appreso l’essenziale, poiché davvero «il corpo e la sua morte restano i più grandi pensatori» (Eugenio Mazzarella, Vie d’uscita. L’identità umana come programma stazionario metafisico, il melangolo  2004, pp. 8 e 11).
Molti secoli prima di Ridley Scott e di Eugenio Mazzarella, un poeta cantava un’altra struttura ibridativa:
«Ha appena finito questa preghiera, che un pesante torpore le pervade le membra, il tenero petto si fascia di una fibra sottile, i capelli si allungano in fronde, le braccia in rami; il piede, poco prima così veloce, resta inchiodato da pigre radici, il volto svanisce in una cima. Conserva solo la lucentezza»
(Ovidio, Metamorfosi, I, vv. 548-552; trad. di Piero Bernardini Marzolla).
Mentre si trasforma in alloro, Dafne remanet nitor unus in illa, conserva solo la lucentezza. L’ibridazione è anche la luce della materia che diviene.
Il corpo ibridato con le macchine che da esso stesso sono scaturite costituisce pertanto la vera identità del corpomente umano. Un’identità sempre cangiante e costantemente molteplice come cangiante e molteplice è il corpo. Accettare e accogliere tale molteplicità vuol dire:
-comprendere e vivere la nostra differenza dentro l’essere, coniugata alla nostra identità con l’intero naturale e artificiale del quale siamo soltanto una parte;
-vuol dire trasformare il labirinto in cui ci muoviamo nella ragnatela dei significati che il nostro corpo intesse e con i quali cattura la pienezza d’esserci, la gioia.

Riverberando luce

Qualche settimana fa il manifesto ha pubblicato un mio breve articolo dedicato a Il mondo nell’abisso. Heidegger e i Quaderni neri, di Eugenio Mazzarella. Ho tentato una presentazione più accurata e sistematica di questo libro sulla rivista Discipline Filosofiche.
In essa spero di aver meglio argomentato le ragioni per le quali  ci sono due libri –forse i soli due libri in italiano– che possono illuminare la questione Heidegger nelle sue valenze storico-politiche. Il primo è la rigorosa analisi filologica ed ermeneutica approntata da Friedrich-Wilhelm von Herrmann e Francesco Alfieri in Martin Heidegger. La verità sui Quaderni neri (Morcelliana, 2016). Il secondo è l’esegesi teoretica di Eugenio Mazzarella.

 

 

Un abisso filosofico

Heidegger e il complicato abisso dei «Quaderni neri» 
il manifesto
8 novembre 2018
pagina 11

L’analisi che Eugenio Mazzarella dedica alla questione degli Schwarze Hefte è di grande rigore e plausibilità, ponendosi all’altezza nella quale sempre bisogna leggere Martin Heidegger. Sul manifesto ho pubblicato un articolo nel quale spero di aver restituito almeno un poco il significato e la densità del suo libro.
Nel capoverso conclusivo dell’articolo è saltata la frase finale. Riporto quindi per intero la conclusione: «Denso, intricato ed essenziale è il nodo che questo libro sa indagare, suggerendo ancora una volta che la filosofia -in Heidegger come in Eraclito, Platone, Aristotele, Spinoza, Nietzsche- è simile a una montagna, che ogni tanto degli umani cercano di scalare. Alcuni ben attrezzati arrivano alla cima, altri sono pieni di impegno ma non di strumenti e magari si fermano e tornano indietro, altri ancora pensano di aggredirla e finiscono con il precipitare. La montagna rimane lì, nell’aria e nella luce, dando respiro all’aria, riverberando luce».

Kierkegaard

Kierkegaard, il gomitolo di fili intrecciati fra umano e divino
il manifesto
15 settembre 2018
pagina 11

«Da molto tempo ho pigramente rinunciato all’umanità sebbene o proprio perché l’ho studiata a fondo». Tra i possibili fili dai quali dipanare il complesso gomitolo della persona e del pensiero di Søren Kierkegaard, sono partito da questo per seguire l’«euritmia argomentativa» con la quale Giulia Longo conduce il suo percorso cronologico e teologico dentro la questione dell’essere alla morte, del cristianesimo, dell’«educazione al distacco», dei Greci, della temporalità (Timelighed) e dell’eternità (Evighed).
Ogni cosa ha il suo tempo: il ‘nodo dialettico’ kierkegaardiano tra ‘edificante’ e ‘ripresa è il titolo del libro di Longo (Mimesis, 2017) che comprende anche alcuni scritti inediti del filosofo danese e «che si distingue per scorrevolezza narrativa unita ad una non comune incisività filosofica», come Eugenio Mazzarella scrive nella sua Presentazione.

Vai alla barra degli strumenti