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Quaderni neri

Quaderni neri

Quaderni_neri_1931_1938

Recensione a:
Quaderni neri 1931 / 1938 (Riflessioni II-VI)
di Martin Heidegger
(Bompiani 2015, pp. X-704)
in Discipline Filosofiche (10 dicembre 2015)

 

 

 

 

 

Intrisi di pensiero e declinati in un continuo domandare, i Quaderni costituiscono anche e soprattutto un costante invito alla filosofia, le cui definizioni si moltiplicano pervenendo ogni volta a un’essenza che riduzionismi di varia natura inutilmente cercano di cancellare, poiché «Filosofia è – filosofia: niente di più e niente di meno» (p. 614). Questo sapere «inutile ma signorile» (p. 364) è un «dire che lavora alla costruzione dell’Essere tramite la costruzione del mondo in quanto concetto» (p. 278), è un «portare, domandando, all’evento il dispiegarsi essenziale dell’essere» (p. 334).

 

6 commenti

  • Quelli che…Heidegger, oh yeah - agb

    Settembre 27, 2016

    […] Appunti di un piccolo borghese assillato dal destino di Eugenio Mazzarella (febbraio 2015) Una mia recensione al primo volume dei Quaderni neri (10 dicembre 2015). Consiglio infine la lettura del testo secondo me più importante sulla […]

  • agbiuso

    Settembre 3, 2016

    Segnalo un sito di informazione sui Quaderni neri, nel quale è possibile leggere tutto ciò che viene scritto o tradotto in italiano sui taccuini di Martin Heidegger: Zanzibar 2015-2016

    Il testo più recente è un curioso articolo di Livia Profeti che dovrebbe recensire anche un libro che ho letto da poco e che mi è parso eccellente: Martin Heidegger. La verità sui Quaderni neri, di Friedrich-Wilhelm von Herrmann e Francesco Alfieri (Morcelliana, 2016).
    Profeti non cita una sola frase di questo libro, non ne descrive la struttura e i contenuti, non dà in alcun modo conto della complessità del testo. E tuttavia lo irride. Ecco un buon esempio, anche per i miei studenti, di come NON si deve scrivere una recensione.
    In più, l’autrice accosta il pensiero heideggeriano all’Isis. Pur di infamare Heidegger, si arriva così al grottesco.

  • agbiuso

    Luglio 12, 2016

    Uno studioso francese -Emmanuel Faye- ha pubblicato alcuni anni fa un libro dal titolo Heidegger. L’introduction du nazisme dans la philosophie. Testo che è stato anche adottato in qualche Università italiana. Su Philosophy Today (Vol. 59, No. 3, 2015; pp. 367-400), il prof. Thomas Sheehan ha dedicato al libro un articolo/recensione che ha come titolo Emmanuel Faye: The Introduction of Fraud into Philosophy?, il cui Abstract è questo:
    “Emmanuel Faye’s Heidegger: The Introduction of Nazism into Philosophy is so freighted with mistranslations, misinterpretations, the wrenching of sentences from their context, and perverse rewritings of Heidegger’s texts that it raises questions about (1) whether Faye intentionally rewrote and misinterpreted Heidegger or is simply a sloppy scholar; and (2) whether he is a competent reader of any philosophical texts, and especially Heidegger’s. Detailed evidence is provided of the countless errors, gross misrepresentations, and howlers that populate his books and lectures. However, the question of whether Faye is a fraud or simply incompetent is left to the reader’s judgment”.

    [Heidegger. L’introduction du nazisme dans la philosophie di Emmanuel Faye, è così pieno di traduzioni errate, di false interpretazioni, di frasi estrapolate dal loro contesto e di riscritture perverse dei testi di Heidegger, che si pone la questione: 1) se Faye ha deliberatamente riscritto e falsamente interpretato Heidegger o se è soltanto un pessimo accademico; e 2) se ha le competenze per leggere un testo filosofico, in particolare quelli di Heidegger. Questo articolo offre la prova dettagliata degli innumerevoli errori, false affermazioni e dei diversi strafalcioni che abbondano nei libri e nelle conferenze di Faye. Tuttavia, la questione se Faye sia un truffatore o se sia semplicemente incompetente è lasciata al giudizio del lettore].

  • Pasquale

    Dicembre 15, 2015

    “in un contesto ferocemente utilitaristico come quello nel quale viviamo, l’in-utile è di per se stesso una forma di resistenza anche politica.”

    Non so se è pertinente: in treno all’alba ci sarebbe il silenzio della luce che principia, da assorbire, il dispiegarsi delle forze naturali, dèi, che inducono gli animali a muoversi; la quiete dell’acqua. Di tutto questo i viaggiatori se ne impipano; il loro mondo è riferito a loro stessi, nessuno legge cioè medita e tace. Tutti assorti sul telefono. Altri riempiono i loro vuoti con le loro risate e chiacchiere senza intervallo. Indosso la cuffia antirumore dei carradori, lo sguardo aderisce al paesaggio, si confonde ed è dovunque.Treno concedente.
    P.

  • agbiuso

    Dicembre 14, 2015

    Cara Paolina, in un contesto ferocemente utilitaristico come quello nel quale viviamo, l’in-utile è di per se stesso una forma di resistenza anche politica.
    Grazie dunque per le sue parole.

  • Paolina Campo

    Dicembre 12, 2015

    “Intrisi di pensiero e declinati in un continuo domandare”.
    Leggendo la sua recensione mi è venuta in mente la presentazione di un libro di Daniele Nardi di qualche anno fa. Lo scrittore raccontava la sua esperienza di scalatore, misurandosi con difficoltà diverse a seconda della montagna che decideva di scalare. A un certo punto confessò che a volte capitava che il suo impegno, la sua fatica venivano considerati inutili. Eppure, continuava, tra quelle montagne c’era qualcosa che lo faceva sentire vivo.
    Pensai che il problema non era quanto fosse utile scalare una montagna, ma capire il significato della parola “inutile”. In-utile, utile dentro, utile per sé stessi per cui affrontare sentieri scoscesi e chiedersi cosa c’è oltre e stupirsi che c’è sempre qualcosa ed è sempre un continuo inizio, allora quell’in-utile diventa rapporto con l’infinito, ricerca di sé stessi, esaltazione di emozioni e passioni che generano gioia di sentirsi vivi.

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