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Odissea, la fiaba/luce

Piccolo Teatro Strehler – Milano
Odyssey
di Simon Armitage da Omero
Con 17 attori della Compagnia del National Theatre of Greece
Musiche composte ed eseguire da Theodoris Ekonomou
Costumi di Yashi Tabassomi
Progetto, regia, scene e luci di Robert Wilson
Produzione National Theatre of Greece  e Piccolo Teatro di Milano
Sino al 24 aprile 2013

Fare recitare la luce. Intrisa delle parole millenarie che raccontano di un uomo abile nell’astuzia, più curioso di un bambino, innamorato di un’idea -Penelope- e di una terra -Itaca-, determinato come il destino, il carattere, il proprio demone. Raccontare il suo racconto ai Feaci -ciò che lo precede e ciò che lo segue- senza nessun naturalismo, psicologismo, rovello interiore. Elementi, questi, tutti profondamente moderni e quindi non greci. Rimanere pertanto fedelissimi a Omero. Nonostante la riscrittura del poeta inglese Simon Armitage. Nonostante le musiche eclettiche -tra pop e new age- eseguite al pianoforte da Theodoris Ekonomou. Nonostante i costumi futuristi, geometrici, infantili e fumettistici di Yashi Tabassomi. Nonostante la regia scanzonata e rigorosissima, formale e fiabesca di Bob Wilson.
Nonostante? A causa, piuttosto. Perché in questa messa in scena l’armonia della lingua di Omero risuona ancora nello spazio del nostro tempo, recitata in greco da attori greci. Perché è come se il poema venisse letto ai bambini per farli addormentare cullati da una grande storia. Perché la favola/mito mostra la propria immortale natura di paradigma dell’inquietudine e della passione umani.
In tutto questo si perde, certo, la struttura arcaica dell’Odissea, il suo venire da un mondo per noi non più comprensibile. Ma si guadagna, in compenso, la sua identità di “opera d’arte totale”, fatta di parole ma anche di danza, di canto, di musica e -appunto- di luce. Nella più densa e profonda tra le ventisei scene che compongono lo spettacolo -quella dell’incontro con i morti- la madre Anticlea esorta il figlio Odisseo con queste parole: «Adesso parti. Trova la luce che ti nutre».

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