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Morire nella luce

Morire nella luce

Diagora era stato un grande atleta, più volte premiato a Olimpia. Ebbe un giorno la gioia di assistere anche alla vittoria dei suoi tre ragazzi negli agoni olimpici. Osannato dalla folla e abbracciato dai figli -che gli offrirono in dono le proprie corone-, ricevette da uno spartano questo saluto: «Muori ora, Diagora, perché certo non potrai salire all’Olimpo» (Plutarco, Vita di Pelopida).
Faust muore -secondo il patto che aveva sottoscritto- quando nel colmo della gioia dice all’attimo, al tempo, «Verweile doch, du bist so schön!» (Fermati, dunque, sei così bello!) (Faust, vv. 1700 e 11582). Goethe, autore di questo verso, sembra che sia morto invocando la luce: «Mehr Licht! Mehr Licht!» (Più luce, più luce!). Così muoiono i pagani. Uno dei loro poeti scrisse che morire in Sicilia, isola di tripudi e di sfacelo, «è acquietarsi nella luce».

5 commenti

  • Biuso

    Settembre 21, 2010

    @Giulio Penna
    La ringrazio molto per aver inserito qui la densa e bella pagina di Papini, che non conoscevo e che mi sembra davvero coerente con quanto ho cercato di sostenere.

    Grazie anche a tutti gli amici -Filippo Scuderi, Diego b, Adriana Bolfo, Laura Caponetto- i quali hanno scritto di recente dei commenti che arricchiscono così tanto questo sito.

  • Giulio Penna

    Settembre 21, 2010

    DEVI SPLENDERE!

    “Certi antichi versi greci che sono stati ritrovati a Tralles in Asia Minore e che son detti l’Epitaffio di Zifilo[Sicilo] cominciano con queste parole: “Fino a quando vivi, splendi.”
    Questo imperativo sembra a me assai più bello e profondo di quelli meglio famosi del Tempio di Delfo, di Kant e di Ibsen. Conoscer se stessi è quasi impossibile e sarebbe pericoloso se possibile: servire con i nostri atti quale norma universale è una delle più sciocche trovate dell’astruso e ottuso Kant; il comandamento “sii te stesso” è una di quelle tautologie che soltanto presso gli iperborei possono sembrare comandamenti degni del bronzo. Invece nell’idea di splendere c’è l’essenza stessa della vita. Chi non è luce non dà luce e chi non si infiamma e non irraggia e riscalda intorno a se è simile a legno verde o a mota refrattaria; non vive e non merita di vivere.
    Forse la dimenticanza dell’antica esortazione ellenica è la ragione per la quale il nostro mondo presente appare così grigio, oscuro, arido, polveroso, tetro come un focolare che del fuoco non serba altro vestigio che la cenere e la fuliggine. ” (Giovanni Papini,”Vita e Morte” da Prose Morali, 1959, Mondadori)

  • Adriana Bolfo

    Luglio 27, 2010

    Mi riferivo agli autori citati e non al commentatore, che non conosco e col quale in parte concordo. Ma..la qualità dei giorni: anche se non alta, può risultare gradevole, secondo parametri individuali, e la morte, per questo motivo, una perdita, in quanto troncamento di scoperte, affetti ed esistenze di realtà dentro e fuori di noi. In questo senso, brutta. Forse il giudizio dipende da ciò di cui si teme la perdita.
    Personalmente, non ho ancora accettata la mia e non mi sono ancora stancata di me. Forse è la (moderata) infelicità nel presente a far desiderare un presente più lungo come foriero di momenti migliori: quasi sicuramente un’illusione. Ma (anche) di tali illusioni-idee si vive, pur apprezzando il presente-presente.

    D’accordo sulla morte come esito oggettivo ecc. D’accordo sul ‘morire vivi’ (speriamo).

  • agbiuso

    Luglio 26, 2010

    Sospetto legittimo il suo, cara Adriana.
    Le posso assicurare comunque che per quanto mi riguarda non vale.
    Per quello che posso capire di me, ho sempre pensato che conti la qualità dell’esistere e non il numero dei giorni.
    E, in ogni caso, la morte non è bella né brutta. Il morire -più correttamente detto- è l’esito oggettivo della struttura del vivente. Esso non è il decedere ma qualcosa di molto più pervasivo, come anche Essere e tempo ci ha insegnato.
    Ciò che davvero conta è che la morte ci trovi vivi. Questo è per me è il compito di un essere umano.

  • Adriana Bolfo

    Luglio 26, 2010

    Sospetto (al di là della bellezza delle parole): non saranno tutti modi per far venire l’idea che la morte (nostra) sia bella? Meglio: non saranno tutti modi per esorcizzare la propria, che forse non si vorrebbe?

    Altro: gli Elisi di luce soffusa, il Tartaro buio. Quanto forte il senso della luce e del buio per un mediterraneo..

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