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Marionette

Segnalo una riflessione attenta, argomentata e pienamente condivisibile.
Si intitola Baizuo, conformisti e rossobruni
L’autore è Emanuele Maggio.
La Fionda, 10.7.2025

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Di recente ho ripreso alcune letture giovanili. Mi riferisco agli studi ormai classici che preannunciarono la piena americanizzazione della sinistra, e che negli anni 90/2000 furono già in grado di descrivere perfettamente i grotteschi esiti di oggi. Un breve elenco di questi testi si trova alla fine dell’articolo.

Se gli attuali militanti dei vari carnevali transfemministi, immigrazionisti eccetera, scoprissero che la loro egemonia culturale era stata perfettamente prevista venti anni prima, chissà se si farebbero qualche domanda.
Se io venissi a sapere che esistono analisi in grado di prevedere ciò che penserò tra 20 anni, e poi tra 20 anni pensassi esattamente quelle cose, mi sentirei una marionetta senza cervello. Chissà, forse è proprio di marionette senza cervello che stiamo parlando.
Ovviamente quegli analisti non erano stregoni, ma studiavano la congiuntura strutturale della lotta di classe nella sua evoluzione storica, e dunque erano in grado di prevedere con discreta precisione la sovrastruttura ideologica che l’avrebbe in futuro sorretta.
Cioè, appunto: l’attuale corpus di dogmi etico-politici condiviso dalla sinistra liberal e radical, la psicopolizia progressista delle apericene borghesi e delle serate fricchettone.
Il pensiero del conformista è scientificamente prevedibile come un’eclisse, come un qualsiasi accadimento inanimato della natura, perché manchevole di quel grado di misteriosa libertà che definisce l’umano.

Possiamo dire che l’errore fondamentale delle sinistre occidentali sta nell’aver invertito il rapporto struttura/sovrastruttura. Ai vecchi partiti socialisti e comunisti era chiaro che prima viene l’emancipazione economica e sociale della classe lavoratrice, poi seguirà la sua emancipazione culturale e la sua eventuale sensibilità verso certe tematiche.
Il tipico sfruttato, anche se buzzurro e retrogrado, era visto come l’elettore “strutturale”, comunque la pensasse sul mondo. Oggi è praticamente diventato il nemico numero uno delle sinistre, perché giudicato e condannato sul piano culturale-sovrastrutturale.
Occorre precisare, come sempre, che qui non si tratta di mettere in discussione alcune acquisizioni adolescenziali come: un tunisino non è una razza inferiore; il femminismo è storicamente portatore di un reale contenuto emancipativo; un trans ha diritto a un riconoscimento sociale ecc.
Si tratta di capire in che misura una versione anti-scientifica, intollerante e demenziale di queste storiche lotte culturali ha egemonizzato le attuali sinistre, svolgendo un ruolo preciso all’interno dei concreti rapporti di forza e saturando ogni possibile spazio alternativo di dissidenza.
Di nuovo: non si contesta un “fondo di verità” di queste teorie, ma la loro funzionalità. Ma quando un corpus di teorie è funzionale a uno status quo, quel fondo di verità viene contornato da innumerevoli falsità funzionali.

Compito delle sinistre doveva essere allora quello di distinguere il Vero di quelle lotte dal Falso della propaganda che le ha strumentalizzate. C’è chi lo ha fatto, e per questo è stato chiamato “rossobruno”. La sinistra che non è “rossobruna” è quella che ha accettato acriticamente sia il vero sia il falso di quelle narrazioni.
Alla funzionalità classista di tali narrazioni (colpevolizzazione delle classi subalterne, dirottamento del conflitto sociale, saturazione del discorso pubblico ecc), si affianca quella geopolitica.
Si tratta soprattutto di una retorica imperiale statunitense, con la quale gli Usa compattano il fronte occidentale contro i loro nemici (poverine le donne in Iran, poverini i gay in Russia, poverina la comunità Lgbt in Ungheria, ecc).
[Si può aggiungere che in Arabia Saudita le donne, i gay e  le comunità Lgbt sono discriminati in misura superiore a quello che accade in Iran, Russia o Ungheria ma quel Paese è un fedele alleato del padrone statunitense e quindi gli è concesso farlo senza che nessuno si indigni o chieda di insegnare diritti e democrazia a suon di  bombe (agb)]

Quando, anni fa, davanti a “sacrosante” rivendicazioni progressiste davo l’allarme, molti (ex) amici mi guardavano come un pazzo parafascista. Dove loro vedevano arcobaleni, io vedevo la rotellina di un grande marchingegno bellico e di controllo sociale.
Ora che i nodi vengono al pettine, ora che ci viene chiesto di mobilitare le nostre società per difendere i gay pride israeliani dal “medioevo” iraniano (o russo, ungherese, cinese ecc), forse qualcuno di quegli (ex) amici sta cominciando a capire (è un forse molto grande).
I cinesi chiamano “baizuo” (sinistra bianca) quei tipici progressisti conformisti occidentali laureati in gender o cultural studies, convinti di criticare l’Occidente a nome del resto del mondo, terzomondisti fuori e colonialisti dentro, ovviamente inconsapevoli di esserlo. Conformisti perché, come detto, ripetono i dogmi ormai noti senza discernere il vero dal falso di cui sopra.
Il baizuo risponderebbe a questo dicendo che esistono riflessioni critiche nella sua area, in grado di distinguere verità e propaganda. E direbbe che il potere, per ripulirsi l’immagine, si appropria di battaglie giuste, ma questo non le rende meno giuste. No, certo, ma le rende battaglie del potere, e sottoporle a critica ti rende “rossobruno”.
Non capisce, il baizuo, che qualunque attivismo che combatte più il “patriarcato” della propaganda allarmista su di esso, più il “razzismo” della propaganda allarmista su di esso, è funzionale al potere. Qui il punto fondamentale.

Quando il Pentagono muterà la sua retorica imperiale, magari perché servirà un linguaggio più “maschio” per reclutare carne da cannone per la guerra, o perché il politically correct avrà perso definitivamente il suo appeal, ecco che improvvisamente spariranno le pedagogiste che spiegano il patriarcato a dodicenni allibiti, spariranno le borse di dottorato sull’intersezionalità, spariranno le campagne di sensibilizzazione nelle scuole, spariranno i conteggi televisivi dei “femminicidi”, spariranno i figli fluidi dei vip, spariranno gli spettacolini trans nei circoli Arci di provincia.
Tutte queste cose non esistevano 10 anni fa. Sono apparse dal nulla e spariranno nel nulla. Perché il conformista è scientificamente prevedibile come un’eclisse, come un qualsiasi accadimento inanimato della natura.

[Ecco i testi che, già un ventennio fa, avevano previsto la produzione industriale di massa del baizuo:
Marco Revelli – Le due destre (1996)
Noam Chomsky – Il nuovo umanesimo militare (1999)
Danilo Zolo – Chi dice Umanità (2000)
Badiale&Bontempelli – La sinistra rivelata (2007)
Costanzo Preve – Elementi di Politicamente Corretto (2008)
Le riviste: “Eretica”, “Comunismo e Comunità”, “Comunità e Resistenza” (2008)]

Autodissoluzione

Diventa sempre più necessario tentare di elaborare «nuove sintesi proiettate oltre lo spartiacque ideologico Sinistra/Destra» (Marco Tarchi, in Diorama Letterario, n. 384, marzo-aprile 2025, p. 24). Tale divisione topologica, storica, politica ha significato molto a partire dal 1789 ma ormai da decenni, esattamente dalla fine dell’Unione Sovietica (1991) è fonte di inganno, propaganda, confusione. Una delle ragioni è che dentro tali parole/contenitori stanno direzioni, strutture e prospettive ideologiche ed empiriche molto diverse tra di loro, sia nella cosiddetta destra sia nella cosiddetta sinistra.
Sinistra che, secondo il sociologo Luca Ricolfi (proveniente da quell’area) ha subìto un «processo di autodissoluzione identitaria», le cui tappe principali sarebbero tre: la nascita del centrosinistra nel 1963, con lo spostamento dell’attenzione dell’allora Partito Socialista Italiano dal mondo operaio al ceto medio; il Sessantotto, che confermò in pieno tale allontanamento dalla base produttiva operaia e contadina a favore di studenti, insegnanti, soggetti titolari delle nuove professioni generate dalla società dello spettacolo; il progetto di compromesso storico del 1973, con la progressiva democristianizzazione del Partito Comunista Italiano, diventata ufficiale con la nascita del cosiddetto Ulivo e, oggi, del Partito Democratico. Il momento di definitiva morte della sinistra è, come accennato, la fine dell’URSS e l’inizio della globalizzazione capitalistica a egemonia anglosassone.
L’espressione estrema e autoritaria di tale processo è il linguaggio politicamente corretto del quale in Italia sono portatori, spesso radicali, il Partito Democratico e i suoi satelliti: un conformismo linguistico che è frutto del conformismo ideologico e contribuisce a rafforzarlo. «A fare da base dell’impalcatura censoria c’è l’intimidazione, nelle sue più svariate forme, particolarmente frequenti nelle università: licenziamenti e sanzioni verso docenti, dottorandi e studenti per opinioni, giudizi ed esternazioni di stati d’animo espressi al di fuori del contesto istituzionale, ostracismi, imposizione di codici etici e linguistici» (Tarchi, DL, p. 27).
In Paesi come gli USA, il Canada, il Regno Unito, la Francia, tali espressioni di autoritarismo sono sempre più gravi. In Italia si presentano per lo più in forma moderata – soprattutto come palese disappunto nei confronti di chi non si esprime come gli altri (‘tutti e tutte’, student*, utilizzo pervasivo del segno Ә e altre forme di distruzione della lingua italiana) e conseguenti tentativi di sua emarginazione nella struttura di appartenenza – e si può solo auspicare che non prendano le forme di una sistematica polizia del pensiero.
Il linguaggio ingabbiato e impoverito è funzionale anche al vero e proprio tribunale delle emozioni che «pretende di legiferare sulle predilezioni e i sentimenti» (Alain de Benoist, DL, p. 4), sull’amore e sull’odio, confondendo in modo incredibilmente rozzo la sfera delle parole con la sfera delle azioni. Un solo esempio, famoso ed emblematico: Richard Dawkins, biologo neodarwiniano, è stato ostracizzato per aver difeso la scrittrice J. K. Rowling (l’ideatrice della saga di Harry Potter) dagli attacchi inconsulti che ha subìto a causa delle sue opinioni sul fenomeno transgender.
La psicopatologia linguistica ed esistenziale del politicamente corretto – o del ‘follemente corretto’, come lo definisce Ricolfi – ha una efficace descrizione nella risposta che Humpty Dumpty dà ad Alice nel romanzo di Lewis Carrol Through the Looking Glass and what Alice found there: 

«When _I_ use a word,’ Humpty Dumpty said in rather a scornful tone, ‘it means just what I choose it to mean–neither more nor less.’
‘The question is,’ said Alice, ‘whether you CAN make words mean so many different things.’
‘The question is,’ said Humpty Dumpty, ‘which is to be master– that’s all.’

‘Quando uso una parola’, dice Humpty Dumpty con un tono piuttosto sprezzante, ‘significa esattamente ciò che ho scelto che essa significasse, né più né meno’.
‘Il problema è capire’, dice Alice, ‘se si possono dare alle parole tanti significati diversi’.
‘Il problema è’, dice Humpty Dumpty, ‘capire chi è il padrone – tutto qua’».
(Edizione on line, p. 44)

Capire chi è il padrone è stato da sempre uno degli obiettivi della politica. Aver rinunciato da parte del corpo collettivo a tale compito, sostituito da moralismi più o meno fanatici, è prova, manifestazione e segno della società autoritaria che negli ultimi decenni l’occidente globalizzato è progressivamente diventato.

I nemici delle libertà

Il collega Vincenzo Costa – professore ordinario di Filosofia teoretica nell’Università Vita e Salute di Milano – ha sempre il pregio della chiarezza, della sintesi e del coraggio. Condivido per intero la sua analisi della fine di ciò che è stato la sinistra.
Aggiungo solo che quanto oggi chiamiamo sinistra e ciò che definiamo destra sono due costrutti linguistici atti a perpetuare il dominio, la confusione, l’illusione di stare da una parte o dall’altra quando invece si è di fatto componenti di una stessa struttura politica ed esistenziale, tesa a colonizzare il pensiero, l’Europa, la nostra vita quotidiana.

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Io ho paura della sinistra
Vincenzo Costa, 22.9.2024 

Io ho paura della sinistra.
Non che interessi a nessuno o che abbia qualche rilevanza. Ma credo che per onestà tra tutti noi e gli amici che mi hanno chiesto l’amicizia bisogna fare un po’ di chiarezza.
C’è chi ancora critica la sinistra per farla tornare ad essere ‘sinistra”. Costoro pensano che comunque sia meglio della “destra”.
E c’è chi invece pensa che da questa sinistra, dalla sua cultura, dai suoi gruppi dirigenti e anche dal suo elettorato non possa venire nulla di buono.
C’è chi ha paura della “destra”. Per quanto questa destra sia odiosa, volgare, con elementi da studiare col metodo lombroso, io ho più paura della sinistra.

Non ho paura del fascismo di destra, ma del totalitarismo della sinistra.
Questi non solo hanno tutti i mezzi di informazione ma vogliono chiudere quei pochi mezzi di comunicazione che utilizza chi dissente.
I fascisti veri, odierni, sono Gentiloni, la Von der Leyen, Bonelli, che vorrebbe impedire di parlare ai negazionisti.
Io ho paura di questi, ho paura dei preconcetti della cultura di sinistra, delle etichettature. Non si può parlare con gente di sinistra, perché il codice è psicotico.
Tu poni un problema sull’immigrazione, sul rischio che si cancellino le culture, sull’esercito di riserva industriale e subito il solito salame sull’identità etc.
Che avere un’identità sembra una sorta di infamia. Che le culture sono il male. Certo, meglio l’infifferenziato, la melassa.
C’è chi pensa che la Rackete sia una compagna, e chi (come me) pensa che appartenga a quelli che per nascita cadono sempre insieme. Una privilegiata.
E se non ci piace Salvini e il suo ghigno, non ci piace neanche chi viola la sovranità del nostro paese, che ancora non è proprietà di Soros.
C’è chi ama la Salis, la compagna da tirare fuori dalle carceri fasciste (ste cazzate mi tocca ancora sentire), e chi , come me, la disprezza, ma proprio radicalmente.
Perché se una va a fare il turismo antifascista nell’unico paese che nella NATO si oppone alla follia della guerra o è stupida o, beh, mi evito di dire, che il buon Greaber aveva le idee chiare su come la CIA oramai usasse le organizzazioni di sinistra quale miglior alleato.

Io penso che da questa sinistra non possa venire niente di buono, che la sua cultura sia un insieme di pregiudizi, che si muova ancora come se il potere fosse la nobiltà e il clero, le oppressioni fossero quelle delle tradizioni clericali, della monarchia.
Ci si vede come se si vivesse nel 700.
Penso sia inutile questa sinistra, che sia la punta avanzata dell’oppressione, la faccia linda del dominio, che alla fine è una sorta di internazionale pelosiana.

Non mi piace la destra, ma non mi fa paura.
Sono volgari, ma si possono combattere.
La sinistra mi fa paura, e’ subdola, maschera il potere coi buoni sentimenti, e’ il modo in cui il potere si impone oggi.
A me tutto ciò che è di sinistra irrita, lo avverto falso, meschino, un sentimento mortifero della vita.
Mi irrita il fronte popolare, che ha portato voti a Macron, mi irrita il campo largo, mi danno fastidio i 5 stelle, che il governo contro la guerra con chi lo fanno poi, col PD? non reggo la famiglia fratoianni, gente senza arte né parte, che non ha mai lavorato un giorno.
Forse non nascerà più niente, ma se qualcosa mai nascerà non nascerà da questa immondizia, ma contro di essa
Ora, ho fatto il post per onestà. Ognuno è libero di togliere l’amicizia.
Onestamente a sinistra per me manca l’aria, si soffoca. E la libertà non ha prezzo.

[Il dipinto in apertura è di Giuliano Giuggioli]

Sovranità limitate

Sorvegliare e punire nel XXI secolo
Aldous, 5 aprile 2024
Pagine 1-2

La dottrina brezneviana dei «Paesi a sovranità limitata» è ampiamente descrittiva dell’Europa contemporanea. E questo anche perché una delle dinamiche più caratteristiche del primo quarto del XXI secolo è il progressivo indebolimento degli Stati e dei loro apparati politici, i quali mettono le proprie strutture amministrative e le riserve economiche al servizio dei poteri globali e multinazionali.
A offrire totale sostegno politico alle dinamiche liberticide  è ‘la sinistra neoliberale’ che dà il titolo alla traduzione italiana di un libro di Sahra Wagenknecht, dirigente per alcuni anni del partito tedesco Die Linke (La Sinistra), libro che nell’originale porta la più efficace denominazione Die Selbstgerechten, che si può tradurre come ‘gli arroganti, gli ipocriti, i presuntuosi, gli autocompiaciuti’, plastica descrizione dell’idealtipo politico-antropologico che transita dall’internazionalismo ‘comunista’, ripudiato con orrore, all’internazionalismo ultraliberista di un capitalismo (da sempre) senza patria e senza identità, nel quale trionfa l’ontologia flussica e indeterminata di un essere umano che privandosi dell’identità nega anche la differenza, un umano esistente soltanto come luogo di passaggio puramente volontaristico e privo di radici territoriali, culturali, biologiche.

Immigrati, liberismo, destre

Illusione ed emancipazione
Aldous, 11 dicembre 2023
Pagine 1-2

In questo articolo ho cercato di analizzare sinteticamente alcune delle questioni ricorrenti nel discorso pubblico diffuso: il fallimento ovunque del melting pot; la relazione assai stretta tra immigrazione, liberismo e capitalismo; la necessità di una pratica politica che si affranchi dai miti teoretici invalidanti che si racchiudono nei termini “destra” e “sinistra”.
L’esito dell’analisi è che non c’è nulla da attendere in termini di emancipazione dai partiti di ogni colore e autodefinizione e che l’impegno oggi praticabile sia di natura metapolitica, vale a dire l’impegno a pensare il reale, mostrarne i limiti, i rischi e le possibilità liberandosi totalmente dai media, dai giornali, dalle televisioni, dal flusso dominante della rete. Difficile, certo, ma nelle vicende umane la libertà non è mai stata un regalo.

L’articolo è uscito anche su Sinistrainrete il 19.12.2023.

Vita e morte di Silvio Berlusconi

Silvio Berlusconi ha dato un contributo fondamentale alla trasformazione definitiva della politica in spettacolo. E non soltanto in Italia.
È dunque stato del tutto coerente e conseguente che la politica diventata spettacolo ne abbia glorificato il cadavere e la memoria in ogni forma, sino a proclamare tre giorni di lutto nazionale e a ordinare i solenni funerali di stato, celebrati nel Duomo di Milano il 14 giugno 2023.
Della politica-spettacolo anche la cosiddetta ‘sinistra’ è componente e parte attiva. E questo perché Berlusconi in trent’anni ha plasmato l’immaginario, il linguaggio, i riferimenti sia polemici sia convergenti di questa ‘sinistra’, ponendosi in tal modo al di là delle dicotomie politiche, nonostante le sue continue dichiarazioni a favore di qualcosa che chiamava ‘centro-destra’.
L’essenza della socialità berlusconiana va infatti al di là delle divisioni politiche e partitiche novecentesche e consiste nella ipnotica manipolazione delle folle; nell’utilizzo spregiudicato, autoritario e totale dei media e delle loro tecnologie; nel successo finanziario come obiettivo di ogni azione, di ogni comportamento, di ogni pensiero; nella diffusione di un narcisismo di massa tanto infantile quanto divisivo delle realtà collettive; nella completa integrazione di vita politica e strutture criminali, in particolare quelle mafiose e quelle massoniche.
Della Loggia segreta Propaganda due (P2) – definita da una Commissione parlamentare di inchiesta «organizzazione criminale ed eversiva» – Berlusconi ha chiesto e ottenuto la tessera n. 1816, codice E.19.78, gruppo 17, fascicolo 0625, data di affiliazione 26 gennaio 1978.
Che le enormi somme di danaro necessarie all’inizio della carriera di palazzinaro e di  imprenditore dei media siano arrivati da Marcello Dell’Utri e dunque dalla mafia siciliana [contro ogni (auto)propaganda del sedicente self-made man] è un dato di fatto che il legato testamentario di 30 milioni di € per il faccendiere ed ex-senatore palermitano non fa che confermare.
E soprattutto Berlusconi ha operato una vera e propria trasformazione antropologica degli italiani in videosudditi, pronti a qualunque obbedienza comportamentale, psicologica, politica, sanitaria, mediatica, se enunciata, ripetuta e imposta dalle televisioni sue e di stato. Videosudditi che in questi decenni colonizzati dalle televisioni commerciali, massima espressione dell’americanismo, vanno sempre più mostrando una pervasiva e distruttiva stupidità,  il dominio della bêtise.
L’essenza del berlusconismo intride tutte le forze politiche presenti nell’attuale parlamento italiano, nelle amministrazioni pubbliche, nelle strutture dell’informazione, tutte ormai esemplate sul «Piano di rinascita democratica» di Licio Gelli.
È stato dunque consequenziale che le istituzioni dello stato italiano abbiano reso gli omaggi più imponenti e sfarzosi a questo loro eccellente rappresentante in occasione della sua «purtroppo tardiva dipartita», per usare l’espressione con la quale sul numero dell’ottobre 1976 di A Rivista anarchica (p. 3) Luciano Lanza si riferì alla morte di Mao Zedong, al quale con il passare degli anni e dopo innumerevoli ritocchi il volto di Silvio Berlusconi somigliava sempre più.

I nemici dell’Europa

In politica, come nella vita tutta, la prima domanda alla quale rispondere per capire è «Cui prodest? A chi porta vantaggio?». Il sabotaggio del gas russo – e tutta la guerra in Ucraina – porta vantaggi agli Stati Uniti d’America e danni enormi all’Europa e alla Russia. È da qui che bisogna partire.
E proseguire poi con le conferme: chiusura di aziende europee grandi e piccole a causa dei costi energetici; conseguente dilagare della disoccupazione; trasferimento (delocalizzazione) delle maggiori aziende europee negli USA; impoverimento della società europea con problemi relativi persino al riscaldamento invernale; inflazione e crisi economica in Europa e contestuale enorme crescita dei profitti delle aziende USA e del governo di quel Paese.
E soprattutto il rischio di una guerra – convenzionale o nucleare – allargata a tutto il Continente, che segnerebbe davvero la nostra fine.
La conclusione è chiara: i decisori politici europei sono dei veri e propri traditori al servizio di una potenza straniera e nemica, che sta muovendo guerra all’Europa.
Per quanto riguarda in modo specifico l’Italia, la continuità tra il governo Draghi e il governo della draghina non è un problema per Meloni. La quale infatti si rivolge a Zelensky con queste parole, tra le altre: «Sii forte e mantieni salda la tua fede!».
Il sostegno a un regime con simpatie neonaziste può essere coerente per Fratelli d’Italia, ma è clamoroso che lo sia anche per il Partito Democratico e per la sedicente «sinistra», la quale coinvolgendo l’Italia in una guerra insensata e assai rischiosa contro la Russia che nulla ci ha fatto; regalando milioni di euro degli italiani all’Ucraina; contribuendo alla guerra della NATO/USA contro l’Europa dimostra ancora una volta di essere uno zombie insipiente.

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