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Gorizia, la guerra insensata

Musei Provinciali di Gorizia

Nella parte alta e antica della città si trovano raccolti insieme una serie di Musei che documentano con efficacia la storia di Gorizia e del Carso. Archeologia, arti applicate -in particolare il settore tessile e della moda-, una pinacoteca e soprattutto il Museo della Grande Guerra che, nato nel 1924 col nome di «Museo della Redenzione» per esaltare il conflitto e la vittoria italiana, è allestito ora con criteri molto sobri e dunque davvero capace di trasmettere il (non)senso di quel suicidio dell’Europa tra il 1914 e il 1918.

Nove sale descrivono ciò che accadde mediante gli abiti e gli oggetti utilizzati dai soldati, armi di tutti i generi, moltissime fotografie, dati, cartine e con la ricostruzione a grandezza naturale di una trincea e di una parte del campo di battaglia nella quale giacciono i corpi di un militare italiano e di uno austriaco accomunati da una inutile morte. E che l’entrata dell’Italia nel conflitto fosse una decisione insensata e dannosissima lo testimonia la disponibilità dell’Impero austro-ungarico a concedere Friuli, Istria e Trentino in cambio della neutralità italiana. Lo dissero alcuni, allora, e specialmente Giovanni Giolitti. Ma a prevalere furono gli interessi industriali, il cinismo dei Savoia, la propaganda degli ultranazionalisti delle più varie tendenze: dai socialisti massimalisti a Mussolini. Il risultato fu un massacro umano ed economico che l’Italia paga ancora. Ed è impressionante leggere i quotidiani italiani dell’epoca, così simili a quelli attuali nel far coincidere gli interessi di pochissimi magnati e potenti con quelli della “Patria”.

1 commento

  • Dario Generali

    Luglio 17, 2010

    Caro Alberto,

    hai perfettamente ragione. L’entrata dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale fu espressione della solita componente autoritaria e insensata del nostro paese, perché si sarebbero potuti conseguire i medesimi risultati, come giustamente sottolinei, per via diplomatica. Gli interessi economici e industriali italiani avrebbero avuto inoltre notevoli vantaggi dalla neutralità, perché si sarebbero potuti mantenere aperti i canali commerciali con tutti i paesi in conflitto, come ha fatto la Svizzera, ricavandone profitti enormi. Inoltre il paese non avrebbe subito quella radicalizzazione politica che, con il fascismo, ha avuto e che ha fatto sì che, dal dopoguerra ad oggi, il principale confronto politico nel paese sia stato fra fascisti e antifascisti, mentre prima la cultura politica dominante era liberale e laica.
    Dopo la prima Guerra Mondiale la cultura liberale e laica, che aveva dominato il processo risorgimentale e che aveva scritto pagine significative per il progresso e lo svecchiamento del paese, si dissolse completamente di fronte all’estremismo insensato e irrazionale del fascismo e ancora oggi quel clima di notevole civiltà politica non è più stato recuperato. Basti pensare ai ministri dei governi post-unitari ottocenteschi e a quelli che abbiamo ora (per esempio a De Sanctis come ministro della Pubblica Istruzione e all’attuale Gelmini).
    In sintesi, una guerra sanguinosa, che provocò enormi sofferenze al paese e che lo fece ripiombare in un clima retrogrado e incivile, dal quale il liberalismo e l’anticlericalismo risorgimentali lo stavano affrancando.
    Un caro saluto.
    Dario

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