
Libertà di parola
Aldous, 26 maggio 2025
Pagine 1-4
Un mio libro del 2024 – Ždanov. Sul politicamente corretto – oltre ad alcune recensioni pubbliche ha visto anche varie reazioni private. Una delle più interessanti è venuta da Davide Amato, mio tesista nel Corso magistrale in Scienze filosofiche a Catania. Amato mi ha scritto che condivide quasi tutto del libro, tranne la radicalità con la quale sostengo la libertà di espressione, di scrittura, di parola.
Il mio interlocutore ha affermato, ad esempio, che «su un aspetto non sono concorde: sulla sua difesa, mi sembra un po’ astratta, del concetto di libertà. Io non ritengo ad esempio che il politicamente corretto vada osteggiato in quanto è una forma di censura, ma lo critico perché è una forma di censura al servizio delle classi dominanti. Non le nascondo che se al potere vi fosse un partito anticapitalista non avrei nessuna esitazione ad appoggiare la censura (se necessario) di idee e opinioni appartenenti alle ideologie da lei criticate nel testo».
Una affermazione, questa, molto chiara e da me assolutamente rifiutata. Ne è nato uno scambio epistolare che (con l’autorizzazione di Amato) ho reso pubblico sulla rivista/blog Aldous, il cui direttore – Davide Miccione – lo ha commentato con queste parole: «È così bella, chiara e semplice l’idea della libertà di pensiero eppure sembra che non ci creda nessuno. Se lo fanno è solo perché si trovano momentaneamente tra gli oppressi. Ma non è l’oppressione bensì la loro oppressione quella che stanno combattendo».
Ribadisco anche qui che la mia difesa della libertà di parola è totale poiché ritengo che senza la sua totalità si cada immediatamente in un sistema sociale e politico autoritario. Se qualcuno si sente privatamente offeso dalle affermazioni di un altro cittadino, può sempre ricorrere alla denuncia penale, che persegue i reati di diffamazione e calunnia. La libertà di espressione pubblica e universale non può invece essere limitata. E questo anche e soprattutto per le ragioni individuate da Baruch Spinoza, metafisico e filosofo politico al quale si deve la fondazione della democrazia moderna:
Tale libertà è soprattutto necessaria per promuovere le scienze e le arti, poiché queste sono coltivate con successo soltanto da coloro che hanno il giudizio libero e del tutto esente da imposizioni.
Ma supponiamo che questa libertà possa essere repressa e che gli uomini siano tenuti a freno in modo tale che non osino proferire niente che non sia prescritto dalle sovrane potestà. Con questo, certamente, non avverrà mai che non pensino niente che non sia voluto da esse; e perciò seguirebbe necessariamente che gli uomini, continuamente, penserebbero una cosa e ne direbbero un’altra (atque adeo necessario sequeretur, ut homines quotidie aliud sentirent, aliud loquerentur) e che, di conseguenza, verrebbe meno la lealtà, in primo luogo necessaria allo Stato, e sarebbero favorite l’abominevole adulazione e la perfidia, quindi gli inganni e la corruzione di tutti i buoni principi.
(‘Tractatus theologico-politicus’, cap. 20, §§ 10-11; in «Tutte le opere», Bompiani 2011, p. 1117)
Chi vuole, può dunque leggere questo breve carteggio dedicato a un concetto che rappresenta il nucleo generatore anche di tutto ciò che scrivo su questo sito. Concetto che viene splendidamente riassunto ancora una volta da Spinoza: «In Libera Republica unicuique & sentire, quæ velit, & quæ sentiat, dicere licere. In una libera Repubblica è lecito a chiunque di pensare quello che vuole e di dire quello che pensa» (titolo del capitolo 20 del Tractatus).
La chiarezza di Spinoza nell’argomentare la libertà – di parola e di tutto il resto – è teoreticamente e politicamente esemplare.