
È trascorso un anno e sono una persona libera, con il sistema immunitario non contaminato, con il sangue puro.
È trascorso un anno e sono una persona libera, con il sistema immunitario non contaminato, con il sangue puro.
Il medico di campagna
(Médecin de campagne)
di Thomas Lilti
Francia, 2016
Con: François Cluzet (Jean-Pierre Werner), Marianne Denicourt (Nathalie Delezia), Patrick Descamps (Francis Maroini), Christophe Odent (Norès)
Trailer del film
Dedito per intero ai suoi pazienti e alla sua professione; sempre in giro per borghi, fattorie, strade sterrate; pronto a esserci per piccole ferite o per interventi gravi, Jean-Pierre riceve un duro colpo quando gli viene diagnosticato un tumore al cervello. Anche se riluttante, accetta la collaborazione di una collega da poco laureata. Nathalie non si fa scoraggiare dalla ruvidezza di Jean-Pierre, viene pienamente accolta dai pazienti e riesce a migliorare anche la salute del medico di campagna.
Thomas Lilti è un medico-regista che qui disegna la figura ideale dell’uomo dedito alla vita altrui, anche perché forse non ha più una vita propria. Jean-Pierre è esattamente l’opposto del tecnico-burocrate al quale le riforme (parola criminale, ormai) della sanità intendono ridurre l’attività medica. Quello descritto dal film è invece un modello libero dall’ossessione del risparmio sulla vita umana e dalla corruzione delle case farmaceutiche. Una tipologia di medico probabilmente estinta e che qui viene raccontata con la misura sentimentale e con l’eleganza formale di molto cinema francese.
Il venditore di medicine
di Antonio Morabito
Italia, 2013
Con: Claudio Santamaria (Bruno), Isabella Ferrari (Giorgia), Evita Ciri (Anna), Giorgio Gobbi (Filippo), Ignazio Oliva (Dott. Sebba), Marco Travaglio (Prof. Malinverni), Roberto De Francesco (Dott. Folli), Pierpaolo Lovino (Stefano Pavolini).
Trailer del film
«Un regalo deve fruttare all’azienda almeno 11 volte quello che è costato». È una delle regole che guidano i rapporti tra i cosiddetti ‘informatori scientifici’ -vale a dire i rappresentati della case farmaceutiche- e i medici. Un flusso di regali ininterrotto e capillare che va dai cellulari ai viaggi intercontinentali, dai computer alle automobili. Una pratica internazionale ben nota, che si chiama «comparaggio» e che costa enormemente in termini economici ai servizi sanitari nazionali e in termini di salute ai malati. Ai quali moltissimi medici -chissà, forse anche il tuo- prescrivono farmaci non in base alla loro utilità ma in base all’entità dei regali che ricevono dai venditori di medicine delle varie aziende.
Uno di questi venditori, Bruno, vede i suoi colleghi licenziati uno dopo l’altro e teme di fare la stessa fine. Ma non può rinunciare alla splendida casa, all’auto, al tenore di vita. La complicità con medici che accettano e sollecitano regali sontuosi sembra non bastare. Deve fare un colpo definitivo, come indurre un primario incorruttibile a scegliere le fiale chemioterapiche della sua azienda. Azienda per la quale, gli dice la capo area, «oncologia vuol dire 2000 € a fiala». Per conseguire tale obiettivo è disposto a tutto, anche a distruggere il legame con la moglie e a procurarsi documenti riservati degli ospedali e delle farmacie.
L’inizio e la conclusione del film sono costituiti da brani di telegiornali, non soltanto italiani, che parlano di questi cosiddetti ‘scandali’. Parola poco significativa perché è l’intero mondo dei medici e delle case farmaceutiche a costituire uno ‘scandalo’. Per rimanere nel nostro Paese, in esso agiscono sei grandi associazioni criminali: Cosa Nostra, la camorra, la ndrangheta, le società di assicurazioni, le banche, le case farmaceutiche. Le prime tre si collocano fuori dal perimetro della ‘legalità’, le ultime dentro la legalità dello Stato. I delinquenti più pericolosi agiscono però in queste ultime, spesso in collaborazione con le prime tre.
Il film di Morabito documenta questa tragedia con dei colori lividi -il grigio e l’azzurro degli ospedali-, con inquadrature claustrofobiche, con caratteri umani ridotti a macchine produttive di guadagno. E soprattutto dando la netta sensazione che i personaggi si comportino come topi in gabbia, come cavie pronte a sbranarsi reciprocamente non avendo vie d’uscita. In una delle immagini iniziali si vede un topolino alimentato a forza con uno dei veleni che i chimici sperimentano. Si comprende quindi anche che cosa sia e a che cosa serva la vivisezione. Essa è lo strumento iniziale e più atroce di quello sfruttamento della vita a scopi commerciali che è la ragion d’essere e l’obiettivo ultimo delle case farmaceutiche.