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Scicli

Scicli

Si incuneano ovunque le città e i borghi di Sicilia. Tre colline rocciose tra la costa e gli Iblei circondano e dominano un piccolo tratto quasi pianeggiante. Qui dopo il terremoto del 1693 venne riedificata l’antica Scicli, oggetto di contesa tra normanni e saraceni. La ricostruzione fu barocca. Uno spendente barocco che si dirama nelle strade fatte d’oro, nei palazzi dalle facciate rinascimentali, nelle chiese, tante chiese, che scandiscono la loro musica di pietra nello spazio.
Tra queste San Bartolomeo, incastonata tra due burroni che la fanno apparire come un miracolo d’architettura in mezzo a dei macigni. Dentro questa chiesa – risparmiata dal terremoto – un presepe del 1573 che ha perso molti dei suoi personaggi ma che conserva una vita che si direbbe magica, animistica. Poco distante San Guglielmo in Sant’Ignazio, dove una Madonna guerriera calpesta su un cavallo i saraceni; chiara riproposizione delle dee mediterranee della guerra.

 

Tra i palazzi, da poco restaurato il Palazzo Bonelli Patanè che al nome degli antichi signori dell’Otto e Novecento aggiunge quello dell’acquirente che lo ha restituito allo splendore della facciata rinascimentale,  del giardino interno aperto a un cielo di cobalto, delle otto sale del piano nobile che si susseguono, come d’uso, senza corridoi e che si strutturano in una particolare mescolanza di tradizione e di Novecento, con mitologiche scene rococò nei soffitti e con un mobilio che accomuna la densità di tavoli rinascimentali, i salotti stile Impero, i bellissimi oggetti liberty, in particolare una lampada.
Di fronte a questo palazzo l’antica Farmacia Cartia, diventata museo di se stessa, dove l’intelligenza e l’amore per il mestiere hanno permesso di conservare, dentro solidi mobili di legno scuro Douglas, ampolle, siringhe, veleni, bilancini di precisione, testimonianza di un’epoca in cui i farmacisti erano dei medici, dei chimici e non dei commessi di supermercato quali sono diventati. La Farmacia conserva anche un registratore di cassa degli anni Cinquanta e, nello specchio dietro il bancone, la figura di Igea, dea della salute.
Via Nazionale congiunge la strada dove si trovano palazzo e farmacia – via Mormino Penna – a piazza Busacca e alla chiesa del complesso del Carmine che in un’unica navata concentra tutta la ricchezza tipica delle chiese barocche. Il centro storico di Scicli si squaderna dunque in un’area non troppo estesa. Le sue discese e le sue salite sono clementi e permettono di gustarla a piedi, di perdersi tra i suoi vicoli ma di ritrovarsi facilmente. In ogni caso di avere sempre davanti agli occhi una bellezza che va oltre i suoi monumenti.
Il mare non è lontano da Scicli, come non lo sono Modica e Ragusa. Vicino e dentro la città è la bellezza, è quel «luxe, calme et volupté» (Baudelaire) che nei più ricchi tra i luoghi siciliani coniuga sempre la malinconia della morte e il vibrare dentro essa del καιρός.

3 commenti

  • ANDREA PIETRO PETRALIA

    Agosto 19, 2023

    Prof.AGB, il suono delle parole scritte, in esse contenute la dolcezza e la cultura, fanno dei tuoi monologhi brani d’opera. Leggerti e come ascoltare un pezzo d’opera …che commenti fare ? direi di compiacimento, è raro leggere…. e leggere il contenuto fitto delle parole che scrivi, mi lascio andare sognando… nelle facciate dei palazzi, nelle strade d’oro e nel barocco siciliano. Riconosco i miei difetti culturali, di cui la fà da padrona una cultura raso terra e qualche volta anche sotto terra…Il tuo scritto mi ha fatto visitare SCICLI che non vedo da 50 anni…

  • Michele Del Vecchio

    Agosto 16, 2023

    Grazie. Mi hai fatto rivivere, riprovare, risentire le emozioni di uno dei miei più straordinari viaggi in Sicilia. Ho ritrovato nel tuo racconto di Scicli lo stupore allora provato verso il barocco siciliano che con ben maggiore forza di quello romano o piemontese o ligure sa esprimere la tensione del “contendere” (perfetta la scelta di questo verbo da parte tua). La tua rivisitazione di Sicli è continua, senza cesure come la “musica delle pietre” che hai udito e che fai sentire, ascoltare anche in chi ti legge. Un caro abbraccio.

    • agbiuso

      Agosto 16, 2023

      “Stupore”, sì, è quello che emerge nei nostri occhi alla vista di luoghi nei quali la potenza della natura e quella dell’artificio si coniugano nelle forme del barocco siciliano.
      Grazie a te, caro Michele, per come arricchisci queste pagine.

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