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Nuova recensione di Longo a «Temporalità e Differenza», Rivista Internazionale di Filosofia e Psicologia
Nel volume 5/1 (2014) della Rivista Internazionale di Filosofia e Psicologia (pagine 134-137) Giuseppe O. Longo ha pubblicato una recensione più ampia (e leggibile gratuitamente) rispetto a quella che era uscita lo scorso dicembre nell’Indice dei libri del mese.
4 commenti
agbiuso
Al contrario, caro Diego. Lo arricchisci come tutti coloro che lasciano qui le loro riflessioni.
diego
grazie caro Alberto, in effetti la 4a parte de «La mente temporale» e le conclusioni di «Cyborgsofia» presentano questa ibridazione come una inevitabile prosecuzione dell’umano, anche se, almeno alla mia lettura, l’ibridazione delle componenti corporee è anche un cammino inverso all’impossibile intelligenza artificiale priva di un corpo
sempre riguardo la bellissima recensione, c’è la frase finale che risponde ad un mio dubbio
«l’enigma del tempo è ciò che renderà sempre enigmatico l’umano a se stesso»
il mio dubbio era se in effetti la temporalità debba essere esclusivamente costitutiva della mente umana, perchè a me non pare; esempio: anche la non particolarmente istruita lumachina degli esperimenti di kendall si «ricorda» di uno stimolo innocuo e dannoso, quindi anche la sua mente assai semplificata è temporale, dovendo trasferire una reazione in un prima e in un dopo; ma il mio dubbio è risolto nella frase giustamente riportata da G.O. Longo, perchè umano non è il tempo ma «l’enigma», la domanda, lo stupore, quella molto umana tendenza a cercare un senso
ora basta, ho già infestato abbastanza il thread
agbiuso
Caro Diego, nel mio breve commento alla tua recensione a Bit Bang. La nascita della filosofia digitale ho scritto, appunto, che gli elementi di convergenza tra me e Longo sono così profondi che “ci siamo stupiti e rallegrati entrambi quando li abbiamo reciprocamente studiati”.
Le differenze, che pure ci sono, sono probabilmente relative alle nostre competenze specialistiche: Longo è un matematico e il massimo teorico dell’informazione che operi in Italia, io sono un filosofo teoretico.
Pino è, ad esempio, di solito più preoccupato dalla prospettiva dell’ibridazione, da ciò che lui chiama Simbionte; a me sembra invece che si tratti della prosecuzione di un cammino che costituisce parte della nostra stessa identità .
All’inverso, in questo libro lui e Vaccaro mi sembrano forse troppo favorevoli agli elementi matematico-platonici della “filosofia digitale”, mentre molte delle posizioni che analizzano mi lasciano piuttosto perplesso.
Sull’essenziale, però, -e anche su ciò che va oltre quanto è possibile dire 🙂 – io e Longo convergiamo interamente.
diego
La sensazione che ho provato leggendo Longo, per esempio in «Bit bang», caro Alberto, è quella dell’impressionante somiglianza fra il suo pensiero ed il tuo. E fin qui nessun stupore (del resto per molti tratti, seppur nella ben minore robustezza teoretica, lo è anche il mio). Quel che stupisce è la somiglianza anche nello stile, nel mondo di «sentire» la corporeità . Io ho la sensazione che siate simili proprio come menti, anzi corpomenti come s’usa in queste pagine. Allora ho una domanda che tutti coloro i quali leggono Biuso e leggono Longo si porranno: secondo te, dov’è che siete differenti, c’è qualcosa sulla quale la pensi in modo diverso da lui? Mi risponderai immagino che lui è più bravo, più tutto, ma non vale, vorrei una differenza vera.