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12 commenti

  • diegob

    Agosto 21, 2013

    Grazie caro Alberto. Ti faccio lavorare in piene ferie!!! Conservo gelosamente il tuo post e mi metto all’opera con entusiasmo.

  • agbiuso

    Agosto 21, 2013

    Caro Diego, delle differenze tra il PD e il PDL certamente ci sono -come tra tutte le correnti politiche- e quella che tu indichi è tra le più importanti.

    Ti devo una risposta su Heidegger. Come introduzione al suo pensiero io consiglierei senz’altro il testo di una conferenza da lui tenuta il 25 luglio del 1924 davanti ai teologi di Marburgo. Si intitola Il concetto di tempo (Adelphi). Sono poche pagine (meno di 80), tra le più chiare mai scritte dal filosofo e introduttive ai temi che poi saranno sviluppati in Essere e tempo.
    Passerei poi a Sentieri interrotti (La Nuova Italia), in particolare ai saggi dedicati ad Anassimandro, Cartesio e Nietzsche.
    Proseguirei con le Conferenze di Brema e Friburgo (Adelphi), tenute dopo la Seconda guerra mondiale -incentrate sul tema della tecnica- e con Saggi e discorsi (Mursia)
    Come presentazione generale, leggerei l’ottima Introduzione a Heidegger di Gianni Vattimo (Laterza).
    Sta poi allo studioso -in questo caso a te- decidere quando leggere Essere e tempo (scegliendo fra la traduzione classica di Pietro Chiodi [Longanesi] e quella più tecnica di Alfredo Marini [Mondadori]). Secondo me tu puoi farlo in qualunque momento.

  • diegod56

    Agosto 21, 2013

    In effetti, caro Alberto, l’articolo del Pellizzetti è molto interessante, chiarisce il tema, peraltro non nuovo, delle similitudini fra il B. e il Giovine sindaco fiorentino. Questa semilitudine di stile e di intenti mette però in risalto le differenze fra il pdl e il cosiddetto pdmenoelle. Il Giovine sindaco non puo’ affermare stentoreo, dopo una condanna per colossale evasione fiscale, che lui è il capo e lo rimarrà per sempre. Il partito cui il Giovine sindaco appartiene ha, con limiti, difetti, incertezze, talvolta grossolane cantonate, comunque tentato la strada delle primarie. Difatti il Giovine sindaco la volta scorsa non è diventato nè segretario nè candidato premier (odio questa parola, ma almeno è corta). Dentro di pdmenoelle c’è il dibattito politico, infuria perfino, mentre dentro la falange della destra, per quanto gli odii siano profondi, tutti sanno che c’è un padrone. Chi comanda nel PD non si capisce neanche bene, chi comanda nel PDL si capisce benissimo. Non è una differenza da poco (anche se immagino la facile replica che i risultati poi sono similari), perchè è una differenza sostanziale e il sulfureo genovese ovviamente, nell’efficacia del suo messaggio, non la evidenzia. Altra questione è quella sui programmo socio economici, dove la critica è fondata.

  • agbiuso

    Agosto 20, 2013

    A proposito di servi, per l’appunto.

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    Craxi spiegò in Parlamento che se rubava lui, rubavano tutti. Nessuno si alzò in piedi per contestarlo. Silenzio assenso? C’è ora una larga attesa, figlia delle larghe intese, sul discorso che un pregiudicato, amico fraterno, non a caso, di Bottino, farà alle Camere riunite. Di per sé è già un evento che Berlusconi si faccia vedere in aula dato il suo assenteismo cronico emulato solo dal suo avvocato parlamentare, il noto Ghedini. La giustificazione (vera) è che sono affezionati frequentatori dei tribunali della Repubblica, inseparabili.
    Posso permettermi qualche suggerimento all’evasore fiscale per le parole di commiato ai parlamentari? Due cose così per arricchire la concione che terrà dal suo banco.
    “Cari, carissimi (quanto mi siete costati) parlamentari, se oggi sono qui è per mandarvi a fanculo. Certo, non è un linguaggio che mi appartiene, io, abituato alle cene eleganti, però esprime dal cuore quello che penso di voi. Se io sono un delinquente voi siete i servi di questo delinquente, i suoi soci in affari, i suoi dipendenti. Mi rivolgo soprattutto ai banchi della sinistra che mi è stata vicina in tutti questi anni con l’approvazione delle leggi vergogna, dell’indulto, dello Scudo Fiscale. Quanti bei ricordi assieme. E la scorpacciata del Monte dei Paschi? Indimenticabile. E ora vi voltate dall’altra parte, compreso Enrico Letta che spese parole di miele per me invitando a votarmi al posto del M5S (in verità le spese anche per Andreotti e per Monti, è un ragazzo volubile…). Lui che deve tutto asuo zio che a sua volta deve tutto a me.
    Se io sono colpevole, voi siete colpevoli di avermi tollerato, coperto, aiutato in ogni modo sapendo perfettamente chi ero. Non mi sono mai nascosto, al contrario di voi. Finocchiaro, D’Alema, Violante dove siete? Non potete lasciarmi solo. Potrei essere indotto, più dalla rabbia che dalla disperazione, a rivelare la storia di questi vent’anni agli italiani intontiti dalle televisioni che voi graziosamente mi avete regalato. Senza di me voi non sareste mai esistiti. Senza di voi, che avete ignorato per me qualunque conflitto di interessi, io non sarei mai esistito o forse avrei accompagnato il mio sodale aHammamet. Siamo legati come gemelli dalla nascita. E ora mi lasciate solo, ai domiciliari o ai servizi sociali per una semplice frode fiscale? A fanculo, dovete andare. Io non sono certo peggio di voi. I padroni, anche i più ributtanti, sono sempre migliori dei loro servi!”.
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    Fonte: Il discorso di Berlusconi

  • agbiuso

    Agosto 20, 2013

    Cari amici, ho letto un articolo che mi sembra sintetizzare il pienamente condivisibile Che palle di Pasquale e l’apollineo realismo di Diego.
    A quest’ultimo, tuttavia, dico che ho l’impressione che sopravvaluti non poco il pregiudicato.
    Personaggi assai più consistenti di costui il tempo li ha dissolti. Si tratta soltanto di un tipico “ganassa”, come dicono a Milano. Certo, è un ganassa dotato di uno sconfinato patrimonio e di carisma. Due elementi che già da soli formano una miscela pericolosa; se poi si aggiunge il patologico narcisismo che li mescola, si capirà una delle ragioni che lo hanno portato lì dove si trova. Ma sono anche personaggi che non sopravvivono. Per accedere al mito c’è bisogno d’altro, di molto altro. Il morire lo cancellerà.

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    Musica per dinosauri
    di Pierfranco Pellizzetti

    Mentre l’Italia va a ramengo due temi ostruiscono l’agenda pubblica nazionale: la garanzia di agibilità politica pretesa da Silvio Berlusconi nonostante sia stato sgarrettato dalla sentenza di terza istanza, che azzera l’effetto lavacro di qualsiasi malefatta attribuito all’intercettamento di consensi elettorali oltre certe soglie (prescindendo dagli aspetti manipolatorii in tali consensi, ottenuti grazie al controllo oligopolistico dei canali informativi), e la data del congresso Pd; auspicato/temuto quale momento della possibile incoronazione di Matteo Renzi, con presumibili terremoti nelle nomenclature interne di partito.
    Uno degli aspetti grotteschi in tali “stringenti” priorità, imposte dalla forza dell’apparentemente ineluttabile, è che i personaggi da esse promossi – Berlusconi e Renzi – sono entrambi aureolati della nomea di grandi innovatori: l’apoteosi dell’apparente sull’effettivo, in linea perfetta con una fenomenologia in cui le campagne promopubblicitarie hanno soppiantato la comunicazione politica. Infatti, innovatori di che cosa? Forse nelle tecniche di vendita della propria immagine come brand, come logo. Niente di più della ininterrotta ripetizione di assunti a slogan che asseriscono essere il vecchio leader della destra “uomo del fare” e il nuovo emergente del centrosinistra “uomo del rinnovare”. E poco importa se vent’anni passati sul palcoscenico governativo, sovente beneficiando di maggioranze bulgare, non abbiano consentito a Berlusconi di dare pratica dimostrazione delle proprie conclamate virtù realizzatrici; mesi di sovraesposizione mediatica non chiariscono definitivamente in che cosa si concretizzi il rinnovamento secondo il sindaco di Firenze, tranne un generico blairismo tradotto in condiscendente frequentazione di ricchi in quanto tali (Briatore, Montezemolo, Marchionne…). Probabilmente l’elemento che svela la comunanza tra la vecchia star e la nuova entrata della politica spettacolo consiste nel posizionamento elettorale sovrapposto, ribadita dall’affermazione di Renzi che il Pd deve organizzarsi per intercettare il voto degli scontenti Pdl. Tradotto: essere più Pdl del Pdl; ossia una totale omologazione assumendo i tratti connotativi dell’avversario. E quali sono questi tratti? Si può dire che vennero alla luce chiaramente proprio agli inizi dell’avventura berlusconiana, quando Forza Italia si proclamava promotrice di una “rivoluzione liberale”. Tale rivoluzione – in effetti – altro non era che una tardiva rimasticatura delle ricette thatcheriane e reaganiane che vent’anni prima avviarono l’attacco al Welfare State con la deregulation , arma per la distruzione di massa nella guerra della neoborghesia finanziaria, insofferente a controlli e tosature fiscali, contro il ceto medio e le sue conquiste in materia di cittadinanza sociale. Linea strategica nitida, sebbene devastante qualsivoglia convivenza civica, che il berlusconismo perse rapidamente per strada; nei meandri delle collusioni stingenti sul malavitoso del proprio leader e nelle contraddizioni proprie di un personale politico in parte avventizio, in parte riciclato rovistando tra i cascami di Tangentopoli e del Neofascismo. A distanza di due decenni sembra intenzionato a riprovarci pure Renzi. In un’operazione che – prescindendo dal merito appare ormai fuori tempo massimo. Per le profonde trasformazioni della composizione sociale su cui si basava. Si potrebbe dire, per la fine della stagione dominata dai baby boomers , la generazione nata nel secondo dopoguerra; in quella che – in un certo senso – è anche la storia delle mentalità novecentesche. Tutto ruota attorno all’idea socializzante di scopo condiviso e azione pubblica. Nel periodo che intercorre tra due conflitti mondiali e ulteriori catastrofi, gli Stati democratici appresero a programmare la società e i cittadini ad apprezzarne il ruolo nel ridurre i livelli di insicurezza prodotti da quelle crisi. I loro figlioli, nati e cresciuti in un contesto di crescente sicurezza materiale, incominciarono a considerare le conquiste pubbliche del passato una forma di controllo repressivo. La Nuova Sinistra fornì le necessarie concettualizzazioni e come scriveva lo storico Tony Judt – «le rabbiose contestazioni proletarie contro i capitalisti sfruttatori cedettero il passo a slogan spensierati e ironici che chiedevano libertà sessuale». Una critica postmodernista che venne ampiamente utilizzata allo scopo di argomentare efficacemente la restaurazione dell’individualismo possessivo. Quella che sarà chiamata “la rivincita degli austriaci” (alla Hayek): i liberali da Guerra Fredda che balzarono fuori conquistando il campo, quando l’attenzione era ancora rivolta al conflitto, ormai ritualizzato e politicamente inerte, tra socialdemocratici riformisti e anarcocomunisti antisistema.
    Dunque, i babies postmaterialisti come base sociale della lunga egemonia NeoCon. Le cui miserie argomentative al servizio dell’assiomatica dell’interesse (“avido è bello”) vennero presentate come “il nuovo che avanza”, in una landa ai margini come l’Italia, dal berlusconismo anni 90.
    Con un’ulteriore complicazione: l’apocalisse sociale, accompagnata per mano dalle televisioni commerciali, del rampantismo fattosi ceto egemone (la neoborghesia cafona).
    Un fenomeno in ritardo già allora, ma su cui Berlusconi ha campato per anni grazie all’insipienza sociologica dei propri competitori (incapaci di produrre una teoria alternativa della società). Sicché ora appare un revival a dir poco incartapecorito, nel dilagare delle povertà nuove e vecchie, dopo che a Wall Street è crollato un muro producendo effetti sistemici che nel tempo appariranno ancora più drammatici di quello di Berlino. Da qui l’impressione di macabra ironia nel sentire riproporre l’appellativo di innovatori per i politici organici a quei baby boomers, ormai trasformati in ceto medio intellettuale precarizzato e di mezza età. Per i loro epigoni.
    Ma ad oggi è questo quanto ci passa il convento.

    Fonte: il Manifesto, 19 agosto 2013

  • diegod56

    Agosto 20, 2013

    Mi sia dato atto che osservo sempre con attenzione e rispetto l’iniziativa di Grillo e del suo movimento. E anche del fatto che per nulla mi inquieta ogni aspra critica all’operato dei dirigenti del PD. Penso e scrivo libero. Come uomo, come padre, come artigiano, come modesto appassionato di letture filosofiche, e poco come iscritto al PD.
    Credo sia utilissimo confrontare ragionamenti in modo aperto, senza un finale prestabilito. Io credo che la radice di ogni problema reale, concreto, che tocca la vita concreta di donne e uomini concreti, sia proprio un problema di ignoranza, di cultura superficiale, di volgarità d’approccio.
    Certo il cupo personaggio dai tacchi rialzati continua ad occupare i nostri incubi, e così sarà ancora per parecchio tempo, e non sarà la signora con la falce a risolvere il problema, perchè un mito morto non puo’ morire.
    Alberto carissimo, mi piace la tua limpidezza e sincerità, continuerò a leggerti sempre e, magari sotto la tua guida, a tentare anche l’impervia montagna di Heidegger.
    Al grande Pasquale, grazie di tutto, soprattutto dello stile incredibile.

  • Pasquale D'Ascola

    Agosto 19, 2013

    Cari amici, specie diegod56, sinceramente,non viene a nessuno voglia di chiudere questa ignobile partita con un sano e icastico, Che palle. Sbrigativo, certo, poco attento, sicuro, non analitico, oh siì, ma che dobbiamo morire di Letta e di che cosa è meglio quando è peggio, no. VIen via, amici, muoia Sansone e tutti i flistei gridava Totò in Totò e Cleopatra. Piove, il governo è peggio che ladro e se mi concedete l’ardire, adesso basta, che si inculino. Chi può se ne vada e chi non può se ne vada anche se non può. O vogliamo morire di pdcl. Io no.

  • diegod56

    Agosto 18, 2013

    Ammetto, caro Alberto, che il PD guidato da Renzi avrebbe un successo determinato proprio dal fatto che l’elettore di destra lo percepirebbe perfettamente «votabile».

    Paradossalmente, una vittoria del cavalier pompetta e dei suoi, sarebbe quasi meglio, come fattore di chiarezza.

    Sulle questioni dell’economia molto ci sarebbe da ragionare, ma lo faremo in altra occasione, debbo prima documentarmi un po’ meglio, ora sono troppo «balneare».

    Buon proseguimento di vacanze, a tutti!

  • agbiuso

    Agosto 18, 2013

    Vi ringrazio, cari amici, dei vostri interventi.
    La mia risposta alle tue osservazioni, caro Diego, è in realtà presente e ribadita in molte delle precedenti brachilogie e nelle risposte che ho cercato di dare a tue precedenti osservazioni. Evito di ripetermi, concentrandomi soltanto su due punti.

    Il primo riguarda il Movimento 5 Stelle, al quale più passa il tempo più sono contento di aver dato il mio voto. L’azione parlamentare è ottima ed è riassunta -ma soltanto in parte- in queste poche righe:

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    Istituzione del reddito di cittadinanza, esenzione delle microimprese dall’Irap, accesso gratuito alla rete per la cittadinanza, esenzione dall’IMU per la prima casa, non pignorabilità della prima casa o azienda, fatturazione elettronica, superamento del blocco delle assunzioni nella Pa, risorse per la messa in sicurezza degli edifici scolastici, affitto di terreni demaniali per uso agricolo, abolizione dei contributi pubblici ai partiti, impossibilità di candidarsi in Parlamento per più di due mandati, abolizione delle provincie.
    Queste sono solo alcune delle proposte di legge del M5S nei suoi primi 100 giorni in Parlamento, durante i quali ha lasciato allo Stato 42 milioni di euro di finanziamento pubblico e restituito 1 milione e mezzo di diarie parlamentari.
    Cosa significa tutto ciò? È una dichiarazione di assoluta diversità dai partiti: il non rispondere agli interessi di nessuno, ma solo a quelli di tutti. Il non dover obbedire a sponsor palesi o occulti, non sottostare a ricatti, minacce o oscuri accordi, non pensare ai voti o ai soldi o alla carriera, non dover ottemperare a pretese di entità straniere o sovranazionali. In una parola, libertà. Forse per la prima volta nella storia recente della Repubblica, esistono 157 parlamentari completamente liberi, 157 cittadini liberi di occuparsi solo dell’interesse collettivo.
    Questa, pensateci, è davvero una rivoluzione senza precedenti.
    MoVimento 5 Stelle Parlamento

    Fonte: 100 giorni di libertà
    ===================

    Gravissimo è che le altre forze politiche si siano opposte in modo pregiudiziale, irrazionale e sistematico a queste e ad altre proposte a favore dei cittadini italiani.

    Il secondo punto sul quale provo a risponderti riguarda le elezioni. Io credo che il pregiudicato le perderebbe. Le ragioni di questa convinzione sono due. 1. Quasi tutti i sondaggi danno un PD guidato da Renzi in vantaggio di 15 punti sul Pdl.
    2. Ai sondaggi credo comunque poco, moltissimo invece alle motivazioni del delinquente, il quale se avesse delle previsioni e dei dati a suo favore avrebbe già fatto cadere il governo. Se non lo ha ancora fatto -dopo essere stato condannato- è perché sa di perdere eventuali nuove elezioni.

    Ma il punto, caro amico, è per me un altro.
    Quando tu parli di alleanze e di elezioni, lo fai come se il Partito Democratico rappresentasse un’alternativa -o addirittura la salvezza- nei confronti del PdL. Io ritengo invece che la vittoria dell’una o dell’altra formazione sarebbe irrilevante poiché esse rappresentano ormai due correnti dello stesso partito, il Partito Unico che sta affossando l’Italia sotto la guida congiunta di Napolitano e del pregiudicato Berlusconi Silvio.
    Sarebbe dunque come preferire la corrente dorotea della Democrazia Cristiana piuttosto che quella di sinistra, sarebbe come auspicare la vittoria di Piccoli invece che di Zaccagnini.
    Questioni interne, insomma, a un Partito che giudico compatto nelle scelte di fondo che riguardano la politica economica e quella internazionale.
    Il governo Letta (nipote) è la più evidente e clamorosa conferma dell’esistenza di questo Partito, per il quale hanno lavorato in molti prima delle elezioni dentro le due correnti del Pd e del Pdl.
    Quindi non puoi prospettarmi le elezioni, e l’eventuale vittoria del partito del pregiudicato, come una minaccia o un deterrente. Cambierebbe soltanto la corrente al vertice del Partito Unico PD-PdL.

    Evidentemente, io e te stiamo valutando la realtà politica italiana in modo assai diverso.
    E’ per questo che:

    “Traditori dei lavoratori
    Traditori della libertà
    Traditori”

    non è né uno slogan né un giudizio morale ma semplicemente la sintesi descrittiva di ciò che i dirigenti del Partito Democratico hanno fatto della tradizione comunista dalla quale una parte preponderante di quel Partito veniva.
    Tradizione che hanno cancellato vendendosi alle ricchezze del pregiudicato e formando con lui un Partito di governo.

  • diegod56

    Agosto 18, 2013

    cucù!

    forse sono l’unico iscritto al PD che attraversa queste pagine scrivendovi, per cui, tenterò di ragionare su questa critica, fondata, diffusa, così ampia perfino fra gli elettori da sembrar paradossale lo stato delle cose

    la precisazione «a mio avviso» la metto qui e non la ripeto, per contenere l’ampiezza delle frasi

    bisogna distinguere il problema del sostegno al cosiddetto governo di larghe intese dal problema delle vicende giudiziare dell’uomo con le chiome trapiantate

    dalle mie conversazioni con iscritti abbastanza di rango, sulla questione del governo, l’opinione di molti è che il governo di larghe intese è una spiacevole necessità, determinatasi dal brutto risultato elettorale, indispensabile per evitare uno spread a 600 e il conseguente default (blocco di pensioni, tagli diretti degli organici del pubblico impiego, perdita dei risparmi personali di chi non è bravo nel trasferire all’estero le palanche)

    su questo punto le mie opinioni personali divergono, anche se non sono un economista, e penso che l’errore sia stato già il sostegno al governo Monti (l’Europa ha aspettato che votassero perfino in Grecia, perchè mai non non potessimo votare, allora, non mi è chiaro)

    comunque la questione del governo è distinta da quella della vicenda giudiziaria dell’uomo (lo so che questo è un termine eccessivo) dai capelli trapiantati, e su questo mi pare che tutti, nel cosiddetto PDmenoelle, concordano che la sentenza va applicata, senza alcuna regola ad hoc, e con essa la decadenza dagli incarichi parlamentari

    mi pare sia stato chiarissimo l’antico studente della Normale, quello con i baffetti puro stile Bialetti: l’homo arcorensis puo’ benissimo esser leader politico senza stare in parlamento, così come accade al sanguigno comico genovese

    venendo al Giorgio, costui è sempre stato la destra estrema del partito, e sostanzialmente non è nelle posizioni espresse, in termini politici ed economici, dal partito al quale è pure iscritto

    questo in breve quel che c’è in campo, l’altra grande forza politica, oltre al probabile vincitore forzitalico e il probabile sconfitto PD al prossimo giro, è il Movimento di Grillo, ancora fortissimo ma, almeno finché prevale l’ideologo più radicale dalle ricciute chiome, ma non abbastanza da prendere il potere da solo

    credo che qui, oltre alle giuste critiche al PD, sia bene anche dibattere sulle iniziative e le strategie del M5S, giacchè criticare gli altri partiti è giusto e sacrosanto, ma non basta a organizzare un’azione efficace

    il lavoro del parlamentari del Movimento è andato migliorando mese dopo mese, ma non basterà per raccogliere in solitudine la maggioranza dei suffragi

    ecco qua, caro Alberto, ho tentato di interloquire oltre gli slogan, oltre anche i giudizi morali che pure hanno la loro importanza

  • Pasquale D'Ascola

    Agosto 17, 2013

    Parassiti, ognuno sa che cosa è utile.

  • Dario Generali

    Agosto 17, 2013

    Caro Alberto,

    congratulazioni per la sintesi dell’analisi e del giudizio.
    Sono di efficacia straordinaria e completamente condivisibili.
    Chissà quando il nostro paese riuscirà a liberarsi da simili parassiti, che da secoli lo stanno devastando.
    Un caro saluto.
    Dario

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