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Biancaneve

Biancaneve (Schneewittchen) è una delle tante fiabe europee messa per iscritto dai fratelli Grimm, studiosi di cultura popolare, nel 1812. Nella versione cinematografica in uscita per la Disney è sparito il principe azzurro, Biancaneve ha la pelle olivastra e i nani sono stati sostituiti – tranne uno – da persone di altezza normale.
Che bisogno c’è di deturpare e distruggere le favole del nostro Continente? Che bisogno c’è di rendere tutto finto, moralistico, grottesco? Basterebbe inventare nuove storie, lasciando in pace le fiabe.
Il politicamente corretto della Disney e delle altre multinazionali non ha rispetto di nulla pur di far soldi. Biancaneve è soltanto un esempio, emblematico, di questa demolizione della cultura europea e delle sue espressioni, in ogni campo.
L’effetto finale è l’ampliarsi delle discriminazioni:
-discriminazione verso i maschi; in questa Biancaneve non esiste il ‘principe azzurro’ perché costui è maschio e quindi per definizione un soggetto patriarcale, che dà un bacio e quindi pratica violenza, anche se ama la ragazza e con il bacio le restituisce vita;
-discriminazione verso i nani, la cui presenza è evidentemente per gli autori della Disney disdicevole, antiestetica, brutta;
-discriminazione verso le donne bianche, ritenute anch’esse per definizione sciocche e asservite.
Sono state girate anche versioni porno di questa fiaba; l’operazione politicamente corretta della Disney ha lo stesso significato, ha la medesima radice: il profitto.
Ma, ripeto, la questione di fondo è questa: i ‘creativi’ della miliardaria Walt Disney Company non hanno capacità, talento, voglia di inventare nuove storie per dover pigramente rifugiarsi nelle fiabe degli altri?
Spero che anche in questo caso, come accaduto altre volte, ci sia almeno in Europa una reazione di rigetto e il film costituisca un fallimento commerciale. Il denaro è infatti l’unico linguaggio che i miliardari ‘inclusivi’ sanno ascoltare e praticare.

 

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[30.7.2023]

Dialogando con un’amica a proposito di un’altra favola, Cappuccetto Rosso, e del suo tacerne il finale quando la raccontava ai figli, ho ricordato che sono vegetariano e animalista ma che le favole vanno lasciate tutte nella loro formulazione per ragioni profonde, che nulla hanno a che vedere con le nostre morali e le loro mode.
Il lupo non è un animale ma è il segno di ciò che inganna presentandosi per quello che non è. Così la goccia di sangue rosso di Biancaneve deve interagire con il bianco della carnagione per favorire un processo alchemico di rinascita. Per il quale è necessaria anche la presenza dei nani/minatori che utilizzano l’energia della Terra.
Ma della natura simbolica ed esoterica delle fiabe raccolte dai Fratelli Grimm i barbari statunitensi non hanno ovviamente alcuna idea. Anche per questo sono dei barbari.

Da Rousseau all'ingegneria genetica

Hanna
di Joe Wright
Con: Saoirse Ronan (Hanna), Cate Blanchett (Marissa Wiegler), Eric Bana (Erik Heller), Tom Hollander (Isaacs), Jessica Barden (Sophie)
Sceneggiatura di  Seth Lochhead e David Farr
Usa, Gran Bretagna, Germania, 2011
Trailer del film

Hanna e suo padre Erik vivono a un centinaio di chilometri dal Circolo polare artico. Abitano in una casa di legno priva di elettricità. Si nutrono degli animali che catturano con le frecce. Leggono enciclopedie e favole. Studiano molte lingue. La ragazzina non ha conosciuto altro. Arriva il momento nel quale Hanna è pronta a entrare nel mondo, dove l’attende un’agente della CIA, Marissa, che farà di tutto per ucciderla. Lei lo sa e si è ben preparata, anche se ignora le vere ragioni per le quali Marissa la vuole morta. L’inseguimento si snoda tra le foreste polari, il deserto del Marocco, la Spagna. Per concludersi a Berlino, nel parco dedicato ai personaggi dei fratelli Grimm.

In un breve e magnifico racconto di Friedrich Dürrenmatt -intitolato Il figlio– si narra di un bambino allevato dal padre alla maniera dell’Emilio con un esito catastrofico. Un bel film di Luc Besson -dal titolo Léon– descrive il rapporto tra un killer di professione e una ragazzina, entrambi alla ricerca di giustizia e di affetto. Le favole dei fratelli Grimm sono delle potenti metafore il cui tema è l’attraversamento dell’enigma, dell’oscurità, dell’inquietudine in cui consiste il crescere degli umani. Queste fiabe tornano di continuo in Hanna, insieme alla furia, al gelo, alla tenerezza. La spettacolarità degli scontri fisici e l’intensa recitazione  della sedicenne Saoirse Ronan –un insieme di dolcezza e di forza quasi sovrumana, di determinazione assoluta e di tenerezza infantile- non salvano però il film dalla superficialità dell’insieme. Come già in Espiazione, Joe Wright mostra ambizioni superiori ai risultati. Alcune scene sono tuttavia assai dense: il momento in cui Hanna scopre l’elettricità e non riesce a fermare gli infernali elettrodomestici; l’interrogatorio nel bunker della CIA; la battuta con la quale il film inizia e si chiude: «Ti ho mancato il cuore».

 

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