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Videocracy

Il trailer del film di Erik Gandini Videocracy è stato rifiutato dalla Rai -televisione pubblica- con tre motivazioni. La prima è che «anche se non siamo in periodo di campagna elettorale, il pluralismo alla Rai è sacro e se nello spot di un film si ravvisa una critica ad una parte politica ci vuole un immediato contraddittorio e dunque deve essere seguito dal messaggio di un film di segno opposto» (Fonte: Repubblica). Sono certo che da ora in poi, per coerenza, ciascuno dei numerosi programmi e video della Rai nei quali si esaltano s.b. e le sue gesta sarà seguito da un immediato programma di segno opposto.

Il secondo motivo è che tale film «non rispetterebbe le convinzioni morali dei cittadini» (Fonte: Ansa). Surreale, oltre che totalitario, che i dirigenti della televisione di stato sappiano che cosa i cittadini ritengano morale o immorale. Tanta solennità per malamente mascherare carriere e poltrone di tali degni dirigenti televisivi. E tuttavia può darsi davvero che la «morale» di Berlusconi (sfruttare il corpo delle donne per ottenere introiti pubblicitari ma presentarsi alla Perdonanza cattolica) sia oggi la morale del telepopolo italiano. Circostanza che lungi dal giustificare s.b. sancirebbe il trionfo della videocrazia.

Il terzo, e più importante, argomento è tratto da un comunicato ufficiale della Rai, secondo il quale il trailer di questo film comunica un «inequivocabile messaggio politico di critica al governo». Motivazione che sarebbe senz’altro condivisa dalle televisioni della Corea del Nord, della Birmania, dell’Iran, dell’Arabia Saudita e di altri analoghi e liberi regimi.

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