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Ripetizione

Ripetizione

Nostalgia
di Mario Martone
Italia, 2022
Con: Pierfrancesco Favino (Felice Lasca), Francesco Di Leva (Don Luigi Rega), Tommaso Ragno (Oreste Spasiano), Aurora Quattrocchi (la madre), Nello Mascia (Domenico)
Trailer del film

Sarà mai possibile parlare di Napoli, descrivere la sua vita, i vicoli, le architetture, la città sotterranea, la lingua, le chiese, le strade…senza che vi domini la delinquenza e la camorra? Napoli è anche delinquenza e camorra ma è soprattutto ‘l’ultima vera città d’Europa’ come afferma uno scrittore del quale non ricordo il nome. Al romanzo di un autore napoletano, Ermanno Rea, si ispira questo film, che racconta di un uomo che ha lasciato Napoli a quindici anni perché testimone di un delitto; ritorna dopo quasi quattro decenni e aver fatto fortuna in Libano e in Egitto (diventando anche musulmano); fa in tempo a incontrare l’anziana madre prima che lei muoia; il suo amico/complice di gioventù non gradisce vederlo aggirarsi per le strade del rione Sanità e gli fa capire, con i suoi modi da guappo, che se ne deve andare. Anche l’inverosimilmente eroico parroco del quartiere gli consiglia di tornare in Egitto (parroco che veste sempre l’abito talare, cosa che praticamente nessun prete, soprattutto se ‘di strada’, fa). Ma la nostalgia si rivela più forte di ogni pericolo.
Felice afferma infatti che la città è «incredibilmente uguale» a come lui l’ha lasciata, indicando così il dispositivo della ripetizione che intesse questa storia. Ripetizione degli ambienti, delle strade, della miseria, delle motociclette, del buio, della bruttura, del senza scampo.
Ripetizione del compiacimento che alcuni napoletani nutrono nel descrivere la propria città come fascinosa e maledetta.
Ripetizione di vicende e situazioni inverosimili ma che si pensa funzionino, come quella di un prete che grida contro la camorra ma che viene accolto senza problemi e senza rischi nelle case dei camorristi; come quella di un «malommo» che non corre pericoli reali dal ritorno del suo amico di gioventù ma che da psicopatico è ossessionato da lui; come quella di un uomo che quasi non parla più l’italiano/napoletano e che in Egitto ha una bella moglie e una consolidata posizione ma che la nostalgia induce a comportamenti poco sensati.
Storie di fantasia che hanno l’ambizione di costituire anche una analisi sociologica della Napoli reale ma che non rendono alla città un buon servizio, non le rendono giustizia.
Due momenti riscattano il film: Felice (un come sempre bravissimo Favino) che fa il bagno alla madre in una vasca di plastica, dentro un ‘basso’ fatiscente; l’incontro tra Oreste Spasiano e Felice Lasco, nel quale i due non si toccano e si fanno del male.
Il resto è in gran parte un filmato promozionale all’incontrario, nel quale si fa capire allo spettatore che i luoghi sono, sì, orrendi e degradati ma il fremito che dà la malavita, quello rimane affascinante.
Ogni cosa andrebbe invece messa al suo posto e nelle sue proporzioni: Napoli è camorra, è Maradona, è il Vesuvio, è  la pizza, è tante altre cose. Ed è una splendida città del passato e del presente, al di là di ogni (artificiosa) nostalgia.

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