Teognide di Megara Nisea, vissuto forse nel VI secolo, è un nome emblematico della Grecità. Nei suoi versi si declinano, compongono, intrecciano alcune delle tematiche fondamentali di quella cultura. L’aidos contro la hybris; la consapevolezza dell’equilibrio fra i beni e i mali che gli dèi inviano agli uomini inducendoli a eccessive speranze e disperazioni, poiché è proprio del migliore tutto saper sopportare, epei esti andros panta pherein agatou (Elegie, 658; sentenza 34); l’incoercibile potere della moira sulle cose, gli eventi, gli umani; la riservatezza, l’autocontrollo, il silenzio sulle proprie inquietudini che caratterizzano l’uomo forte e quindi nobile; e, infine, la suprema sapienza della vita e della morte, quella che ha compreso come «fra tutte non nascere per i mortali è la cosa migliore» (v. 425). Temi che hanno a fondamento una percezione dolorosa ma aristocratica del mondo. Sono le ragioni per le quali Nietzsche ha molto amato Teognide.
- Tags:
- Greci,
- Nietzsche,
- Paganesimo,
- Teognide
1 commento
Mariella Catasta
Quando il corso delle cose smette di essere l’effetto del proprio volere
la mente umana cozza contro un muro .
Cos’è la saggezza?
E’ la pazienza dell’attesa?
E’ la speranza del mutamento?
E’ la forza di accettare lo scacco?
E’ il misurare la perdita e trovare un’eccedenza di rivalsa?
E’ il valutare le alternative?
E forse frutto di quella forza creativa di cui ancora oggi non conosciamo le origini, che permette spesso il trionfo dell’io sulle cose?
Non saprei…forse i greci avevano trovato la soluzione , o forse tale soluzione si è rivelata inefficace
Il tentativo umano, troppo umano di trovare risposta da soli ci respinge nell’alveo oscuro del nichilismo.
Che fare?