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Programmi del Dipartimento di Scienze Umanistiche di Catania

Cari studenti del Dipartimento di Scienze Umanistiche, da poco più di un mese il nostro Dipartimento ha un nuovo Direttore -il Prof. Giancarlo Magnano San Lio- il quale ha delegato me e il Prof. Davide Bennato al sito del Dipartimento e alla comunicazione.
Come primo segnale di attenzione alle vostre esigenze abbiamo messo in Rete da ieri i programmi dell’anno accademico 2013-2014, anche per aiutarvi a scegliere le materie da frequentare e da preparare. Vi devo avvertire soltanto del fatto che l’indicazione del semestre di svolgimento delle lezioni è ancora provvisoria. Tutto il resto -crediti, contenuti dei corsi e testi da studiare- è invece definitivo.
Io e il Prof. Bennato non vi nascondiamo che all’inizio ci saranno delle difficoltà nel rendere più efficace la comunicazione ma vi assicuriamo che faremo di tutto per riuscirci.
Ringraziamo le Dott.sse Teresa Cunsolo e Cecilia Castana e i Signori Enzo Ierna e Rosy Fiamingo per la disponibilità con la quale si sono adoperati al fine di pubblicare i programmi, che potete trovare qui:

Lauree triennali

Lauree magistrali

Cordiali saluti e buono studio, anche a nome del Direttore Magnano e del Prof. Bennato,
Biuso

Per la politica, contro la televisione

Una delle dimostrazioni ai miei occhi più chiara dell’intelligenza politica di Beppe Grillo è la seguente dichiarazione (8.5.2012):

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Se il MoVimento 5 Stelle avesse scelto la televisione per affermarsi, oggi sarebbe allo zero qualcosa per cento. Partecipare ai talk show fa perdere voti e credibilità non solo ai presenti, ma all’intero MoVimento. Nei talk show il dibattito avviene con conduttori di lungo corso e con le mummie solidificate dei partiti. C’è l’omologazione con il passato. Che senso ha confrontarsi con Veltroni o con Gasparri in prima serata? Più che spiegarlo e ribadirlo non posso fare. Comunque chi partecipa ai talk show deve sapere che d’ora in poi farà una scelta di campo.
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e, prima ancora, (21.4.2012):

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I talk show televisivi sono un’arma contro il MoVimento 5 Stelle. Sono spazi poco igienici dove chi partecipa viene omologato alle scorie del Sistema. Infatti, se ti siedi accanto a Renzi o alla Santanchè sei omologato. Chi ascolta gli scarsi minuti che ti vengono accordati ti qualifica come un’espressione dei partiti. Chi si siede su quella poltroncina, su quella sedia, è alla mercé di conduttori schierati che hanno due obiettivi: lo share e l’obbedienza al partito o allo schieramento di riferimento.
[…] Siamo cresciuti in Rete, ci siamo sviluppati con l’esempio dei fatti nei Comuni, con il passaparola. La televisione è controllata in ogni sua piccola parte dai partiti. Uno “stupid box”. “Farsi vedere” dai cittadini “altrimenti non si cresce” è una solenne cazzata. O per alcuni una scusa per dare spazio al proprio ego.
È bene ricordare che chiunque faccia parte del MoVimento 5 Stelle, oggi ci sono 200.000 iscritti, ha la stessa dignità. È un MoVimento di massa dove chiunque può prendere e dare il testimone. La rivoluzione non sarà televisiva. La televisione è in mano al potere costituito. O ti oscura o deforma il tuo messaggio. I movimenti degli Indignados o dei Pirati svedesi sono nati e si sviluppano in Rete, non in prima serata televisiva. Ogni volta che parlano Bersani e Casini c’è uno spostamento di voti verso il MoVimento 5 Stelle, ogni volta che un esponente del M5S si fa ingabbiare in un talk show questi voti ritornano ai partiti. La nostra voce è la Rete, senza non avremmo neppure lo 0,1%. Entrare in uno studio in cui tutti, ma proprio tutti sono contro di te e non hai neppure il diritto di parola, perché ti viene tolta al momento opportuno da conduttori prezzolati, è fare il gioco dei partiti. Per chi non lo sapesse ancora, le televisioni appartengono ai partiti insieme ai giornalisti. Senza alcuna eccezione.
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Condivido pienamente. Da anni.

 

Le Pravde

La copertina del numero oggi in edicola di Panorama raffigura il ministro Maroni con una coppola in testa e pronto a distruggere le cosche mafiose. Da settimane, ormai, i quotidiani il Giornale e Libero titolano a caratteri cubitali contro Fini e la sua famiglia. Il direttore del TG1 Minzolini appare di continuo in video per magnificare il governo e il suo presidente. Da quando Marina Berlusconi è entrata nel Consiglio di Amministrazione di Mediobanca Il Corriere della Sera è diventato anch’esso filoberlusconiano. Delle televisioni Mediaset è superfluo dire.

Nelle complesse società contemporanee -nell’infosfera in cui tutti siamo immersi- il potere non è del ministro ma del mezzo di comunicazione di massa che parla del ministro. Ecco perché l’Italia sarà sempre meno decente sino a quando -quando?- una semplice norma liberale impedirà a chiunque possieda giornali e televisioni di candidarsi al potere politico. In caso contrario, a vincere sarà lo stalinismo mediatico che oggi devasta l’Italia e che persino Famiglia cristiana è ormai costretta a denunciare. Un Paese sommerso dall’odio e dalla menzogna diffusi dai giornali e dai telegiornali in mano a Berlusconi. Questo siamo diventati.

Le sedie

di Eugène Ionesco
Teatro Studio – Milano
Traduzione di Luca Doninelli
Con Galatea 
Ranzi, Nello Mascia, Sergio Basile
Regia di Pietro Carriglio
Produzione Teatro Biondo Stabile di Palermo
Sino al 20 dicembre 2009

sedie

Il guardiano di uno sperduto faro e sua moglie. Sposati da sessantacinque, settantacinque anni? In quale tempo ci si trova? E dove? Nello spazio e nel tempo del senso cercato, costruito, inventato, smarrito. Ci si trova in un lucido e plausibile delirio che riempie la scena di sedie su sedie per gli ospiti innumerevoli e di ogni tipo che stanno arrivando al faro, convocati all’ascolto di un “messaggio all’umanità” che il guardiano ha redatto e che un oratore è stato incaricato di pronunciare. Perché quell’uomo è incapace di dire in pubblico una sola parola. Arriva persino l’Imperatore, qui nella forma di un totem che ricorda Il signore delle mosche. Il mare porta al faro questa folla frutto di un immenso desiderio di comunicare e il mare si riprende i due personaggi mentre il grande oratore è capace solo di incomprensibili, stentati, insensati suoni. Le sedie però lo ascoltano con la stessa compunzione dei fedeli perinde ac cadaver.

La messa in scena di questo capolavoro è lieve, sobria, attenta. I due attori costruiscono con i loro gesti e con le parole l’intero spazio teatrale. L’ironia emerge da tale spazio/parola e la comunicazione mostra di essere la sostanza stessa dell’umano. «Non si può non comunicare». Mai la verità di questo assioma si fa evidente come quando il suono si trasforma in silenzio nell’istante stesso in cui viene emesso.

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