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Il discorso del re

(The King’s Speech)
di Tom Hooper
GB-Australia 2010
Con: Colin Firth (Giorgio VI), Geoffrey Rush (Lionel Logue), Helena Bonham Carter (Lady Lion), Guy Pearce (Edoardo VIII)
Trailer del film

Il secondogenito di Giorgio V d’Inghilterra successe al padre quando, nel 1936, il fratello Edoardo VIII decise di abdicare per poter sposare una donna divorziata. C’era però un problema: Giorgio VI, così si chiamava, era balbuziente mentre un sovrano deve saper parlare in pubblico. Non solo: i più spregiudicati governanti d’Europa facevano un uso politico totale dei nuovi media, in primo luogo della radio. Aprire bocca davanti a quel microfono era invece per il Duca di York e futuro re una vera e propria tortura. A soccorrerlo fu la tenacia della moglie e la geniale sensibilità di Lionel Logue, un logopedista australiano dai metodi innovativi. Questo terapeuta comprese che dietro la balbuzie stava un’insicurezza profonda, frutto  delle gelide relazioni affettive coi genitori e del rigido protocollo di corte. Logue restituì sicurezza al sovrano, il quale in occasione della dichiarazione di guerra della Gran Bretagna alla Germania tenne un  memorabile discorso radiofonico.

Il film è sontuoso, gli attori assai bravi, specialmente Geoffrey Rush, capace di imporre ancora una volta la propria personalità all’intera opera. La vicenda innesta la storia psicologica di un incerto sovrano all’interno degli usi e costumi del suo mondo. E lo fa tramite un ampio utilizzo del grandangolo, di campi e controcampi incentrati su primissimi piani o su piani medi nei quali gli attori sono sempre posti leggermente di lato, creando una sensazione di affresco cinematografico di notevole suggestione. Tutto questo è però al servizio di una vera e propria apologia e apoteosi della Corona britannica, che ne nasconde apertamente (per dir così) le nefandezze coloniali, la ferocia politica e commerciale, le forti simpatie verso le dittature europee prima che diventassero nemiche della Gran Bretagna.
Una favola ben confezionata, un tipico prodotto da Oscar che nella versione italiana soffre dell’assurdità del doppiaggio che, per quanto abile, toglie senso al senso stesso della vicenda, tutta incentrata sulla parola, sulla voce, sui suoni che escono dalla bocca del Re, del suo terapeuta e degli attori che così bene li interpretano.

2 commenti

  • diegob

    Febbraio 18, 2011

    su piani medi nei quali gli attori sono sempre posti leggermente di lato, creando una sensazione di affresco cinematografico di notevole suggestione

    osservazione interessante, che condivido, come del resto il giudizio sul film, caro prof.

  • Armando ed Eleonora

    Febbraio 18, 2011

    Concordiamo pienamente con la sua recensione professore!
    Ottima la fotografia e sicuramente da rivedere in lingua originale per apprezzare ancora di più la bravura dei due attori.

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