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Evoè

Oggi compio cinquantasette anni. Sono stati decenni di conoscenza e di cammino. Non avrei voluto che fossero diversi da come li ho vissuti e li vivo. Certo, avrei preferito qualche ostacolo in meno e che alcune sofferenze mi fossero risparmiate ma devo dire che gli dèi sinora mi sono stati amici. Forse perché li ho rispettati. Ho rispettato la potenza della materia in cui si incarnano e ho cercato di tenere conto della misura in ogni cosa. Molto al di là della misura, ho comunque venerato «Dioniso, gioia dei mortali» (ἣ δὲ Διώνυσον Σεμέλη τέκε χάρμα βροτοῖσιν, Iliade, XIV 325), ricevendone in cambio tanta pienezza.
Ho cercato di stare molto attento alle Moire, alla loro potenza, evitando di colpire -senza tuttavia sempre riuscirci- i miei ospiti, gli amici, gli amori. Quando questo accade, le Moire non hanno pietà. E hanno ragione. Perché se per tutti i Greci è «bello e giusto» vendicarsi dei nemici, è molto grave offendere chi ci vuole bene. E però a volte succede, anche al di là della nostra volontà.
Ho cercato di rispondere ai miei tre compiti di filosofo, di docente e di cittadino. Dedicando ogni energia al pensiero e alla scrittura -la missione della scienza-; all’insegnamento -la missione didattica-; alla funzione civile -la cosiddetta ‘terza missione’ del mio lavoro-, della quale anche questo sito vorrebbe costituire un’espressione. La stima, l’affetto e il sorriso di molti lettori, studenti, amici sono la più serena ricompensa che la vita mi abbia donato.
Lo so quello che state pensando, all’insolito -da qualche tempo- parlare qui di tanto in tanto anche di me e non solo della bellezza del mondo. Spero che questo mio dire sia segno di ἐλευθερία, di consapevole libertà. Evoè

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