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Daria Baglieri su Chronos

Daria Baglieri
Chronos. Una teoresi del (nostro) tempo
in il Pequod
anno V, n. 11, giugno 2025
Pagine 14-20

«Vita è differenza, e la vita umana è esperienza della differenza. Questa è la chiave degli scritti raccolti nel volume, che tanto della storia quanto della teoresi fanno il loro metodo, senza rinunciare alla lettura diacronica e filologica delle fonti tipica dell’una né alla prospettiva rigorosamente olistica e sincronica caratteristica dell’altra. Ne risulta un cammino verso la comprensione dell’intero nella sua differenziazione e delle parti nella loro unità un’econtologia, il discorso sull’essere come ambiente-mondo, realtà vivente e animata. […]
Chronos coniuga una struttura di pensiero apollinea, come ‘lucida e disincantata coscienza’ della vita che pensa sé stessa, alla dionisiaca multiformità ‘della misura dolente dell’esserci’. Un dolore che trova un’insuperata espressione nel sapere tragico e gnostico i quali, difatti, prendono la parola in tutti questi scritti e non solo in quelli relativi all’antichità greca, pagana, politeista. Essi, allora, non presentano direttamente una cronologia del sapere filosofico, quanto anzitutto, e senza contraddizione, il percorso teoretico ed ermeneutico per ‘diventare parte del flusso infinito’ di cui non siamo che un attimo».

Federico Nicolosi su Chronos

Federico Nicolosi
Essere, tempo, materia
Recensione a Chronos. Scritti di storia della filosofia
in Dialoghi Mediterranei
n. 71, gennaio-febbraio 2025
pagine 538-542

«Il cammino di quest’opera, che in certo qual modo ingloba e supera i precedenti lavori Temporalità e differenza e Tempo e materia, collocandosi sulla medesima scia di ricerca da essi inaugurata, si dispiega in una metafisica dell’immanenza drasticamente materialista e disincantata, la quale affonda le proprie radici nel gioco dialettico che mette perpetuamente in relazione tra loro l’Identità e la Differenza, l’essere e l’ente, la Zoè della materia organica e il Bìos che l’uomo è, il tempo cosmico e la temporalità dell’esserci umano. […]
Tutto ciò, sovente in maniera esplicita e altre volte più velatamente, filtra da ogni pagina di Chronos, che di questa tesi di fondo – ovvero, di oltre venti anni di ricerche – è il coronamento e forse la realizzazione migliore; un quadro unico e molteplice capace di compendiare con tagliente schiettezza e con finezza talora quasi poetante l’intero sistema filosofico di Alberto Giovanni Biuso o, come sopra mi è piaciuto chiamarlo, il suo cammino verso il Tempo, dal Tempo, nel Tempo».

In apertura il fotomosaico (realizzato dal telescopio spaziale Hubble) della Galassia di Andromeda (M31), la più vicina alla nostra (dista 2,5 milioni di anni luce) e a essa molto simile. M31 si compone di circa mille miliardi di stelle. Quelle che si vedono nell’immagine sono soltanto una piccola frazione. Le immagini in basso sono un ingrandimento di alcune sezioni della foto principale, con la relativa descrizione.
Utilizzo immagini astronomiche per illustrare le pagine di questo sito, in particolare di quelle che parlano dei miei libri, poiché in essi, soprattutto nella tetralogia dedicata al tempo ma anche in Chronos, uno dei concetti fondamentali è l’antropodecentrismo. Concetto e realtà che ha nella immensità del cosmo – per la nostra mente di fatto inimmaginabile – una delle sue prove più semplici e più evidenti. Platone si chiede (Repubblica, VI 486a) quanto possa essere e apparire μέγα τὸν ἀνθρώπινον βίον (grande la vita degli umani) di fronte alla potenza senza pari dell’essere e del tempo. E risponde che essa non può che apparire vicina al nulla. Ecco: sta qui, esattamente in questo, l’identità della filosofia e della sua storia. Sta in questo sguardo rivolto alla ζωή dalla prospettiva della Φύσις, dalla prospettiva del Cosmo, dell’Intero.

Il tempo, un limpido enigma

Su invito della Prof.ssa Sara Lo Faro e delle colleghe di filosofia del Liceo Classico Bonaventura Secusio di Caltagirone, giovedì 20 marzo 2025 alle 11.00 terrò un incontro con gli studenti sul tema del tempo.
Il tempo è un enigma, ma è un limpido enigma. Il tempo è numero ed è anche durata; è interiorità ed è corpo; è convenzione ed è storia; è una struttura sociale ed è una potenza metafisica. Il tempo è unitario e molteplice.
Il tempo è una danza delle stelle, «χορείας δὲ τούτων αὐτῶν καὶ παραβολὰς ἀλλήλων» (Platone, Timeo, 40c) ed è un’apertura al futuro che sul fondamento di quanto è accaduto genera il presente.
Come Aristotele afferma dell’essere, anche il tempo si dice dunque in molti modi, πολλαχῶς.

 

Il tempo si dice in molti modi

Lo scorso 31.10.2024 tenni un seminario (a distanza) nell’ambito del PRIN  Synchronized with Nature. Measuring time in ancient Egypt and Mesopotamia: archaeological and textual evidence. Il titolo era COMPUTUS. Tempo storico e molteplicità del tempo. In quell’occasione ci soffermammo quasi esclusivamente sulle diverse forme del computus, del calcolo del tempo nelle diverse civiltà, epoche e culture europee.
La seconda parte del seminario si svolgerà il prossimo giovedì, 16 gennaio 2025.
Parleremo di come il tempo si dica appunto in molti modi, costituisca una realtà pervasiva e molteplice.
Presenterò (brevemente) nove forme del tempo: cosmico, fisico, convenzionale, sociale, psicologico, somatico, genetico, antropologico e il tempo/temporalità.
Spero che la definizione di queste forme ci faccia meglio comprendere che l’essere umano è tempo incarnato; il corpomente è la consapevolezza dell’essere noi stessi tempo: «L’esserci, compreso nella sua estrema possibilità d’essere, è il tempo stesso, e non è nel tempo» (Heidegger). Una tesi come questa non esprime un primato coscienzialistico sulla temporalità ma la costitutiva temporalità del nostro essere, che fuori dal tempo è letteralmente incomprensibile, indicibile, inesistente.
Che l’umano sia un grumo temporale non vuol dire che il tempo si risolva in noi ma, al contrario, che siamo noi a risolverci nel tempo, il quale «è la sostanza di cui son fatto. Il tempo è un fiume che mi trascina, ma io sono il fiume; è una tigre che mi sbrana, ma io sono la tigre; è un fuoco che mi divora, ma io sono il fuoco» (Borges)

Il link per partecipare è: https://meet.google.com/bwb-rjyn-vmh
In questa locandina si può leggere il programma completo dei seminari, che sono pubblici.

[L’immagine di apertura è una fotografia della galassia M104 / NGC 4594, denominata Sombrero, distante dalla Terra 29,5 milioni di anni luce]

Palermo 2024

Di tanto in tanto ho occasione di recarmi a Palermo, cosa che mi dà molta gioia. Si tratta infatti di una tra le più belle e contraddittorie città d’Europa, nella quale convivono fianco a fianco – praticamente strada accanto a strada – lo splendore di chiese, cattedrali, palazzi normanni e barocchi e la miseria di quartieri che sembrano essere stati appena bombardati. Uno di questi quartieri è stato da poco riqualificato. Si tratta della Marina, che ha al centro il Castello a mare; zona che per decenni è stata un insieme disordinato e sporco di macerie e che adesso scandisce tra la città e il mare uno spazio aperto, con specchi d’acqua, passeggiate, negozi. 

Tutto è nuovo e pulito ma trasmette una sensazione invincibile di artificiosità, lo spazio essendo stato riempito soprattutto di bar e ristoranti sin troppo alla moda. In ogni caso si tratta di un piccolo tratto di un fronte a mare assai più esteso, che richiederebbe non interventi cosmetici ma un vero ripensamento della città e del suo rapporto con il mare. Richiederebbe anche risorse finanziarie che i decisori politici nazionali preferiscono utilizzare in grande quantità per finanziare guerre e armi (nonostante la lettera e lo spirito dell’articolo 11 della Costituzione Repubblicana).
Altre strade di Palermo, che erano prestigiose e piacevoli, sono cadute nel degrado. In via Roma, l’arteria rettilinea che collega la Stazione centrale ai quartieri a ovest della città, un negozio su tre ha chiuso; saracinesche sprangate dappertutto; molti tra i negozi sopravvissuti sono drogherie venditutto, piene di ciarpame turistico. Sono locali gestiti per lo più da asiatici e da africani. Malinconia e sporcizia dappertutto.
Ma nelle stradine parallele e perpendicolari a via Roma pulsa ancora una città vera. In una piazzetta accanto a via Gagini un libraio accatasta tra il negozio e l’esterno 70.000 libri e riviste sugli argomenti più diversi. La qualità è bassa ma la passione del titolare e il fatto che si offrano e si acquistino libri di varie epoche regalano un sorriso.
Palermo è anche il manufatto edilizio incomprensibile che si vede qui sotto e che si trova nel Vicolo della neve all’alloro, una struttura che sembra nascere e finire nel nulla. E Palermo – come si vede nell’immagine di apertura – è anche un insieme armonioso di palme, rovine, castelli, mare e navi. Tutto insieme.

Qui sotto l’ingresso di Palazzo Steri, sede del Rettorato dell’Ateneo del quale sono stato di recente ospite per conversare su temporalità e metamorfosi con Salvatore Tedesco, Chiara Agnello, Rosaria Caldarone, Peppino Nicolaci e altri amici nella magnifica sede dell’Orto Botanico dell’Università. 

Una quantità innumerevole di specie vegetali e animali occupa gli ettari di questo luogo. Come viventi, la loro trasformazione è continua. Ma anche le pietre, i palazzi, i quartieri vivono una incessante metamorfosi. Perché, impalpabile e sfuggente, il tempo è motore della corruzione e della fine e anche per questo è l’adesso e l’ovunque, «il tempo sembra essere presente in ogni cosa, sulla terra e nel mare e nel cielo» (Aristotele, Phys., IV, 223a). Realtà e metamorfosi sono la medesima struttura, come le città mostrano agli occhi e alle gambe di chi dentro esse cammina.

Più bravi

Tra i numerosi saggi che i miei allievi hanno pubblicato di recente, ne segnalo alcuni che mi sembrano particolarmente significativi.

-Daria Baglieri, Una memoria pre-biografica? Ricordo e oblio come esperienze somatiche «Filosofia Morale/Moral Philosophy», n.5, 2024/1, pp. 103-113. Baglieri articola e approfondisce con particolare chiarezza il plesso essenziale e teoretico così intricato sul quale sta lavorando da anni, quello che rende inseparabili nell’animale umano la memoria e l’oblio, elementi entrambi indispensabili alla vita del corpomente.

-Sarah Dierna, Peter Wessel Zapffe. Il profeta dell’“Ultimo Messia”, «Dialoghi Mediterranei» n.68, luglio-agosto 2024, pp. 538-550. Si tratta di uno dei pochissimi contributi in lingua italiana dedicati a Zapffe, scrittore e filosofo norvegese vissuto tra il 1899 e il 1990, tra i più originali sostenitori dell’antinatalismo. Un pensatore rigoroso e insieme visionario, del quale Dierna delinea la figura e le tesi in maniera assai limpida, mettendo al centro un racconto del 1933 ma andando anche al di là di questo specifico testo.

-Lucrezia Fava, Sull’Apocrifo di Giovanni, in «Letteratura e Bibbia. Atti delle Rencontres de l’Archet Morgex, 14-19 settembre 2020», Centro di Studi storico-letterari Natalino Sapegno 2022, pp. 113-121. Studiosa delle relazioni tra filosofia contemporanea e gnosticismo antico, Fava presenta, analizza e interpreta qui uno dei testi gnostici più chiari ed emblematici, in un saggio che si pone all’incrocio tra storia delle religioni ed ermeneutica filosofica.

-Enrico Moncado, Note sulla «Einleitung in die Phänomenologie der Religion» di Martin Heidegger, in «Mondi. Movimenti sociali e simbolici dell’uomo», vol. 5/2022, pp. 45-58. Moncado ha dedicato il suo dottorato all’analisi dell’escatologia nel pensare heideggeriano. Questo saggio sul legame e sulle differenze che intercorrono tra l’escatologia paolina e quella di Heidegger conferma per intero come dalla più potente esperienza teoretica del Novecento scaturiscono di continuo elementi di grande fecondità anche nell’ambito della fenomenologia della religione. 

-Enrico Palma, «La clôture de la joue». Un’indagine metafisica sul limite tra dolore, finitudine e temporalità. «Aretè. International Journal of Philosophy, Human & Social Sciences», vol. 8/2023 [ma uscito nel 2024], pp. 223-247. Un saggio nel quale l’intersezione tra parola teoretica e parola letteraria, che segna la monografia da Palma dedicata a Proust, contribuisce a comprendere meglio alcuni degli enigmi di fondo della vita umana.

Invito a leggere, senza fretta, questi testi e a verificare di persona la loro qualità scientifica. I loro autori stanno tutti lavorando a progetti di ricerca di grande rilievo, dei quali i saggi qui segnalati sono tappe e insieme sintesi. I miei allievi stanno diventando più bravi di me. Uno degli obiettivi del mio insegnamento comincia a essere conseguito.

Temporalità e metamorfosi

Venerdì 5 luglio 2024 alle 18.00 nella sede dell’Orto Botanico dell’Università degli Studi di Palermo, nell’ambito del Metamorphosis Festival, insieme a Chiara Agnello e Salvatore Tedesco terrò una conversazione dal titolo «Temporalità e metamorfosi» .

L’identità della filosofia consiste nella sua struttura metafisica, mediante la quale la filosofia può tentare di comprendere quanto più profondamente possibile gli enigmi costituiti dalla vita e dal tempo.
Il tempo infatti si dice in molti modi e il loro insieme forma la φύσις, vale a dire l’ intero del quale enti, eventi e processi sono parte, forma e manifestazione. Il primo dato da cogliere è l’assimetria temporale tra passato e futuro. Su di essa si fonda l’identità tra il tempo e tutta la realtà; identità della quale dà conto la branca della fisica-chimica che si chiama termodinamica.
Uno sguardo sia metafisico sia fisico/termodinamico alla realtà del tempo aiuta a comprendere che realtà e metamorfosi sono identici, che la realtà è dunque una struttura che si trasforma di continuo senza dissolversi mai. Da qui è possibile riconciliarsi con il tempo che l’umano è, che noi stessi siamo. La filosofia come amore verso la conoscenza è nella sua dimensione più radicale una forma di amicizia verso il tempo.

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