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Innamoramento ed evoluzione

Mente & cervello 94 – ottobre 2012

Animali sociali. E in questa socialità animali innamorati. Innamorati di un progetto, un luogo, un obiettivo, un oggetto, una persona. E quando arriviamo a possedere il fine del nostro agire raggiungiamo qualcosa di assai prossimo alla felicità. Ma poi, lentamente e inesorabilmente, quel progetto scolora di fronte ad altri obiettivi, l’oggetto diventa un’abitudine, della persona emergono i limiti. Diane Felmlee, una sociologa californiana, sostiene che alla lunga veniamo respinti proprio da quegli aspetti dell’altro che all’inizio ci avevano affascinati. Felmlee definisce tale dinamica con il termine di disillusione; lo psicologo Michael Cunningham aggiunge i cosiddetti allergenici sociali, elementi del comportamento che in principio appaiono insignificanti e che invece possono minare un rapporto alla radice. Il risultato di tali dinamiche è la deromanticizzazione che di fatto uccide le relazioni più appassionate, proprio perché appassionate. Non solo: si dà anche un fattore che possiamo chiamare giustizia e che risulta fondamentale in qualsiasi tipo di scambio sociale, compresa la coppia: «Secondo la teoria dell’equità, chi sente che il suo rapporto si sta sbilanciando a suo sfavore cercherà di cambiare le cose o ripristinando l’equità -presunta o reale- o interrompendo il rapporto stesso» (J. Palca e F. Lichtman, p. 53). Senza reciprocità, in altri termini, nessun rapporto può durare, perché anche la relazione di coppia -soprattutto la relazione di coppia- è una forma dello scambio sociale. Tra i suggerimenti che questi studiosi offrono ce n’è uno apparentemente semplice e però fondamentale: «Secondo Aron uno degli aspetti più importanti all’interno di una relazione è festeggiare i successi e i momenti positivi del partner. “È ancora più importante di quanto non sia sostenerlo quando le cose vanno male”»  (Id., 55).

Da festeggiare in un rapporto di coppia c’è sicuramente l’orgasmo. A proposito di quello femminile, Elizabeth Lloyd parla di “strano caso”. Perché? Riporto qui alcune delle sue risposte, lasciando ai lettori -femmine o maschi che siano- la responsabilità di una riflessione su questioni così delicate. Lloyd risponde alle domande di Antonella Tramacenere.
«L’orgasmo femminile sarebbe emerso nel corso dell’evoluzione come un sottoprodotto evolutivo, un prodotto secondario. […] Approssimativamente, infatti, il 90 per cento delle donne è in grado di raggiungere l’orgasmo attraverso qualche tipo di stimolazione -manuale, orale o con penetrazione- ma molte di loro, più del 50 per cento, non ne fanno esperienza durante la copulazione. Al contrario nella stessa condizione quasi il 100 per cento degli uomini riporta regolarmente esperienze orgasmiche» (90).
«Per ricordare che sottoprodotto è solo un termine tecnico, che non ha lo stesso significato che gli attribuiamo nel linguaggio quotidiano, l’ho chiamato “accidente felice”. Recentemente sto usando anche l’espressione “fantastico bonus”, alludendo al fatto che l’orgasmo femminile è un bonus senza nessuno scopo evolutivo» (93).
«Non ci sono connessioni tra orgasmo femminile e fitness evolutiva. Pertanto nessun dato empirico suggerisce che l’orgasmo femminile sia un adattamento in corso per favorire il legame di coppia» (95).
Quest’ultima affermazione è certamente impegnativa. E lo è ancora di più la seguente: «La presenza dell’orgasmo femminile durante il rapporto sessuale dipende principalmente dall’anatomia della donna, non dalla psicologia, mentre le caratteristiche del maschio fanno la differenza solo in alcuni casi» (93).
Liberare il piacere dalla psicologia, liberare il corpomente dai suoi occhiuti controllori, sarebbe già un’ottima cosa.

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