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Forme del contemporaneo

Med_Photo_Fest_2014_Locandina

Martedì 21.10.2014 alle 9,30 nel Coro di Notte del Monastero dei Benedettini (Catania) terrò un incontro -dal titolo Forme del contemporaneo– nell’ambito del Med Photo Fest 2014, dedicato a The Contemporary. Il programma completo della manifestazione si può trovare sul sito del Dipartimento di Scienze Umanistiche. Questo è l’Abstract del mio intervento:

Piero Manzoni afferma che «un quadro vale solo in quanto è essere totale», che le immagini devono risultare «quanto più possibile assolute» e cioè non debbono valere per ciò che esprimono o che spiegano «ma solo in quanto sono: essere». È vero. Il gioco serissimo dei significanti va molto oltre Duchamp, va oltre tutto. L’opera è un puro significare senza alcun significato. Soltanto in questo modo si può trasformare il medium in messaggio, si può andare al di là della dicotomia tra astratto e figurativo. La materia -che essa sia marmo, colore, carta, inchiostro, pellicola, pixel- diventa espressione e significato soltanto quando si condensa in una forma. È anche questa la lezione di Nino Migliori, che nel suo itinerario senza requie dalla fotografia descrittiva ai graffi e incisioni sulla pellicola (cliché-verre), dai pirogrammi agli idrogrammi, ha divorato e dissolto ogni forma consolidata.
Negli anni Dieci del XXI secolo e oltre la fotografia diventa e diventerà una sempre più attiva interrogazione della materia su se stessa, sulle proprie strutture, potenzialità, modi. È in questo puro significante materico che  si radica il futuro della fotografia come forma del contemporaneo.

 

La materia fotografica

Nino Migliori. La materia dei sogni
Milano – Fondazione Forma per la fotografia
Sino al 6 gennaio 2013

Si comincia con delle fotografie tradizionali e molto belle che descrivono Gente dell’Emilia e Gente del Sud negli anni Cinquanta. Un’Italia dissolta dallo sviluppo economico e che Migliori coglie nelle Mani che parlano di antiche donne meridionali come nella metafisica solitudine di un vigile urbano a un incrocio milanese dove non c’è nessuno. E poi i frati con la tonaca che giocano a pallavolo o discutono su un divano; i maschi che aspettano le loro consorti sulla porta di Renato. Parrucchiere per signora; un tuffatore perfettamente orizzontale che somiglia a quello degli affreschi di Pompei. E molta altra umanità.
Poi -«Mi piace lasciare la strada vecchia per la nuova», dichiara Migliori- la figura si dissolve e la fotografia diventa sempre più una profonda e attiva interrogazione della materia. Graffi e incisioni sulla pellicola (cliché-verre) producono forme astratte, così come i pirogrammi con i quali delle fiamme impressionano i negativi, gli idrogrammi che fanno cadere su di essi delle gocce d’acqua, le ossidazioni che trasformano le immagini in colori densi, nell’acciaio/ruggine che divora ogni forma consolidata. Persino delle comuni carte per caramelle assumono la valenza e la forza della pittura senza forma e proprio per questo ricca di pienezza. Migliori afferma infatti che la vera materia è quella della mente, perché è là che i ricordi, gli eventi, gli oggetti trovano il loro senso. Ha naturalmente ragione.

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