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Nodi della Rete

Blackhat
di Michael Mann
USA, 2015
Con: Chris  Hemsworth (Nicholas Hathaway), Wei Tang (Chen Lien), Lee-Hom Wang (Chen Dawai), Viola Davis (Carol Barrett)
Trailer del film

blackhat-movieCorrono luci e dati sulle fibre, tra le connessioni elettroniche, dentro i processori. Miliardi di cifre, di 0 e di 1, che aprono porte logiche, leggono password, sovrascrivono codici. E che così facendo fanno esplodere centrali nucleari, decuplicano i valori di titoli in borsa, spengono e accendono le attività umane. Il film inizia facendo vedere tutto questo, ed è la sua scena più intensa. Poi comincia la caccia all’hacker da parte dei servizi cinesi e statunitensi -una volta tanto alleati-, che hanno bisogno dell’aiuto di un altro hacker, condannato a quindici anni per i suoi crimini telematici. Si viaggia tra i continenti e soprattutto si viaggia dentro la Rete. Si viaggia nei sentimenti e nella morte. Tutto nello stile veloce di un maestro del cinema d’azione come Michael Mann.
Rispetto ad altre sue opere, Blackhat è meno eroico, più cupo, più rassegnato alla distruzione. A partire da un film come questo -ma molto oltre un film come questo- è ormai chiaro che gli umani sono diventati nodi della Rete, la quale determina la vita collettiva in un modo tale che spegnendo la Rete questo vita si dissolverebbe. L’ibridazione tra gli umani e i loro cellulari -di cui è evidentissimo che non riescono più a fare a meno- mostra che siamo diventati nodi di un sistema che ci trascende e che sarebbe gravemente sciocco sottovalutare. La sindrome da connessione -quella per cui ci sentiamo molto a disagio se non riusciamo ad accedere al Web- è la prova che già sin d’ora non siamo noi a controllare la Rete ma è essa a controllare noi. Spegnere l’interruttore non è più possibile.

Nemico pubblico

(Public Enemies)
di Michael Mann
USA, 2009
Con: Jonny Depp (John Dillinger), Christian Bale (Melvin Parvis), Marion Cotilard (Billie Frechette)
Trailer del film

nemico_pubblico

Gli USA della Grande Depressione e la Chicago dei grandi criminali (Public Enemies, appunto, al plurale e non al singolare come recita invece il titolo italiano…). Tra questi John Dillinger, leggendario rapinatore senza macchia e senza paura di quelle stesse banche che rapinano i cittadini. Ricercato, inseguito, incarcerato, liberato, tradito e infine ucciso. Ma le ultime sue parole sono per una donna: «Bye Bye, blackbird».

Per Michael Mann il cinema è pura e spettacolare tecnica, dove non importa il che cosa ma il come. E qui il come è fatto di movimenti ora velocissimi ora rallentati, di soggettive, di primissimi piani, di improvviso irrompere di luci, di armi che riversano sullo spettatore il proprio fuoco. E al centro di ogni contenuto e forma c’è lui, il Dillinger/Depp sicuro di sé, innamorato di lei, consapevole del Fato sino a trasformare ogni istante in una malinconica eppur vincente attesa della morte.

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