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Di sotto, Savoia!

Mi sono chiesto per quale ragione in giorni caratterizzati da eventi politici italiani e internazionali così tragici, Il Fatto quotidiano abbia dedicato delle prime pagine a una vicenda accaduta nel 1978. Poi ho visto il filmato nel quale Vittorio Emanuele di Savoia si vanta di aver ucciso un uomo e di aver ingannato i giudici francesi, venendo assolto. E ho capito che quell’evento è l’ennesima metafora dell’italia cialtrona, cinica, arrogante e dunque ben rappresentata da una delle peggiori dinastie europee, quella della quale Indro Montanelli diceva che «i Savoia sono come le patate. La parte migliore è sottoterra».
Ma credo che il giornalista peccasse di ottimismo: da Carlo Alberto in avanti i Savoia hanno mostrato tutta la loro modestia politica e culturale, mascherata soltanto dalla fortuna di avere avuto un primo ministro come Cavour. Umberto I onorò il generale massacratore Bava Beccaris e Vittorio Emanuele III aprì le porte al fascismo. Gli ultimi rampolli sparano sulla gente o canticchiano a Sanremo.
E dunque è per buona sorte che il 2 giugno del 1946 l’italia divenne una Repubblica. Immaginare Vittorio Emanuele capo di Stato e Silvio Berlusconi presidente del consiglio significa cadere nel puro orrore. Un Berlusconi che viene degnamente descritto in un programma con parole che in italia nessun giornalista, comico, intellettuale potrebbe pronunciare in modo tanto aperto. E in una società avanzata questo silenzio televisivo è la dittatura.

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