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Sed intelligere

Ho inserito su Dropbox il file audio (ascoltabile e scaricabile sui propri dispositivi; la durata è di 32 minuti) della lezione dal titolo Filosofia è libertà svolta il 14 novembre 2017 nell’ambito della Giornata Mondiale della Filosofia, indetta dall’UNESCO e organizzata a Catania da Nuova Acropoli.
Libertà è una delle parole più dense, complesse e polisemantiche. «Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Vangelo di Giovanni, 8,32) ma il Grande Inquisitore di Dostoevskij rimprovera al Cristo il fatto che «anche qui Tu hai giudicato troppo altamente degli uomini, giacché, in fin dei conti, costoro son degli schiavi, seppure con la costituzione del ribelle» (I Fratelli Karamazov, parte II, libro V, cap. V, trad. di A. Villa, Einaudi 1981, p. 341).
Gli umani abitano infatti dentro precisi confini, entro limiti senza i quali non potrebbero neppure esistere:
-i limiti della pelle, del corpo, dello sguardo
-il condizionamento del carattere che la natura ci ha dato
-l’ambiente nel quale siamo nati e ci siamo formati
-i genitori che ci hanno messo al mondo
-i maestri che abbiamo avuto
-i ricordi di cui siamo fatti, che ci consolano e ci perseguitano ma senza  i quali in ogni caso non avremmo identità
-le nostre aspirazioni, i sogni possibili e quelli impossibili
-le contraddizioni quotidiane e quelle di fondo
-le passioni che ci nutrono
-la certezza di dover morire.
Siamo delimitati dunque e soprattutto dai confini del tempo che noi stessi siamo.
E tuttavia da Anassimandro a Heidegger, passando per Spinoza e Schopenhauer, abbiamo saggiato una possibilità di libertà che coincide con la passione per la conoscenza, l’indagare, l’interrogare.
La libertà come rivalutazione dell’apparenza e redenzione del quotidiano; la libertà come riscatto dei torbidi della vita, dell’esserci, della morte, del nulla. «Humanas actiones non ridere, non lugere, neque detestari sed intelligere». Così Spinoza nel Tractatus politicus (I, 4). Nella prefazione alla terza parte dell’Ethica la formula è più complessa: «Nam ad illos revertere volo, qui hominum Affectus, & actiones detestari, vel ridere malunt, quam intelligere». Per entrambi i testi l’abito della filosofia consiste nell’evitare di deridere, compiangere o detestare i comportamenti umani e cercare invece di comprenderli, «sed intelligere». Questa comprensione è la filosofia, lo spazio della nostra libertà.

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