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Lezioni 2018

Martedì 6 marzo avranno inizio le lezioni dei tre corsi che svolgerò nel 2018 nel Dipartimento di Scienze umanistiche di Unict.
Comunico qui i titoli dei corsi, l’articolazione dei programmi, i libri e i saggi che analizzeremo, gli orari delle lezioni. In quasi tutti i titoli ho inserito dei link che rinviano a informazioni, articoli e recensioni che potranno essere utili per lo studio. È anche possibile scaricare i pdf di tre dei testi in programma.
L’immagine qui sopra di Martin Heidegger si spiega con il fatto che i corsi di Filosofia teoretica e di Filosofia della mente sono in gran parte incentrati sul suo pensiero.

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FILOSOFIA TEORETICA
Corso triennale in Filosofia / aula A7 / lunedì 10-12; mercoledì e venerdì 12-14

LA REALTÀ COME LINGUAGGIO E INTERPRETAZIONE

Aa. Vv. Filosofie del linguaggio. Storie, autori, concetti, Carocci 2016
(capp. 1, 2, 3, 5, 6, 8, 9, 10, 12, 13, 14, 15)
Alberto Giovanni BiusoLa mente temporale. Corpo Mondo Artificio, Carocci 2009
(capp. 1 e 2, Una storia della mente – Il corpo dentro il mondo)
Martin Heidegger, Essere e tempo, Mondadori 2006, (§§ 31-34 e 68D)
Martin Heidegger, In cammino verso il linguaggio, Mursia 2014 (capp. I, III, IV, VI)
Alberto Giovanni Biuso, «La lingua come dimora/mondo» (pdf)
Dario Generali, «Subalternità linguistica e disorientamento culturale del sistema formativo italiano nell’età dell’anglofonia globale» (pdf)
in Aa. Vv., L’idioma di quel dolce di Calliope labbro. Difesa della lingua e della cultura italiana nell’epoca dell’anglofonia globale, a cura di S. Colella, D. Generali e F. Minazzi, Mimesis 2017

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SOCIOLOGIA DELLA CULTURA
Corso triennale in Filosofia / aula A9 / martedì 12-14; giovedì 10-12

TARANTISMO E DIONISISMO NELLE CULTURE MEDITERRANEE

Rocco De Biasi, Che cos’è la Sociologia della cultura, Carocci 2008
Ernesto De Martino, La terra del rimorso. Contributo a una storia religiosa del Sud, Il Saggiatore 2015
Károly Kerényi, Dioniso. Archetipo della vita indistruttibile, Adelphi 2010
(Premessa, Introduzione, Seconda parte)
Eugenio Bennato, Alla festa della Taranta e Ritmo di contrabbando da «Sponda Sud» (2007); L’anima persa da «Taranta Collection» (2010)
Alberto Giovanni Biuso, Dioniso e il suo mito (pdf) in Nuova Secondaria, XXIV/2, ottobre 2006
Si consiglia la lettura delle Baccanti di Euripide

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FILOSOFIA DELLA MENTE
Corso magistrale in Scienze filosofiche / aula A12 / lunedì 12-14; mercoledì e venerdì 10-12

VERITÀ

Alberto Giovanni Biuso, Dispositivi semantici. Introduzione fenomenologica alla filosofia della menteVillaggio Maori Editore 2008
Martin Heidegger, L’essenza della verità. Sul mito della caverna e sul ‘Teeteto’ di Platone, Adelphi 2009
Martin Heidegger, Seminari, Adelphi 2003
Alberto Giovanni Biuso, Temporalità e Differenza, Olschki 2013
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Commenti studenti 2017

Diversamente dallo scorso anno, il Nucleo di Valutazione d’Ateneo ha separato le valutazioni quantitative espresse dagli studenti dai commenti che alcuni di loro hanno liberamente inserito.
Ho quindi ricevuto soltanto oggi i commenti relativi ai due insegnamenti precedentemente valutati. Questi giudizi -naturalmente anonimi- non sono pubblici ma li metto volentieri a disposizione, per varie ragioni:

  • arricchiscono e danno un migliore senso alle valutazioni didattiche che ho ricevuto quest’anno;
  • confermano che se vengono motivati nei loro interessi e nelle loro intelligenze, gli studenti rispondono con slancio a quanto cerchiamo loro di insegnare;
  • gratificano la mia vanità 🙂 ;
  • mostrano che lo studio è importante per crescere come persone e come cittadini.

    Un sincero e profondo grazie agli studenti che hanno voluto aggiungere questi commenti e darmi dei suggerimenti utili e concreti.

    Commenti relativi al Corso di Filosofia teoretica 2017
    2 da studenti frequentanti – 2 da studenti non frequentanti

    Commenti relativi al corso di Sociologia della cultura 2017
    6 da studenti frequentanti – 1 da studente non frequentante

    La foto raffigura parte della sala e il soffitto del Refettorio dei monaci, oggi adibito ad Aula Magna.

Valutazioni didattiche 2017

Pubblico i pdf con la valutazione didattica ricevuta nell’a.a. 2016-2017.
Per l’insegnamento di Filosofia teoretica hanno sinora risposto al questionario on line 19 studenti.
Per l’insegnamento di Sociologia della cultura hanno sinora risposto al questionario on line 19 studenti.
Per l’insegnamento di Filosofia della mente non ho sinora ricevuto il report perché il numero di risposte al questionario è insufficiente.

Filosofia teoretica: valutazioni 2017

Sociologia della cultura: valutazioni 2017

Si tratta di giudizi tra i più positivi che abbia avuto. Ne sono contento perché la soddisfazione didattica degli studenti aiuta a rendere più lieve la fatica dell’apprendimento. Ringrazio di cuore i miei allievi.

Il sito dell’Università di Catania dove si possono leggere le valutazioni ricevute da tutti i docenti è  questo: Nucleo di Valutazione.
La foto raffigura il Giardino dei Novizi, sul quale si affaccia il mio studio 🙂

[Aggiungo il link ai commenti liberamente inseriti da alcuni studenti nella scheda di valutazione. Mi sono stati consegnati oggi, 27.10.2017]

Programmi dell’anno accademico 2017-2018

Nello splendido luogo che vedete qui sopra in una sua parte, l’ingresso all’Auditorium, insegnerò nell’a.a. 2017-2018 Filosofia teoretica, Filosofia della mente e Sociologia della cultura.
Pubblico  i programmi che svolgerò, inserendo i link al sito del Dipartimento di Scienze Umanistiche di Catania per tutte le altre (importanti) informazioni.

Filosofia teoretica
La realtà come linguaggio e interpretazione

Aa. Vv. Filosofie del linguaggio. Storie, autori, concetti, Carocci 2016
(capp. 1, 2, 3, 5, 6, 8, 9, 10, 12, 13, 14, 15)
Alberto Giovanni BiusoLa mente temporale. Corpo Mondo Artificio, Carocci 2009
(capp. 1 e 2, Una storia della mente – Il corpo dentro il mondo)
Martin Heidegger, Essere e tempo, Mondadori 2006
(§§ 31-34 e 68D)
Martin Heidegger, In cammino verso il linguaggio, Mursia 2014
(capp. I, III, IV, VI)
Alberto Giovanni Biuso, «La lingua come dimora/mondo»
e Dario Generali «Subalternità linguistica e disorientamento culturale del sistema formativo italiano nell’età dell’anglofonia globale»
in Aa. Vv., L’idioma di quel dolce di Calliope labbro, a cura di D. Generali e altri, Mimesis 2017.

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Filosofia della mente
Verità

Alberto Giovanni Biuso, Dispositivi semantici. Introduzione fenomenologica alla filosofia della menteVillaggio Maori Editore 2008
Martin Heidegger, L’essenza della verità. Sul mito della caverna e sul ‘Teeteto’ di Platone, Adelphi 2009
Martin Heidegger, Seminari, Adelphi 2003
Alberto Giovanni Biuso, Temporalità e Differenza, Olschki 2013

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Sociologia della cultura
Tarantismo e Dionisismo nelle culture mediterranee

Rocco De Biasi, Che cos’è la Sociologia della cultura, Carocci 2008
Ernesto De Martino, La terra del rimorso. Contributo a una storia religiosa del Sud, Il Saggiatore 2015
Károly Kerényi, Dioniso. Archetipo della vita indistruttibile, Adelphi 2010
(Premessa, Introduzione, Seconda parte)
Eugenio Bennato, Alla festa della Taranta e Ritmo di contrabbando da «Sponda Sud» (2007); L’anima persa, da «Taranta Collection» (2010)
Alberto Giovanni Biuso, «Dioniso e il suo mito», in Nuova Secondaria, XXIV/2, ottobre 2006
Si consiglia la lettura delle Baccanti di Euripide

Sciopero

Nel corpo sociale accadono a volte dei fatti sorprendenti. Uno di questi è lo sciopero indetto da una categoria di lavoratori che non sciopera mai: i docenti universitari, i quali non svolgeranno il primo appello della sessione d’esame che va dal 28 agosto al 31 ottobre 2017. Il secondo appello si terrà invece regolarmente.
Lo sciopero non è stato indetto da sigle e organizzazioni sindacali, più o meno rappresentative, ma da un movimento spontaneo di docenti che si chiama Movimento per la dignità della docenza universitaria .
Lo sciopero ha un obiettivo circoscritto, preciso, legittimo e doveroso. Perché è un obiettivo sia pragmatico sia simbolico e riguarda il blocco degli scatti stipendiali.
Il governo Berlusconi bloccò gli scatti di stipendio di tutti i lavoratori pubblici dal 2011 al 2014. Per le  altre categorie di pubblici dipendenti -dai magistrati alle forze dell’ordine, dai diplomatici ai colleghi delle scuole- tale blocco è cessato il primo gennaio del 2015, data dalla quale questi lavoratori hanno potuto ricevere aumenti di stipendio e godere degli effetti giuridici  dello sblocco (sulla pensione e altro).
Soltanto per i docenti universitari questo non è accaduto. E anzi il blocco è stato per noi prorogato di un altro anno. Solo per noi. Questo significa che il lavoro profuso negli anni dal 2011 al 2015 è come se non si fosse mai svolto, è come se non avessimo lavorato. E questo comporterà perdite complessive molto consistenti, soprattutto per i docenti assunti negli anni più recenti.
Perché? Quali sono le ragioni di questa discriminazione, quali le motivazioni di tale disprezzo? Che cosa hanno i docenti universitari in meno di magistrati, membri delle forze dell’ordine, docenti delle scuole?
Si tratta di una delle tante modalità con le quali i governi che si sono susseguiti negli ultimi anni -di destra o di sinistra che siano- intendono umiliare l’Università, la quale ha naturalmente i suoi difetti anche assai gravi -come tutte le strutture umane- ma è ancora un luogo di elaborazione di pensiero critico, è ancora libera dai ricatti e dalle imposizioni dei governi, come invece accade a militari, giornalisti RAI, funzionari di varia natura.

Come si legge nel sito del Movimento:
«È indubbio che l’attacco all’università pubblica nel nostro paese è passato anche per il blocco/cancellazione delle classi e degli scatti dei docenti universitari; peraltro unico caso tra il personale pubblico non contrattualizzato che non ha goduto di una qualche forma di recupero.  Ed è pure indubbio che tali scelte politiche, che peraltro pesano maggiormente sulle retribuzioni più basse e sui docenti più giovani, costituiscono un attacco al valore sociale del lavoro di ricerca e di didattica svolto dai docenti italiani».
L’astensione dagli esami è dunque «finalizzata a ottenere l’adozione di un provvedimento di legge, in base al quale:
1) le classi e gli scatti stipendiali dei Professori e dei Ricercatori Universitari e dei Ricercatori degli Enti di Ricerca Italiani aventi pari stato giuridico, bloccati nel quinquennio 2011-2015, vengano sbloccati a partire dal 1° gennaio del 2015, anziché, come è attualmente, dal 1° gennaio 2016;
2) il quadriennio 2011-2014 sia riconosciuto ai fini giuridici, con conseguenti effetti economici solo a partire dallo sblocco delle classi e degli scatti dal 1° gennaio 2015.
Tale manifestazione conflittuale è conseguenza di una vertenza che si trascina senza esito apprezzabile fin dal 2014, come testimoniano numerose lettere firmate da 10.000 o più Professori e Ricercatori Universitari e Ricercatori di Enti di Ricerca Italiani: lettera al Presidente del Consiglio del 2014, lettera al Presidente della Repubblica del 2015 (che la trasmise, cogliendone la rilevanza, al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca), altre due lettere al Presidente del Consiglio nel 2016 (in seguito alle quali una nostra delegazione è stata ricevuta da delegati della Presidenza del Consiglio il 30 novembre 2016).
[…]
Un incontro avvenuto il 27 marzo 2017 tra una nostra rappresentanza e tre delegati della Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca lasciava presagire qualche sviluppo positivo, ma poi, dopo un successivo incontro del 7 giugno scorso (ottenuto solo dopo tre richieste al MIUR, in data 20 aprile, 11 maggio e 21 maggio scorsi, al fine di avere risposte), non si è avuto alcun riscontro» .
Da qui la decisione di scioperare. Decisione nata dal disprezzo e dall’indifferenza di governi, ministri dell’Università e partiti verso le più che legittime richieste dei docenti. Decisione del tutto legittimata dalla Commissione di garanzia dell’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali, come si legge in questo documento della Commissione. Ogni tentativo -da qualunque parte provenga- di modificare le modalità dello sciopero o di intervenire sulle commissioni d’esame è pertanto da considerarsi fantasioso e illegale.

L’Università in Italia e in Europa vede certamente molti altri ostacoli nell’espletamento della propria funzione e tuttavia è importante evitare il cosiddetto benaltrismo, una fallacia per la quale rispetto a un ben preciso, praticabile e circoscritto obiettivo, c’è sempre qualcosa di più importante da tenere in considerazione, c’è ben altro. È vero: nel mondo e nella vita c’è sempre ‘altro’ -è quasi tautologico- ma l’azione umana, che sia individuale o collettiva, deve sempre concentrarsi su qualcosa di de-finito rispetto al tutto.

Una studentessa di sociologia dell’Università di Trento -Gilda Fusco- ha colto il significato e le implicazioni dello sciopero dei docenti in modo davvero profondo. Ed è confortante che tra gli studenti ci siano delle intelligenze critiche capaci di scrivere questo:
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«È luogo comune che i docenti in generale, e quelli universitari in particolare, siano dei “privilegiati”: riceverebbero uno stipendio spropositato a fronte di un carico di lavoro irrisorio. Ma sul lavoro dei docenti, di ricerca e formazione, si fonda l’intera società: la trasmissione dei saperi, necessaria in ogni ambito della vita umana, è quella che ci ha consentito di raggiungere gli sviluppi (culturali e tecnologici) che spesso, nella vita quotidiana, diamo per scontati. La stessa democrazia, con le sue costituzioni e i suoi diritti sociali, civili e politici, si deve anche all’opera (oltre che dei rivoluzionari) di pensatori e studiosi che, secondo molti, perderebbero tempo dietro i libri senza produrre nulla di “concreto” per la collettività. Altri, si potrebbe replicare, sono i “privilegiati a torto”, e tanti gli esempi che si potrebbero portare.
[…]
Ciò che preoccupa di più, tuttavia, è l’immagine (sempre più diffusa) che si ha di scioperi e proteste sociali in genere. ‘Se viene fatto a discapito di un’altra categoria uno sciopero non ha nulla di positivo’, ha dichiarato uno dei rappresentanti [degli studenti]. Eppure, come mostra la storia, uno sciopero per essere efficace ha bisogno proprio di ‘danneggiare’ qualcuno. È esattamente quello che facevano i braccianti del primo ‘900: rifiutavano di coltivare la terra – anche per settimane, e non per qualche giorno – a discapito dei padroni e della produzione. Certo non si può paragonare gli studenti (i danneggiati di oggi) ai vecchi proprietari terrieri, ma è anche vero che oggi uno sciopero, per danneggiare il datore di lavoro o la controparte (il governo, nel caso dei docenti), è spesso costretto a creare disagio ad altre categorie sociali. Così gli scioperi dei trasporti colpiscono i pendolari, e quelli dei docenti nuocciono agli studenti. Dovrebbe saperlo bene la rappresentanza studentesca, che sostiene sempre la causa degli operatori delle mense universitarie, nonostante i loro scioperi creino anch’essi disagio a chi mangia a mensa per risparmiare. È brutto che lo sciopero crei danni, ma è così che funziona.
[…]
D’altra parte se la ‘comunità universitaria’ non è riuscita a smuovere il blocco degli stipendi, perché mai i docenti non dovrebbero usare altri mezzi di lotta? Siamo sicuri che siano stati i professori a dividere la comunità? O, piuttosto, sono state le altre componenti universitarie a ‘tradire’ i docenti, lasciando che i loro diritti continuassero ad essere lesi, lamentandosi poi per lo sciopero di alcuni di loro, giunto dopo tre anni di petizioni presentate inutilmente al governo?»
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(Testo integrale dell’intervento di Gilda Fusco)

Uno degli effetti dello sciopero in corso è che il corpo sociale si sta finalmente accorgendo della nostra esistenza.
Negli ultimi due anni, infatti, siamo stati in agitazione contro le pratiche antiscientifiche dell’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (ANVUR) e contro la cosiddetta Valutazione della Qualità della Ricerca, i cui effetti sono gravemente distorsivi della ricerca stessa. Su questo abbiamo scritto, ci siamo riuniti in assemblee, molti di noi hanno alla fine sabotato il processo non rendendo disponibili le proprie pubblicazioni per la VQR, subendo conseguenze anche personali. Ma nessuno in Italia sembra averlo saputo. E invece ora finalmente la situazione dei docenti italiani, e quindi anche dell’Università, arriva alle orecchie delle famiglie e del corpo sociale, uscendo dai confini dell’accademia. Anche questa ragione mi induce ad aderire allo sciopero
Lo faccio con la profonda convinzione di stare agendo in difesa di tutta l’Università, compresi i nostri studenti.
E pertanto in base alle modalità previste dal Movimento per la dignità della docenza universitaria (e a meno di revoche dello sciopero -sempre possibili- nei prossimi giorni) è mia intenzione non svolgere gli esami delle mie materie fissati per il 12 settembre 2017, che saranno rinviati al successivo appello del 3 ottobre.
Questa mia intenzione politica non costituisce comunicazione formale all’Amministrazione universitaria, che mi riservo di informare nei modi e nei tempi previsti dalla normativa in vigore, modi e tempi ricordati, tra l’altro, in questo documento.
Svolgerò invece gli esami di altre materie, programmati nei giorni 13 e 14 settembre 2017, oltre a tutti quelli del mese di ottobre. [Qui il calendario completo dei miei appelli giugno-novembre 2017]

Lo scorso 10 luglio sono stato intervistato da Radiozammu sulle motivazioni e sulle modalità dello sciopero dei docenti. Questo è l’articolo che sintetizza quanto ho detto e nel quale è possibile ascoltare la registrazione  dell’intervista (la durata è di 11 minuti):
Sciopero docenti – Prof. Biuso: «Lavoreremo il doppio ad ottobre, ma lo sciopero va fatto»

Infine: la considerazione per me più importante è che tutto questo sta avvenendo non per iniziativa di organizzazioni sindacali o di movimenti politicamente organizzati ma per la spontanea mobilitazione di base dei docenti universitari in Italia. Questo significa che il corpo sociale non è totalmente anestetizzato e rassegnato, nonostante lo strapotere dello Spettacolo, dell’informazione controllata dai governi, della stanchezza collettiva. Questo significa che si può avere ancora fiducia.

[Questo testo è stato ripreso e pubblicato sulla rivista di politica universitaria Roars il 7.9 2017, con il titolo Lo sciopero di chi non sciopera mai]

Università

Lo scorso anno ho scritto a proposito di una catastrofe didattica. Per fortuna l’Università non è soltanto esami ma è Communitas, è relazione tra persone, è crescere insieme nella conoscenza, nel disincanto e nella tenacia. Nata in Europa nel XII secolo, l’Università rappresenta uno dei più forti elementi di identità del nostro Continente. Luogo di conflitti e di scoperte, sede di trame a volte miserabili ma anche di fondamentali apprendimenti, spazio di scienza e di invenzione, l’Università è il respiro stesso di un sapere non impressionistico, non dogmatico, non utilitaristico. Proprio perché è anche questo, nel XXI secolo si sta operando a fondo -da parte dei decisori politici e dei loro complici- per ridimensionarne la funzione, la struttura, i contenuti. E tuttavia, pur con i tanti limiti che l’Università subisce e che ineriscono alle vicende umane, la fine dell’Università costituirebbe un gesto di autentica barbarie, di impoverimento collettivo, di prevalenza del fanatismo, della superficialità, dello spettacolo che emargina e rimuove il pensiero.
Il principio che mi guida nell’insegnamento è: «Per la scienza, per gli studenti». Proprio perché ha questi scopi, il mio è il mestiere più bello, più coinvolgente, più vivo. Ne ho avuto conferma in questo anno accademico, nel quale i gruppi-classe delle tre discipline sono stati partecipi, attenti, rispettosi e vivaci. La foto che vedete qui sopra è stata scattata lo scorso 1 giugno, a conclusione delle lezioni di Sociologia della cultura. Essa ritrae soltanto alcuni degli studenti che hanno frequentato il corso ma vorrei ringraziarli, insieme a tutti i loro colleghi, per avermi permesso di affrontare tematiche complesse e testi difficili in modo tanto serio quanto piacevole. Spero che gli studenti abbiano imparato qualcosa da me, io sicuramente ho appreso molto dallo scambio rigoroso e quotidiano con loro.
Chi fosse interessato, può anche ascoltare (e scaricare da Dropbox) la registrazione audio degli ultimi 30 minuti della lezione del 1 giugno, dedicati alla lettura e analisi di un saggio sulla società videocratica e ai saluti finali.

Dionisismo

Mercoledì 17 maggio 2017 alle 17.30 nell’Aula Magna del mio Dipartimento terrò un seminario dal titolo Tarantismo e dionisismo nelle culture mediterranee.
L’incontro fa parte del Med Photo Fest 2017.

Abstract
La continuità di alcuni archetipi nel volgere dei millenni rappresenta uno degli elementi di identità del Mediterraneo e delle sue culture. Uno di questi elementi è il fondamento pagano di molte manifestazioni collettive, feste, forme d’arte.
Proverò a mostrare gli elementi comuni alle ricerche etnologiche di Ernesto De Martino, confluite ne La terra del rimorso. Contributo a una storia religiosa del Sud, e all’espressione musicale della Taranta Power di Eugenio Bennato.
Lo scopo sarà comprendere come il dio più mediterraneo della religione greca, Dioniso, sia ancora ben presente nella vita collettiva della contemporaneità.

Ulteriori informazioni (link al sito d’Ateneo)

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