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The Dresser

Piccolo Teatro / Teatro Grassi – Milano
Servo di scena
di Ronald Harwood
(The Dresser, 1980)
Trad. di Masolino D’Amico
Scene e costumi di Margherita Palli
Con Tommaso Cardarelli (Norman), Luisa Galantini (Milady), Melania Giglio (Madge), Franco Branciaroli (Sir Ronald), Valentina Violo (Irene), Daniele Griggio (Geoffrey Thornton), Giorgio Lanza (Mr. Oxenby)
Regia di Franco Branciaroli
Teatro Stabile di Brescia e Teatro degli Incamminati
Sino all’11 dicembre 2011

Londra, 1942. Sotto le bombe tedesche la vita continua, compreso il teatro. Norman è the Dresser, il factotum che assiste in ogni incombenza Sir Ronald, anziano e celebre attore shakespeariano. Il quale ha appena subito un collasso ma esce dall’ospedale, seppur indeciso su cosa fare. La moglie e la direttrice di scena vorrebbero annullare l’esordio del Re Lear. Norman però insiste affinché si reciti e convince il suo padrone/attore. Prima dell’inizio Sir Ronald alterna momenti di lucidità ad altri di oblio, atteggiamenti di convinta forza e altri di rassegnata rinuncia. Dopo i primi momenti assai incerti lo spettacolo va benissimo. Le tensioni però non si sciolgono, sino al finale davvero teatrale, drammatico.

Teatro nel teatro. Ma non per allontanarsi dal tessuto della vita bensì per entrarvi più a fondo. Harwood conosce benissimo i segreti e i sentimenti della scena, le fragilità e l’egocentrismo assoluto degli attori, il cui corpo sul palco è l’unico reale momento di esistenza. Il resto è preparazione alla finzione, che è la verità dei rapporti umani. Di tale finzione è parte l’intreccio di humour britannico e di tragedia universale che percorre il testo e che la recitazione di Tommaso Cardarelli restituisce assai bene. Branciaroli si trova nel suo elemento istrionesco e palesemente attoriale, che gli consente di dare il meglio di sé. Molto efficace la divisione della scena in due piani. In basso i camerini degli attori, il loro via vai, le gelosie, le ambizioni, le miserie e soprattutto l’ambiguo trasporto di Norman verso Sir Ronald, fatto di ammirazione e di disprezzo, di amore filiale e di odio di classe. In alto lo spazio dove recitare la verità della finzione, la retorica dei grandi sentimenti. The Dresser è un trattato sul teatro, sulla sua magica tristezza.

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