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L'arpa e il tempo

MI-TO Settembre Musica 2012
Teatro Dal Verme – Milano – 7 settembre 2012
De Pablo / Del Corno / Saariaho

 

Programma

Luis De Pablo
Relámpagos, per tenore e orchestra
Su testi di José-Miguel Ullán
Danzas secretas, per arpa e orchestra

Filippo Del Corno

La gaia scienza, per orchestra

Kaija Saariaho
Terra Memoria, per archi
Laterna magica, per orchestra

Interpreti

Filarmonica ‘900 del Teatro Regio di Torino
José Ramón Encinar, direttore
János Bándi, tenore
Frédérique Cambreling, arpa

Uno dei grani meriti di Mi-To Settembre Musica è la possibilità che offre di ascoltare opere raramente ospitate dai cartelloni dei teatri italiani e di incontrare i loro autori. Musiche d’oggi che fanno spesso emergere la diversa ricchezza dei singoli strumenti rispetto all’unità sonora indistinta di composizioni di altre epoche.
La gaia scienza di Filippo Del Corno dopo un denso incipit diventa un po’ retorica; espliciti alcuni riferimenti al poema sinfonico che Richard Strauss dedicò a un altro libro di Nietzsche, Also sprach Zarathustra.
Di Kaija Saariaho la Filarmonica ‘900 di Torino ha proposto due brani dalla struttura sinfonica articolata per masse sonore che alternano un andamento regolare con momenti di tagliente separazione.
Luis De Pablo non c’era il 7 settembre a Milano ma c’era la sua musica. Il primo brano –Relámpagos è un canto appassionato, profondo, struggente, al quale il tenore János Bándi ha offerto tutta la sua potenza. È seguita l’esecuzione da parte di Fréderique Cambreling delle quattro Danzas secretas per arpa e orchestra. Ogni singola nota, che fosse prodotta dall’arpa, dalle percussioni, dai violini o dai fiati, è emersa limpida e nettissima nello spazio sonoro. Propongo l’ascolto della terza danza –Oscura– dove l’arpa scandisce il ritmo rigoroso e insieme dilatato del tempo.

 

 

 

 

[audio:De_Pablo_Danzas Secretas_III.mp3].

 

 

 

 

Mantra

Mantra
Work No. 32: bar 687-854
(1970)
di Karlheinz Stockhausen
(1928-2007)
Xenia Pestova, Pascal Meyer – pianoforte
Jan Panis – elettronica

Stockhausen è uno dei più importanti e fecondi compositori del Novecento e del nostro secolo. Negli anni Ottanta assistetti alla messa in scena di una parte della sua vastissima opera Licht -esattamente Samstag aus Licht- e vidi come la musica possa scaturire dagli strumenti tradizionali (il figlio di Stockhausen Markus suonava splendidamente la tromba), dagli apparati elettronici, dallo spazio e dal silenzio.

Propongo l’ascolto di un brano da Mantra, una composizione per due pianoforti e modulatore ad anello che coniuga una rigorosa struttura aritmetica con lo scarto ogni volta ripetuto dell’invenzione. L’opera viene così descritta dal suo suo autore: «The work arises in its entirety from a 13-note sound-formula, the “Mantra”.  […] The 1st pianist presents the “upper” 13 notes of the “Mantra” in succession, and the 2nd pianist the “lower” 13 notes, that is, the “Mantra”-mirror. […]. Naturally, the unified construction of MANTRA is a musical miniature of the unified macro-structure of the cosmos, just as it is a magnification into the acoustic time-field of the unified micro-structure of the harmonic vibrations in notes themselves» (in R. Ciaccio, Inter /Vallum, Skira 2011, p. 95).

[audio:Mantra.mp3]

I confini del suono nel coro di notte

30 maggio 2012 –  Coro di notte dell’ex Monastero dei Benedettini – Catania
Musica dai confini del suono.
Aldo Clementi e i mondi della musica contemporanea

Musiche di: Aldo Clementi, Giacomo Manzoni, Bruno Maderna, Luciano Berio, Adriano Guarnieri, Salvatore Sciarrino, Armando Corridore

Interpreti
Anna Maria Morini, flauto
Enzo Porta, violino

Il contrappunto di Clementi si coniuga all’utilizzo inusitato che dei due strumenti -flauto e violino- fa Manzoni. Berio compone un omaggio a Stravinsky, Bartók e Maderna, tre duetti intrisi di una estenuata classicità. La Cadenza di Guarnieri possiede una stridula cantabilità alla quale fa seguito il barocco quasi elettronico pur essendo acustico di Sciarrino. Corridore crea un suono sinuoso e insieme percussivo in uno spettro armonico sequenziale.
I due eccellenti interpreti, Anna Maria Morini e Enzo Porta, si sono fusi nella Dialodia di Maderna, che propongo all’ascolto in una versione per fiati eseguita dall’Ex Novo Ensemble.

[audio:Maderna_Dialodia.mp3]

 

 

 

 

 

 

 

 

Acusmatici, elettronici, concreti

14 aprile 2012 –  Auditorium San Fedele – Milano
Acusmonium Sator
Affreschi elettronici  I

Musiche di: Radiohead, György Ligeti, Aphex Twin, John Cage, Pierre Henry, Amon Tobin, Frederic Kahn, Philippe Leguerinel, Pink Floyd, Brian Eno, DJ Spooky, Ryoji Ikeda.
Proiezione e spazializzazione acusmatica a cura di Giovanni Cospito
Mixing a cura di Antonio Pileggi

Acusmatici si dice fossero i discepoli di Pitagora, i quali ascoltavano il maestro che parlava nascosto dietro a un velo. Pierre Schaeffer riprese negli anni Quaranta del Novecento questo termine per applicarlo a un tipo di musica della quale non si riconosce la fonte sonora. Niente strumenti dunque e nessun esecutore ma diffusori, casse, altoparlanti e poi mezzi elettronici con i quali circondare l’ascoltatore di suoni anche concreti, l’immenso e continuo paesaggio sonoro che ci circonda. Abolita dunque la differenza fondamentale tra musica e rumore? No, naturalmente. Perché i suoni della musica concreta vengono in ogni caso scelti, selezionati, trasformati, ordinati, creati. Ora che possiamo portare con noi la musica ovunque lo desideriamo e trasformarla in un flusso continuo, la musica concreta sembra non soltanto rinascere ma di fatto vincere.
Ed è un’esperienza intensissima partecipare a un concerto dove l’Acusmoniumun’orchestra di altoparlanti sul palco, guidata da un musicista alla consolle elettronica- fa vibrare l’aria accanto, davanti, dietro di te. E nella musica ti immerge. Nel caso di questo concerto l’immersione parte dai Radiohead di Kid A -il loro album più innovativo ed elettronico-; transita per le sonorità totali delle Atmosphères di Ligeti; percorre le sonate per pianoforte preparato di Cage e le percussioni di Aphex Twin; torna alla concretezza classica di Henry; si immerge nella musica liquida di Kahn, Leguerinel, Pink Floyd, Eno; gioca con la varietà creativa di Tobin; trova sintesi in un lungo brano di DJ Spooky e si placa infine nel One Minute (alla lettera) di Ikeda.
Da questo potente affresco elettronico propongo l’ascolto di un brano di Amon Tobin –Switch, da Permutation (1998)-, un piacevolissimo omaggio al jazz di Duke Ellington, al quale questo artista brasiliano restituisce vita, novità, suono.

[audio:Tobin_Switch.mp3]

Sein zum Tode

Passacaglia – Allegro Moderato, dalla Sinfonia N. 3
di Krzysztof Penderecki
(1995)

Ecco un brano che descrive in modo cronologico ed esatto l’esistenza umana. È costruito su un ostinato che è una delle migliori rappresentazioni del Wille zum Leben, di questa volontà cieca, pervasiva e senza senso che si genera nel buio di un incontro, esplode nella giovinezza potente, altera e lontana da ogni pensiero della morte. Declina poi nella malinconia di un’appresa finitudine. Precipita infine in quel gorgo della suprema pace nel quale ogni precedente evento -felice o angosciante, banale o coinvolgente che sia stato– si acquieta nella totalità del silenzio.

[audio:Penderecki.mp3]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dal cosmo

György Ligeti
Requiem II. Kyrie. molto espressivo
(1963-1965)
Asko Ensemble, Caroline Stein, Heinz Holliger, London Voices, Schoenberg Ensemble & Terry Edwards

Masse sonore senza differenze, voci che si sollevano senza fine, vibrazioni della materia. In Ligeti, il più profondo compositore del Novecento, l’«armonia delle sfere» non è una metafora ma -alla lettera- il suono del cosmo.

[audio:Ligeti_Requiem_II_Kyrie.mp3]

MI-TO 2011

MI-TO SettembreMusica
5 settembre 2011 –  Teatro Dal Verme – Milano
Prime esecuzioni assolute per i festeggiamenti dei 150 anni dell’Unità d’Italia

Musiche di
Fabio Vacchi – Notte italiana per ensemble
Louis Andriessen – La Girò per violino e ensemble
Matteo Franceschini – Archeology per ensemble
Harrison Birtwistle – Broken images

London Sinfonietta
Direttore: David Atherton
Violino: Monica Germino

La Notte italiana di Vacchi comincia con un pianissimo che a poco a poco si trasforma in tensione e si fa domanda, senza mai abbandonare però la dolcezza notturna, la sua inquietudine stridente. Poi arrivano la forza sonora e le parole da Andriessen dedicate ad Anna Girò, la cantante preferita da Vivaldi, che qui assume i gesti e la voce della violinista Monica Germino, la quale tocca il suo strumento con decisione e canta/recita con coinvolgente densità una partitura che dà spazio anche all’arpa, al cymbalon e alle percussioni. Percussioni che diventano ossessive e onomatopeiche nel magnifico Archeology di Franceschini, un’opera che restituisce i suoni che si levano dall’archeologia industriale e per definire i quali il compositore scrive che «una fabbrica dismessa, un cantiere abbandonato, un macchinario obsoleto, arrugginito, ossidato, assumono un valore simbolico e memoriale pari a un grande affresco o a un’imponente cattedrale» (Programma di sala, p. 13). Le Broken Images di Birtwistle, infine, si addensano in masse sonore caratterizzate da ciò che Pietro Mussino chiama «principio della famiglia timbrica» (Ivi, p. 15), una sorta di sinestesia capace di visualizzare i suoni nello spazio dell’orchestra.
Orchestra -la London Sinfonietta- nata nel 1968 per far gustare la musica contemporanea nella varietà dei suoi modi e delle sue invenzioni e qui ottimamente diretta da David Atherton. La presenza in sala dei quattro compositori in occasione di queste esecuzioni delle loro opere ha reso ulteriormente viva la loro musica, “il nostro tempo appreso con le note”.

Dato che si è trattato di prime esecuzioni assolute non dispongo delle registrazioni dei brani. Avevo pensato a un’ampia partitura di Andriessen, ispirata alla Repubblica di Platone (De Staat, for 2 sopranos, 2 mezzo-sopranos, & chamber ensemble, 1972-1974) ma -probabilmente perché è troppo lunga- non riesco a inserirla sul sito. Propongo quindi un brano di Arvo Pärt, compositore estone anch’egli presente al Festival di quest’anno. Il titolo è An den Wassern zu Babel saßen wir und weinten (1976-1984). Di solito le opere di altri musicisti sono più ostiche all’ascolto ma questo brano molto suggestivo può essere in ogni caso utile per farsi un’idea della musica contemporanea, ricordando che si dovrebbe comunque parlare al plurale: “musiche contemporanee”.

[audio:Arvo_Pärt_Babel.mp3]

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8 settembre 2011 –  Auditorium San Fedele – Milano
Musiche di Arnold Schönberg

Lieder nn. 3, 4, 6 e 8 da “8 Lieder” op. 6
Lied n. 1 dai Vier Lieder op. 2: Erwartung
Quartetto per archi n.1 in re minore op. 7
Drei Klavierstücke op. 11
Quartetto per archi n. 2 op. 107

Lorna Windsor, soprano
Alfonso Alberti, pianoforte
Quartetto di Cremona

Introduzione di Luigi Pestalozza

Il 2 gennaio 1911 a Monaco di Baviera si tenne un concerto di musiche schönberghiane che suscitò apprezzamenti e perplessità da parte degli ascoltatori e l’entusiasmo di Kandinskij, che sentì in Schönberg quella «via rigorosamente antigeometrica, antilogica» che lui stesso cercava di percorrere nella pittura. Il programma di quella sera  del 1911 è stato ripreso integralmente ed eseguito ottimamente da interpreti che con il Maestro austriaco hanno una lunga familiarità. Dopo un secolo questa musica -tutta comunque precedente la svolta dodecafonica- è ormai diventata “classica” in ogni senso. Oggi non si tratta più di tonalità/atonalità ma di un modo completamente diverso di comporre, dove i suoni non dipendono da regole codificate o dalla loro rottura rivoluzionaria ma da ciò che vibra sia nell’interiorità della coscienza sia nel divenire delle cose.

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