Skip to content


Mercedes palermitana

È stato il figlio
di Daniele Ciprì
Con: Toni Servillo (Nicola Ciraulo), Fabrizio Falco (Tancredi Ciraulo), Alfredo Castro (Busu), Giselda Volodi (Loredana Ciraulo), Aurora Quattrocchi (Nonna Rosa), Benedetto Ranelli (Nonno Fonzio), Piero Misuraca (Masino), Alessia Zammitti (Serenella Ciraulo)
Italia, 2012
Trailer del film

Seduto in un ufficio postale di Palermo, un uomo racconta strane storie. Come quella di un ragazzo che uccise il padre a causa di un graffio su un’automobile. Erano gli anni Settanta, Palermo era assolata e sporca. Nicola Ciraulo abitava in un quartiere orrendo e cercava di “campare” la famiglia raccogliendo ferro vecchio. Il figlio primogenito, ormai ventenne, non combina niente; Serenella, la secondogenita, è “la luce dei suoi occhi”. Una luce che viene spenta da una pallottola vagante. Disperato Nicola e disperata la famiglia, sino a quando qualcuno suggerisce che per le vittime di mafia si può ottenere un risarcimento. Dopo una lunga attesa i soldi arrivano. Sono tanti  e Nicola convince gli altri familiari a comprare con una parte del denaro una Mercedes fiammante e superaccessoriata. Da quel momento è l’automobile a diventare la luce dei suoi occhi. Non è semplicemente il “feticismo delle merci”, non è neppure il riscatto di una vita da poveracci mediante un oggetto di lusso, è la cristallizzazione della vita in una cosa, è illusione, autoinganno, disperazione.
Grottesco nei toni, inabissato dentro la bruttezza antropologica e urbanistica, interpretato da attori in stato di grazia -Fabrizio Falco (il figlio), Alfredo Castro (il narratore) e soprattutto un Toni Servillo colmo di volgarità, di energia e di candore-, questo film è simbolico dall’inizio alla fine. Simbologia evidente nella presenza di un uomo vestito di nero, che assiste silenzioso a molte delle scene, e in quella di una bambina diversa dalle altre. Sull’immagine di questa bambina il film si chiude: sola tra i palazzi, davanti a una pozza di sangue, accanto alla carcassa di un’auto bruciata, sotto un cielo livido come quello di alcuni dipinti del Greco.
Niente di straordinario, comunque, sino al quarto d’ora finale nel quale si scatena una tragedia antica e la tensione si placa soltanto nella plumbea solitudine del mondo.

 

Vai alla barra degli strumenti