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Interno / Esterno

Paulo Mendes da Rocha
Tecnica e immaginazione

Palazzo della Triennale – Milano
A cura di Daniele Pisani
Sino al 31 agosto 2014

Mendes_da_Rocha_Casa_Millan«Non ci dovrebbero essere case isolate», anche perché l’architettura non è un dominio autonomo ma costituisce un ambito dell’urbanistica. È questo il principio che guida la tecnica e l’immaginazione dell’architetto brasiliano Paulo Mendes da Rocha. Un principio epistemologicamente plausibile e  socialmente necessario ma che non può essere esclusivo. Il rischio è un funzionalismo che in Mendes dichiara di ispirarsi sempre e comunque a un «ridisegno del territorio» che ne rispetti le caratteristiche e l’identità ma che in altri -e a volte in lui stesso- vira più di frequente verso una «complessiva ‘costruzione della natura’» che impone ancora una volta il progetto umano come suprema regola del costruire.
Emblematica, bella e rischiosa è la sua definizione dell’architettura come un «costruire -dove prima non c’era- un luogo dove sia possibile vivere»; significativo è in questo senso l’utilizzo totale, pervasivo e massiccio di un materiale quale il cemento armato, che per il solo fatto di essere ancora il materiale per eccellenza dell’architettura contemporanea non per questo risulta meno fragile al tempo, meno triste allo sguardo, oltre che affetto da vari limiti, tra i quali assai fastidioso è ciò che l’ingegner Carlo Emilio Gadda descrive come «lo svantaggio termico: le stanze si raffreddano e si riscaldano al variare della temperatura esterna con le ore del giorno: il sorgere del sole è percepito attraverso la scemenza dei forati dall’inquilino a levante, la bestiale autorità del sole estivo delle sedici diciotto è patita attraverso la inefficienza dei forati dalla indifesa agonia e dal sudore turco dell’inquilino a ponente» (Verso la Certosa, Adelphi 2013, p. 122).
Molte opere funzionalistiche- tra le quali anche quelle di Mendes da Rocha come il Palazzetto del Clube Atletico Paulistano, Casa Gerassi, lo Stadio Serra Dourada, il Museo Brasileiro de Escultura (MuBE)- sono certamente geniali e innovative ma appaiono già pochi anni dopo la loro realizzazione in uno stato di degrado che è probabilmente intrinseco alla struttura stessa del calcestruzzo. Bisognerebbe, da parte degli architetti, avere il coraggio di utilizzare più spesso materiali alternativi, compresi il legno e la pietra, la cui continuità con il mondo garantisce loro durata e prestazioni. Mendes da Rocha si inserisce invece nel progetto base della modernità, quello inaugurato da Le Corbusier. La sua opera è una sorta di mescolanza tra i principi funzionalistici e la fantasia di Picasso.
In ogni caso, Mendes ha ragione quando afferma che «il mare ha senso se lo vedi dalla finestra, non se lo vedi dalla spiaggia», poiché soltanto la dinamica interno/esterno dà senso al fare architettonico, a un «abitare che viene prima del costruire» (Heidegger).

Brasilia

Brasilia. Un’utopia realizzata 1960-2010
Milano – Palazzo della Triennale
A cura di Alessandro Balducci, Antonella Bruzzese, Remo Dorigati, Luigi Spinelli (DiAP Politecnico di Milano)
Sino al 23 gennaio 2011

Brasilia venne costruita in tre anni e inaugurata nel 1960 da Juscelino Kubitschek, il presidente che l’aveva voluta. Il Movimento Moderno e gran parte dell’architettura contemporanea videro in Brasilia la realizzazione dell’idea stessa di città. Lucio Costa progettò le abitazioni private e la dinamica urbana a partire da due elementi: le Supersquadras, parallelepipedi alti al massimo sei piani e sollevati su “pilotis”; la separazione del traffico pedonale da quello dei veicoli. Oscar Niemeyer disegnò i luoghi pubblici e istituzionali, trasformando il cemento armato nel dinamico segno del potere contemporaneo. I due architetti resero Brasilia ciò che è: una città parco, un abitare fatto di spazi aperti e di estrema regolarità geometrica.

Come tutte le città ideali, il progetto si scontrò subito con l’irriducibile varietà dell’umano e con i drammi sociali. E quindi intorno a Brasilia sono cresciute delle favelas smisurate, la più importante delle quali si chiama Ceilândia. A questo luogo è dedicato un video che mostra come la musica rap possa dare voce alla perenne insoddisfazione dei reietti. Si può sperare che, come è accaduto per le città ideali pensate e costruite durante il Rinascimento, la stratificazione storica possa esaltare la bellezza delle invenzioni architettoniche ed essere più forte dell’artificio da cui Brasilia è nata.

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