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Augusto Cavadi su Animalia

Augusto Cavadi
Perché l’uomo è spietato con gli animali e non li tutela?
in Zero Zero News, 7 settembre 2020

In questo articolo Augusto Cavadi colloca Animalia nell’ampia questione della genesi, identità ed evoluzione dell’umano.
Ho particolarmente apprezzato questa frase: «un testo impegnativo teoreticamente, che vale per intero la concentrazione mentale, e direi spirituale, che esige», poiché essa fa riferimento alla dimensione spirituale di un libro dall’impronta materialistica ma di un materialismo non riduzionistico.
L’autore continua poi accennando al «”superamento del paradigma vitruviano – la perfetta figura umana dentro un cerchio – a favore di una pratica antropodecentrica e postumana”. Se questa prospettiva (che viene argomentata sin dalla Prefazione a firma di Roberto Marchesini) risultasse convincente da ogni punto di vista, si dovrebbe comunque mettere in conto la resistenza psicologica  – direi psicanalitica – dell’umanità ad accettare tale ennesima ferita narcisistica: non è facile per uno che si è creduto per millenni re, e che come tale si è comportato in maniera dispotica, accettare di scendere dal trono dell’antropocentrismo “ontologico”, “epistemologico” e “etico” per vivere da comune cittadino del mondo alla pari con gli altri ospiti del pianeta».
Cavadi esprime poi delle delle «perplessità su questo orizzontalismo ontologico e assiologico», chiedendosi in ogni caso «ammesso – e non concesso – che gli altri animali abbiano meno diritti di noi perché meno consapevoli, la nostra maggiore consapevolezza non implica doveri da parte nostra nei loro confronti più netti e gravosi dei loro doveri verso di noi?»

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