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Mafia Ridens

La mafia uccide solo d’estate
di Pif
Italia, 2013
Con: Pierfrancesco Diliberto (Arturo da adulto), Alex Bisconti (Arturo), Cristiana Capotondi (Flora da adulta), Ginevra Antona (Flora)
Trailer del film

Arturo è stato concepito mentre a pochi metri avveniva la strage di Viale Lazio, a Palermo. Ma è cresciuto sentendosi sempre dire che la mafia non esiste, che si tratta di un’invenzione cinematografica, che le sirene della polizia disturbano la tranquilla vita dei palermitani, che -è il padre bancario a parlare- «con queste indagini sui conti correnti ci rompono le scatole e ci fanno fare lo straordinario senza neppure pagarcelo». Arturo si è innamorato di una ragazzina alla quale è rimasto fedele per tutta la vita. Per conquistarla ha fatto amicizia con Boris Giuliano e con Rocco Chinnici, ha intervistato Dalla Chiesa, si è posto al servizio di Salvo Lima. E soprattutto si è sempre ispirato alla saggezza di Giulio Andreotti. Candido e romantico, meticoloso e onesto, Arturo attraversa i decenni della mafia stragista con la  lievità di chi non comprende ma impara. Quando ha capito, cerca di trasmettere ai suoi figli un’altra idea della città, un’altra idea degli umani.
Il tono surreale si mescola ai drammatici filmati dei morti ammazzati e dei loro funerali; l’umorismo di fondo e le molte divertenti battute contribuiscono a restituire i mafiosi alla loro grottesca pochezza; il guru Andreotti si trasforma nel complice più sottile e decisivo della ferocia di Riina. «Una risata vi seppellirà», il tempo e l’arroganza li hanno già seppelliti. Molto più difficile, invece, è e sarà cogliere la mafia che si annida ora vivissima nelle più alte istituzioni della Repubblica, nei partiti (Nuovo Centrodestra, Forza Italia, Partito Democratico) che difendono il TAV, che si pongono al servizio delle banche (è questo ovviamente il luogo naturale di Cosa Nostra, oggi), che favoriscono e coprono il commercio delle armi, che dietro la folcloristica pornografia di Arcore celano gli affari con «eroi» come Mangano e Dell’Utri. Quando potremo ridere anche di costoro?

 

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