Skip to content


Castiglione di Sicilia

Uno dei vantaggi più intimi e divertenti dell’essere siciliani consiste nel potersi trasformare in qualunque momento e di colpo da abitatori dell’Isola in turisti. Tanto grande è il numero dei luoghi naturali e storici che è possibile visitare e che non si finisce mai di scoprire, qualunque età si abbia e con qualsiasi intensità si sia viaggiato e si continui a viaggiare. L’Isola è una scoperta senza posa, uno scrigno.
A pochi chilometri (una trentina) dal luogo nel quale sono nato si trova un borgo medioevale tra i più ammalianti della Sicilia orientale. Arroccato su un’altura, si chiama Castiglione di Sicilia. Ha pochi abitanti ma è fatto di una antica e ricca storia, che parte dai Greci e trova il suo culmine nel periodo normanno e svevo. Lo testimonia anche il Castello di Ruggero di Lauria (a destra), un’imponente costruzione a dominio e salvaguardia di tutto il territorio, che da qualche anno è di nuovo visitabile in molte delle sue strutture. Una deliziosa ragazza infatti, Carmen, ci ha guidati lungo le sue stanze, i saloni, le cappelle, le carceri, le torri. Federico II di Svevia ebbe modo di abitare anche qui (!). Vicino al Castello, e sempre ben in alto, una Fortezza greca del 750 a.e.v., detta anche Castelluccio, è ciò che rimane di un fortilizio lungo le mura.

Pochi abitanti e moltissime chiese, alcune delle quali austere e monumentali, come la Chiesa Madre degli Apostoli Pietro e Paolo con la sua massiccia abside-torrione (a sinistra), dietro la quale sta la Chiesa di San Benedetto, annessa a un antico monastero trasformato in una Fondazione (Regina Margherita) e nei cui pressi si trova un centro espositivo d’arte contemporanea, che in questo periodo ospita le opere di Gianluigi Susinno, dai tratti figurativi dello stesso colore dell’argilla , dei campi, dell’inquietudine.
La posizione del borgo è tale che da molti di questi edifici – Chiese, Castelli, Monasteri – lo sguardo domina l’intero paese, si dirige a oriente verso il vulcano – incombente davvero sin nei vicoli più nascosti – e si apre poi a occidente verso la Valle dell’Alcantara, il gelido fiume che vi scorre, le montagne che si alzano al di là. La Valle è una pianura fecondissima, dalla quale d’improvviso emergono costoni di arenaria e antichi crateri.
Certo, molti bei palazzi appaiono anche qui abbandonati. Appena restaurato – e perfettamente ottocentesco – è invece il Municipio, non lontano dal quale la Biblioteca Villadicanense conserva anche incunaboli e cinquecentine.
Poco oltre il borgo si trova la Cuba, chiesa bizantina in mezzo alla campagna. E ovunque silenzio, vento, luce, solitudine, Sicilia.

Vai alla barra degli strumenti