Skip to content


Mente & cervello 68 – Agosto 2010

Femmine e maschi costituiscono la medesima natura umana, ci sono «pochissime differenze rilevanti nella struttura o nelle funzioni cerebrali di maschi e femmine» (L.Eliot, pag. 29). Questo non implica, è chiaro, che non si diano differenze di altro tipo. Diversità anche profonde che danno ricchezza alla specie, ai generi femminili e maschili, ai singoli: dal modo in cui donne e uomini affrontano la depressione -«il disturbo psichiatrico più comune al mondo» (E.Westly, 38)- alle forme della comunicazione linguistica e comportamentale; dall’umorismo, con i suoi importanti significati relazionali e sessuali -«una donna ride molto quando è attratta da un uomo o quando percepisce il suo interesse, e quella risata, a sua volta, potrebbe renderla più attraente ai suoi occhi» (C.Nicholson, 60)- alla interpretazione delle gerarchie sociali.

leggi di più

Agorà

di Alejandro Amenábar
Spagna, 2009
Con: Rachel Weisz (Ipazia), Max Minghella (Davus), Oscar Isaac (Oreste), Ashraf Barhom (Ammonius), Michael Lonsdale (Teone), Rupert Evans (Sinesio), Sami Samir (Cirillo)
Trailer del film

Le statue degli dèi abbattute, le biblioteche saccheggiate, la comunità ebraica costretta a lasciare la città, la scuola -dove Ipazia, filosofa ed astronoma, insegnava a giovani pagani, cristiani, ebrei, neri, bianchi- chiusa e distrutta. Il vescovo Cirillo (poi santo e dottore della Chiesa) impone all’antica città cosmopolita una sola fede -quella dei vincitori- e costringe Alessandria, il luogo in cui la ricchezza delle differenze aveva sino ad allora trionfato, a precipitare nella miseria dell’identità. Dal pulpito, Cirillo scaglia accuse contro le donne che insegnano. Spinge così i gruppi cristiani più fanatici -i Parabolani- a massacrare Ipazia in un modo orribile. È il 415, è il crepuscolo del paganesimo.

Un film nel quale scienza e filosofia diventano il corpo di Ipazia, gli sguardi dei suoi allievi, il movimento delle sfere sulla sabbia a simulare i sistemi celesti, lo spazio della biblioteca amata e distrutta. I colori chiari degli abiti pagani si contrappongono a quelli scuri dei cristiani, a esprimere anche cromaticamente la diversa tolleranza di un mondo che tutti accoglieva rispetto a una fede esclusiva e ai suoi atroci effetti. Amenábar inventa la figura chiave dello schiavo Davus, devoto a Ipazia ma attratto dalla nuova fede, alla quale aderisce rinnegando la filosofia ma che poi abbandona disgustato dalla violenza dei suoi correligionari. Mentre, infatti, Ipazia si appassiona alle forme circolari dei moti celesti sino a intuire (ma su questo non ci sono documenti certi) l’ellissi come probabile soluzione delle incongruenze dell’ipotesi eliocentrica di Aristarco, i cristiani si sbranano a vicenda e azzannano tutti gli altri.
Il film inizia e si conclude con le immagini del pianeta nel cosmo infinito, quel luogo mentale e fisico al quale la filosofa neoplatonica dedicò la vita sino al martirio.

Ipazia di Alessandria

di Giusy Randazzo

[Dal blog di Giusy Randazzo -e con l’autorizzazione dell’Autrice- trascrivo qui una intensa, colta, appassionata lettura del film di Amenábar]

Ore 22.00, 28 aprile 2010

Questa sera ho visto un film. Non vado mai al cinema, ma questa sera sono andata. Un film che aspettavo da tempo, su Ipazia di Alessandria, Agorà, del cileno Alejandro Amenábar. Sono appena tornata. L’anno scorso ho concluso la mia ultima lezione in prima liceo parlando proprio di lei.

leggi di più
Vai alla barra degli strumenti