L’occidente che si dissolve

Recensione a:
Contro l’Occidente
Trascendenza e politica
di Eugenio Mazzarella

in Italianieuropei
numero 3 / 2025
pagine 172-176

Nulla c’è di banale, di ‘sentito dire’, di impulsivo, quando un filosofo, un vero filosofo, dà a se stesso il compito civile e culturale di immergersi nella poltiglia del presente per cercare di cogliere dentro i sommovimenti irrazionali della vita collettiva un significato, una direzione, una qualche luce.
Da sempre, e sempre più con gli anni, Eugenio Mazzarella ha trasformato questo compito nella sostanza stessa del proprio lavoro teoretico. Nella sua opera non si dà salto tra filosofia e poesia. Allo stesso modo iato non c’è tra teoresi e analisi politica. E questo anche a costo di correre l’inevitabile rischio di non riuscire a decifrare subito gli eventi, a vedere subito il loro senso, ma pervenendo alla fine – una fine sempre provvisoria, come è ovvio – a comprendere il proprio tempo con il pensiero.
L’obiettivo è «limitare il disonore» Di questo infatti si tratta, del tentativo di riscattare tradimenti e disonore, mostrando che chi vuole capire il feroce geroglifico del presente può farlo. E farlo senza necessariamente porsi al servizio di chi esercita il male. Questa parola antica e terribile è la più adatta e la più semplice a indicare le pulsazioni fredde e insieme disordinate della storia contemporanea, le quali si esprimono con tenace ferocia in due eventi in corso.
Il primo è la guerra combattuta per procura in Ucraina dagli europei contro la Russia; il secondo è il procedere terrificante degli eventi in Palestina. Nel genocidio del popolo palestinese emerge in modo lampante, e Mazzarella ne fa una dolorosa e lucida diagnosi, l’ipocrisia delle cancellerie europee, il cinismo insensato del governo americano e la «scelta strategica di Israele di Netanyahu, con grande seguito purtroppo nella società israeliana». Elementi, questi, che non stanno soltanto cancellando un popolo dalla faccia della Terra ma in questo modo stanno producendo una «catastrofe» che «è anche sempre più una catastrofe dei presunti valori occidentali».

 

3 pensiero su “La catastrofe dell’occidente”
  1. È uscito oggi il numero 76 della rivista Dialoghi Mediterranei.
    La prima parte dell’editoriale è dedicata a Gaza, al genocidio, alla catastrofe dell’occidente. Gaza rappresenta infatti anche la fine di ogni pretesa di supremazia storica e morale del mondo anglosassone e di quello europeo a esso asservito. Riporto qui i primi capoversi dell’Editoriale. Il link alla rivista è questo: Dialoghi Mediterranei, n. 76, novembre 2025.
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    «Gaza al centro delle cronache del nostro incerto presente rimane anche in questo numero nodo complesso e doloroso di ragionamenti, di testimonianze e di dibattiti. Gaza martoriata e distrutta, braccata e spolpata come un osso, sequestrata e colonizzata, consegnata al destino di una tregua infida e precaria. Gaza lungamente ostaggio di una guerra fratricida tra gente di origine semita, vittima, al cospetto del mondo e della Storia, dello scandalo più sconcertante e paradossale, che ha trasformato il più perseguitato dei popoli nel persecutore più feroce. Gaza spartita, lacerata, sventrata. Gaza contesa tra gli dèi, tra la Bibbia e il Corano, minacciata dalle tirannie di certe ideologie nazional-religiose che aspirano a diventare teocratiche. Gaza privata del presente, del futuro e perfino del suo passato, mutilato e cancellato dalla rivendicazione di un presunto diritto fondato sul mito della Terra promessa evocata da un libro scritto oltre tremila anni fa.
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    Gaza senza terra e senza patria parla di noi, de te fabula narratur. Quando ci interroghiamo sul destino dei Palestinesi parliamo di noi, delle parole che diciamo, dei gesti che compiamo, delle identità che agitiamo, del nostro stare nel mondo. Gaza è il nome, il significante di una tragedia collettiva che trascende il significato del dato geografico, dei confini del luogo, della cronaca quotidiana, essendo diventata quella piccola striscia di terra straziata simbolo, paradigma di una cicatrice mai rimarginata, profonda decenni di odi reciproci, percorsa per più generazioni da una ininterrotta scia di lutti e di sangue. Gaza è il Mediterraneo irrisolto, groviglio di fili intrecciati nel “fardello” coloniale che l’Occidente sostiene in forma di rimorso ma anche di rimosso. Frontiera politica dell’indicibile e dell’impensabile, Gaza è teatro traumatico della nostra cattiva coscienza, del tramonto del diritto internazionale, della crisi della civiltà dell’umano».

  2. Ho letto con sincero interesse il tuo lucido e argomentato commento al libro di Eugenio Mazzarella “Contro l’Occidente. Trascendenza e politica”. Mi hanno coinvolto entrambi i contributi: quello del libro di Mazzarella e quello, molto trasparente, del tuo commento. Il testo di Mazzarella, grazie alle tue citazioni e al profilo complessivo che ne fai, mi ha fatto pensare ad una riflessione molto strutturata e pertinente, inserita in un contesto di considerazioni originali, stimolanti, severe, volte a confermare l’ impegno complessivo di chi guarda alla politica con una tensione etica forte, radicata nel retroterra culturale di un grande filosofo quale egli è. Il tuo commento è un contributo che mi è già in parte noto. Osservo con piacere che lo riprendi, lo sviluppi, lo arricchisci, lo radicalizzi e pervieni a conclusioni che sottoscrivo pienamente.

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