Sabato 27 settembre 2025 alle 19.00 nella sede del Parco Archeologico di Naxos (Giardini-Taormina) dialogherò con Enrico Palma sul tema dell’Europa e dell’occidente. Il mio intervento ha come titolo appunto Europa contro occidente. L’evento fa parte dell’edizione 2025 di «Naxos legge», che ha come espressione-guida Controvento.
Cercherò dunque di argomentare contro il vento della piattezza mediatica che non comprende e non spiega nulla ma, al contrario, manipola e costringe; contro il vento della globalizzazione finanziaria che distrugge le comunità, le economie, le radici e i significati; contro il vento della guerra e di un imperialismo al tramonto e tuttavia così pericoloso nella violenza dei governi statunitensi; contro il vento della rassegnazione e del buio, per vivere invece – ancora una volta – il pessimismo dell’intelligenza e insieme l’ottimismo della volontà.
Il paesaggio politico e antropologico di fronte al quale si trova l’Europa negli anni Venti del XXI secolo è un paesaggio occidentalista e atlantista. Non è neppure un mondo di rovine, le quali costituiscono ancora l’espressione e la testimonianza di una identità, ma è semplicemente e tristemente un mondo di macerie. Ricostruire da queste macerie, dopo il suicidio dell’Europa nella Prima guerra mondiale e gli enormi danni dell’occidentalismo che ne è seguito, non sarà facile. Ma almeno dobbiamo sapere che altri itinerari portano solo alla catastrofe. Anche per questo la sopravvivenza dell’Europa ha come indispensabile condizione propedeutica la sconfitta dell’occidente anglosassone, la sua fine.

Programma completo di Naxos legge 2025

2 pensiero su “L’Europa contro l’occidente”
  1. Caro professore, ho ascoltato con grande piacere il vostro intervento sull’Europa e l’Occidente. Ogni giorno il pensiero della situazione che l’Europa (che lei ha definito “Madre”) sta vivendo mi intristisce sempre di più. Un continente ricco di storia, cultura, diversità, erede di tradizioni millenarie, umiliato da una classe dirigente al servizio della barbarie angloamericana. La soluzione per la nostra sopravvivenza/rinascita sarebbe quella da lei indicata, e quella che gli Inglesi e gli Americani hanno sempre in tutti modi cercato di scongiurare: unire il continente Euroasiatico. L’unione delle potenze industriali e tecnologiche dell’Europa Occidentale (come Germania, Francia e Italia) con la vastità strategica e le immense risorse dell’Heartland (la Russia e l’Asia Centrale) è esattamente lo scenario che la teoria di Mackinder all’inizio del Novecento identificava come la più grande minaccia per le potenze marittime, ovvero gli “angloamericani” (Regno Unito e Stati Uniti). Questa è la classica dicotomia geopolitica “terra” (Tellurocrazia) contro “mare” (Talassocrazia).
    Se le nostre classi dirigenti non fossero letteralmente vendute al nemico, e se i popoli europei non fossero anestetizzati da decenni di consumismo e politiche neoliberiste, potremmo avere la speranza di realizzare questa unione e sopravvivere come civiltà. Ma non la vedo tanto bene.

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