Il 7 luglio 2023 la «rivista di approfondimento politico e culturale» Paginauno pubblicò un ampio articolo della sua direttrice, Giovanna Cracco, dal titolo Il ‘Modello Milano’: la messa a valore di una città. L’argomento sembra dunque delimitato, per quanto importante: l’urbanistica contemporanea, la città di Milano. E invece si tratta di un testo la cui lettura fa comprendere e conferma i contenuti e il significato della storia – sì, proprio la storia – del XXI secolo, con la sua premessa costituita dalla vittoria che il capitalismo ha conseguito nella lotta di classe alla fine del Novecento.
L’analisi delle dinamiche che il liberismo vittorioso ha introdotto nell’urbanistica, vale a dire nella vita quotidiana degli umani dentro lo spazio, conferma pienamente i principali e fondanti elementi che dalla fine del XVIII secolo caratterizzano il modo di produzione capitalistico. Nel caso specifico delle città contemporanee – Milano è soltanto l’esempio più evidente in Italia – esse riguardano soprattutto:

-la trasformazione del tessuto urbano in un Gestell (impianto, risorsa, fondo) di carattere esclusivamente finanziario e speculativo;

-il conseguente e massiccio processo di gentrificazione, termine coniato agli albori del capitalismo in Inghilterra per indicare l’espulsione degli abitanti di un luogo a favore di nuove classi culturalmente in ascesa e dotate di adeguate risorse economiche;

-la complicità, anche se spesso involontaria e inconsapevole, dei ‘buoni’ – vale a dire di quelle persone, cooperative, associazioni che si credono ‘di sinistra’ o ‘cattoliche’ – i quali con la loro collaborazione facilitano l’opera di espulsione degli abitanti non ricchi da un quartiere e da un territorio;

-la sottomissione dell’urbanistica alla Società dello Spettacolo; dinamica che era stata perfettamente compresa da Guy Debord, il quale dedica infatti all’urbanistica numerose pagine nei due libri da lui scritti sullo Spettacolo del capitale;

-tale elemento esprime in modo drammatico, insieme ad altri, la distruzione di qualunque vincolo comunitario; di qualsiasi vita di quartiere; delle credenze, tradizioni, consuetudini e significati che la permanenza secolare di gruppi, famiglie e classi ha dato a un determinato territorio. Tutto questo è sostituito da una logica sociale spietata e flussica che espelle dai luoghi le persone e le comunità che non hanno sufficiente danaro o che non si conformano alle nuove credenze che il globalismo impone ai singoli e alle collettività;

-strumento e insieme scopo ultimo di tutto questo è il crescere esponenziale dei prezzi delle case e degli affitti; crescita della quale sono vittime anche le persone – come gli studenti – che di solito si fanno parte attiva nella trasformazione di un luogo in un luna park di divertimenti e attrazioni serali.

Ho qui sintetizzato soltanto alcuni dei molti elementi che fanno di questo piccolo saggio un esempio del proprio tempo appreso nel pensiero. Ne consiglio quindi vivamente la lettura, senza fretta.

Un pensiero su “La città contemporanea”
  1. Ho letto, ma ci devo tornare sopra, vista la densità e complessità, l’articolo di Giovanna Cracco, che non conoscevo. È un testo di notevole spessore e di non comune capacità analitica applicata a tematiche di grande attualità. L’ autrice, con forza argomentativa, presenta la nuova dimensione urbana e la estesa fenomenologia sociale che hanno trasformato profondamente le città e i suoi abitanti. Certamente il quadro complessivo segna il pieno trionfo del capitalismo nelle forme più aggressive e planetarie.

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